Montepremi: da 15 anni maschili e femminili sono gli stessi negli Slam. Ma davvero vuol dire uguaglianza?

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Montepremi: da 15 anni maschili e femminili sono gli stessi negli Slam. Ma davvero vuol dire uguaglianza?

Per i quattro tornei più importanti c’è la parità, ma è realmente così?

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Tennis money
 

In principio, nel 1973, grazie a Billie Jean King, fu lo US Open a stabilire eguaglianza di montepremi tra tabellone maschile e femminile. Nel 2001 si allinearono anche gli australiani a Melbourne, mentre si è dovuto aspettare il 2007 per Roland Garros e Wimbledon, e siamo dunque quest’anno nel quindicesimo anniversario. I Championships garantiranno due milioni a testa ai vincitori del singolare, e 50.000 sterline (circa 58.000 euro) a chi uscirà all’esordio. Non male, verrebbe da dire, anche perché non vengono fatte differenze di sesso; peccato che però si parla di soli quattro tornei all’anno, che per quanto siano i più importanti, rappresentano solo una fetta di stagione. Riferendoci ai dati esposti da Financial Times in un intrigante articolo sull’argomento, riguardo appunto l’antica questione montepremi, visibilità, e differenze anche in questo tra tennisti e tenniste, emergono delle interessanti oggettività: ad esempio, il vincitore del torneo di Dubai ha ricevuto una cifra che era oltre 400.000 dollari più altra di quella riservata alla vincitrice, e ci sono anche altri parametri sempre strettamente economici, ma basta questo esempio per farsi un’idea.

Certamente esiste un maggior guadagno per gli uomini nel mondo del tennis, per quanto il lato femminile nel nostro sport sia molto più importante che in altri. Verrebbe da dire per la maggior visibilità, e il maggior appeal che certamente determinate partite hanno, come dichiarato anche da Amelie Mauresmo, direttrice del Roland Garros. L’ex tennista, sollecitata sul fatto che la quasi totalità delle sessioni serali fosse riempita con match maschili, ha affermato come attualmente questi generino più audience, e siano più “desiderati dai tifosi”. E se lo dice una come Mauresmo, da sempre in prima linea nelle battaglie sui diritti, capiamo come non si tratti di misoginia ma di semplice realtà. Chiaramente la disparità economica non può dipendere solo da questo, non essendo inciso nella pietra che la specialità maschile sia più foriera di spettacolo, anche se basterebbe confrontare le ultime finali Slam o 1000 delle due categorie per vedere dove c’era la competitività più alta e il maggior spettacolo. Inoltre va ricordato come attualmente il tennis femminile non stia attraversando un periodo brillante, avendo solo una superstar assoluta come Swiatek, che dietro di sé non sembra assolutamente dare spazio a rivali.

Un interessante punto di vista come spiegazione potrebbe però essere il maggior tempo trascorso in campo dagli uomini, che pur giocando praticamente sempre al meglio dei tre set, di sicuro fisicamente hanno un maggior dazio da pagare (neanche questa è una legge fissa, ma indicativamente spesso capita e può giustificare un guadagno maggiore). Nei tornei dello Slam, invece, si gioca al meglio dei cinque set nel tabellone maschile, mentre nel femminile sempre al meglio dei tre, e questo è un importante appunto che va più a discapito degli uomini: infatti le donne, giocando di meno in singolare, possono dare più spazio al torneo di doppio, aumentando certamente il loro montepremi a fine torneo. Prendiamo l’Australian Open 2009: Nadal lo vinse giocando 25 set, Serena Williams ne giocò 28…ma vincendo singolare e doppio, dunque aumentando sensibilmente la cifra sull’assegno da portare a casa.

E, inoltre, il pezzo di Financial Times, pur trattando varie cifre e facendo proporzioni, omette un’importante fetta di guadagni: gli sponsor. Naomi Osaka (sportiva più pagata al mondo) in Giappone ne ha una marea a sostenerla, con compensi che superano anche montepremi di alcuni tornei maschili; e per quanto i tornei vinti finora da Iga Swiatek nel 2022, se fosse stata un uomo, le avrebbero fruttato (secondo il Financial Times) il 34% in più dei 5,7 milioni di dollari intascati (circa 2 milioni di dollari), è difficile pensare che gli sponsor che gravitano attorno a una giovane campionessa di soli 21 anni non abbiano potuto in qualche modo sopperire. Chiaramente questo è un vantaggio di cui anche i tennisti usufruiscono, ad alti livelli soprattutto, ma capita che possa essere un surplus più per le tenniste che per i tennisti a volte: per esempio Sharapova ha globalmente guadagnato più di Andy Murray, e stiamo paragonando due ex n.1 e campioni Slam.

Dunque, in conclusione, i dati economici mostrano un “favoritismo” verso gli uomini di primo acchito, ma la cosa va contestualizzata: uno spettatore medio, allo stesso orario, guarderebbe Djokovic-Tsitsipas o Swiatek-Sakkari? Molti propenderebbero per la prima, e ciò vorrebbe dire maggiore audience, maggiori introiti per il torneo, e consequenzialmente maggiori premi. Anche perchè una questione fondamentale, che spesso viene tralasciata, è quella della sostanziale divisione dei due circuiti: se si fa eccezione per le prove dello Slam, i tornei maschili e femminili sono gestiti in maniera quasi totalmente separata. I due circuiti hanno diversi contratti di sponsorizzazione, e soprattutto diversi contratti televisivi, con cifre ben diverse. Anche i tornei cosiddetti “combined” sono gestiti in maniera quasi totalmente parallela, e sarebbe più onesto definirli “co-locati” invece di “combined”. Chiaramente in alcune di queste situazioni gli introiti prodotti sono attribuibili a entrambi i circuiti: per esempio la vendita di biglietti, se le sessioni includono match sia maschili sia femminili, la cartellonistica e l’ospitalità degli sponsor del torneo. Ma gli sponsor globali del tour e i proventi della vendita dei diritti TV sono gestiti separatamente da ATP e WTA, e l’ATP riesce a spuntare cifre molto superiori, che poi si ripercuotono a cascata nei contributi che i tornei ricevono dalle rispettive organizzazioni.

La situazione è quindi molto più complessa di quanto non dica il Financial Times, e conversazioni serie di una reale parità di montepremi a tutto tondo non possono che passare prima per una unificazione dei due Tour. Perchè altrimenti si tratterebbe di nient’altro che un sussidio di una organizzazione privata nei confronti di un’altra.

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