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WTA Cincinnati: Raducanu si conferma, dopo Serena tramortita anche Azarenka. Jabuer annulla un match point a McNally e trova Kvitova
Dopo la semifinale a Toronto e il successo su Venus Williams, Pliskova torna a vedere i fantasmi e crolla sotto i colpi di una grande Mertens. Pegula rimonta Kostyuk, Rybakina facile su Muguruza

Il programma del WTA 1000 di Cincinnati, in questo mercoledì 17 agosto, ha visto nella fase embrionale della sua sessione diurna, impiegare le proverbiali sette camicie di sudore alla quinta forza del seeding Ons Jabeur. La tunisina, impegnata in apertura di giornata sul Grandstand – secondo campo per importanza – ha dovuto faticare la bellezza di quasi due ore e mezza per superare la tenace giocatrice di casa (nel vero senso della parola, essendo nata il 20 novembre 2001 proprio a Cincinnati) Caty McNally, attualmente situata alla posizione n. 179 WTA, dopo aver anche lasciato per strada il secondo parziale e qualificandosi agli ottavi con il punteggio complessivo di 6-3 4-6 7-6(7).
JABEUR IN VOLATA – Una vittoria tutt’altro che scontata e banale, visto che la finalista di Wimbledon veniva dal ritiro di Toronto contro Zheng e per di più incontrava una tennista già rodata oltre che in fiducia: Caty aveva vinto lunedì all’esordio contro la n. 36 del mondo Sansnovich. Per i meno avvezzi al circuito femminile, la 20enne McNally ha avuto una recentissima grande carriera da junior, raggiungendo e perdendo per mano dell’amica Cori Gauff la finale del Roland Garros 2018 di categoria. Ha poi ottenuto due successi in doppio, sempre a livello Slam, con compagne d’eccezione, trionfando nella stessa stagione in coppia con Swiatek a Parigi e a New York al fianco dell’inseparabile Coco.
Il match è stato caratterizzato da un finale a dir poco thriller, con la n. 5 delle classifiche che è uscita indenne dalle forche caudine di un tie-break decisivo perennemente al cardiopalma. Ons ha prima gettato alle ortiche due match point consecutivi sul 6-4, per poi essere lei ad un passo dalla sconfitta; ma sul 6-7 non si è persa d’animo frantumando la palla match a favore dell’americana e riuscendo infine a chiudere l’incontro al terzo match ball, nel sedicesimo punto del deciding game. Molto bene al servizio, quest’oggi, la tennista araba, che ha scagliato ben 9 ace e fatto fruttare la sua prima il 75% delle volte. Diametralmente opposta la prestazione in battuta di Chaterine, almeno per ciò che concerne i punti diretti, autrice di 8 sanguinosi doppi falli. Al prossimo turno ad attendere la 27enne di Ksar Hellal, ci sarà la due volte vincitrice di Wimbledon Petra Kvitova.
PEGULA ALLA DISTANZA SU KOSTYUK – Un’altra sfida conclusasi al terzo set, che ha visto protagonista tra l’altro proprio colei che Jabeur sconfisse nella finale di Madrid, è stata quella di scena a partire dalle 11:00 locali sul Porsche Court – 4° stadio per importanza dell’impianto dell’Ohio -tra la n. 7 del tabellone Jessica Pegula e l’ucraina Marta Kostyuk. A spuntarla è stata la giocatrice statunitense, recente semifinalista al torneo di Toronto, rimontando per (5)6-7 6-1 6-2 in 2h7′ di gioco. Questa volta le corse inesauribili della n. 74 WTA, dopo essere state letali per la nostra Giorgi, accompagnate dalle sue inespugnabili difese si sono rivelate efficaci soltanto nel corso della frazione inaugurale, in cui comunque Marta ha cancellato un set point in battuta nel decimo game che avrebbe potuto rendere ancora più rotondo il risultato in favore della figlia d’arte – per così dire, essendo figlia di Terence Pegula, noto uomo d’affari nonché proprietario dei Buffalo Bills e dei Buffalo Sabres, squadre americane di Football e Hockey e quindi a tutti gli effetti appartenente al mondo sportivo -. Score che tuttavia, ad ogni modo, si è fatto massacrante per la 20enne di Kiev, dato che Pegula in versione rullo compressore ha concesso in seguito la pochezza di tre soli game all’avversaria.
La n. 8 del ranking mondiale alla fine, si è dimostrata nettamente più solida e concreta; attitudini che si desumono perfettamente dalla capacità nel concretizzare il proprio servizio, sia con la prima – con la quale ha portato a casa il 64% dei punti contro il 59% di Kotsyuk – che con la seconda, dove ha superato l’ucraina per ben 20 punti percentuali (67 a fronte di 47). Da par suo la giovane tennista di Kiev ha sì raccolto tanti punti diretti, 6 ace, che però sono stati totalmente azzerati dai 7 doppi errori commessi. Jessica si conferma dunque imbattibile all’esordio, con l’ultimo KO giunto in un primo turno che risale addirittura ad Indian Wells, e che ha raccolto ben 16 successi negli ultimi sei eventi disputati. Contrariamente Kostyuk dà seguito ad una tendenza negativa, avendo perso con quella odierna l’ottava partita su altrettanti scontri al cospetto di Top 10, l’ultima prima di oggi a Strasburgo con Plsikova.
TONFO PER PLISKOVA, CHIURGICA MERTENS – Ebbene proprio l’amazzone ceca è la prossima tennista di cui trattiamo. Sembrava infatti che la “Regina di Ghiaccio” avesse finalmente ritrovato sé stessa, probabilmente il caldo estivo del Nord America era stato propedeutico allo scongelamento dell’integerrima Karolina dal torpore di mediocrità nel quale si era incanalata. Lo stupefacente e travolgente cammino al Canada Open, interrottosi solo in semifinale contro la tennista del momento Haddad Maia, ha restituito pur a sprazzi l’ex n. 1 che abbiamo ammirato negli anni di splendore, in particolar modo il servizio è sembrato quello delle grandi occasioni. Ma la due volte finalista Slam, dopo una prima parte di stagione alquanto deludente tra cocenti sconfitte e svariati problemi fisici, non era minimante sazia e sperava di continuare il suo periodo di rinascita al Western & Southern Open. Se poi si vanno a spulciare i piazzamenti passati in questo torneo, con il trionfo del 2016 e il raggiungimento dei quarti in quattro delle ultime cinque edizioni, l’obbiettivo di disputare un’altra grande settimana non era per nulla un miraggio per la testa di serie n. 14.
Eppure quando tutto il vento soffiava a favore, è bastato poco per farla ripiombare nel baratro: è bastata la sfavillante Elise Mertens che con il doppio 6-1 inflitto a Kalinina nel match precedente, in cui ha mostrato un livello di gioco estremamente alto, appare in improvvisa ripresa successivamente ad un periodo molto grigio. Così è come se la magia che aveva fatto ritornare ai fasti del passato la n 17 WTA, ora sia passata di testimone alla belga. La n. 33 del mondo si è infatti imposta per 7-6(3) 6-3 in poco più di un’ora e mezza, facendo leva sugli 8 ace messi a referto oltre che sul 72% di resa con la prima ed il 69% con la seconda.
A testimonianza del manifestarsi di nuovo dei soliti problemi della 30enne ceca, ci sono i 7 doppi falli: una battuta che tanto gli aveva dato la settimana scorsa e che adesso invece torna a palesare i consueti limiti dell’ultimo periodo. Perciò l’affermazione prestigiosa su Venus, rimane un unicum in questa sua campagna in Ohio, che si chiude nonostante anche gli H2H la vedevano avanti 2-0: vittorie a Eastbourne 2019 e Roma 2020. Due successi che conferiscono ulteriore rammarico a Pliskova, dato che in quei tornei avrebbe poi alzato il trofeo – in Inghilterra – e perso in finale.
EMMA STA RITROVANDO LA PROPRIA TENUTA MENTALE – Tuttavia il vero blockbuster di giornata, che era la diretta conseguenza di quello di più atteso del torneo dove si era consumato l’ultimo ballo in Ohio di Serena Williams, era rappresentato dallo scontro generazionale fra Viktoria Azarenka e la nuova stella del tennis femminile d’oltremanica Emma Raducanu. Tredici anni di differenza tra le due giocatrici, classe ’89 l’una, nata nel 2002 l’altra. Un altro crash test per la tenuta mentale dell’inglesina di origini cinesi e rumene, che dopo lo scalpo che vale una carriera contro la dominatrice dell’ultimo ventennio, non sbaglia la prova del nove e si conferma incrociando la racchetta contro un’altra ex n. 1 mondiale e campionessa Slam.
Come si era già detto a più riprese anche in seguito all’affermazione su Serena, la vera sfida per Emma stava nel reggere la pressione delle aspettative di essere la favorita al confronto con due leggende del tennis contemporaneo; poiché sul piano fisico e del tennis giocato in senso stretto non poteva che essere superiore – se fosse stata quella vera, e non quella opaca osservata per gran parte della stagione – considerando le poche apparizioni degli ultimi anni nel circuito di Vika e Serena, sebbene il successo sulla 33enne di Minsk abbia molta più rilevanza considerando che il bronzo olimpico di Londra 2012 sia tutt’ora vicina alla Top 20. Ebbene, la testa di serie n. 10 non ha tradito e dopo aver battuto nettamente la Regina al giro di boa, ha fatto altrettanto con la bielorussa: infliggendo un bagel anche a lei, ma concedendole complessivamente addirittura soltanto due giochi in 1h3 di esibizione più che di partita. Statistiche disarmanti alla battuta: la britannica con il 70% di punti vinti sul primo servizio ed il 62% sul secondo, la n. 22 del mondo invece ha fatto registrare rispettivamente degli insufficienti 42% e 29%. Numeri che hanno influenzato anche il seguente dato: Vika ha salvato solo una delle 6 palle break offerte, Emma ha frantumato tutte e tre quelle concesse. Doppio scalpo per Emma, che rappresenta un ottimo viatico in vista della difesa del titolo a Flushing Meadows. Mentre si conferma un momento non felice per la bielorussa, – due volte vincitrice del torneo, nel 2013 quando battè tre ex n. 1 e nel 2020 con sede a New York per via della pandemia – dopo il ritardo del visto per il Canada che le ha impedito di volare a Toronto.
In chiusura di sessione pomeridiana, facile affermazione della campionessa di Wimbledon Elena Rybakina, vittoriosa comodamente per 6-3 6-1 in 1h15 sulla ormai irriconoscibile Garbine Muguruza. La nobile decaduta spagnola, tds n. 8, sta recitando nell’arco del 2022 il proprio De Profundis avendo vinto solo 9 partite in 13 tornei disputati e non riuscendo a vincere due match di fila da febbraio. La 28enne di Caracas vinse qui a Cincinnati nell’edizione 2017, ma i ricordi di quel successo oramai si affievoliscono sempre più.
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Roland Garros, Sonego chiama, Musetti risponde con uno show: i Lorenzo agli ottavi sono due!
Partita senza storia sul Mathieu, Musetti annichilisce Norrie e bissa gli ottavi già raggiunti nel 2021. Non ha ancora perso un set in tre partite. Attende Alcaraz o Shapovalov

da Parigi, il nostro inviato
[17] L. Musetti b. [14] C. Norrie 6-1 6-2 6-4

Un’autentica lezione di tennis. È ciò che Lorenzo Musetti ha impartito in poco più di due ore al numero 13 del mondo Cameron Norrie, con un solo piccolo brivido nel finale del terzo set.
Musetti, che come al solito ha impreziosito la sua partita con gemme di rara bellezza, ha confermato la solidità e grande concentrazione già esibite nei primi due turni. Il carrarino torna agli ottavi a Parigi dopo il 2021, quando si arrese a a Djokovic dopo aver vinto i primi due set al tiebreak, ma stavolta lo fa senza aver perso un set in tre partite. Troverà il vincente del match in programma nella sessione serale tra Alcaraz (battuto nella finale di Amburgo lo scorso anno) e Shapovalov contro il quale non ha mai giocato.
LA PARTITA
Dopo l’impresa di Lorenzo Sonego e l’amara sconfitta di Fabio Fognini, tocca a Lorenzo Musetti il compito di far pendere la bilancia azzurra dalla parte giusta in questo venerdì parigino per festeggiare tennisticamente la festa della Repubblica.
All’ingresso in campo sul Simonne Mathieu i fischi accolgono Norrie, i francesi non hanno dimenticato la palla rubacchiata a Pouille nel turno precedente. Applausi scroscianti invece per Lorenzo ed il primo punto della partita, una leggiadra demivolèe di rovescio spiega il perché.
Musetti ha impressionato nei primi due turni per solidità e concentrazione, Norrie ha sofferto cinque set con Paire prima di regolare facilmente Pouille. L’unico precedente trai due è la vittoria di un mese fa a Barcellona dell’azzurro per 6-1 al terzo.
Il carrarino parte subito in quarta tenendo agevolmente il servizio di apertura e procurandosi subito due palle break sul servizio dell’inglese: sulla seconda il diritto lungo del campione di Indian Wells 2021 dà a Musetti il vantaggio iniziale che concretizza con un altro solido turno di servizio impreziosito dalla prima splendida palla corta che lascia fermo il suo avversario (3-0).
Il mancino nativo di Johannesburg fa molta fatica con il diritto e non fa male con il suo colpo migliore, il rovescio bimane, perché Lorenzo è bravissimo a variare le traiettorie non giocando mai una palla uguale all’altra.
La spinta di Musetti non dà scampo a Norrie che perde le misure del campo in lunghezza, arriva un altro break mezz’ora il punteggio di 6-1 fotografa esattamente quanto visto fin qui in campo.
Mentre lentamente scende la sera su Porte d’Auteuil, benediciamo i settantacinque euro spesi alla boutique per acquistare la felpa ufficiale del torneo che ci salverà – si spera – dalla bronchite.
Nel primo game del secondo set Norrie cerca di alzare le traiettorie rallentando gli scambi. Lorenzo non sembra soffrire il cambio di strategia ed anzi ha subito una chance per breccare l’ex numero 8 del mondo che si salva per il rotto della cuffia con un ace di seconda che prende un pezzetto di riga.
L’azzurro è sin qui intoccabile al servizio e l’occasione ritorna nel quinto gioco: Norrie scivola 0-40 dopo un doppio fallo e due magie di Lorenzo (diritto in cross e gran recupero su smorzata), salva le prime due palla break con il servizio ma poi affossa malamente il solito pessimo diritto in rete mandando l’azzurro avanti 3-2.
Dalle tribune parte un “Let’s go Lollo, Let’s go”: se anche gli anglofoni spingono Musetti ci sarà un motivo.
Quello che combina con il rovescio nel sesto game che gli dà un altro break può aiutare a comprendere. In rapida successione: back incrociato bassissimo seguito da passante lungolinea; lungolinea vincente; pallonetto millimetrico da sdraiato a terra sulla riga. Come si fa a non innamorarsi di uno così?
Dopo un’ora e dodici siamo 6-1 6-2, nello stesso tempo Djokovic e Davidovich Fokina sul centrale erano ancora 5-5 nel primo set.
Norrie esce dal campo per provare a schiarirsi le idee dopo il doppio montante ricevuto.
La strategia non sortisce effetti, anzi: due doppi falli e un errore di rovescio lo condannano a partire con l’handicap anche nel terzo set.
Le palle che tanto fanno discutere in questa edizione ed i campi molto lenti inducono spesso i giocatori a tentare traiettorie molto alte. Le prime palle break per Norrie arrivano nel sesto gioco dopo 1 ora e quaranta complici due errori di misura di Musetti. Con un pregevole diritto incrociato l’inglese riesce finalmente a rialzare la testa e riportarsi in parità (3-3) e a salvare una palla break nel game successivo per mettere per la prima volta la prua davanti (4-3).
Lorenzo è però bravo a interrompere la striscia di Norrie (dal 3-1 al 3-4) salvando il sitale ottavo game nel quale si inguaia con i primi due doppi falli del match e offre due palle break all’inglese: sulla prima sbaglia di diritto Norrie, sulla seconda si salva da campione con il serve&volley. Arrivano altre due prime che gli danno il 4-4.
Norrie incespica però subito di nuovo al servizio, offre tre palle break a Lorenzo che sfrutta la terza con un passante di diritto in cross su incosciente discesa a rete sulla seconda dell’inglese che lo manda a servire per il match. Lorenzo non trema, anzi un diritto lungolinea dalle tribune fa esplodere lo stadio e suggella una grande vittoria.
Si può andare a cena aspettando Alcaraz o Shapovalov con una certezza: Muso c’è, si diverte e ci fa divertire. E non ha intenzione di fermarsi.
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Roland Garros, Gipo Arbino: “La vittoria più bella di Lorenzo” [ESCLUSIVA]
“Lorenzo non ha mai giocato così bene. Contro Khachanov bisognerà servire alla grande” spiega il coach di Sonego

A pochi minuti dalla fine dell’impresa forse più importante della carriera di Lorenzo Sonego, il suo storico allenatore Gipo Arbino, si è concesso per una chiacchierata con Ubitennis sul match appena concluso e il prossimo contro Karen Khachanov.
D. È finita da pochissimi minuti la partita forse più bella, l’impresa più clamorosa di Lorenzo Sonego. Ne ha fatte diverse ma qui ha battuto di nuovo Rublev, dopo averlo fatto anche già a Roma. Cinque set pazzeschi, tre ore e 42 minuti. Gipo Arbino, che cosa hai provato e quanta soddisfazione per un match tatticamente perfetto da un certo punto in poi?
Gipo Arbino: “Sì certo. Il primo set ci è sfuggito di misura, anche in maniera non troppo fortunata perché, secondo me, almeno si poteva raggiungere il tie-break dove Lorenzo (Sonego) è sempre molto pericoloso. Nel secondo set, Lorenzo si è proprio disunito. Era molto demoralizzato. Abbiamo cercato di tenerlo su di morale e lui è stato bravo a reagire. Piano piano ha iniziato a giocare meglio. Nel quarto set è stata davvero dura perché Rublev giocava veramente bene. Però siamo stati avanti noi nel tie-break e siamo riusciti a vincere questo quarto set. Il quinto è stato davvero un bellissimo set, dove era importante fare anche solo uno o due punti in risposta e così è stato. Poi Lorenzo è andato a servire ed ha avuto grande personalità.”
D. Lorenzo ha avuto due palle break sul 2 a 1 e su alcune seconde di servizio di Rublev non ha rischiato abbastanza. Poi però, nel game successivo, è stato Lorenzo a dover salvare delle palle break. Lì è stato bravo.
Gipo Arbino: “Sì, sì in quel momento è stato davvero bravo. Anche perché questi match, contro questi giocatori di altissimo livello, la partita si gioca su uno o due punti. Era importante in quel momento, con coraggio, andarsi a prendere il punto. E così ha fatto.”
D. Sì, è stato molto coraggioso. Ha giocato anche dei diritti in quasi demi-volée da fondo campo. Ne ha fatti anche un paio, incredibili, secondo me, fintando la smorzata e poi giocando profondo. Eccezionali devo dire. È la più bella partita che gli hai visto giocare? Anche se ne ha giocate tante così.
Gipo Arbino: “Sì secondo me sì. Rispetto tantissimo Rublev, lo trovo un giocatore incredibile con delle accelerazioni superiori a tutti gli altri. Questa è una conferma di quello che ho detto anche prima di questo match: Lorenzo non ha mai giocato così bene e si è completato tanto, riesce a fare dei punti di grande qualità e di grande talento secondo me.”
D. Oggi tra l’altro ha giocato bene anche dopo il rientro in campo dopo il toilet break, mentre nella partita precedente non era stato così. Oggi è stato concentrato praticamente sempre. Che cosa ti è piaciuto di più di lui?
Gipo Arbino: “L’atteggiamento. Mi è piaciuto tantissimo l’atteggiamento che ha avuto. È stato tranquillo, è stato in grado di recuperare le energie, si è proprio visto il cambio di sguardo, di atteggiamento corporeo, dalla frustrazione piano piano è diventato un leone, quello che è lui di natura. Questa cosa mi è piaciuta tantissimo perché sintomo di una grande maturità e consapevolezza delle sue forze.”
D. Ora il leone Sonego deve ripetersi. La prova del nove è sempre molto difficile. Contro Khachanov. Cosa ti ricordi di Khachanov e quali credi siano le possibilità per Lorenzo?
Gipo Arbino: “Sarà molto importante servire con grande determinazione e con una percentuale molto alta. Khachanov è un giocatore molto aggressivo che serve molto bene. Però ha anche lui i suoi punti deboli. Uno di questi è la mobilità. Si muove molto meno bene di Rublev. Se Lorenzo riesce a comandare, ovviamente dopo aver risposto al servizio perché serve oltre i 200 km/h e a volte, anche oltre i 220 km/h quindi sarà importante approfittare di quei 15 in cui non metterà la prima palla, per cercare di essere noi a comandare.”
D. Ha già vinto con Khachanov, a Montecarlo.
Gipo Arbino: “Sì e ci ha giocato alla pari a Roma e ha perso al terzo ma lì, c’erano stati dei problemi fisici per Lorenzo.”
D. Può darsi che sia decisiva anche la seconda palla di servizio di Lorenzo perché oggi io mi sono un pochino spaventato quando c’è stato un momento in cui lui ha servito tre volte di fila la seconda fra i 124 e i 132 km/h. Con Khachanov non te lo puoi permettere.
Gipo Arbino: “No, non si può fare. Domani avremo modo di allenarci e lavoreremo molto sul servizio, sia sulla prima che sulla seconda palla ma come hai detto tu, la seconda palla deve andare oltre i 140/145 km/h.”
In bocca al lupo e congratulazioni. Penso sia una soddisfazione enorme, non so quanto tu abbia sofferto in tre ore e 42 minuti.
Gipo Arbino: “Ho sofferto davvero molto. Grazie!”
evidenza
Roland Garros: Djokovic supera Davidovich Fokina con molti errori ma con grande temperamento
Per l’asso serbo, che ha discusso più volte con gli spettatori, negli ottavi Hurkacz o Varillas

[3] N. Djokovic b. [29] A. Davidovich Fokina 7-6(4) 7-6(5) 6-2

Nella sesta giornata del Roland Garros 2023 una versione nervosa (beccato più volte dal pubblico), fallosa e scostante di Novak Djokovic ha ragione di un Alejandro Davidovich Fokina ben messo in campo e preparato su come affrontare il campione serbo, ma che alla prova dei fatti non ha saputo approfittare delle amnesie dell’illustre contendente.
Lo spagnolo non ha prevalso in nemmeno uno dei primi due set, entrambi decisi al tie-break, e ha ceduto per stanchezza e frustrazione mentre il match entrava nella quarta ora di gioco, appena l’inizio della confort zone per l’inesauribile Nole.
Djokovic centra in questo modo il sessantesimo ottavo di finale in un torneo dello Slam, in un incontro che non dirada i dubbi sulla condizione generale del favorito numero tre della manifestazione ma che ne conferma l’ineguagliabile consistenza agonistica. Se poi tutto quanto visto di positivo oggi basterà anche con avversari più ostici, lo scopriremo presto: forse già negli ottavi di finale, quando per lui ci sarà uno tra il peruviano Varillas e Hubert Hurkacz.
Primo set: Davidovich varia tantissimo e con intelligenza ma cede al tie-break
Lo spagnolo parte con le idee ben chiare ed evidentemente studiate a tavolino. Cerca di tenere sulla diagonale dei rovesci e propone al numero tre del seeding frequenti variazioni in slice e con la palla corta con l’obiettivo di tenere Djokovic sulla corda, non lasciandolo tranquillamente sulla sua zona di campo preferita.
Le strategie vengono tradotte sul campo perfettamente dall’iberico di origini russe che risulta da subito il più vivace ed energico tra i due attori, mentre il due volte campione (2016 e 2021) inizialmente si limita ad imbastire una solida regolarità.
Il primo ad avere una palla-break è proprio l’outsider della contesa, che sull’1-1 approfitta di un comodo dritto di Nole in rete. Lo stesso rimedia con un servizio vincente, ma gli insistiti mutamenti di ritmo e l’obbligo di scendere a rete frequentemente infastidiscono l’asso di Belgrado. Degno di nota nel game un passante di dritto di Davidovich che aggira il paletto del net e rientra in campo.
Il break per la testa di serie numero 29 giunge sul 2-2 e si materializza in un gioco che è la summa di quanto visto nel primo quarto d’ora, con a chiusura un mirabile dritto a sventaglio a rientrare. L’inconveniente è, come si può immaginare, il dispendio di energie profuso per togliere la battuta al serbo. Fokina gioca il game successivo con un solo polmone, si spende ammirevolmente ma subisce due palle corte in risposta a due sue invenzioni analoghe e chiude il game con due errori consecutivi di rovescio.
Dopo che l’equilibrio in termini di break è stato ripristinato assistiamo ad alcuni errori da parte di entrambi e ADF tiene botta soprattutto con il servizio. La battuta è invece il colpo che tradisce Nole: tre doppi falli clamorosi e 6-5 per il rivale.
Di nuovo Djokovic reagisce da par suo e si riprende quanto lasciato per strada, forzando la frazione allo jeu decisif. Il serbo è 11-4 nella disciplina mentre lo spagnolo ha un record meno brillante di 9-8. E infatti nei punti decisivi esce l’istinto del campione: dal punteggio di 1-3 Djokovic non molla più la presa e costringe Fokina a forzare e a sbagliare. In un’ora e 36 minuti 7-6 per il favorito.
Secondo set: gioco confuso e molti errori per entrambi ma il tie-break è sempre del serbo
Delusione per Davidovich, che per accettare meglio la sconfitta nel parziale chiede il toilet break. Alla ripresa del gioco lo spagnolo evita di capitolare subito e annulla tre delicate palle-break. Ma poco dopo e per lui c’è addirittura la chance di togliere il servizio al numero tre del seeding, che Nole concede ancora con un doppio fallo.
È una fase confusa del match, con Djokovic che dovrebbe raccogliere i frutti anche psicologici del successo nel primo set ma che continua a litigare con la battuta e a soffrire le variazioni di ritmo del rivale, che ha saputo cancellare i pensieri più negativi.
Così Fokina riprende a tessere il suo gioco e sale 2-0. Il campione serbo si riscatta e infila tre game con due break, ma incredibilmente incappa ancora in alcuni errori con il dritto che lo portano a restituire il break. Il set non è spettacolare e prosegue in altalena più che altro per i demeriti dei due atleti.
Così il belgradese si conquista un nuovo break sul 4-4 asfissiando il rivale con il suo pressing e la sua insuperabile resilienza che lo porta a recuperare tutto, ma non trova la continuità per rintuzzare il ritorno di Davidovich, che di nuovo reagisce e oltraggia il fuoriclasse serbo sulla propria battuta.
Il biondo andaluso gioca meno bene che nel primo set, ma il suo avversario sta facendo peggio e infarcisce di errori i due game successivi al 5-5, obbligandosi persino ad annullare un setpoint.
C’è aria di tie-break e forse nessuno dei due a ben vedere si meriterebbe una fine anticipata a proprio favore: e infatti, eccoci al tredicesimo game.
Davidovich lascia intendere di essere ben provato e commette tre errori consecutivi, ma poi reagisce e risale da 1-4 a 5-4 a ritmo di drop-shot e dritti vincenti. Il pubblico, già schierato dalla sua parte, esulta apertamente per la risalita dello spagnolo, ma i tre punti seguenti sono tutti per il trentacinquenne belgradese.
Djokovic vince il set ed esulta in maniera scomposta; il pubblico lo fischia anche durante il medical time-out da lui richiesto subito dopo la fine del parziale e lui invita tout le monde a fischiare più forte, proseguendo il trend inaugurato da Taylor Fritz. A margine di tutto questo, un’ora e 25 minuti di battaglia con 14 errori per chi ha vinto la frazione e 21 per chi l’ha persa.
Terzo set: Davidovich non spinge più e Djokovic diventa il padrone
Davidovich ha un umanissimo calo di tensione e sparisce per venti minuti; fatica a tenere lo scambio e si riprende solo in tempo per scongiurare la palla-break che lo porterebbe a 0-4. L’iberico rimette insieme il suo tennis e riprende la ruota della fuoriserie targata Belgrado riproponendo alcune soluzioni che lo hanno confortato nelle prime tre ore di gioco.
Tutto è però più difficile perché Djokovic, forte del doppio vantaggio, appare più sicuro dei propri colpi se non proprio sereno (e infatti battibecca di nuovo con i parigini). Sbaglia meno e il forcing del rivale non lo preoccupa più. Sul 5-2 si prende due palle-break che sono anche due matchpoint e il secondo è quello vincente. Giusto così.