Australian Open: la lunga sequela di Slam sfortunati di Rafa Nadal. Ben 26! Va male anche agli azzurri

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Australian Open: la lunga sequela di Slam sfortunati di Rafa Nadal. Ben 26! Va male anche agli azzurri

Mentre si teme che Nadal possa andare a far compagnia all’amico Federer, il tennis italiano non brilla. Otto sconfitte e solo quattro vittorie nel primo turno. E al secondo Sonego ha già perso con tanti rimpianti per il secondo set quasi regalato
 

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Rafael Nadal - Australian Open 2023 (foto: twitter @usopen)
 

Daniil Medvedev-Tiafoe è diventato il quarto di finale più probabile della parte più alta del tabellone maschile dopo il k.o. subito in tre set (6-4,6-4,7-5 in 2h e 25m) da Rafa Nadal da parte del ventisettenne californiano Mackenzie McDonald, ex campione universitario NCAA in singolare e doppio nel 2016. Nadal non aveva più perso al primo turno di uno Slam dall’Australian Open di sette anni fa.

Ma può considerarsi una vera sorpresa la sconfitta di Nadal, che aveva perso le prime due partite del 2023 nella United Cup prima di una sofferta vittoria contro l’incrampato Brit Draper?

Direi di sì se si ricorda come Nadal avesse dominato McDonald nell’unico precedente – ok era nel suo regno, al Roland Garros 2020, ma aveva perso solo 4 game in 3 set! 6-1,6-0,6-3 – ma direi di no dopo aver constatato le 6 sconfitte in 7 match di Rafa – davvero tante! – prima della poco convincente vittoria su Draper.

Non so neppure se sia più giusto attribuire la sconfitta del n.1 del tabellone nonché campione in carica al suo ennesimo infortunio – all’anca stavolta – o non invece alla sua pessima forma, in parte certo dovuta alla cattiva condizione fisica generale ma in altra parte anche all’età che non può non complicare maledettamente ogni tentativo di recupero atletico dopo un lungo break.

Non sarebbe giusto trascurare il fatto che McDonald, molto più centrato del solito perché forse annusava il sangue della preda ferita, era in ampio vantaggio già prima che Nadal si infortunasse.

Che il maiorchino sia stato praticamente fermo per 7 mesi a fine 2022 è cosa risaputa. Riprendere la condizione ideale è dura, durissima. E ora chissà quanto gli ci vorrà prima di ristabilirsi.

Il conto dei suoi guai non è infinito ma quasi. Per 26 volte i suoi Slam ne hanno risentito. 12 volte non li ha nemmeno potuti giocare. In altri 5 Slam si è ritirato, in altri 9 ha accusato visibilmente infortuni che lo hanno quasi spinto a ritirarsi, anche se ha cercato di portare a fine i suoi match come ha fatto anche con McDonald, per non volersi arrendere in primis e provarle tutte, ma in secundis anche per rispetto dell’avversario, del pubblico, del torneo.

Nadal non è tipo che si arrenda sul 5-0 nel set decisivo come hanno fatto tanti suoi colleghi meno dotati di fairplay.

Ma in totale, come dicevo, 12+5+9 fa 26 Slam in cui o non è stato presente o non era nelle condizioni di poterlo vincere.

Ricostruendo i 12 Slam cui non ha potuto partecipare essi sono: 2 Roland Garros (2003, problema alla schiena e 2004, frattura da stress al piede sinistro), 4 Wimbledon (2004 ancora la stessa frattura da stress, 2009 tendinite alle ginocchia, sindrome di Hoffa, 2016 infortunio al polso sinistro, 2021 al piede sinistro), 2 Open d’Australia (2006 piede sinistro, 2013 virus gastrico), 4 US Open (2012 ginocchio sinistro, 2014 polso destro, 2020 piede sinistro, 2021 ancora piede sinistro).

I cinque ritiri sono: Open d’Australia 2010 (vs Andy Murray, quarti di finale, ginocchio sinistro), Roland Garros 2016 (vs.Granollers prima del terzo turno, polso sinistro), Open d’Australia 2018 (vs Marin Cilic, quarti di finale, quadricipite destro, US Open 2018  (vs Juan Martin del Potro, semifinale, ginocchio destro), Wimbledon 2022 (vs Kyrgios, prima della semifinale, addominali).

I nove infortuni seguiti da una sconfitta: US Open 2007, sconfitto da Ferrer in ottavi,  ginocchio; US Open 2009, sconfitto da del Potro in semifinale, addominali; Open d’Australia 2011, sconfitto da Ferrer nei quarti, piede sinistro; Wimbledon 2012, sconfitto da Rosol, secondo turno, ginocchio sinistro; Open d’Australia 2014, sconfitto da Wawrinka, finale, schiena; US Open 2016, sconfitto da Pouille, ottavi di finale, polso sinistro; Open d’Australia 2021, sconfitto da Tsitsipas, quarti, schiena; Roland Garros 2021, sconfitto da Djokovic, semifinale, piede sinistro; Open d’Australia 2022, sconfitto da McDonald, secondo turno, anca/inguine sinistri.

Ci sarebbero poi tutte le partite, tipo quella vinta con Fritz lo scorso anno a Wimbledon, in cui vari infortuni non gli hanno impedito di portare a casa la vittoria.

Io ricordo soltanto che quando Rafa aveva 28 anni e Roger Federer aveva già scavalcato ampiamente i 30 (ha cinque di anni di più) molti scrivevano che con il suo tennis così brutale, dispendioso, Rafa non avrebbe mai potuto permettersi una carriera longeva similFederer. Lo svizzero, tutto fluidità e scioltezza, giocava senza quasi sudare, senza alcun apparente sforzo. Rafa invece era madido di sudore già dopo un paio di game, tutti i suoi colpi apparivano – appaiono ancora oggi – terribilmente strappati.

Ma alla fin dei conti, anche se Rafa ha pagato il suo tennis violento con tutti questi infortuni che ho appena ricordato e che lo hanno fermato a volte per mesi, soprattutto nella seconda parte di un anno agonistico (e chissà quanti altri non li abbiamo saputi), il maiorchino è stato invece anche uno straordinario fenomeno anche in termini di di longevità, capace di vincere il suo Slam n.22 a 36 anni compiuti.

Tornerà? Non tornerà? Vincerà un altro Roland Garros? Annuncerà il proprio ritiro proprio al Roland Garros se gli infortuni continuassero a perseguitarlo? Lo rivedremo magari alla Laver Cup con l’altra grande metà del leggendario “FEDAL”?

Nessuno, neppure lui, è in grado oggi di rispondere a questi interrogativi. Nella migliore delle ipotesi sarà n.6 ATP, ma rischia addirittura, dopo 900 settimane, quasi 18 anni dal 25 aprile 2005, di uscire dai top-ten a seconda di come si comporteranno a Melbourne quei giocatori che oggi sono top10 o a ridosso di quell’élite. Accadrebbe il 30 gennaio 2023, 6.489 giorni dopo…

65mo tennista del mondo, Mackenzie MacDonald è il tennista peggio classificato ad aver battuto Rafael Nadal a Melbourne. Nadal aveva perso solo 4 volte da tennisti classificati fuori dai top-ten in Australia : Lleyton Hewitt (11, terzo turno 2004), Jo-Wilfried Tsonga (38, semifinale 2008), Fernando Verdasco (45,, primo turno nel 2016). Solo a Wimbledon ha perso più volte da avversari peggio classificati di McDonald: Kyrgios n.144 nel 2014, Darcis n.135 nel 2013, Brown n.102 nel 2015, Rosol n.100 nel 2012 e Muller n.69 nel 2005.

E’ la quarta sconfitta consecutiva di Rafa con un tennista americano: Frances Tiafoe negli ottavi all’US Open, Tommy Paul a Bercy, Taylor Fritz alle finali ATP di Torino. In 45 partite precedenti con tennisti americani Rafa ne aveva perse soltanto altre 4. Un segnale da tenere in considerazione su quello che per molti già vuole dire declino.

E allora io dedico qualche riga, anch’essa piuttosto triste, a un primo bilancio del tennis italiano in questo Open d’Australia che, osservo, dopo aver dovuto fare a meno del n.1 del mondo Carlos Alcaraz, della campionessa uscente Ash Barty e del campione uscente Rafa Nadal, non vede più in gara né le campionesse del 2019, 2020 e 2021 (Osaka e Kenin), né le finaliste di alcuni degli ultimi anni (Kvitova, Muguruza e Brady) e per poco non perdeva anche la finalista di un anno fa Danielle Collins (ha vinto solo 7-6 al terzo, 10 punti a 6 nel supertiebreak con la Muchova). Coco Gauff ha rischiato di ritrovarsi al terzo set con la Raducanu, che ha avuto 2 setpoint nel secondo set, ma la ragazzina afroamericana, insieme alla campionessa di Wimbledon Rybakina sembra una delle pochissime ragazze in grado di minacciare la Swiatek, sebbene la polacca non appaia in condizioni smaglianti, soprattutto per la debolezza della sua seconda palla di servizio.

Le teste di serie già eliminate le trovate qui nella apposita flash.

Azzurro pallido a Melbourne, purtroppo, dopo che un anno fa avevamo vantato due tennisti, Berrettini e Sinner nei quarti, con Matteo che aveva raggiunto la semifinale, mentre  Sinner si era fermato nei quarti davanti a quel Tsitsipas che Jannik potrebbe dover affrontare nuovamente negli ottavi se, dopo aver dominato il modesto argentino Etcheverry al secondo turno 6-3,6-2,6-2, saprà ripetersi al terzo contro l’ungherese Fucsovics, n.79 ATP, dal quale ha perso 2 confronti (datati) su 3. Lo scorso anno una pesantissima, netta sconfitta di Jannik con Tsitsipas contribuì forse a illuminarlo sui propri limiti tecnici e lo stimolò ad abbandonare il team Piatti per affidarsi a Simone Vagnozzi (e mesi dopo a Darren Cahill).

Ma il nostro bilancio di primo turno è in rosso fuoco: abbiamo perso 8 partite su 12. Due terzi. Si erano salvati Sinner e Sonego (ma Lorenzo ha già perso al quinto con Hurkacz, terzo azzurro su tre che perde al quinto set… e lui deve rimpiangere un secondo set che avrebbe dovuto vincere quando ha servito per il set e contro un Hurkacz che fino al quinto set non ha davvero giocato bene), Camila Giorgi e la brava Lucrezia Stefanini che ha rimontato la tedesca Maria dopo aver perso il primo set. Si è garantita 103.000 euro di montepremi. In carriera aveva guadagnato fin qui 144 mila euro. Insomma se non ha raddoppiato non c’è andata lontanissimo. Agli sconfitti dei primi due giorni si sono aggiunti Fognini (5 game appena conquistati con Kokkinakis…) e la Bronzetti che aveva vinto il primo set con l’anziana tedesca Siegemund, ma si è fatta rimontare e battere.

Tutto il team italiano di United Cup, Berrettini, Musetti, Trevisan, Bronzetti è finito k.o.

Insomma abbiamo solo tre rappresentanti ancora in pista, ma solo Sinner sembra in grado di fare ancora un po’ di strada, anche se la Giorgi sembra favorita con la Schmiedlova (giustiziera della Trevisan in primo turno) più che poi con la Bencic, mentre la Stefanini non lo è con la russa Gracheva che ha sorpreso la connazionale Kasatkina, testa di serie n.8 (che è un segno della pochezza del tennis femminile di questa epoca). Segnalo però la vittoria di Coco Gauff sulla Raducanu, la cometa britannica che ha vinto un US Open nel 2021 e ancora nessuno capisce come sia potuto succedere.

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