Che dire dopo due semifinali scontate che non sono mai state incerte ma sono state più lunghe soltanto perché i due vincitori si sono distratti un po’?
Tsitsipas poteva vincere 7-6 6-4 6-4 quella che era stata preannunciata come la semifinale probabilmente più equilibrata (lo è stata) e invece nei momenti in cui poteva chiudere due set su tre – ha servito sul 5-3 nel primo, sul 5-4 nel terzo, quando poi ha avuto anche due matchpoint nel tiebreak – è stato meno deciso e così ha avuto bisogno del quarto set. Nel quale, a scanso di equivoci, è salito subito sul 3-0 e non si è fatto più riacchiappare.
Quanto a Djokovic beh… se avesse vinto 6-1 6-1 6-2 nessuno si sarebbe sorpreso, perché nel primo set vinto invece soltanto 7-5 Djokovic era avanti 5-1 con setpoint. Lo avesse trasformato, e non si fosse messo a discutere con l’arbitro che gli aveva inflitto un time-warning, avrebbe perso solo 5 game in tre set dopo averne persi 6 con de Minaur e 7 con Rublev.
Contando gli ultimi due punti del primo set Djokovic ha conquistato nei successivi 95 punti… la bellezza di 62 punti lasciandone appena 33 al suo malcapitato avversario che però, secondo me, era già stracontento di aver raggiunto una semifinale di uno Slam e non gli è detto che gli ricapiti.
Quello di Djokovic nelle fasi finali di questo torneo (con un unico set perso per colpa della gamba con il francesino Couacaud) è stato un dominio così schiacciante che impressiona noi e, forse, anche i suoi rivali.
Forse l’unico che non si lascia impressionare troppo è proprio Stefanos Tsitsipas, anche se con Djokovic ha perso 10 volte su 12.
Però c’è quella finale di Parigi che Djokovic aveva dimenticato (non credo l’avesse fatto apposta…) nella quale Tsitsipas aveva vinto i primi due set, a dare fiducia al tennista ateniese che oggi è certo più forte di allora.
Semmai viene da chiedersi se anche Djokovic col passare degli anni, anziché diventare più vulnerabile, non sia invece diventato più forte sulla soglia dei 36 anni. Per la verità io avrei quasi quest’ultima impressione. Oltre che gli avversari Nole sembra infatti in grado di sconfiggere l’anagrafe.
Per esser più chiari: la rimonta del quasi trentaseienne Rafa Nadal con Daniil Medvedev un anno fa ebbe del miracoloso, dell’assolutamente sorprendente. Tant’è che tutti sottolinearono quell’impresa come una straordinaria riprova del grande carattere del guerriero Nadal.
Per carità, quel Medvedev, che pochi mesi prima aveva stoppato Djokovic in finale all’US Open, impedendogli la conquista del Grande Slam, era un giocatore ben più forte di de Minaur, Rublev e Paul, tuttavia la vittoria di Nadal fu celebrata – certo anche per il modo in cui era avvenuta – come una clamorosa e sorprendente impresa.
Invece quel che sta facendo Djokovic, che ha perso una sola partita (con Rune a Bercy) da un pezzo a questa parte – e a prescindere dalle 27 vittorie consecutive all’open d’Australia – sembra perfettamente normale, tutt’altro che una impresa straordinaria.
Dei quasi 36 anni di Nadal un anno fa parlavano tutti, si preoccupavano i suoi fan. Dei quasi 36 anni di Djokovic nessuno ne parla, nessuno se ne preoccupa, tranne qualche volta lui stesso appena avverte un dolorino…perché è chiaramente un ipocondriaco cui se sente male a un dito pensa sia dolorante tutto il braccio.
Certamente Novak ha preso cura del proprio corpo come nessun altro, con una determinazione e una attenzione straordinaria, quasi ossessiva e assolutamente non comune.
Vedremo che cosa succederà domenica mattina con Tsitsipas. Che timori reverenziali non ne ha. E questa è la sua forza. I giocatori più… presuntuosi, e non solo ambiziosi, alla fine sono quelli che vincono più spesso degli altri. E Tsitsipas, che spesso appare quasi arrogantello e non sempre simpaticissimo, è uno che crede molto in se stesso. È una condizione ideale per vincere davvero.
E vedremo anche – sebbene ciò sia argomento molto più marginale – se Djokovic senior tornerà sul campo a seguire il figlio o resterà confinato davanti alla tv nella sua camera d’hotel. Autoconfinato o “fermato” come fosse incastrato in qualcosa di simile agli arresti domiciliari?
Non è ancora chiaro, qui UP-ABOVE, se sia stata una sua decisione (o di Novak) quella di non venire a vedere Nole contro Tommy Paul o se invece Tennis Australia, sollecitata dal sindaco di Melbourne e/o da altri politici Governativi, abbia ritirato l’accredito a papà Srdjan.
A Wimbledon – ho saputo -il finalista del torneo può disporre di 35 biglietti, 10 nel suo box, 25 in ottime posizioni, ma il giocatore è tenuto a dichiarare a chi vanno i biglietti.
Come funzioni a Melbourne non so. Papà Djokovic l’altro giorno è stato ingenuo protagonista di una gaffe e nelle risposte ad alcuni lettori, in calce all’articolo che riguardava la sua vicenda, ho cercato di spiegare perché non si trattava tanto di discutere del diritto a una libertà di pensiero, di espressione e di azione, ma semmai era – almeno secondo me – una questione di rispetto nei confronti di chi aveva invitato tutta una famiglia in un luogo dove erano state stabilite certe regole.
Non è questione di impedire a qualcuno la libertà di esprimere il proprio pensiero. È questione semmai di educazione, stile, rispetto nei confronti di chi ti ospita e – a torto o a ragione (non è il caso di discuterne quando si è ospiti) – desidera imporre certe regole, certi comportamenti.
Ripeto: magari sono regole e obblighi comportamentali sbagliati – sapeste quante volte mi sono trovato io stesso costretto in certi tornei a dover sopportare regole che non condividevo affatto, e talvolta mi sono trovato in buona fede a non rispettarle, tanto mi parevano inconcepibili e inimmaginabili – ma una volta che accetti di trovarti in certe situazioni non puoi permetterti di dire e fare quello che ti pare.