Roger Federer 25 anni dopo: è fuori dalla classifica ATP. Il tramonto, anche nei fatti, di un'era

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Roger Federer 25 anni dopo: è fuori dalla classifica ATP. Il tramonto, anche nei fatti, di un’era

Lo svizzero ha perso qualsivoglia punto in classifica, e dunque non risulta più nel ranking ATP. La fine, anche statistica, è arrivata. Come lui Dustin Brown

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Roger Federer - Wimbledon 2021 (via Twitter, @Wimbledon)
 

Era il 22 settembre 1997, Ronaldo il Fenomeno calcava per le prime volte i campi della Serie A, i Linkin Park erano un giovane gruppo emergente, e Roger Federer racimolava i primi punti per diventare a tutti gli effetti un professionista facente parte della classifica computerizzata. Ne è passata di acqua sotto i ponti, e tutti sappiamo a memoria i numeri, le imprese, le magnificenze del ragazzo, divenuto uomo e poi leggenda, che partì da Basilea (dove, presumibilmente, smetterà anche). Oggi Roger, che ha giocato l’ultima partita il 7 luglio 2021 contro Hurkacz, ha perso i punti proprio di quel quarto di finale Wimbledon, e dunque è rimasto a secco; ciò automaticamente vuol dire esclusione dalla classifica. Roger Federer non figura più nel ranking ATP. Oggi, 11 luglio 2022, quasi 25 anni dopo, ora che un altro Ronaldo ha mostrato luci e ombre in Italia, e la musica che va di moda è un certo Tananai, forse si è definitivamente chiusa una porta su una grande storia, quantomeno a dar conto alle statistiche.

Si vorrebbe che certi giocatori non smettessero mai, che per sempre potessero dipingere magie sul campo ed emozionare, ma il tempo molto spesso è tiranno. Lo è stato anche per un giocatore che certamente rispetto a Federer verrà ricordato di meno, e meno celebrato, ma nell’immaginario degli appassionati avrà sempre un posto speciale e si trova oggi a condividere con lo svizzero un comune destino. Dustin Brown (che di recente si è anche sposato), l’uomo dai magici dread ha segnalato sul suo Twitter come anche lui non abbia più punti in classifica, con il primo punto arrivato l’8 aprile 2002 in un torneo Futures in Jamaica.

Un giocatore spumeggiante, eclettico, non fortissimo ma certamente divertente, di cui difficilmente dimenticheremo cosa fu capace di fare un pomeriggio di luglio del 2015 sul Centrale di Wimbledon, e al quale, insieme a Federer, possiamo dedicare delle note di De Andrè: “Passano gli anni, i giorni, e se li conti anche i minuti, è triste ritrovarsi adulti, senza essere cresciuti“. E, in fin dei conti, siamo cresciuti nell’ombra e sotto il solco dello svizzero e ora, adulti, con una vita diversa, ci sentiamo ancora bambini desiderosi di vedere Federer a Wimbledon, allo US Open, a Cincinnati, senza voler accettare che Roger, ormai, non figuri neanche più in classifica.

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