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WTA Toronto, Haddad Maia orgoglio brasiliano: “Ma non mi paragono a Bueno o Kuerten”
La brasiliana è una delle migliori tenniste del momento. “L’esultanza con la lingua di fuori? Non me l’ero preparata…”

La brasiliana Beatriz Haddad Maia si conferma una delle giocatrici più in crescita del circuito WTA nel 2022. Si è dimostrata una grande giocatrice soprattutto sulle superfici veloci quest’estate: prima due titoli sull’erba a Nottingham e Birmingham, ora la prima finale Masters 1000 in carriera in quel di Toronto. Beatriz sta vivendo senza dubbio la miglior stagione in carriera e lo dimostra anche la sfilza di avversarie battute in Canada: Leylah Fernandez, la numero uno del mondo Iga Swiatek, Belinda Bencic e in semifinale Karolina Pliskova. E’ virtualmente al numero 16 del mondo, ma in caso di vittoria in finale contro Simona Halep salirebbe al 14. Così Haddad Maia ha descritto il momento che sta vivendo in conferenza stampa.
D: Congratulazioni per la vittoria più bella della tua carriera. Puoi parlarcene?
Haddad Maia: “Beh, mi sento felice. Momento speciale. Penso che ho avuto un tabellone molto complicato. Ho dovuto spingermi oltre i miei limiti. Ci sono stati tanti momenti difficili. Penso di aver superato anche momenti in cui non giocavo bene, perché sono stata forte mentalmente. Questo è il motivo per cui giocherò contro Halep in finale”.
D: Sei la prima brasiliana a raggiungere una finale in Canada da 25 anni, prima di te ci riuscì Kuerten nel 1997. Cosa significa per te fare la storia del tennis del tuo paese?
Haddad Maia: “Una cosa speciale. Abbiamo avuto Maria Esther Bueno e Guga. Non mi paragono a loro. Per me sono dei fenomeni. Ma è importante e un vero piacere essere qui non solo in quanto brasiliana ma anche in quanto sudamericana. Abbiamo tanti uomini forti, tra argentini e brasiliani, ma è speciale rappresentare qui il tennis femminile del Sudamerica a questo livello. Sono orgogliosa di me e del mio team”.
D: Hai fatto un gran lavoro nel mixare velocità e rotazioni nei tuoi giochi di servizio. Sicuramente non puoi dirci molto della tattica verso la finale, ma mi chiedo se considererai queste variazioni anche contro Simona.
Haddad Maia: “Lei è una giocatrice molto competitiva. Per me, una delle più competitive sul circuito. Abbiamo giocato l’una contro l’altra a Birmingham e ho vinto, ma ci ho perso all’Australian Open. Lei è una campionessa e una grande lavoratrice. Sarà una battaglia durissima. Ma cercherò di godermi il momento. Di sicuro lascerò tutta me stessa in campo. Cercherò di essere aggressiva, ho capito che devo farlo”.
D: Arrivavi da due titoli sull’erba in tornei di un livello più basso. Quali erano le tue aspettative quando sei giunta qui a Toronto, specialmente quando hai visto che avresti giocato contro Swiatek?
Haddad Maia: “Le mie aspettative erano le stesse di quei tornei sull’erba. Penso che riesco sempre a giocare il mio miglior tennis quando non ho aspettative. Spesso quando pensiamo troppo creiamo cose che non esistono. Quindi ho solo pensato a venire qui e lavorare duramente, perché la scorsa settimana non avevo giocato bene. Sono riuscita a migliorare il mio gioco, pensando a lottare punto dopo punto. Penso che il momento più duro sia stato il terzo set del primo turno. Nessuno vuole uscire al primo turno e c’è stato da lottare. Poi partita dopo partita mi sono sentita sempre più in fiducia. E questo mi ha permesso di arrivare in finale”.
D: Hai detto di essere una giocatrice emotiva. Come gestisci le tue emozioni nel corso del match e come cerchi di trasformarle a tuo vantaggio?
Haddad Maia: “In certi momenti mi impongo di respirare più profondamente e di calmarmi, pensando a quello che ho bisogno di fare, non a quello che sto vivendo. Penso solo a un punto dopo l’altro e al prossimo colpo che devo fare. Non bisogna pensare al contesto, sennò è finita. Fuori dal campo invece mi piace fare altre cose, come suonare la chitarra, leggere, ascoltare musica, e riflettere, perché dalla riflessione cerco di trarre spunti per migliorare”.
D: La tua esultanza con la lingua di fuori al momento di vincere… La farai ancora?
Haddad Maia: “E’ stato un momento emozionante A volte reagiamo spontaneamente a quello che succede senza prepararsi le cose. E’ stata una celebrazione del momento, sicuramente non ci avevo pensato prima. Ho riguardato il video per vedere cosa ho fatto. Mi dite che è un’esultanza che ricorda Micheal Jordan? Wow, grazie”.
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Roland Garros day 10 LIVE: i quarti si aprono con Muchova-Pavlyuchenkova
La diretta scritta di martedì 6 giugno: si aprono i quarti di finale

11.19 – Muchova è avanti di un break: 2-1 e servizio
11.00 – Sul Court Philippe Chatrier stanno scendendo in campo Muchova e Pavlyuchenkova per il primo quarto di finale femminile.
Cari appassionati e appassionate di tennis, benvenuti alla diretta scritta di questo martedì 6 giugno dal Roland Garros 2023. Con oggi si aprono i quarti di finale dei tabelloni di singolare maschile e femminile. Il programma si apre alle 11 sullo Chatrier con il duello tra Muchova e Pavlyuchenkova.
QUI IL PROGRAMMA DI MARTEDI’ 6 GIUGNO
QUI L’EDITORIALE DI UBALDO SCANAGATTA: Roland Garros – Il dubbio è: Djokovic è sempre lui o no? Se lo è la probabile semifinale Djokovic-Alcaraz sembrerà una finale anticipata
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Roland Garros: Miyu Kato, squalificata nel doppio femminile, gioca e vince nel misto. Ma piange in conferenza stampa. E Sorribes Tormo…
La giapponese abbandona in lacrime la conferenza stampa. Sorribes Tormo: “io e Bouzkova non abbiamo fatto nulla di male”

Quanto occorso domenica 4 giugno alla coppia Kato-Sutjiadi, che è stata come è noto squalificata dal torneo di doppio femminile del Roland Garros a causa di una pallina che, colpita dalla giapponese, ha accidentalmente centrato una raccattapalle alla testa, tiene banco anche nelle ultime ore attraverso le dichiarazioni (o i silenzi) di alcune delle protagoniste.
Il caso è stato senza dubbio controverso soprattutto perché è parso subito chiaro che nell’atteggiamento dell’atleta asiatica non sussistessero violenza o nervosismo, né il punteggio ne suggeriva i presupposti. Si è trattato in sostanza di un momento sfortunato, così come a volte per fortuna da un gesto dettato da nervosismo non succede nulla di grave (ricordiamo anche la pallata di Tsitsipas, esasperato dai trick di Kyrgios durante lo scorso Wimbledon).
Accade così che alla mortificata Miyu Kato venga concesso lunedì di giocare nel doppio misto, torneo dove è in corsa in coppia con il tedesco Tim Puetz. I due, opposti nei quarti di finale al duo brasiliano Stefani-Matos, hanno per la cronaca guadagnato l’accesso alle semifinali con un successo in due set per 7-6 6-2.
Durante la conferenza stampa di prassi, mentre il tedesco stava parlando del match vinto, Kato, sicuramente non abituata a tante attenzioni e su un caso così negativo per lei, ha cominciato a piangere e ha abbandonato la sala senza profferire verbo.
Passando alla coppia femminile che ha beneficiato del default, Sara Sorribes Tormo è stata sollecitata sull’argomento dopo il suo match di singolare perso con Haddad Maia e ha risposto laconicamente: “è sicuramente stata una situazione spiacevole. Anche per me e per Marie Bouzkova e stata dura sentire tutto quello che è stato detto. L’unica cosa che noi abbiamo fatto è stato andare dal giudice arbitro e spiegargli cosa era successo.
Poi abbiamo detto che la ragazza stava piangendo e che noi eravamo spaventate. La ragazza non aveva visto la pallina arrivare. Per il resto ha deciso tutto il supervisor, noi non abbiamo fatto nulla di male, è l’unica cosa che posso dire su quanto accaduto”. Sorribes Tormo e Bouzkova avevano avuto l’atteggiamento di chi sollecitava arbitro e supervisor a prendere la decisione di assegnare loro il match a tavolino e questo ha fatto sì che sui social abbiano ricevuto offese e attacchi di ogni tipo.
In ogni caso, la presenza di Kato nel torneo di doppio misto ci fa pensare a una soluzione intermedia che riconosce delle attenuanti alla tennista giapponese e forse implicitamente individua qualche responsabilità in carico al giudice di sedia, che non si è accorto dell’accaduto e non si è sincerato delle condizioni del raccattapalle.
Editoriali del Direttore
Roland Garros – Il dubbio è: Djokovic è sempre lui o no? Se lo è la probabile semifinale Djokovic-Alcaraz sembrerà una finale anticipata
Djokovic ha perso una sola volta con Khachanov, Alcaraz mai con Tsitsipas. Ancora rimpianti per la sconfitta di Sonego. E Rune si conferma un gran maleducato

Un brutto e triste risveglio, come ho detto anche nel video, ritrovarsi al Roland Garros senza un tennista italiano da seguire nei tabelloni principali.
Ci siamo fermati agli ottavi, e a domenica, con i due Lorenzo, Musetti e Sonego. E i rimpianti soprattutto per la partita di Sonego ci sono e tanti. Poteva vincere sia secondo sia terzo set, con un pizzico di fortuna in più e oggi sarei qui a presentare il match Sonego-Djokovic invece che ad aspettare di constatare se Djokovic è ancora lui.
Se Nole fosse ancora il vero Nole probabilmente anche il miglioratissimo Khachanov, non avrebbe via di uscita. Il russo è stato battuto dal serbo 8 volte su 9 è l’unica volta che vinse fu a Bercy, il torneo dove non sai mai se chi lo gioca va lì perché ci deve andare, ma se è ormai qualificato per le finali ATP che cominciano di lì a pochi giorni si impegna il giusto.
Se Nole non fosse il vero Nole beh, allora anche Sonego avrebbe potuto giocare le sue carte.
Ma dei se e dei ma sono piene le fosse e ci tocca soltanto sperare che le cose vadano meglio sull’erba di quanto sono andate sulla terra battuta, una volta nostro terreno di maggior raccolta.
Da qualche anno a questa parte però, Berrettini bi-campione al Queen’s e finalista a Wimbledon, Sinner nei quarti in Church Road, forse otteniamo migliori risultati oltre Manica.
Intanto contro lo scorrettissimo Rune Francisco Cerundolo ha dimostrato che Sinner non aveva perso a Roma da un pisquano qualsiasi.
Magra consolazione, direte, ma pur sempre consolazione. Mi è sembrato davvero poco competitivo, anche se è stato un break avanti nel secondo set, Grigor Dimitrov con Zverev. Il bulgaro che aveva lasciato soltanto 8 game a Altmaier, sarebbe stato più competitivo e determinato contro Sinner? Non lo sapremo mai.
Piuttosto quanti avevano dato per molto probabile l’approdo di Jannik ai quarti di finale, non avevano fatto i conti con il recupero di Sasha Zverev, il quale ora non giocherà più da n.3 del mondo, ma nemmeno da n.27 come è adesso.
Insomma questo Zverev sarebbe stato un osso duro anche per un buon Sinner. Era la zona ancora più bassa, quella dove si è infilato Etcheverry,quella che avrebbe potuto essere un buon terreno da conquistare, grazie anche al k.o. di primo turno di Daniil Medvedev.
Ma Sinner era piazzato più, fra Dimitrov e Zverev, quindi è inutile piangere sul latte versato altrove. L’argentino ha dominato Nishioka quindi non sarà un avversario comodissimo neppure per il risorto Zverev.
Ma non c’è dubbio che il quarto più interessante della metà bassa lo giocheranno nella giornata di mercoledì Ruud e Rune, con il danesino che vorrebbe ripetere il risultato della semifinale di Roma, dopo che dal norvegese aveva perso 4 volte su 4. Intanto non si è fatto né in qua né in là quando si è trattato di “rubare” un punto importante ai danni di Cerundolo. Aveva fatto rimbalzare la palla due volte e lo sapeva benissimo. Si è preso il punto con la complicità dell’arbitro dalla voce baritonale ma distratto.
Io penso però che il vincitore del torneo uscirà dalla metà alta del tabellone. Oggi si affrontano Djokovic e Khachanov e in serale Alcaraz e Tsitsipas, con i primi che hanno dominato i confronti diretti: 8-1 come già detto il serbo sul russo, 4-0 lo spagnolo sul greco,.
Se Djokovic batte Khachanov vuol dire che sta bene e che allora la probabile semifinale Alcaraz-Djokovic potrebbe essere presentata con un po’ di spregiudicatezza come una finale anticipata. A Roma Djokovic perse da Rune, ma non era il vero Djokovic.
Per quanto riguarda il torneo femminile dall’alto in basso abbiamo questi accoppiamenti nei quarti: Swiatek-Gauff (che fu la finale lo scorso anno), Haddad Maia-Jabeur – e qui c’è almeno un po’ di fantasia geopolitica, una polacca contro un’americana, una brasiliana contro una tunisina –mentre nella metà bassa e in campo oggi ci sono tutte tenniste dell’Europa dell’Est, Muchova e Pavlyuchenkova – con la prima che ha fatto stragi di azzurre (Trevisan e Giorgi) e la seconda che 2 anni fa fece finale qua ma oggi è n.333 WTA perché è stata a lungo infortunata – Svitolina e Sabalenka per un altro duello che si concluderà senza una stretta di mano.
La Svitolina, un po’ perché sposata con Gael Monfils e mamma di un erede nato ad ottobre, un po’ perché ucraina, è stata adottata dal pubblico francese come se fosse nata e cresciuta sugli Champs Elysées. Se dovesse vincere la porterebbero sotto l’Arco di Trionfo. Intanto ieri ha riservato alla Kasatkina lo stesso trattamento rivolto alla Blinkova. Nessuna stretta di mano. La Kasatkina non si faceva illusioni ma c’è rimasta male, sia per il comportamento orribile del pubblico francese, sia per il mancato gesto della Svitolina perché lei in fondo è stata una delle poche russe che ha provato a esporsi un po’. Cosa che non ha fatto, ad esempio, la bielorussa Aryna Sabalenka che anzi –sulla scia di Naomi Osaka – è riuscita convincere i deboli organizzatori a riunire un gruppo qualificato di giornalisti scelti dalla stessa organizzazione. Non avrebbe dovuto essere tollerato. Ma i giornalisti oramai sono tutti talmente appiattiti che nessuno osa più opporsi a niente. Del resto basta leggere le domande le trascrizioni delle domande fatte ai tennisti per rendersi conto di quanto l’autonomia, la indipendenza dei giornalisti, la loro personalità sia scaduta.
E’ responsabilità dei vari organismi che gestiscono il tennis questa assenza di un minimo di verve nelle conferenze stampa. I giocatori vengono istruiti per non dire nulla di interessante e ci riescono benissimo. Negli altri sport non è così. Poi ci si lamenta se nel tennis, in parallelo con il progressivo e inevitabile prepensionamento dei FabFour, mancano le personalità. Quelle che ci sarebbero vengono soffocate. E va a finire che le sole interviste che vengono lette ovunque sono quelle “inarrestabili” di Kyrgios che gioca pochi mesi l’anno, cioè quando gli va..
E’ un errore, anche culturale, di chi si occupa della comunicazione del nostro amato sport. Si sentono dire solo le cose più scontate, ammantate di dichiarazioni politically correct. Sandra Mondaini, pace all’anima sua, direbbe al suo Raimondo Vianello: “Che noia che barba, uffa che noia che barba!”.
Vabbè, oggi ero di cattivo umore e vi ho spiegato perché. Agli azzurri impegnati nelle fasi finali dei grandi tornei, ormai mi ci ero abituato. Non vorrei tornare a …digiunare come mi è toccato fare per 40 anni.