Australian Open
Australian Open, Stosur lascia anche in doppio: “Il tennis è tutta la mia vita, continuerò a farne parte”
La conferenza di congedo di Sam Stosur, prima di chiudere anche sul campo di Melbourne. Un futuro da coach in vista? “Sono sicura che qualche atleta australiano mi terrà molto occupata”

Smantha Stosur ha annunciato la fine della propria carriera professionistica al termine dell’Australian Open 2023, attraverso l’ultima conferenza stampa Pre-Torneo della sua vita tenutasi nel Media Day della 111esima edizione dello Slam di scena a Melbourne Park. Dopo aver appeso la racchetta al chiodo in singolare un’anno fa proprio nel Major di casa, la 38enne di Brisbane appone il sigillo anche alle sue attività agonistiche da specialista del doppio femminile e del doppio misto che l’hanno accompagnata negli ultimi dodici mesi di Tour di prima di salutare una seconda volta – ed in questo caso definitivamente – il tennis ancora e per sempre dinanzi al pubblico Down Under. 8 titoli Slam con Best Ranking di n. 4 WTA – mentre è giunta in cima alla classifica nella disciplina di coppia -, il manifesto di una grande esponente della racchetta mondiale degli ultimi vent’anni. Prima delle domande dei giornalisti, il lungo omaggio del CEO di Tennis Australia nonché Direttore dell’Happy Slam Craig Tiley che alla conclusione della chiacchierata di Sam con i media le ha donato un ossequio floreale.
Craig Tiley: “Prima di tutto, grazie Sam [Stosur, ndr] (sorridendo). È stato surreale camminare al fianco di Samantha per venire qui in sala stampa, perché mi sono reso conto che questa sarebbe stata la sua ultima volta a Melbourne in cui si sarebbe recata dinanzi ai giornalisti per rispondere alle loro domande. Posso garantire, tuttavia, che certamente non sarà l’ultima volta in assoluto che i Media vorranno intervistarla poiché ciò che ha fatto Sam nella sua carriera da tennista trascende ben oltre il campo da gioco e si riverbererà in qualunque cosa decida di fare o deciderà di essere dopo il tennis. Sicuramente, però, sappiamo che rimarrà nel nostro mondo per aiutarci a sostenere la prossima generazione di atleti che si sta affacciando al professionismo. Ho molti bei ricordi relativi al mio legame con Sam. Quando sono arrivato in Australia, era solo all’inizio della propria carriera, mi riaffiorano nella memoria le sue grandi partite, delle autentiche battaglie. Il modo in cui gestiva i vari momenti di quelli incontri, mi schiarì sin da subito l’idea di trovarmi di fronte ad una giocatrice che avesse la stoffa della campionessa. Non avevo alcun dubbio, che in futuro avrebbe goduto di un grande successo. E difatti così è stato, ti sei laureata più volte vincitrice degli eventi del Grande Slam sia nelle specialità del misto che doppio, ma naturalmente il tuo più grande traguardo rimane il titolo allo US Open. E’ altrettanto bello e piacevole appurare come il tuo team sia stato al tuo fianco nel tuo lungo ed importante viaggio, praticamente dall’inizio alla fine. Anche se sono a conoscenza del fatto, che tu abbia dato la possibilità a due membri della tua squadra di dedicarsi a nuovi progetti riguardanti giovani promesse e quindi di non essere qui con te in questo ultimo ballo. Infine Sam, io e tutti coloro che lavorano per Tennis Australia volevano porgerti un ringraziamento speciale a nome di tutto il movimento australiano per quello che la tua figura ha rappresentato per il gioco, ma anche per quello che ha significato per ognuno di noi a livello personale. Sei stata una luce brillante per ogni singolo atleta o allenatore, dalla quale trarre costantemente grandi lezioni. Posso descrivervi, una lunga lista di tuoi pregi e valori incommensurabili: la tua etica del lavoro, il tuo atteggiamento, la tua preparazione fisica e mentale, ma soprattutto il modo in cui ti sei comportata sia nella vittoria che nella sconfitta. Non vedo l’ora di iniziare a collaborare con te, nel prossimo passo della tua vita. Penso che se tu voglia guardarti indietro e riflettere, lo potresti fare con grandissimo orgoglio perché sapresti che hai raggiunto tutto ciò che potevi ottenere. Quindi grazie“.
Samantha Stosur: “Grazie“.
D. Quante lacrime hai versato e quante ne verserai ancora? Guardando invece al futuro, quali sono le tue intenzioni? Cosa vorresti fare, dedicarti ad esempio alla cucina o al giardinaggio?
Samantha Stosur: “Di cucinare, lo faccio già da diverso tempo. Mentre ho bisogno di sperimentare e affinare le mia abilità nel giardinaggio (sorridendo, ndr). Tornando seri, come ha detto anche Craig [Tiley, ndr], la mia volontà è assolutamente quella di rimanere nel tennis. Perché semplicemente è stata tutta la mia vita, per cui in qualche modo mi piacerebbe ancora esserne coinvolta. Devo però ancora capire esattamente cosa sarò in grado di fare, o cosa vorrò fare nello specifico. Ma ripeto, ho talmente così tanta passione per questo sport che sono molto interessata a vedere come proseguirà la carriera delle altre giocatrici. Troverò di sicuro qualcosa da poter fare nel tennis. Se poi non dovessi trovarla rapidamente, mi dedicherò inizialmente alla vita domestica. Immagino che il mio peso nei prossimi mesi aumenterà decisamente. Non potrò più farla franca come in passato (sorridendo, ndr). Ma sì, qualunque cosa sia non vedo l’ora di dare inizio a questa nuova fase della mia vita“.
D. Da un punto di vista strettamente pratico, in tutta la tua carriera hai condotto una vita in perenne viaggio verso varie località mondiali. Un tipo di vita che potremmo definire “nomade” che praticamente tutti i giocatori di tennis vivono per dieci anni o anche oltre. Come ti appresti ad un cambiamento radicale nel quale non dovrai ogni settimana prendere un nuovo volo, vivere costantemente con la valigia in mano e fare il check-in in Hotel?
Samantha Stosur: “Ci sono sicuramente alcune parti della vita da tennista, e penso che in merito a questo aspetto posso parlare per qualunque giocatore o giocatrice, che alla lunga stancano. Ad un certo punto della carriera, si è stufi di dover sempre preparare la valigia e salire su un nuovo aereo. Dopo che lo fai una quantità infinita di volte, diventa noioso nonostante in passato al contrario ti era sembrato piuttosto divertente. A volte avresti voluto essere a casa, per non ripetere per l’ennesima volta la routine che eri invece obbligato a seguire. Però avendo avuto questa vita, sono altrettanto sicura che dopo tre mesi ferma in casa avrei prurito ai piedi e sarei costretta ad intraprendere un viaggio perché è quello a cui siamo stati abituati per gran parte della nostra vita. Quando mi troverò in quella situazione, andrò certamente in vacanza. Una tipologia di viaggio divertente (sorridendo, ndr), che avrei voluto compiere maggiormente durante i miei anni di carriera ma che quasi mai ho potuto fare quando avrei voluto. Non andrò però in vacanza dopo il torneo, perché ora ho voglia solo di tornare a casa e avere del tempo per me. Sarà un ritorno a casa, indubbiamente molto diverso da quelli che ho vissuto in passato. Tuttavia devo essere sincera e dire che ci saranno delle cose che mi mancheranno del non poter più viaggiare per il Tour, ovvero ciò che mi ha portato ad essere una tennista professionista. Perché spesso ci si dimentica, che vi è molto di più oltre al campo; ci sono i valori. Non credo comunque che mi annoierò o farò troppa fatica a scegliere cosa fare, una volta appesa la racchetta. Sarò molto impegnata, ne sono certa. Come ho detto anche prima, sono molto appassionata di questo sport ed in particolare degli atleti australiani. Sono sicura che qualcuno di loro, mi terrà molto occupata“.
D. Volevo riallacciarmi a quello che hai detto per chiederti, quale aspetto della vita da tennista ti mancherà di più o quali saranno quelli più difficili da abbandonare e che avranno bisogno di più tempo per essere lasciati alle spalle?
Samantha Stosur: “Senza dubbio, scendere in campo e giocare in modo competitivo. Ma ovvierò a questa mancanza, continuando ad esprimermi su un campo da tennis pur senza essere più un’agonista. Anche se invece devo ammettere, che la preparazione di una partita sarà un momento che non rimpiangerò. Non è quasi mai piacevole, perché sei nervosa e stressata. Le persone attorno a te si limitano a dire che è in arrivo per te un nuovo match, ma ciò che lo precede a volte è una molto sensazione scomoda da provare e per nulla familiare. Il tuo unico obbiettivo in quegli attimi complessi è semplicemente andare in campo, giocare al meglio e avere così a fine partita persone che ti applaudono poiché ti hanno visto fare qualcosa di buono. La grande difficoltà sta proprio in quei momenti che dividono l’ingresso in campo e l’inizio effettivo dell’incontro. Una sensazione che chiaramente ho vissuto per tutta la vita da atleta. Non avere più questo specifico elemento del mondo del tennis, penso che sarà molto strano per me vivendo e accorgendomi della sua assenza. Ma poi, come ho già detto, nulla sarà veramente terminato. Si aprirà unicamente un nuovo capitolo. Da questo punto di vista, anche l’esperienza da Capitano nella recente United Cup mi ha fornito le medesime sensazioni pur non essendo io impegnata direttamente. Ora so perfettamente cosa si provi a fare il Capitano in BJKC o in Davis. Tuttavia poter giocare di fronte a folle immense, ricevendo un grandissimo sostegno, è il privilegio di cui possono godere solo i tennisti professionisti“.
D. Se ti guardi indietro e ripensi alla tua carriera, qual è il torneo o la vittoria più memorabile? E invece il risultato di cui sei più orgogliosa?
Samantha Stosur: “E’ molto complicato non rispondere la vittoria in singolare allo US Open, perché ovviamente è stato l’apice che ogni tennista vuole raggiungere ovvero vincere un Grande Slam. Era certamente il mio più grande sogno e sono riuscita a realizzarlo. È un momento che non potrò mai dimenticare. Ci sono però anche altre partite della mia carriera da singolarista che spiccano rispetto alle altre, momenti per esempio in tornei più piccoli. La mia prima vittoria in singolare ottenuta a Osaka. Momenti come questo, che naturalmente vengono oscurati dalla vittoria di uno Slam per quanto riguarda l’opinione pubblica ma non per me. Poiché sono tutti passi fondamentali compiuti lungo la strada, propedeutici per arrivare anche al successo di New York. Ho moltissimi ricordi davvero piacevoli degli eventi di secondo piano, che hanno invece rappresentato fasi cruciali della mia carriera. È davvero difficile sceglierne soltanto uno. Ce ne sono svariati, guardandomi indietro. Quindi posso ritenermi molto fortunata a poter avere così tante belle immagini da custodire nella memoria, sia quando da vincente sia da perdente dentro e fuori dal campo o ancora quando ho viaggiato. Mi sono divertita molto durante tutti questi anni, ho avuto l’opportunità di incontrare così tante persone che mi hanno dato veramente tanto. È stato bellissimo potersi trovare e soggiornare in qualsiasi parte del mondo“.
D. A che punto pensi che si trovi in questo momento il tennis femminile australiano? Qual è il futuro ruolo che potrà svolgere nel panorama del tennis mondiale?
Samantha Stosur: “Spero in questo senso di avere un’influenza attiva, visto che sarò ancora coinvolta nel tennis. In generale, mi è dispiaciuto molto che Ajla [Tomljanovic, ndr] si sia dovuta ritirare dall’Australian Open e abbiamo anche Dasha [Saville, ndr] infortunata. Ciononostante, c’è un intero gruppo di giovani ragazze che sta davvero spingendo per cercare di entrare tra le prime cento del ranking. Sono persone fantastiche, tenniste molto preparate che stanno dando tutto per diventare il prossimo gruppo consolidato del tennis femminile australiano. Sono sicura che arriveranno al loro obbiettivo. Hanno soltanto bisogno di superare il prossimo piccolo ostacolo, poi per loro sarà tutto più facile. Tutte sono già arrivate tra le prime 130 WTA, si sono dunque avvicinate tantissimo all’obbiettivo però poi sul più bello hanno mollato. Penso che il successo porti ad altro successo. E’ solta una questione di ritrovare la fiducia perduta. Devono solamente avere un pò di pazienza, per poter superare quella barriera. A quel punto sicuramente si affermeranno. Aldilà di questo, tuttavia, credo sia un vero un peccato non poter contare su Ajla e Dasha nel tabellone di quest’anno“.
D. Qual è secondo te l’importanza che rivestono attualmente il tennis e questo torneo nello specifico, per gli appassionati australiani di sport? Come descriveresti il peso delle pressioni e delle aspettative che un australiano avverte nel provare a fare bene qui a Melbourne?
Samantha Stosur: “Questo evento è uno dei più grandi del calendario tennistico. Ma in Australia non è ‘solo’ questo, è uno dei più grandi eventi sportivi in assoluto che puoi ammirare nel nostro Paese. Siamo molto fortunati in Australia a poter ospitare uno dei quattro tornei del Grande Slam, a giocare a tennis in una Nazione che ha avuto un ruolo nell’origine di questa disciplina. Ora vivo a Melbourne, quindi è diventata ormai la mia città. Dobbiamo essere fieri di tutto questo, abbiamo un’opportunità incredibile facendo da cornice ad uno dei più importanti appuntamenti mondiali del panorama sportivo. Penso che essere australiano, francese, americano o inglese, sia nel tennis un aspetto che ti rende privilegiato. Giocare uno Slam in casa, tira fuori davvero il meglio da molti giocatori, se non da tutti. Amiamo giocare di fronte ad amici e familiari perché sentiamo il loro forte sostegno. Abbiamo l’intero pubblico che ci sospinge. Non c’è niente di meglio. Come ho detto, ci sono anche altre pressioni che ne scaturiscono, ma sono certa che nessuna persona scambierebbe mai essere in questa posizione con qualcos’altro“.
D. Guardando indietro alla tua carriera, quando pensi ai tuoi successi, ai titoli, al trionfo allo US Open, ma anche alla finale di Parigi o alle tue affermazioni in doppio, resti sbalordita da ciò che hai realizzato? Se ti guardi indietro, pensavi di poter ottenere tutto quello che hai ottenuto? Qual è la tua considerazione personale su ciò che hai fatto?
Samantha Stosur: “Non sapevo cosa avrei potuto fare ad inizio carriera. Ho sognato cosa mi sarebbe piaciuto realizzare. E non solo, sicuramente, ho raggiunto tutto questo ma sono andata ben oltre i più rosei sogni. Ho fatto tutto il possibile per poter essere la versione migliore derivante dalle mie potenzialità. Se l’allenatore ti suggerisce qualcosa, se ci credi veramente ci proverai finché non ti riuscirà. Quando non riuscivo a far funzionare qualcosa nel mio gioco, la affrontavo come un’opportunità per migliorarmi e di questo sono estremamente orgogliosa. Così come lo sono di come mi sono comportata in campo. È sempre stato importante per me competere sì duramente, ma mostrarmi sempre così com’ero. Se vieni dominata sul campo, accettalo. Stringi la mano e prova a fare di più il giorno successivo in allenamento. Ogni vittoria o sconfitta mi ha portato a progredire. Ho sicuramente ottenuto molto più di quello che avrei mai potuto immaginare. Quindi posso lasciare essendo molto orgogliosa di me stessa“.
(Omaggio floreale e Applausi).
Samantha Stosur: “Devo comprare un vaso più grande (risate, ndr). Grazie, Craig“.
ATP
Numeri: il dominio di Djokovic nel tennis maschile dal 2011 ad oggi
Dalle settimane trascorse al numero uno al confronto contro gli altri grandi: Ferruccio Roberti raccoglie alcuni dati che testimoniano chi sia stato il più grande di quest’era tennistica

62 – Il numero percentuale delle settimane trascorse come 1 ATP da Novak Djokovic dal 4 luglio 2011 -giorno successivo alla prima vittoria di Wimbledon che lo proiettò sulla cima del ranking – a oggi. Una cifra di per sé impressionante che probabilmente sarebbe potuta essere ancora più significativa se il serbo non avesse saltato la seconda parte del 2017 e se l’anno scorso non avesse scelto di mettersi nelle condizioni di non poter partecipare a due Slam e quattro Masters 1000 (e a Wimbledon i punti fossero stati assegnati).
Altri numeri aiutano a comprendere meglio quanto fatto dal serbo dalla seconda metà del 2011 ad oggi: dal luglio di dodici anni fa ha vinto 19 dei 42 Slam (il 45,2%) e 29 dei 75 (38,6%) Masters 1000 a cui ha preso parte. In questo stesso periodo ha vinto 190 dei 245 (77.6%) match disputati contro colleghi nella top ten e, più in generale, si è imposto in 670 dei 768 incontri disputati (l’87,2%, una percentuale che sale al 89.3 considerando solo le partite non giocate sulla terra rossa). Della prima top 20 che lo vide al numero 1 sono rimasti sul circuito Nadal, Murray, Monfils, Gasquet e Wawrinka, mentre in quella attuale solo l’immenso campione maiorchino e Carreno Busta erano già tennisti professionisti nel momento in cui Djokovic salì per la prima volta al numero 1 del mondo.
Non per fare inutili paragoni tra campioni che hanno avuto ciascuno la loro fantastica parabola, ma per comprendere meglio questo approfondimento sul periodo che parte da quando Nole è diventato numero 1, si può osservare come solo Nadal, di un anno più grande di Djokovic, ha avuto numeri in qualche modo paragonabili al serbo. In questo lasso temporale Rafa ha comunque vinto dodici Slam e diciassette Masters 1000, occupando la prima posizione del ranking ATP per 107 settimane, ma perdendo 18 dei 31 scontri diretti giocati con Novak e sconfiggendolo solo 2 delle 14 volte in cui lo ha affrontato lontano dalla terra battuta. Ancora più pesante lo score con l’altro leggendario “big three”, Roger Federer: nato quasi sei anni prima di Djokovic, compiva di lì a un mese 30 anni la prima volta che Nole diventava numero 1 e ha inevitabilmente pagato la differenza d’età. Ad ogni modo, l’immenso campione svizzero nel periodo che stiamo analizzando ha vinto 4 Slam e 11 Masters 1000, è stato numero 1 ATP per 25 settimane complessive e contro Nole ha vinto 9 delle 27 volte in cui si sono confrontati.
Quando domenica scorsa ha sconfitto in finale degli Australian Open Stefanos Tsitsipas il serbo aveva 35 anni 8 mesi e 6 giorni, ma non è un record: sei volte è accaduto che tennisti più anziani del serbo vincessero uno Slam (il primato assoluto è di Ken Rosewall, che vinse gli Australian Open del 1972 avendo compiuto da poco più di un mese i 37 anni). Così come non è un record di longevità il ritorno al numero 1 del ranking ATP da parte di Djokovic: Roger Federer nel giugno 2018 lo è stato a meno di due mesi dal compiere 37 anni. Quel che impressiona di Nole è piuttosto come a quasi 36 anni riesca ad avere non solo elevatissimi picchi di rendimento -non impossibili ai campioni come lui- ma anche di continuità, una caratteristica molto più rara per gli over 35 negli sport professionistici. A tal riguardo basti pensare che sconfiggendo Tsitsipas pochi giorni fa il serbo ha vinto 38 degli ultimi 40 incontri giocati (e tutti gli 11 match nei quali ha sfidato colleghi nella top 10).
Par | Tit. | Fin. | Part. Gioc. | Part. Vin. | Part. Per. | % Vitt. | % set vinti | % game vinti | % t.b. vinti | |
Australian Open | 18 | 10 | 0 | 97 | 89 | 8 | 91.8 | 82.9 | 62.3 | 63.8 |
Roland Garros | 18 | 2 | 4 | 101 | 85 | 16 | 84.2 | 77.1 | 60.2 | 55.9 |
Wimbledon | 17 | 7 | 1 | 96 | 86 | 10 | 89.6 | 78.7 | 58.6 | 67.2 |
US Open | 16 | 3 | 6 | 94 | 81 | 13 | 86.2 | 76.0 | 60.0 | 61.4 |
Indian Wells | 14 | 5 | 1 | 59 | 50 | 9 | 84.7 | 76.3 | 59.7 | 69.6 |
Miami | 13 | 6 | 1 | 51 | 44 | 7 | 86.3 | 82.1 | 61.6 | 83.3 |
Monte Carlo | 15 | 2 | 2 | 48 | 35 | 13 | 72.9 | 67.0 | 58.0 | 80.0 |
Madrid | 12 | 3 | 0 | 39 | 30 | 9 | 76.9 | 69.6 | 56.0 | 50.0 |
Roma | 16 | 6 | 6 | 74 | 64 | 10 | 86.5 | 76.0 | 59.6 | 63.2 |
Montreal/ Toronto | 11 | 4 | 1 | 44 | 37 | 7 | 84.1 | 79.4 | 58.0 | 73.3 |
Cincinnati | 14 | 2 | 5 | 52 | 40 | 12 | 76.9 | 71.1 | 56.3 | 61.1 |
Shanghai | 9 | 4 | 0 | 39 | 34 | 5 | 87.2 | 81.4 | 61.4 | 71.4 |
Parigi Bercy | 16 | 6 | 3 | 54 | 45 | 9 | 83.3 | 74.2 | 58.3 | 70 |
O2 Arena (ATP Finals) | 11 | 4 | 2 | 46 | 34 | 12 | 73.9 | 68.3 | 56.5 | 70.6 |
Dubai | 12 | 5 | 1 | 50 | 43 | 7 | 86.0 | 78.4 | 59.8 | 69.2 |
Non c’è un centrale che ha fatto la storia recente del tennis a non aver conosciuto le vittorie di Novak Djokovic, unico tennista ad aver conquistato almeno due volte tutti gli Slam, tutti i Masters 1000 (e le ATP Finals). Il decimo successo agli Australian Open, torneo che in assoluto ha vinto più di tutti, fa supporre che con ogni probabilità la Rod Laver Arena sia il campo dove si giocherebbe la sua partita della vita. Più per ricapitolare qualche numero della sua carriera a beneficio dei lettori che per ricavare un dato oggettivo (nel susseguirsi delle edizioni di uno stesso torneo cambiano in parte le condizioni di gioco, basti pensare ad esempio alle modifiche apportate alla superficie e/o alle palline), sono andato a recuperare alcune sue statistiche nei tornei più importanti del circuito e in quelli nei quali ha giocato un elevato numero di match, come Dubai. Dalla tabella in cui sono raccolti i dati arriva la conferma che in effetti gli Australian Open sono il torneo in cui Djokovic ha il più alto rendimento e non solo perché è quello a cui ha preso parte più volte (18, così come al Roland Garros). A Melbourne il serbo vanta la miglior percentuale di vittorie rispetto ai match giocati (91.8%) e di set vinti rispetto a quelli disputati (82.9%). Ovviamente, non sorprende che un sette volte vincitore di Wimbledon abbia numeri eccellenti anche sui campi di Church Road, mentre un pochino stupisce che gli Internazionali d’Italia – dove vanta un ottimo score con sei successi e altrettante finali – siano il torneo sul rosso dove si esprime meglio e in assoluto uno dei migliori per il suo rendimento. In ogni caso numeri incredibili: solo a Monte Carlo, Madrid e Cincinnati (la O2 Arena dove si giocavano le Finals è un discorso a parte, vista l’altissima caratura degli avversari) non ha vinto almeno l’80% delle partite. Not too bad…
Australian Open
Gli outfit dell’Australian Open: trionfa il mix insolito di colori, ma anche il tocco di fresca eleganza
Dal mélange dei colori sgargianti alla tinta unita, fino al tocco classico e un po’ vintage, ecco le mise indossate all’Australian Open

Un Australian Open esplosivo in campo, in tutti i sensi. Il tennis quasi ingiocabile di Novak Djokovic e la potenza devastante di Aryna Sabalenka hanno sbaragliato gli avversari. Non solo. I due campioni di Melbourne Park vincono anche con i loro outfit. Per freschezza ed eleganza quello di Novak, per vistosità, energia psichedelica e originalità quello di Aryna. Tuttavia, la bielorussa stravince anche per come ha scelto di presentarsi nel consueto shooting fotografico con il trofeo, splendida in un abito rosa, romantico e un po’ vintage. C’è però anche chi non ha brillato, né in campo né con la mise, come nel caso della n. 1 del mondo Iga Swiatek. Ma, del resto, come ha detto la stessa Iga in una conferenza stampa, non si può vincere sempre. O come per Stefanos Tsitsipas che, nonostante abbia disputato un torneo pressoché perfetto fino alla finale, nella partita della vita il suo tennis diventa un po’ scialbo e banale, perdendo energia e brillantezza, all’immagine del completo indossato in questi Australian Open.
Nike – Frances Tiafoe, Aryna Sabalenka


Il completo con il quale Frances Tiafoe è sceso in campo a Melbourne ha fatto il giro del web: canotta e pantaloncini con un’unica fantasia maculata e variopinta che lo faceva sembrare uscito da un festival di Rio piuttosto che dallo spogliatoio di un torneo dello Slam. Un look da Tiafoe: nel senso che per non sembrare ridicolo devi avere i suoi bicipiti e la sua “abbronzatura”. Questo completo non era altro che una sintesi di una collezione di Nike che definire vistosa e colorata è dir poco. Ma d’altronde è l’happy slam, giusto? Quindi perché non osare? E in effetti il brand del baffo ha osato tanto. La stessa fantasia l’abbiamo potuta ammirare nel vestito di Sabalenka, alla quale, bisogna dirlo, i colori sgargianti stanno bene e danno quasi risalto al suo carattere tenace. I longilinei e pallidi Sinner e Korda hanno indossato con meno disinvoltura le magliette dal taglio largo e dalle tonalità vivaci (blu cobalto con pantaloncini lilla per l’azzurro e giallo canarino per il figlio di Petr) di Nike. Una collezione accattivante ma non per tutti insomma. (Valerio Vignoli)
Adidas – Stefanos Tsitsipas, Elena Rybakina


Il caso ha voluto che Adidas a Melbourne vestisse i due giocatori, Elena Rybakina e Stefanos Tsitsipas, arrivati a un passo dalla vittoria. La scelta di Adidas per la collazione dedicata agli Australian Open è ricaduta su un mélange di colori accesi mischiati tra loro in sorta di pennellate di tonalità diverse. Così i pantaloncini di Stefanos e il gonnellino di Elena erano un mix variopinto abbinato per Tsitsipas a una semplice maglia bianca e per Rybakina a una canotta nera. Vista la particolare scelta cromatica del pantalone e della gonna sicuramente meglio il contrasto con un colore scuro che l’accostamento al bianco. Outfit femminile ben riuscito, meno quindi quello maschile dove Adidas avrebbe potuto osare maggiormente anche nella scelta della t-shirt. (Chiara Gheza)
Asics – Iga Swiatek

Minimal e un po’ scontato l’outfit di Iga Swiatek. Per l’edizione 2023 dello slam down under, Asics ha puntato su un abbinamento di canotta e shorts dal color lilla appena accennato; in particolare, la canotta reca leggerissime “pennellate” di un giallo sbiadito. Ne risulta un completo, sì, fresco, che ben si addice al clima torrido australiano ma, forse, un po’ troppo anonimo. Anche se la n. 1 del mondo a Melbourne quest’anno non ha brillato (ha perso agli ottavi dalla futura finalista Rybakina), forse avrebbe meritato una mise di maggiore personalità. (Laura Guidobaldi)
New Balance – Coco Gauff e Tommy Paul


Semplice ma comunque efficace la collezione presentata da New Balance per questi Australian Open, indossata dai due principali testimonial del brand, Tommy Paul e Coco Gauff (anche Ben Shelton ha usato vestiti di questo brand ma non è ufficialmente sponsorizzato). Tutta incentrata sull’accostamento di bianco e nero, accompagnato da colori estivi come pesca e arancione. Per certi versi ricordava l’iconica collezione Nike del 2017, anno di una epica finale tra Federer e Nadal. Ma torniamo al presente. T-shirt girocollo per la sorpresa del tabellone maschile Paul, con bordino con motivo a contrasto e bande orizzontali multicolore. Non male i pantaloncini pesca come idea peccato che la tonalità era troppo tenue e sul bianco si notasse troppo poco la differenza. Canotta bianca aderente con buchi laterali e gonna senza troppi fronzoli per Gauff. A dare un po’ di vivacità la fascia arancioni e le sue scarpe personalizzate. Tutto ben fatto ma New Balance ci aveva abituato a completi più sorprendenti e d’impatto per la giovane tennista afroamericana. (Valerio Vignoli)
Yonex – Caroline Garcia, Casper Ruud


Molto grintoso il vestito della Yonex indossato da Caroline Garcia. La francese, che ha chiuso il 2022 con il grande trionfo alle WTA Finals, è scesa in campo a Melbourne con tutta la sua grinta e grandi aspettative anche se, alla fine, la sua corsa è stata fermata agli ottavi di finale da una delle sorprese del torneo, Magda Linette. Ma la grinta e lo slancio in Caroline non mancano mai e l’outfit dell’Australian Open li esprime al massimo: un vestito semplice, dritto, total black ma con un leggero effetto marmorizzato; la parte superiore, una canotta, reca un solo tocco di bianco sul colletto a polo, sul logo del brand e i nomi degli sponsor. Solo i polsini sono diversi, di colore lilla. Un abito non molto fantasioso, certo, ma di grande personalità e adatto al fisico slanciato e atletico di Caroline. Il nero tita unita invece viene spezzato per l’outfit di Casper Ruud. Il bel campione norvegese, che in questi giorni sta brillando sulla copertina di Vogue Scandinavia, in abbinamento alla polo nera ha sfoggiato degli shorts dello stesso color lilla dei polsini di Caroline. Un accostamento un po’ insolito per Ruud che solitamente veste in modo molto classico. Il colore pastello illumina anche le sue scarpe nere, sulla punta e sul tallone. Scelta originale e inaspettata. (Laura Guidobaldi)
Castore – Andy Murray

Uno dei protagonisti di questa edizione degli Australian Open è sicuramente Sir Andy Murray. Lo scozzese, seppur uscito al terzo turno, ha dimostrato di avere un cuore immenso nei match maratona vinti contro Berrettini prima e Kokkinakis poi. Andy è vestito dal marchio britannico Castore Sportswear che per lui ha disegnato un completo classico e molto elegante. Pantaloncino verde scuro e t-shirt bianca con una riga verde che l’attraversa in obliquo. Il logo del brand, un paio di ali spiegate, ben in vista sia sulla maglia che sui polsini bianchi che sul cappellino anch’esso candido. Murray a Melbourne spicca quindi non solo per la tenacia sportiva, ma anche per l’eleganza senza tempo del suo outfit. (Chiara Gheza)
Lacoste – Novak Djokovic


Novak Djokovic non ha sbagliato un colpo in Australia. Nemmeno in fatto di vestiti. Il completo a lui riservato da Lacoste per questa edizione del primo Slam stagionale era moderno e riconoscibile ma al contempo classico e non eccessivo. Abbandonato il verde smeraldo per l’azzurro con dettagli in arancione. Niente più motivi minimalisti in favore di una sorta di bandiera a scacchi sventolante che va a ricoprire l’intera polo: in un tono su tono nella versione serale e in azzurro che sfuma verso l’arancione nella versione diurna, forse la più riuscita delle due, anche perché stacca meglio con il pantaloncino azzurro. Solite scarpe colorate, pure quelle con l’abbinamento di colori reso celebre dai New York Knicks nel Basket di oltreoceano. Il tocco del campione è arrivato però al termine della finale, con la giacca con il numero 22 composto da una serie di piccoli coccodrilli. E, visto il dominio mostrato da Djokovic in campo. in quel di Parigi farebbero meglio a prepararne altre con il numero 23, 24, 25… (Valerio Vignoli)
Lacoste – Daniil Medvedev

Il personal branding è ormai ampiamente utilizzato dai giocatori di tennis per promuovere se stessi e la loro immagine. Basti pensare all’iconico “RF” di Federer, per il quale lo svizzero ha litigato con Nike, o alla stilizzazione delle corna di un toro di Nadal. Di recente pure Sinner ha lanciato il suo marchio, raffigurante una volpe. Con l’inizio del 2023 è venuto il turno di Medvedev. Il suo logo, pensato insieme a Lacoste, rappresenta la sua passione per i videogiochi e ricorda i quattro tasti di una playstation, con le sue iniziali nelle icone di sinistra e destra. Ci si poteva mettere più fantasia insomma. Il suo outfit dimostra però che per quanto riguarda i vestiti il brand del coccodrillo dà ancora dei punti a tanti. Una maglietta rosso fuoco (colore ideale sul blu del cemento australiano) con un colletto a v molto particolare, che fa un effetto finta polo, con una riga bianca a contrasto. Maniche in tessuto traforato, pantaloncini bianchi (e neri) e scarpe bianche. Essenziale e rifinito nei dettagli. In puro stile Lacoste insomma. (Valerio Vignoli)
Hugo Boss – Matteo Berrettini

Non è certo uno Slam fortunato per Matteo Berrettini che esce al primo turno per mano di Andy Murray. Peccato per il marchio Hugo Boss che ha trovato nel giocatore italiano un modello perfetto. Anche a Melbourne Matteo si è distinto infatti per classe ed eleganza con un accostamento di colori adatto a ogni occasione: maglietta bianca e pantaloncino nero. Il tocco modaiolo è stato regalato dalla borsa con la quale Berrettini entrava in campo, sulle stesse tonalità del completo ma dal taglio geometrico ed essenziale. La parola “BOSS” ben in vista sul lato della stessa. Come sempre Matteo promosso per quanto riguarda il lato fashion del tennis. (Chiara Gheza)
Giomila – Camila Giorgi

I completini Giomila, il brand ideato dalla stessa Camila e da sua madre, sono sempre un successo. Peccato che tale formula vincente spesso non accompagni anche i risultati in campo e, in Australia, dopo un buon inizio, la tennista di Macerata è stata travolta al terzo turno da Belinda Bencic. Comunque, in fatto di outfit, Camila ha davvero poche rivali. A Melbourne ha sfoggiato un abbagliante completo rosa fucsia che le stava benissimo. Semplice, in tinta unita (c’era anche la variante nel colore beige, più delicata), il completo mette in luce la silhouette perfetta dell’azzurra, simboleggiando tutta l’energia e l’esplosività del tennis della Giorgi. La canotta, lineare e senza frondoli, accompagna il gonnellino altrettanto semplice ma leggermente mosso e leggero. Un completo semplice e frizzante al tempo stesso, che si addice perfettamente al celeste dei campi di Melbourne Park. (Laura Guidobaldi)
DK One – Jelena Ostapenko

Nei commenti dei precedenti articoli in molti ci hanno fatto notare l’assenza di Jelena Ostapenko, i cui completi, griffati DK One, marchio lettone di solo abbigliamento femminile, non sono passati inosservati di recente. E stavolta abbiamo deciso di rimediare a questa nostra negligenza, anche per celebrare il primo quarto di finale in Australia della tennista baltica. A Melbourne la Ostapenko si è presentata con un outfit un po’ slegato: il taglio retrò sottolineato dall’ mplissimo colletto a polo e dalla gonna a pieghe sormontata da una fascia cozzava con l’abbinamento di colori molto sgargianti come corallo e blu elettrico. Un look sicuramente meno azzardato di quello visto al Roland Garros, un patchwork improbabile di maniche in simil pizzo, fantasia piede de poule e dettagli viola. Ma anche meno identificativo. E a questo punto da Ostapenko ci aspettiamo sempre tanto. Vediamo se riuscirà nuovamente ad alzare l’asticella a Parigi, il suo slam preferito. (Valerio Vignoli)
Lo shooting fotografico della campionessa Aryna Sabalenka

Aryna Sabalenka non trionfa solo in campo conquistando il tanto agognato primo titolo slam ma è vincente anche nella scelta della mise in occasione del tradizionale shooting fotografico con il trofeo. Aryna è uno splendore in un modello romantico, color rosa antico in tinta unita, lungo a tre quarti, semplice ma arricchito quanto basta da decorazioni floreali dello stesso tessuto dell’abito, applicati ai bordi delle mezze maniche e sul collo alto, quasi a formare un collier di fiori. Questi recano un tocco di vivacità anche sulla parte laterale destra del vestito. Lo arricchiscono quanto basta, senza scadere nel kitch, anzi. E poi l’acconciatura, una meraviglia. I capelli sono raccolti in uno chignon dietro la nuca e leggermente appiattito, in stile Ottocento, molto molto raffinato. Insomma, se in campo Sabalenka sa essere una veria furia di potenza e aggressività, nel festeggiamento del giorno più bello della sua carriera, ha scelto di privilegiare grazia, eleganza e romanticismo. (Laura Guidobaldi)
Australian Open
AO Donne, Steve Flink: “Sabalenka ha fatto grandi progressi, sono un po’ preoccupato per Iga Swiatek” [VIDEO ESCLUSIVO]
Il giornalista e Hall of Famer risponde al direttore sul tennis femminile: “Nei prossimi due-tre anni vedremo la migliore Coco Gauff”

0:04 Ubaldo: parlando del torneo femminile, credo si possa dire che, anche se non molti si aspettavano una nuova sconfitta negli ottavi di finale di Iga Swiatek, abbiamo avuto una delle più belle finali degli ultimi anni a livello Slam. Tra Sabalenka e Rybakina abbiamo avuto del buon tennis con pochi break, cosa che accade spesso nel singolare femminile. Abbiamo avuto una finale tra la numero 2 del mondo e una numero 10 che con i duemila punti del successo a Wimbledon sarebbe una top five.
1:09 Flink: Ubaldo sono arrabbiato con te!
1:13 Ubaldo: come mai? (sorride)
1:16 Flink: mi hai tolto le parole di bocca! Sono d’accordo, è stata una splendida finale, e come hai detto tu, è stata una sfida tra due ottime battitrici. Nel primo set Sabalenka ha ceduto il servizio sul quattro pari, e quindi ha perso il il set; ma poi non ha più perso la battuta, e ha vinto con un break per set. Aryna ha messo in campo diciassette ace e solo sette doppi falli, dati molto buoni per lei. Inoltre, il livello di gioco è stato alto, condotto da entrambe in maniera aggressiva. Entrambe hanno giocato molto bene da fondo, soprattutto Sabalenka; non potrei essere più d’accordo sul fatto che questa finale spicca tra quelle giocate nei Major durante l’ultimo biennio. Per come è stata giocata, perché è stata combattuta. Rybakina ha dimostrato che la sua vittoria a Wimbledon non è arrivata per caso, e Sabalenka finalmente c’è l’ha fatta.
L’ho vista più calma, più composta; persino quando ha servito un doppio fallo sul match point nell’ultimo game, non si è disunita. È rimasta concentrata su quello che doveva fare, ha preso un bel respiro e ha chiuso il match; sta crescendo come giocatrice e agonisticamente. Rybakina ha un bel temperamento; possiede un delle migliori prime palle del circuito, e deve migliorare forse la seconda nel kick, altrimenti le migliori ne trarranno vantaggio e lei potrebbe vacillare un attimo, ma aver giocato due finali Slam nell’ultimo anno con una vittoria e per lei incoraggiante. Sabalenka è sempre stata frenetica, sovraeccitata durante i match importanti; questo è un momento fondamentale per lei, non credi Ubaldo? Non dico che vincerà tutti gli Slam, ma ora crede di più in sé stessa.
3:36 Ubaldo: sì, ho visto Sabalenka perdere al Roland Garros da Camila Giorgi; ha commesso tantissimi doppi errori, proprio senza testa, senza voler offendere. E ora, come tu dicevi, aver vinto uno Slam dopo aver perso tre semifinali, le darà una grande fiducia. senz’altro potrà anche migliorare la seconda palla, se consideriamo che ha giocato nella finale un colpo molto piatto; un effetto in kick le permetterebbe di risparmiare qualche doppio fallo.
4:50 Flink: non è stato così male, certo può migliorare. Ha iniziato con un doppio fallo, e ne ha fatto uno sul match point, ma servire solo 7 doppi errori in tre set relativamente lunghi non è male, soprattutto se consideriamo che ha servito 17 ace.
Deve migliorare il kick sulla seconda, ma gioca già bene lo slice; sta migliorando, lo scorso anno ne faceva anche venti a match.
5:35 Ubaldo: se non ricordo male lo scorso anno ha servito 428 doppi errori: una media di 8 a match. Ma alcuni match sono finiti 62 61, quindi era come iniziare da 0-15 ogni turno di servizio!
6:03 Flink: sì Ubaldo, ma non credo che lo vedremo più così. Lei migliorerà ancora, anche negli altri aspetti del gioco. Un particolare a suo favore nella finale è che ha difeso meglio, ha colpito meglio da fondocampo. Puoi fare più cose di Rybakina da entrambe le parti del campo. È davvero completa, sa colpire sopra il capo, sa volleare.
6:48 Ubaldo: dal momento che ama prendere dei rischi, forse la terra battuta è la superficie più pericolosa. Se non riesci a chiudere nei primi quattro scambi, allora più provi più rischi di sbagliare. Comunque come dicevi tu è completa e gioca bene sia dritto che rovescio, mentre il dritto di Rybakina non è tra i migliori.
dal punto di vista di un americano, e stata più brutta la sconfitta di Pegula o di Gauff?
7:40 Flink: Pegula ha avuto un ottimo inizio d’anno; ha battuto Iga Swiatek e in tanti si aspettavano facesse grandi cose; per Coco dobbiamo sempre ricordarci che è giovanissima, quindi una sconfitta è comprensibile. la gente si dimentica la sua età e crede che abbia 25 anni solo perché è nel grande tennis da almeno cinque. Quindi è stata più deludente Pegula.
8:18 Ubaldo: in termini di potenziale chi vedi meglio tra le due?
8:29 Flink: Gauff. Nel lungo periodo; lavorerà molto e migliorerà la seconda palla e il dritto, mentre il rovescio è già ottimo adesso. Ha uno splendido atteggiamento sul campo, sa stare calma. Il suo dritto è traballante, e la sua seconda palla. Le ci vorranno due o tre anni. Pegula può andare meglio quest’anno, ma nei prossimi cinque anni scelgo Coco.
9:21 Ubaldo: parlando di delusioni, Iga Swiatek ha perso 64 64 da Rybakina, mentre Ons Jabeur ha ceduto a Vondrousova 61 57 61, risultato deludente per una numero 2 del seeding.
9:52 Flint: delusione perché abbiamo visto Jabeur perdere la finale di Wimbledon da Rybakina e la finale degli US Open da Swiatek, e quindi ci aspettavamo di più da lei. Nel suo puzzle ci sono così tanti pezzi; colpi bellissimi, il servizio la palla corta. Se non è ispirata accadono cose come quelle in Australia. Ma non sono preoccupato per lei, saprà rifarsi più avanti nella stagione.
Riguardo Swiatek, l’anno scorso ha vinto 37 match di fila fino a Wimbledon. durante la sua striscia vincente ha trionfato a Parigi. Poi ha vinto gli US Open. Non credo la vedremo dominare in questo modo; certo vincerà ancora altri Slam e rimarrà a lungo tra le prime tre o quattro del ranking. Per la consistenza del suo gioco. Ma punto di più su Rybakina. Iga si affida molto al suo gioco in difesa; prova ad essere più aggressiva, cosa che le serve per restare al top, ma non è a suo agio. È stata così convincente a Miami e Indian Wells, e poi a Parigi.
Quest’anno per lei sarà in altalena; potrebbe rimanere numero 1 del mondo, ma non rimarrei scioccato se alla fine della stagione fosse terza o quarta. Sono curioso di vedere cosa combinerà quest’anno; non ha vinto agli US open e adesso ha cominciato l’anno con questa caduta. Sono un po’ preoccupato per lei.
11:56 Ubaldo: penso che non sia facile continuare a vincere per chi non ha nel dritto il proprio colpo migliore. Tu puoi avere il miglior rovescio del mondo; guarda Djokovic. Lui ha probabilmente il miglior rovescio del mondo, specialmente il lungolinea e la risposta, ma i vincenti più importanti li ottiene con il dritto. È anche il limite di Rybakina, che ha un gran rovescio ma un dritto da migliorare.
Steffi Graf invece aveva un rovescio non tra i migliori, ma giocava un dritto straordinario; è difficile dominare a lungo senza un gran dritto.
13:23 Flink: sono d’accordo. L’anno scorso Swiatek ah ha migliorato il colpo e ha giocato diversi vincenti…
13:36 Ubaldo: sulla terra forse, dove hai più tempo per colpire.
13:47 Flint: no, anche agli US Open, ma sono d’accordo su quanto dici sulla terra battuta. Il dritto è importante un po’ per tutte; Rybakina ha un ottimo servizio e quindi può compensare in un game con tre punti diretti. Swiatek ha un servizio buono, non un grande servizio, e quindi non può ricavarci gli stessi punti.
Hai parlato di Steffi: il suo rovescio non era una grande arma, ma sapeva tenere lo slice molto basso per poi riuscire a colpire con il dritto, e lo sapeva fare in maniera meravigliosa.
Il dritto di Swiatek è la chiave; avrà bisogno di migliorarlo del 10-20%.
14:48 Ubaldo: grazie mille Flint, abbiamo spaziato su diversi argomenti di questi Australian Open. Un’ultima cosa: chi vincerà i singolari al Roland Garros?
15:10 Flint: tra le donne dico Swiatek, che gioca sulla sua superficie preferita, dove ha vinto due volte negli ultimi tre anni. Tra gli uomini forse ti aspetti che io dica Nadal per il suo quindicesimo trofeo. Ma non è al meglio, e in Australia si è infortunato ancora, contro McDonald. Penso che Djokovic potrà fare il colpo. Se Nadal sta bene può farcela. Cosa ne dici Ubaldo?
16:02 Ubaldo: che non è più il miglior Rafa; non lo vediamo al meglio da almeno sei mesi. Il favorito sarà Djokovic, anche se è difficile dirlo quattro mesi prima.
16:34 Flint: se Rafa non torna in condizione, Djokovic sarà il favorito. Inoltre, se nemmeno quest’anno potrà giocare negli Stati Uniti, ne trarrà giovamento dal punto di vista fisico, perché si presenterà fresco per la stagione sulla terra battuta.
17:12 Ubaldo: si ritroveranno a Montecarlo.
17:17 Flint: sì, non farà troppa differenza se Djokovic salta due tornei sul duro. Lui è determinato, ha vinto il suo secondo Roland Garros due anni fa e l’anno scorso ha perso nei quarti da Nadal. E’ dura batterlo, anche sulla terra rossa. È il secondo giocatore del mondo sulla terra battuta.
17:41 Ubaldo: grazie Flint, ottimo amico grande collega e… altri complimenti te li farò in privato!
Danilo Gori