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Il presidente dell’ATP, Andrea Gaudenzi, ha tenuto quest’oggi una videoconferenza con la stampa italiana in occasione della presentazione della riforma del calendario. Previsto l’upgrade di Madrid e Roma a tornei a tabelloni da 96 con due settimane di estensione temporale sin dal 2023, mentre dal 2025 avranno lo stesso trattamento il Canada Open e Cincinnati. Ecco la trascrizione della conferenza stampa.
Gaudenzi: “Volevo manifestare soddisfazione per il raggiungimento di un traguardo importante come la promozione di questo piano di riforma del calendario. Al nostro arrivo, due anni e mezzo fa, abbiamo passato una serie di complessità: gli incendi in Australia, il Covid, la guerra in Ucraina e altro… Siamo stati impegnati nel far sopravvivere il tennis in generale. Il fatto di essere riusciti a far passare un piano così ambizioso ci rende orgogliosi. Speriamo che questo possa essere il primo passo per un grande futuro. Ma dopo due anni e mezzo di negoziazioni e di lotta ci meritiamo forse una pacca sulla spalla. Mi piacere in particolare l’upgrade del Masters 1000 di Roma, da italiano”.
Ubaldo Scanagatta, Ubitennis: “Sparirà qualche torneo?”
“No. C’è una riorganizzazione. Guardando il calendario si nota che sono due le settimane che impattano nel calendario del 2025; gli ATP 250 vengono spostati. L’idea è di far crescere i Masters 1000 per diminuire il gap che c’è con gli Slam, che ovviamente è ancora molto grande. Quello che tutti vogliono vedere sono i giocatori più forti negli eventi più importanti. Vogliamo dare agli spettatori una storia continua, dall’inizio dell’anno alla fine. Vogliamo rafforzare un modello che già funziona, quello di Indian Wells e Miami, che hanno questo formato da quasi trent’anni”.
Paolo Rossi, Repubblica: “Quale è stato l’ostacolo maggiore”?
“Si potrebbe scrivere un libro. Quando si parla di principi generali si è tutti d’accordo, la difficoltà è quando si scende nei dettagli. C’è un po’ di paura da parte di tutti. E non è stato facile fare compromessi. Tutte le parti sono scese a compromessi per focalizzarsi sull’obiettivo a lungo termine di far crescere lo sport mettendo egoismi e ripicche da parte. Soprattutto, c’è una totale mancanza di fiducia tra giocatori e tornei. In parte per me è giustificata perché si parla di una partnership in cui i giocatori non hanno mai avuto la possibilità di accedere ai conti economici dei tornei e vengono pagati con prize money di cui non hanno la certezza se siano equi o meno. Questo ha sempre portato a litigi folli. Dunque la cosa più difficile è stata la rimozione degli egoismi individuali, che sono comprensibili, perché è uno sport individuale, e ogni giocatore e ogni torneo pensa a sé stesso; ma ci deve essere qualcuno che pensa al bene collettivo, quello dello sport. E’ difficile trovare qualcuno che lo faccia e che abbia la fiducia e le deleghe da parte di tutti”.
Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport: “Avete chiesto garanzie per l’allargamento di Roma? Per il tetto vi hanno fatto vedere progetti? E poi: l’idea di un Masters 1000 sull’erba prima di Wimbledon è tramontata?”
AG: “Indian Wells è l’unico torneo che ha avuto, nel 2003, una protezione di categoria per 50 anni. Ed è stato per questo anche il torneo che ha investito di più; sarebbe difficile chiedere ad un torneo di investire milioni avendo esso la possibilità teorica di subire un downgrade l’anno dopo. Da qui parte un tema di accountability da un punto di vista di standard. Ci sarà un comitato fatto da un rappresentante dei giocatori, un rappresentante dei tornei, e un terzo rappresentante indipendente che andrà a definire – considerando le peculiarità uniche di ogni torneo, perché non si può chiedere a Montecarlo di aggiungere quattro campi – standard mirati ad alzare il livello, con stadi più grandi, coperti, più spazi per media e giocatori. La direzione è questa, anche se ci vorranno anni. Io sono un fan dell’investimento su piattaforme tecnologiche di distribuzione attraverso i media piuttosto che sulle strutture. Non è che si può pensare di allargare gli stadi all’infinito; ciò che permette di raggiungere le persone in prospettiva sono i media e il digitale. Per quanto riguarda la seconda domanda, in queste riforme abbiamo messo un limite di dieci Masters 1000 e sedici ATP 500. Uno dei 1000 che vorremmo aggiungere è proprio quello sull’erba. E’ un processo che deve partire da ora”.
Emilio Mancuso, Rai: “State facendo una rivoluzione. Due curiosità: dipendesse da Gaudenzi, che centrale gli piacerebbe vedere al Foro Italico? E l’upgrade arriva in un momento in cui il tennis italiano vive un momento importante…”
AG: “Abbiamo ottimi giocatori, abbiamo l’upgrade di Roma e le ATP Finals a Torino. Direi che il nostro tennis vive un grande momento, meglio di così è difficile. Ci manca una vittoria di un torneo dello Slam, almeno a livello maschile, perché Pennetta e Schiavone in passato ci hanno dato grandi soddisfazioni; però sapete che venti-trenta anni fa avremmo fatto qualsiasi cosa per essere nella situazione odierna. Sullo stadio di Roma non voglio scendere nei dettagli. Ovviamente, se si guarda agli Slam, si vede che hanno alle spalle 20-30 anni di investimenti, con centinaia e centinaia di milioni. Impossibile arrivare a questi livelli in pochi anni; il Roland Garros ha fatto un lavoro incredibile sul Centrale che è durato dodici anni, e loro hanno una capacità finanziaria molto più alta. Sono progetti che vanno portati avanti gradualmente, senza indebitarsi troppo”.
Ubaldo Scanagatta: “I punti ATP a Wimbledon. E’ definita la decisione presa? Il rischio è che venga fuori una classifica falsata e senza grande valore dopo Wimbledon… Forse una soluzione di compromesso sarebbe stata migliore, è ancora allo studio?”
AG: “Il motivo per cui abbiamo tolto i punti a Wimbledon è ben noto; è un tema di equità e discriminazione in risposta a una decisione unilaterale del torneo che non riteniamo giusta. Una decisione simile, semmai, avrebbe dovuto essere presa a livello collegiale tra tutte le sette componenti del tennis. Questa storia ci fa ribadire che serve una governance unica nel tennis. Detto questo, saremmo ben contenti di rimettere i punti a Wimbledon se fosse abolito il ban nei confronti di russi e bielorussi, che si sono detti disponibili a rilasciare dichiarazioni scritte perché nessuno di loro è a favore della guerra. Dal punto di vista della classifica, vogliamo avere un ranking nel 2022 in cui ogni giocatore ha avuto accesso allo stesso numero di punti. Questo è l’unico modo per avere un ranking equo a fine anno. Se dessimo protezione a chi ha giocato bene a Wimbledon nel 2021 sarebbe ancora più ingiusto nei confronti di chi gioca bene nel 2022, perché i punti scadrebbero comunque dopo 52 settimane come succede sempre. Non possiamo proteggere sette-otto giocatori creando un danno ancora maggiore a tutti gli altri. Purtroppo mancheranno i punti di Wimbledon nel ranking di fine anno, ma dal nostro punto di vista è la scelta più equa e la pensa così anche la WTA”.
Vincenzo Martucci, Supertennis: “Nel sistema del calendario ci sono due criticità: il sovraffollamento sulla terra rossa tra i tornei prima del Roland Garros con Madrid e Roma che si uccidono tra di loro e poi quello riguardante Bercy, che ha perso molto del suo significato”.
AG: “Madrid e Roma diventeranno tornei a 96 da quattro settimane. Vincere back-to-back Madrid e Roma oggi vuol dire vincere dieci partite in dodici giorni, una faticaccia incredibile e rischiosa a livello di infortuni. I tabelloni a 96 invece danno più riposo, c’è una partita in più, vero, ma c’è uno scheduling migliore e gli impegni vengono gestiti meglio. Gli altri tornei verranno risistemati intorno a questi due eventi. In futuro, tenendo presente il limite dei 16 500, proveremo a unire un paio di ATP 250. Anche questi ultimi tornei sarebbero contenti se ci fosse qualche torneo di questa categoria in meno. Vorremmo anche mettere dei Challenger da 125 nella seconda settimana dei Masters 1000 per chi perde presto. Per quanto riguarda Montecarlo e Bercy, l’idea a lungo termine è quella di avere nove Masters 1000 combined. Sono due tornei che hanno qualche problema a livello di infrastrutture, ma l’idea è di far crescere anche loro. Per quanto riguarda Bercy è naturale che a fine anno i giocatori facciano i conti con stanchezza e infortuni, specie chi è già qualificato per le Finals”.
Ubaldo Scanagatta: “Ci saranno i tornei in Cina quest’anno? La decisione della WTA di cancellare gli eventi dalla Cina non crea problemi?
AG: “Il primo tema più importante che riguarda i tornei in Cina è il Covid. Per quanto riguarda la WTA, la scelta è stata fatta relativamente al caso di Peng Shuai, e noi su questo, abbiamo preso una posizione diversa. Comunque probabilmente c’è da riorganizzare il calendario per trovare soluzioni alternative, come fatto negli ultimi due anni. Bisognerà fare un miracolo, perché non è facile cambiare date con tempi ristretti. Stiamo cercando di spingere il governo cinese a prendere una decisione, e poi prenderemo una decisione”.
Piero Guerrini , Tuttosport: “Quando immagini una unica governance nel tennis? E su Torino, cosa ti aspetti a livello di crescita in questa stagione?”
AG: “Avrei sperato di chiudere la questione in un anno e mezzo, ma la quantità di dettagli da sistemare è impressionante. Per cui ci sarà sicuramente una soluzione progressiva, mentre nel frattempo abbiamo già iniziato a collaborare in alcuni dettagli come per esempio format, competition, regole, etc… Anche l’unificazione del formato del tie-break del set finale è un risultato di questa convergenza. Non andremo a una velocità supersonica, nonostante la motivazione e il buon intento di farlo. Bisogna decidere il sistema di votazione, stabilire un punto di partenza, etc… Per cui è difficile dare un’idea temporale, anche se meno di un paio d’anni sarà difficile da contemplare. Noi speriamo di poter avere successo, anche se non è scontato che questo processo arriverà alla fine. L’edizione del primo anno a Torino per me è stata straordinaria, anche considerando che eravamo ancora in mezzo al COVID quindi con incertezze a livello biglietteria non banali. Poi speriamo di avere anche un italiano alle Finals, che nella vendita dei biglietti sicuramente aiuterebbe molto”.
Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport: “Ho visto che nel calendario 2023 le NextGen Finals seguiranno le ATP Finals. Quest’anno a livello di contratto sarà l’ultima edizione italiana. Mi chiedevo se il bando fosse stato riaperto e inoltre se la collocazione dopo le Finals non fosse un po’ svilente per questa manifestazione. Avete in programma qualche altra idea per questo evento?”
AG: “Il bando non è ancora iniziato, siamo ancora in modalità riflessione per le NextGen. Siccome l’evento non assegna punti non è un grosso problema per il calendario, e la collocazione in dicembre potrebbe essere interessante, visto che si tratta di un mese abbastanza vuoto e probabilmente i ragazzi giovani hanno ancora tante energie e voglia di giocare. Stiamo pensando a varie cose, tra cui fonderlo con un evento simile per la WTA, perché sarebbe bello vedere le promesse del futuro tutte insieme. C’è anche l’ipotesi di una maggiore integrazione con le ATP Finals, anche se la questione logistica non è semplice da risolvere, perché verrebbero molte partite in un giorno. Detto questo, il formato delle NextGen a noi piace molto, stanno sfornando i risultati del futuro, ed è un ottimo formato che consente di testare cose innovative”.
Ubaldo Scanagatta, Ubitennis: “Si sta facendo qualche progresso per unire Coppa Davis e ATP Cup, magari tornando alla vecchia Coppa Davis 3 set su 5 che aveva uno spirito diverso e credo giovasse di più all’immagine del tennis? E poi, una domanda che riguarda di più i giornalisti: non si capisce molto bene cosa l’ATP vorrebbe dai giornalisti nel rapporto con i giocatori. A Barcellona la mixed zone era in una zona in cui i giornalisti non potevano accedere; ad Acapulco c’era una situazione per cui prima si potevano fare domande via Zoom e poi sono scomparse; a Indian Wells si sono lamentati tutti di come la mixed zone è stata organizzata, per cui vorrei sapere se avete dato un’occhiata anche a quello che ha detto Billie Jean King al Roland Garros secondo la quale è anche interesse dei giocatori avere un rapporto umano con i giornalisti, almeno con quelli che vivono di più i tornei, perché se continuiamo a separare nettamente giornalisti e giocatori non si fa un servizio al tennis e ai tennisti”.
AG: “Sulla Coppa Davis/ATP Cup, abbiamo un impegno con Tennis Australia anche per il 2023, ma siamo in fase di dialogo. Credo di essere sempre stato abbastanza onesto nel dire che avere due eventi come Coppa Davis e ATP Cup così vicini l’un l’altro non è un bene per il nostro sport, e inoltre farei fatica a vedere la sparizione della Coppa Davis come una notizia positiva per il tennis, per il valore della sua storia e per quello che ha significato. È necessario trovare una soluzione, e questa è un’altra prova che queste decisioni andrebbero prese tutti insieme, anche perché se si crea confusione, di solito gli spettatori tendono ad allontanarsi dello sport. Sull’altro tema, non si tratta di un argomento nel quale sono molto addentro perché mi sono occupato di altre cose. Tuttavia sono sempre stato un promotore dell’importanza dei media e dell’importanza di comunicare con i nostri fan, soprattutto delle cose che succedono fuori campo. Il 50% dell’attenzione è sul non-live, come ha anche dimostrato il documentario sulla Formula 1 [“Drive to Survive”] che ha creato grande attenzione, e voi siete un po’ gli “enabler” di questo racconto. C’è da dire che il COVID ha veramente creato una grande rivoluzionamento nel modo in cui lavoriamo, e questo tema dovrebbe essere rivisto e rivisitato, soprattutto parlando anche con i giocatori, perché sono loro i primi ad avere voce in capitolo. Rivedremo la questione e vi daremo una risposta”.
Vincenzo Martucci, SuperTennis : “Anche io ribadisco la domanda di Ubaldo sul rapporto tra giocatori e giornalisti. Ma le mie domande sono diverse: innanzitutto vorrei sapere cosa vuol dire esattamente questo rapporto con la WTA, e quando ne vedremo i veri frutti a livello giornalistico? Rispetto a voi la WTA è in una situazione preistorica: loro trattano esclusivamente con i giornalisti americani, e qualche inglese. Tutti gli europei, quelli di lingua spagnola, gli italiani, forse con l’unica eccezione de L’Equipe, sono quasi ghettizzati, nonostante ci siano dei bellissimi personaggi che potrebbero essere approfonditi e promossi. Inoltre ho una domanda sul doppio: si è pensata l’ipotesi di cominciare il torneo di doppio 2-3 giorni dopo l’inizio del singolare per eventualmente recuperare alcuni dei giocatori eliminati, specialmente quelli di nome, per ravvivare l’attenzione sul torneo di doppio?”
AG: “Credo che l’integrazione con la WTA potrebbe migliorare questo aspetto, perché vogliamo avere un singolo punto di accesso ai giocatori. Il team sarà unito: oggi abbiamo un team unico di marketing, poi vogliamo avere anche un team unico di PR, social media, commerciale e tante altre cose. L’integrazione sta andando in maniera progressiva. Poi c’è sempre un problema di domanda contro offerta: la richiesta da parte vostra è sempre molto superiore al tempo offerto dai giocatori. E anche da questo punto di vista dobbiamo arrivare al punto da modificare la percezione attuale dei giocatori che pensano che giocare la partita sia la fine del loro impegno. Questo profit-sharing che stiamo promuovendo è orientato a far vedere i tornei come partner, non come nemici che ti chiedono di fare altri 20 minuti con i media. L’idea è che anche i giocatori delle nuove generazioni capiscano la realtà intorno al torneo e intorno alla partita. C’è bisogno di raccontare storie, e quindi c’è bisogno di dare accesso a chi racconta storie. Se poi i giocatori capiscono che più concedono tempo, più cresce l’ecosistema nel quale vivono, si viene a creare un circolo virtuoso. Gli agenti tendono sempre a riservare il tempo del giocatore per le iniziative che beneficiano il giocatore e l’agente direttamente, e non il torneo, che invece beneficia tutto il sistema. Per quel che riguarda il doppio, fa parte del problema che stiamo affrontando dei prize money dei Challenger. I prize money sono troppo bassi per quella fascia di giocatori che fanno una fatica incredibile a sopravvivere, quindi dobbiamo aiutarli. E questo viene un po’ a discapito del doppio, che anche lui ha bisogno di aiuto. Tuttavia questo formato a 96 giocatori per i tornei Masters 1000 di singolare è sicuramente un aiuto: se si vede il tabellone di doppio di Indian Wells ci sono molti più giocatori di singolare che giocano anche il doppio. Innanzitutto perché devono andare a Miami quindi devono stare lì ad aspettare, ma poi c’è anche la questione del giorno di riposo. Un giocatore non vuole mai giocare due partite nella stessa giornata, ma se può utilizzare il giorno di riposo per giocare il doppio la questione diventa interessante per loro. Stiamo cercando di lavorare sulla questione Challenger e sulla questione doppio nei prossimi sei mesi, per cercare di rendere tutti e due più interessanti per il pubblico. Non è facile perché alcuni giocatori quando perdono in singolo vogliono andare via e non vogliono rimanere on site, ma questo è uno degli aspetti che dobbiamo affrontare”.
Emilio Mancuso, RAI: “Wimbledon senza punti è bizzarro davvero: se ci fosse stato Gaudenzi a capo del sindacato giocatori chissà cosa sarebbe successo. Inoltre, se dovesse saltare la stagione asiatica, ci saranno possibilità per ulteriori tornei in Italia visto che è stato dimostrato che in Italia si riesce a organizzare buoni eventi?”
AG: “Per quel che riguarda Wimbledon, ci siamo ritrovati in una situazione in cui nessuno voleva ritrovarsi. Noi abbiamo reagito a una decisione unilaterale di Wimbledon e avremmo preferito prendere questa decisione insieme con tutti gli altri, anche per avere una uniformità di azione. Ora tra pochi giorni la USTA prenderà la sua decisione, il Roland Garros ha preso la sua decisione, e tutti vanno per la loro strada. Altro motivo per cui bisognerebbe riunire la governance. Dal nostro punto di vista avremmo fatto fatica a guardare dall’altra parte quando c’erano 60 giocatori coinvolti da questa decisione, giocatori che dal loro punto di vista erano disposti a fare tante cose, e che non hanno fatto nulla di male e che non sono in supporto di quello che sta succedendo. Capisco il tema della propaganda e l’argomento portato da Wimbledon, ma alla fine, calcolando tutto, noi siamo uno sport globale, e dobbiamo usare la nostra piattaforma per unire, senza discriminare le persone in base al loro passaporto. Speriamo che non succeda mai più, e spero che sia un incidente per costringersi a sederci a un tavolo per parlare. Qualche volta devi rompere un uovo per fare un’omelette…”.