ATP Firenze, Musetti: “Ora sono più professionista anche fuori dal campo” [AUDIO]

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ATP Firenze, Musetti: “Ora sono più professionista anche fuori dal campo” [AUDIO]

Rovescio a una mano, cambio di mentalità, Coppa Davis e tanto altro racconta dopo il match con McDonald Lorenzo Musetti, che assicura: “Mi faccio il mazzo anche a telecamere spente”

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Lorenzo Musetti – ATP Firenze 2022 (foto Giampiero Sposito/FIT)
 

È stato un grande Lorenzo Musetti quello che si è guadagnato la semifinale e il best ranking annichilendo McDonald all’UniCredit Firenze Open. Dopo la vittoria, Lorenzo risponde alle domande con calma e professionalità, senza rinunciare a qualche battuta. Si parla di eredità del rovescio a mano, della responsabilità in quanto ultimo azzurro in gara, della sua crescita nell’ultimo anno e di altro ancora. Si comincia con le smorzate…

“Ne ho giocati due o tre in momenti anche importanti, soprattutto nel secondo set. Può essere un’arma quando l’avversario non se l’aspetta. In passato tendevo a giocarla anche quando non c’era bisogno e nei momenti di fretta. No, Roger è difficile da paragonare, è solo motivazione a cui ispirarsi.”

Con il ritiro di Federer, siete rimasti in sette a giocare il rovescio a una mano. Tra 10, 15, 20 anni, quando smetterai, ti piacerebbe essere ricordato come uno dei giocatori in grado di tenere vivo questo colpo?

“Sì, assolutamente. Penso che il rovescio a una mano vada ancora insegnato. È ovvio che vogliono una manualità importante e una discreta fisicità, soprattutto a questi livelli. Il rovescio a due mani tende a toglierti da delle situazioni con più comodità. Però, se imparato bene, con una mano puoi trovare più angoli, le variazioni…”

Preoccupazioni per la semifinale a prescindere dall’avversario?

“Ieri non sapevo neanche con chi avrei giocato. Mi sento molto concentrato su quello che devo fare senza preoccuparmi di chi c’è dall’altra parte. Ne beneficio anche in allenamento perché mi focalizzo sulle mie cose.”

Essere l’unico italiano rimasto è un peso, una responsabilità o una carica?

“Ho vissuto con la pressione fin da piccolo, questa non la posso considerare pressione. Ovvio, è una responsabilità perché ci tengo a far bene, soprattutto qua a Firenze perché mi sento a casa, però è un aiuto, una spinta in più che il pubblico mi dà.”

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(Scanagatta). Devi giocare con Nakashima, mai incontrato, o con Auger-Aliassime, 2-1 per te, sempre sulla terra. Ci parli di loro?

“Con Nakashima ho giocato da junior, sul veloce outdoor in Cina. Gli piace il veloce, un classico americano, un po’ come McDonald, forse più in forma. Serve bene, sta vicino, gioca bene di rovescio. Il dritto è pesante quando ha tempo, ma è il colpo che deve migliorare di più. Aliassime ha un tipo di gioco che a me piace. Ci ho fatto sempre delle belle partite, anche quella che ho perso – ero sopra di un set, mi sono ritirato perché non stavo bene. Ha più esperienza di Brandon perché ha già giocato a questi livelli.”

(Scanagatta). I tennisti dicono che sempre che la classifica non è così importante, però tu sei già n. 24, best ranking. Vincendo il torneo arriveresti solo a 23, è buffo.

“Tanto vale non vincere, allora [ride]. Più si sale, maggiore è gap di punti, di partite e di trofei da vincere. Sono contento del best ranking, ma quello che mi interessa davvero è come sto vedendo me stesso adesso, più professionista anche fuori dal campo. È quello che mi fa essere così sicuro di me in campo, così ordinato.”

Sulla Coppa Davis si sta creando una dinamica molto buona: gran vittoria in Slovacchia, benissimo a Bologna e chi sta davanti a te, per motivi diversi, non sta vivendo il suo miglior momento. Hai pensato che potresti essere singolarista a Malaga?

“Ovvio che mi piacerebbe giocare, ma sono scelte del capitano. Vedremo chi arriverà sano alla fine. Matteo, Jannik e anche io abbiamo avuto un po’ di sfortuna con gli infortuni. Speriamo di arrivare tutti sani e in forma.”

Sei a tuo agio al coperto?

“Anche a inizio anno ho giocato bene indoor. L’anno scorso non ho giocato bene il finale di stagione, difficile fare paragoni. Ho fatto buoni miglioramenti su questa superficie. Certo questo è un campo abbastanza lento, si era visto in Slovacchia e a Bologna, mi piace.”

In conclusione, lo sviluppo rispetto alla stagione scorsa.

“Paragonando il Lorenzo dell’anno scorso a quello di quest’anno, c’è stato uno sviluppo, un cambiamento anche di mentalità. Roberto [Petrignani, il preparatore atletico] è un professionista esperto, ci lavoro da quattro anni, abbiamo un ottimo rapporto. Quello che funziona è la giusta chimica che c’è nel nostro team. Simone e Roberto la vedono alla stessa maniera e questo mi ha fatto fare il salto di qualità. Sono contento di come sto lavorando, mi sto facendo un mazzo così anche a telecamere spente. Il lavoro che non si vede poi dà i suoi frutti. Ringrazio Roberto che mi fa un mazzo tanto ogni giorno.”

Qui sotto l’audio completo della conferenza stampa:

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IL TABELLONE COMPLETO E AGGIORNATO DELL’ATP 250 DI FIRENZE

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