Simone Vagnozzi: “Sinner, obiettivo ATP Finals 2023”

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Simone Vagnozzi: “Sinner, obiettivo ATP Finals 2023”

“La sconfitta con Alcaraz è stata dura da digerire ma non credo l’abbia segnato”. Il coach di Jannik Sinner parla del bilancio della stagione conclusa, della preparazione e dei prossimi obiettivi. “Un mese intero per allenarsi era esattamente ciò che ci voleva”

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Jannik Sinner e Simone Vagnozzi - Roma 2022 (foto Francesca Micheli)
 

In cima alla classifica delle delusioni dell’anno per l’Équipe, “ma anche meno” per Ubitennis, con il cambio di allenatore dopo l’Australian Open dello scorso gennaio Jannik Sinner ha intrapreso un percorso di crescita tecnico-tattica di cui dovrebbe iniziare a raccogliere i benefici nell’ormai imminente nuova stagione. Già nel corso del 2022 si è visto qualche miglioramento al servizio, al quale manca tuttavia continuità e la cui resa assoluta è certo parecchio inferiore al valore complessivo del ventunenne di Sesto Pusteria. Numero 15 del ranking, infatti, Jannik è 32° nella classifica per rendimento della battuta stilata dall’ATP, secondo un sistema che lascia perplessi (se non inorriditi) gli statistici, ma ha un qualche punto a favore se svettano Isner e Kyrgios, mentre Fognini e Schwartzman sono parecchio indietro. In ogni caso, tre sole posizioni in più rispetto al 2021, ma quello che fa ben sperare sono l’introduzione di qualche variazione al gioco di pressione da fondocampo che rimane naturalmente la base, un miglioramento del gioco di volo, un dritto cresciuto tantissimo rispetto a un paio di anni fa.

Con i problemi fisici verosimilmente maggiori responsabili dell’uscita dalla top 10, i non esperti sono indotti a pensare che un lavoro di prevenzione sia un aspetto da curare con particolare attenzione. Un’intuizione confermata dal coach di Sinner Simone Vagnozzi, intervistato da Alessandro Nizegorodcew e Luca Fiorino per il Corriere dello Sport. “Il nostro primo pensiero durante la preparazione invernale è stato quello di lavorare sulla prevenzione, mentre tecnicamente ci siamo concentrati molto sul servizio. Il rammarico più grande della passata stagione è essersi fermati, causa infortunio, in tornei in cui si erano presentate ghiotte chance. Oggi guardiamo con fiducia al futuro”.

Essendo dicembre, non ci si può esimere dal tirare le somme e Vagnozzi ribadisce la parte per cui non tutto è andato per il verso giusto citando gli infortuni e il cambio di guida tecnica a febbraio, che può sembrare “praticamente” all’inizio della stagione, ma in realtà manca l’importante lavoro nella off season. A ogni modo, Jannik ha confermato i sedicesimi a Parigi e raggiunto i quarti di finale negli altri tre major (in Australia ancora con Piatti), un netto progresso che Simone non può non rimarcare: “Andando a vedere il bicchiere mezzo pieno, Jannik ha senza dubbio ottenuto risultati migliori, rispetto al 2021, nei tornei dello Slam. Inoltre a Wimbledon è riuscito a prendere confidenza su una superficie che fino a quel momento era un tabù. Tutto sommato è stata un’annata buona”.

Se nell’ottica di poter essere competitivi su tutte le superfici conta tantissimo il risultato di Wimbledon, dove ha surclassato Isner e Alcaraz per poi arrendersi al recupero di Djokovic dopo aver dominato i primi due set, è interessante capire la valutazione del coach sullo stellare match perso contro Carlos allo US Open (in una rivallità appena agli inizi). “È stato duro da digerire” ammette Vagnozzi, “ma non credo l’abbia segnato; già nel torneo ATP 250 di Sofia stava giocando bene prima che si infortunasse. Dopo Parigi Bercy è stato fermo altre tre settimane e non è stato possibile recuperare per la Coppa Davis. Il dispiacere è stato grande, ma non aveva senso rischiare. Un mese intero per allenarsi era esattamente ciò che ci voleva”.

È stato durante lo swing sui prati che è entrato nel team il supercoach Darren Cahill, australiano ex n. 22 del mondo, magari non particolarmente amante dell’erba ma che di sicuro a rete sapeva il fatto suo. Non fatichiamo a credere a Vagnozzi quando dello storico allenatore di Simona Halep dice “una splendida persona ancor prima che un grande professionista. È un uomo empatico con cui si lavora bene”.

Il lavoro di preparazione è stato fatto, la strada per un’ulteriore crescita è intrapresa e almeno un obiettivo del 2023 è svelato: “Tornare a giocare le ATP Finals di Torino. Jannik avrebbe le potenzialità per vincere anche uno Slam, ma ancora non si è presentata la chance. Bisognerà farsi trovare pronti e capitalizzare le occasioni che arriveranno. La parola chiave è continuità”. Non resta che uno sguardo d’insieme al Tour, ma Simone non punta a sorprendere – probabilmente perché c’è da poco da inventarsi. “Novak Djokovic è ancora il più forte. Quando ha la possibilità di giocare, il più delle volte vince”. Poi conclude con una nota azzurra: “Fra i giovani, invece, Musetti credo che possa fare un ulteriore step. L’ho visto migliorato sulle superfici veloci”.

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