Da Malaga, il nostro inviato
B. Coric b. T. Kokkinakis 6-4 6-3
Troppo Coric per un Kokkinakis espressosi in molti bassi e pochi alti contro un avversario che fa della continuità del suo rendimento ad alti livelli la sua forza: il croato ha confermato con un 6-4 6-3 quanto di buono fatto vedere due giorni fa contro Bautista-Agut, mostrando la compatteza ad alti livelli di una squadra che ha un doppio di primissimo livello e che in singolare può contare su un numero 1 di tutto rispetto come Cilic.
Hewitt nell’immediata vigilia della semifinale si prende tutte le sue responsabiltà di capitano e fa una scelta per certi versi comprensibile, ma per nulla scontata. L’ex numero1 al mondo preferisce Kokkinakis a Thompson, nonostante quest’ultimo abbia vinto la sfida dello scorso martedì contro Grieekspoor, sia uno pari nei precedenti con Coric nel circuito maggiore (avendo vinto l’ultimo giocato a Bercy due anni fa) e che abbia una migliore classifica del compagno di origine greca. I due giocatori che hanno aperto la seconda semifinale si erano incontrati una sola volta in precedenza, ma molto recente: lo scorso mese sul cemento outdoor di Tokyo quando a imporsi fu il croato in due set (6-4 7-6).
IL MATCH – Il primo set dell’incontro vede Coric tenere facilmente i suoi turni di servizio (concede in tutto cinque punti e non si arriva mai ai vantaggi) ed è giocato quasi esclusivamente sui turni di servizio di Kokkinakis, nonostante l’australiano abbia servito nel corso del parziale iniziale ben 8 ace e ottenuto tanti altri punti diretti col servizio. Già nell’ottavo gioco l’australiano ha dovuto salvare una palla break per tenersi in scia nel punteggio, ma nel decimo game deve capitolare. Prima salva due set point consecutivi (il primo grazie alla complicità di Coric che spedisce in corridoio un rovescio non impossibile, il secondo con un servizio vincente) ma sul terzo, al termine di un lungo scambio, il numero 26 al mondo porta a casa il set, facendo scatenare la rumorosa “torcida” croata.
In una sfida giocata nuovamente in una bella cornice di pubblico possiamo testimoniare dalla tribuna stampa del palasport andaluso che la rappresentanza croata, decisamente più numerosa della inevitabilmente scarna tifoseria australiana, con la sua orchestra di trombe e vari strumenti a fiato suonati a ogni punto conquistato da un suo giocatore, sia stata un piacevole contorno per un match che altrimenti sarebbe sembrato appartenere a un torneo del circuito ATP, non all’atmosfera che ha reso celebre la Coppa Davis. Dal punto di vista della tribuna australiana è invece affascinante osservare come ai cambi campo una leggenda del tennis come Tony Roche (allenatore di successo e da giocatore vincitore del Roland Garros nel 1966 e finalista a Wimbledon e per due volte a New York) all’eta di 77 anni ai cambi campo sia quasi sempre all’in piedi alle spalle di Hewitt nel sostenere Kokkinakis.
Nel secondo set cambia molto leggermente l’andamento dell’incontro: nel terzo gioco il tennista australiano, grazie al primo doppio fallo di Coric sul 30 pari, arriva a palla break, ma il croato subito rimedia con un servizio vincente. Anche nel corso del quinto game il compagno di doppio di Kyrgios riesce ad arrivare ai vantaggi, ma è solo un fuoco di paglia per le speranze aussie. Nel successivo gioco Coric allunga nel punteggio convertendo -con una discesa a rete nel corso di uno scambio in cui aveva guadagnato campo- la prima palla break concessa da Kokkinakis. Lo strappo del croato è quello definitivo, il numero 26 al mondo lascia le briciole nei suoi turni di servizio all’avversario e con il quinto ace della sua partita fa terminare il match 6-4 6-3 dopo 92 minuti dal suo inizio. Ora la Croazia è solo a una vittoria dalla quinta finale della sue recente storia (ha vinto la Davis nel 2005 e nel 2018).