Coco Gauff: “Prima di tutto sono una persona, parlare è una mia responsabilità”

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Coco Gauff: “Prima di tutto sono una persona, parlare è una mia responsabilità”

Intervistata dal quotidiano l’Équipe, Coco Gauff spiega le ragioni del suo impegno politico e sociale: “Ho dei principi che sono più importanti di ogni altra cosa, compreso il tennis”

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Cori Gauff - Berlino 2022 (Twitter - @wtatour)
Cori Gauff - Berlino 2022 (Twitter - @wtatour)
 

Ha solo diciott’anni Coco Gauff, però le sue idee su alcune questioni (non solo) per lei di primaria importanza sono già ben chiare. Il tennis, certo, che è la sua professione e che in questo momento le piazza quel numero 4 prima del nome, nel senso di quarta giocatrice del mondo, che le è valso la sua prima qualificazione alle WTA Finals. A Fort Worth, ha esordito contro Caroline Garcia in singolare nella notte italiana di martedì perdendo 6-4 6-3, dopo la sconfitta in doppio al match-tiebreak per mano delle cinesi Xu e Yang insieme a Jessica Pegula, anch’ella debuttante al Torneo delle Maestre. Ma stiamo divagando, perché oltre al tennis Coco si è fatta notare per l’impegno politico e sociale. È una voce di Black Lives Matter, ha parlato dell’amara decisione della Corte Suprema che ha spalancato ai singoli Stati dell’Unione l’opportunità di impedire alle donne l’accesso all’aborto legale, ha scritto “Peace. End gun violence” sulla telecamera dopo la semifinale del Roland Garros di quest’anno con in mente la sparatoria in un ospedale dell’Oklahoma e il massacro alla scuola elementare del Texas di quei giorni.

Nell’intervista di Quentin Moynet del quotidiano francese l’Équipe, ripresa da Slalom, Coco comincia spiegando che la formazione della propria coscienza politica e sociale deriva “dalla mia famiglia e dalle esperienze fatte. Se posso far vivere a meno persone ciò che ho vissuto io, allora parlare è una mia responsabilità. La storia ha dimostrato che nulla cambia restando in silenzio. Se vogliamo cambiare le cose, dobbiamo parlare. È così che sono stata cresciuta. I miei genitori e i miei nonni mi hanno sempre incoraggiata a impegnarmi politicamente, a tenermi aggiornata su ciò che sta accadendo nella società”.

VIRALE – Coco si è resa conto dell’impatto delle sue parole “nel 2020, con George Floyd. Ho tenuto un discorso a Delray Beach” spiega. Era appena sedicenne all’epoca di quel discorso divenuto virale sui social, con la frasese scegli il silenzio, stai scegliendo la parte dell’oppressore che racchiude in sé le motivazioni di Gauff. “A dire il vero, non era affatto previsto” prosegue. “Volevo solo partecipare alla manifestazione, ma la gente mi ha riconosciuta e mi ha chiesto se potevo dire qualcosa e l’ho fatto. Il giorno dopo era su ESPN, su Good Morning America, su tutti i canali di news. Non pensavo che se ne sarebbe saputo qualcosa fuori da Delray”.

RIFLUSSO – Sua nonna Yvonne Odom era presente quel giorno in Florida. “Anche per questo ho parlato. All’inizio degli anni ’60, mia nonna è stata la prima studentessa nera a entrare nella scuola superiore bianca della Seacrest High e ha sperimentato in prima persona la segregazione razziale. È stata una grande ispirazione per me. Con tutto ciò che ha vissuto e passato in quel momento, mi fa schifo che stiamo ancora combattendo per le stesse cose tanti anni dopo. Il mio desiderio è che ogni generazione faccia qualcosa affinché tutto questo finisca. Anche se probabilmente non lo vedrò durante la mia vita”.

CONTRASTO – Da una parte, la famiglia può fornire un’educazione, a volte astratta, su ciò che è giusto e sbagliato; dall’altra, c’è l’istinto di protezione. Questi due aspetti sono entrati in opposizione quando, inizialmente, il padre non voleva che pubblicasse un messaggio su Instagram dopo la morte di George Floyd. “C’è stata una discussione molto intensa. I miei genitori non volevano che lo facessi, ma non riuscivo a dormirci la notte” ricorda Coco. “Ho spiegato loro che mi sentivo come se stessi abbandonando la mia comunità. Avevo 16 anni, mio padre temeva che la gente non mi prendesse sul serio. Il tennis è ancora uno sport in gran parte bianco, con un seguito prevalentemente bianco, quindi temeva che sarei stata presa di mira. Sapeva che sarei stato criticata e non sapeva come l’avrei gestita. Alla fine ci siamo trovati d’accordo sul fatto che era meglio per me parlare anziché tacere. Le persone che non sono d’accordo con te fanno parte della tua vita. La cosa più importante è capirsi e rispettarsi. Molti si sono presi il tempo di leggere il mio post e di rispondere in modo ragionato, senza essere aggressivi. Quelli che mi insultano e sputano il loro odio non mi interessano”.

CONOSCENZA – Gauff sa bene ci sarà sempre qualcuno pronto a criticare le sue dichiarazioni, ma questo non la spaventa anche perché non sono improvvisate, per quello che, quasi con un eufemismo, si potrebbe definire un approccio minoritario al mondo dei social. “Prima di dire qualcosa, mi prendo del tempo per riflettere, faccio maturare i miei pensieri. Per il diritto all’aborto e il dibattito sulla violenza legata al porto di armi, ho fatto molte ricerche. Voglio essere sicura di sapere quello che sto dicendo, per non dover tornare sulle mie parole in seguito e puntualizzare”.

COMPLESSITÀ – Tra le critiche che le vengono mosse, ci sono quelle riassumibili con “sei una tennista, pensa a giocare a tennis”, secondo un’irrealistica visione delle persone come esseri monodimensionali. Una visione di comodo quando non si hanno argomentazioni razionali. Che Coco Gauff abbia viceversa una profondità considerevole non solo in rapporto all’età dovrebbe ormai essere piuttosto evidente e lo dimostra una volta di più sentendo la necessità di elaborare l’iniziale risposta – una battuta semplice ed efficace. “Penso che sia una cosa stupida (sorride). Prima di essere un’atleta, sono una persona. Sono una nera e un’americana. Sarò una tennista solo per poco tempo, cosa e chi sono rimarrà per la vita. Gli atleti sono cittadini quanto chiunque altro. Diremmo mai a un avvocato di parlare solo di diritto? Non ha senso. Le persone non vedono cosa facciamo fuori dal campo, non sanno cosa conosciamo di questo o quell’argomento. Ho dei principi che sono più importanti di ogni altra cosa, compreso il tennis. Cerco di esserne degna”.

RACCHETTA MAGICA – Quando era piccola, il padre le ripeteva spesso la frase “puoi cambiare il mondo con la tua racchetta”, quasi una di quelle massime oscure pronunciate dal mentore del protagonista all’inizio di un film e che diventano chiare e risolutive nel finale. “Sono cresciuta e sono diventata quello che sono con la mia racchetta. All’inizio non capivo: ‘Di cosa stai parlando, trasformare il mondo con una racchetta?’. Oggi so cosa intendeva. Quando la mia carriera sarà finita, spero di poter dire di aver contribuito a cambiare delle cose. Vorrei poter dare fiducia alle ragazze come me, far sapere che possono realizzare ciò che vogliono, qualunque sia la loro età. Incoraggiare le giovani a esprimersi su determinati problemi sociali. Persevera e non lasciare che nessuno ti intimidisca”.

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