Paganini su Federer: "Laver Cup? Deciderà all'ultimo momento. A luglio era chiaro che un ritorno era impossibile"

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Paganini su Federer: “Laver Cup? Deciderà all’ultimo momento. A luglio era chiaro che un ritorno era impossibile”

“Averlo allenato è un privilegio, è maturato ma il suo cuore è sempre lo stesso”, le parole dello storico preparatore del campione svizzero, al suo fianco dall’inizio alla fine

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Gran parte del merito della longevità fisica, e della tranquillità sempre avuta da questo punto di vista, di Roger Federer, è certamente di Pierre Paganini. Il sessantaquattrenne svizzero, infatti, sin dagli albori della carriera ha sempre seguito l’ex n.1 al mondo, affiancandosi negli anni anche a Stan Wawrinka, gestendo praticamente la preparazione atletica del tennis in Svizzera, negli anni in cui due dei migliori giocatori al mondo avevano potuto godere della sua preparazione e della sua accuratezza nei dettagli. E, così come ha contribuito a formare il mito di Roger Federer, Paganini lo ha anche scortato fino alla leggenda, pubblicando anche alcune dichiarazioni sul proprio Twitter che approfondiscono la decisione improvvisa dello svizzero.

A luglio stava diventando più chiaro che un ritorno in tour sarebbe diventato impossibile“, confessa Paganini, “in quel momento stavamo combinando i diversi elementi d’allenamento“. Si vedono, nelle parole del trainer, il rispetto e soprattutto l’affetto che ha sempre nutrito nei confronti del più brillante dei suoi assistiti: “La più grande qualità di Federer fuori dal campo la sua spontaneità, è unico! Puoi mettergli di fronte ogni persona del pianeta e Roger sarà onestamente interessato a lui, e si assicurerà che questa persona si senta a proprio agio“. L’uomo Roger Federer è sempre stato la parte più incredibile, a tratti ancor prima del gioco e della classe che metteva in campo, di un campione unico e irripetibile, di cui purtroppo l’unico ricordo ufficiale rimarrà una brutta sconfitta a Wimbledon per mano di Hurkcaz. Ma la prossima settimana (probabilmente) sarà in campo per un’ultima esibizione alla Laver Cup, tenendo incollati alla televisione milioni di appassionati e non per l’ultimo, emozionante ballo. “Questa sarà probabilmente una decisione dell’ultimo momento“, spiega Paganini in merito all’effettiva presenza di Roger in campo a Londra nel prossimo weekend, “si è esercitato in modo da raccogliere il massimo delle informazioni se sia una buona idea o meno. Sono emozionato“.

Pierre ha rilasciato anche una lunga intervista al quotidiano svizzero Blick, con domande anche più profonde, una delle quali è quella che un po’ tutti hanno in mente dal primo pomeriggio di giovedì 15 settembre: è la scelta giusta? “Non spetta a me giudicare. Sono stato uno dei suoi allenatori per 22 anni, un privilegio incredibile. Sono fortunato ad aver lavorato con questo atleta e persona straordinaria“, risponde Paganini, “ma se chiedi la mia valutazione, penso che sia una decisione intelligente. Non si tratta solo del ginocchio. Roger ha giocato molte partite nella sua carriera e ha messo a dura prova il suo corpo, ha dovuto impegnarsi moltissimo negli ultimi anni per competere a livello mondiale. Immagina quante sessioni di allenamento ha fatto un grande atleta fino a 41 anni! È un miracolo per me ciò ha fatto negli ultimi cinque anni“. Le parole dell’allenatore vanno valutate anche alla luce della voglia che ha espresso Federer di poter preservare al meglio il suo fisico: “Ecco perché penso che questa decisione sia così saggia. Puoi ritirarti dall’ATP Tour, ma forse vuoi ancora vivere la tua passione per il tennis. Anche per me il ritiro di Roger è un sollievo, non voglio che si infortuni di nuovo e poi abbia problemi fisici in futuro. Nello sport di alto livello devi andare al limite nell’allenamento, ma devi anche essere in grado di decidere quando è troppo“.

Inoltre Paganini ha potuto vivere in prima persona, insieme allo stesso Federer, uno dei momenti iconici della storia dello sport, un’emozione semplicemente unica nel pomeriggio del 15 settembre: “Quel momento è stato emozionante, anche se se ne discute sobriamente. Ma allo stesso tempo puoi sentire con ogni fibra che si tratta di un argomento incredibilmente emotivo. È una decisione che un giocatore non prende dieci volte nella vita, ma esattamente una. È qui che entrano in gioco le emozioni e puoi sentire che c’è un essere umano dietro il tennista. Roger ha emozioni profonde e le può mostrare. Quello è bello“. L’emozione più grande è però quella che si può provare guardandosi indietro, e vedendo quanto, nonostante le vittorie, i successi, la persona meravigliosa che Federer è non sia cambiata: “Ho il privilegio di conoscerlo da quando aveva 14 anni. Ovviamente da allora è maturato. Ma l’uomo è sempre lo stesso. Ha ancora lo stesso grande cuore di allora“.

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