Non succedeva dal 2013 che Rafael Nadal uscisse sconfitto in tre set prima del terzo turno di uno Slam. Quasi dieci anni fa fu Steve Darcis a Wimbledon a eliminarlo all’esordio, ora a conquistarsi il privilegio è stato Mackenzie McDonald. Il ventisettenne californiano è il quarto giocatore statunitense a battere il fenomeno di Manacor in meno di un anno: Fritz a Indian Wells, Tiafoe allo US Open, Paul a Bercy e di nuovo Taylor in United Cup.
Un Nadal che si è infortunato nel finale del secondo set, una situazione che non gli aveva impedito di venire a capo di Fritz a Wimbledon, salvo poi costringerlo al ritiro prima della semifinale. Proprio di come sia giocare contro un avversario infortunato è quello che viene subito domandato a Mackie dopo la vittoria. “Direi non facile. Mi ha fatto pensare un po’ di più al match, a cose su di me e il gioco che stavo mettendo in pratica così bene nei primi due set. Lui ha cambiato gioco, chiedendo di più al servizio e alla risposta, cercando più vincenti. Però, era meno mobile ed è quello che mi ha fatto pensare se forzare anch’io o tenere più palle in campo. Ho esitato un po’…”.
Tornando al discorso sui connazionali, McDonald ammette di averci pensato: “Sì, Taylor e Foe che lo hanno battuto. Ne ho parlato con Tommy [Paul] la notte scorsa, mi ha suggerito una tattica simile a quella di Robby [Ginepri, il coach]. È uno dei miei migliori amici e mi ha detto, ‘ce la puoi fare, ciccio, devi solo crederci’. Anche vederlo contro de Minaur e Norrie in United Cup mi ha dato fiducia. Ci credevo e l’ho dimostrato, anche a lui. Non temevo il match come quello al Roland Garros [2020]”.
Esprimendo la sua felicità per Mackie, Tiafoe ha commentato, “GOAT wins don’t come easy”. Perché, molto spesso, non basta fare partita pari e nemmeno essere superiori fino a un passo dalla vittoria che, infatti, sfugge. Quindi, anche tra il rendersi conto di stare per realizzare l’impresa e farlo davvero ne passa. Ma a un certo punto, il n. 65 ATP è diventato particolarmente ottimista. “È una cosa del tipo non è finita finché non è finita” spiega. “Non voleva arrendersi, ha continuato a lottare praticamente fino alla fine anche senza poter contare su tutto il proprio tennis. Però sentivo che non aveva possibilità sul mio servizio nel terzo set e, quando l’ho brekkato, ho pensato che a quel punto ce l’avrei fatta”.
Ora non gli resta che una cosa da fare. Anzi, due: “Mi godrò la vittoria per le prossime 24 ore. Ma, ovviamente, c’è un altro match da giocare [contro Nishioka], quindi devo ritrovare la concentrazione”.