Australian Open, Djokovic: “Non voglio fermarmi, posso vincere Slam contro chiunque”

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Australian Open, Djokovic: “Non voglio fermarmi, posso vincere Slam contro chiunque”

“Un privilegio far parte della discussione sui più grandi tennisti di ogni tempo” commenta Novak Djokovic dopo il 22° trionfo Slam. “35 anni non sono 25, ma ho ancora tempo davanti a me”

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Novak Djokovic – Australian Open 2023 (foto via Twitter @rolandgarros)
 

Il resto del video, che qui potete vedere in anteprima, è disponibile sul sito di Intesa Sanpaolo, partner di Ubitennis.

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Battendo Stefanos Tsitsipas nella finale di domenica, Novak Djokovic ha vinto il suo decimo titolo all’Australian Open, raggiunto Rafa Nadal a quota 22 Slam e, lunedì, tornerà in vetta al ranking. Dopo le parole di Tsitsipas, tocca a Nole presentarsi davanti ai media, accolto dal direttore del torneo Craig Tiley che invita tutti a congratularsi con lui, sottolineando l’importanza del suo decimo successo, alla luce di tutto quanto è successo.

D: sul campo hai parlato delle tue ultime cinque settimane. Ce ne puoi accennare?

DJOKOVIC: ero pieno di orgoglio e soddisfazione in quel momento. Quando sono andato nel box della mia squadra sono crollato dal punto di vista emotivo e ho pianto, in special modo con mia madre e mio fratello quando li ho abbracciati. Anche perché fino a quel momento non mi ero concesso distrazioni extra tennistiche o anche di altro genere, come problemi fisici; ho voluto evitare che qualcosa disturbasse la mia concentrazione. Rimanere concentrato e prendere le cose giorno dopo giorno per vedere dove sarei potuto arrivare ha richiesto uno sforzo mentale enorme.

Due settimane e mezzo fa non ero affatto convinto delle mie chance di vincere questo torneo, soprattutto per via della gamba. Era un gioco di sopravvivenza ogni match.

La cosa che mi ha aiutato qui è che tra un match e l’altro c’è un giorno di riposo, quindi più tempo per recuperare mettendo in pratica ogni trattamento utile per farmi scendere in campo nell’incontro successivo e vincere alla fine.

L’ho visto (Tsitsipas) giocare, e dominare. Sapevo che sarebbe stata una grande sfida e che dovevo stare saldo. Ed è quanto ho fatto.

Penso di aver cominciato molto bene; il primo set è durato poco, 30 o 35 minuti. Nel secondo lui ha giocato meglio e ha avuto le sue possibilità. Ha mancato un set point; io ho tenuto saldi i nervi e ho vinto il secondo e il terzo al tie-break.

Alla fine, è stato un grande sollievo poter liberare le emozioni; difficile dire qualcosa in più. È stato un viaggio lungo, e speciale.

D: nel secondo set vi siete parlati e guardati spesso, credo tu e Goran. Cosa stava succedendo?

DJOKOVIC: Goran e un altro membro del mio team. Solo un normale scambio di idee quando non va come vorrei e cerco aiuto e consigli. Tutto qui.

Certo è difficile spiegare alle persone che non si sono trovate in queste situazioni cosa tu stia provando; è normale. Come ho detto durante il discorso finale, tollerano un sacco di cose che io faccio loro e dico loro; sono incredibilmente grato di avere la loro presenza e il loro supporto. Se fossi io nel box e qualcuno sì comportasse così con me risponderei in maniera diversa (ride).

D: hai parlato delle emozioni alla fine; quanto di queste riguardava quello che è successo l’anno scorso, il tuo ritorno, l’infortunio e tutto il resto al di fuori del campo da tennis? È stato un insieme di tutte queste cose?

DJOKOVIC: certo che sì. non vedevo l’ora di tornare qui; mi sento sempre alla grande in Australia. I miei risultati sono lì a dimostrarlo. Volevo tornare e giocare.

So di potercela fare, il mio record all’Australian Open me lo ricorda sempre. Ho terminato la scorsa stagione nella miglior maniera possibile, giocando alla grande. E mi sono preparato al meglio.

Ovviamente pensando allo scorso anno ero un po’ nervoso: non sapevo come sarei stato accolto qui, ma alla fine è stata un’esperienza molto positiva.

Ancora, non sarei stato in grado di fare quello che ho fatto ad Adelaide e qui se non avessi avuto ottime sensazioni, in campo e fuori. Sono anche successe alcune cose non facili da gestire, specie quando accadono verso la fine di un Grande Slam. Penso alla faccenda di mio padre. Ma ho tenuto tutto sotto controllo.

È questo quello che intendevo quando parlavo dello dell’enorme sforzo mentale per rimanere concentrato. E le persone intorno a me hanno fatto il massimo per aiutarmi a rimanere mentalmente nel torneo e a dare il massimo di me stesso.

D: hai detto in passato di essere motivato dalla storia. Guardiamo al tuo duello con Rafa, ora che siete entrambi a 22 Slam. Ti motiva l’obiettivo di vincere più Major di chiunque altro, considerando anche Serena e Margaret Court?

DJOKOVIC: ovviamente mi motiva vincere quanti più Slam possibile. A questo punto della carriera, questi trofei sono il fattore che mi motiva di più a competere, senza dubbio.

Non amo compararmi agli altri, ma è un privilegio far parte della discussione sui più grandi tennisti di ogni tempo. Se la gente mi vede così, è davvero lusinghiero, perché so di aver dato il meglio di me per vincere questi tornei, così come tutti gli altri.

Ho ancora tante motivazioni. Vediamo quanto lontano mi porteranno. Non voglio fermarmi qui; mi sento benissimo e so che quando sto bene fisicamente e sono mentalmente presente, posso vincere qualsiasi Slam, contro chiunque.

Adoro sfruttare le mie possibilità. Ma in ogni caso nulla è garantito, e nulla è scontato. So bene che ci sono molti tennisti che vogliono questi titoli o la posizione di numero 1 del mondo. Ho vissuto tante volte queste situazioni, e queste esperienze mi aiutano a tenere la mente fresca, sapendo bene cosa mi aspetta.

Non so per quanti anni giocherò ancora o quanti Slam mi vedranno protagonista. Dipende da più cose, e non solo dal mio fisico. È fondamentale avere il supporto e l’affetto delle persone più vicine, e mantenere il giusto equilibrio tra tennis e vita privata, ma allo stesso tempo conservare la lucidità mentale per sforzarsi di inseguire ancora i miei obiettivi.

Fisicamente sto bene; certo 35 anni non sono 25, sebbene io mi senta tale. Eppure sento di avere ancora tempo avanti a me; vediamo dove posso arrivare.

D: quando il match è terminato hai guardato al tuo angolo indicando più posti. Cosa stavi cercando di dire?

DJOKOVIC: cosa vuoi farmi dire? hai visto tutto (ride).

È un codice tra di noi, loro hanno capito. Ci vuole cuore, forza mentale, e la… terza cosa per farcela.

D: hai imparato qualcosa su di te negli ultimi 15 giorni, in campo o fuori? Il tuo livello è quello della semifinale del 2016 contro Federer?

DJOKOVIC: cerco sempre di ricavare qualcosa per migliorare il mio tennis, ma anche lezioni di vita sul mio carattere, sulle esperienze, su tutto quello che mi capita fuori e dentro il campo. Ho bisogno di tempo e di spazio per riflettere; difficile parlarne ora, così presto.

In termini di qualità del mio tennis, onestamente ho giocato il mio miglior tennis, proprio come nel 2011 2015 o 2016 quando ho avuto delle stagioni meravigliose e degli Australian Open meravigliosi. Sì, credo di essere stato a quei livelli, uno dei due o tre migliori Slam, in particolare qui.

D: tu hai scherzato su 35 e 25. che significato ha per te ancora adesso vincere ed essere il numero uno?

DJOKOVIC: è ancora meglio di 10 anni fa, perché non sai mai quanto tempo giocherai ancora. Così io festeggio questi momenti ancor più di una volta. Non li do mai per scontati.

Come detto è accaduto da troppo poco. Devo rifletterci e dormirci sopra alcune notti, per realizzare cosa abbiamo davvero fatto io e la mia squadra. Sono incredibilmente fiero perché non è stato un viaggio comodo nelle ultime 3/4 settimane. Tutto ciò rende questa vittoria ancora più speciale.

D: tu speravi che tuo padre fosse presente per la finale di stasera, ma questo ovviamente non è accaduto. come mai non si è fatto vedere fuori dagli spalti? quanto sarebbe stato speciale per te vederlo?

DJOKOVIC: ne abbiamo parlato; pensavo che le cose si sarebbero calmate, ma non è stato così. Abbiamo deciso insieme che sarebbe stato meglio che lui non venisse. Ci è dispiaciuto molto, sono momenti unici; chissà se si ripresenteranno. Non è stato facile per lui.

L’ho visto dopo il match; certo non è stato il massimo per lui, anche se era felice di abbracciarmi. È stato un po’ triste.

È andata così. Alla fine, mi ha detto che l’importante era che io mi fossi sentito bene sul campo. Ho vinto e lui era qui per me: questo è quanto ci siamo detti. comunque, è stato qui per tutta la durata del torneo e alla fine ho vinto.

D: hai detto che sia tu che Stefanos venite da paesi piccoli. 22 Slam dopo, cosa significano queste vittorie per le persone a casa?

DJOKOVIC: non lo so fino in fondo, ma credo sinceramente e spero che soprattutto i giovani in Serbia traggano ispirazione in quello che faccio, nei miei risultati; e che questi li motivino ad afferrare una racchetta o a fare qualsiasi altra cosa, nello sport o nella vita in generale.

Come ho detto sul campo, bisogna sognare in grande, e nutrire quei sogni. Lo abbiamo già detto, lo so, ma è così. Venire dalla Serbia o dalla Grecia come Stefanos, con tradizioni tennistiche quasi a zero, è un ostacolo in più da superare. Devi lastricare da solo la tua strada e diventare il primo in qualcosa, insieme con la tua famiglia e il tuo coach. Questo è quanto fa il tutto ancora più unico e gratificante; tutto è ancora più bello, perché sai come hai cominciato.

Serbia e Grecia hanno storicamente ottimi rapporti storicamente. così come io ho con Stefanos; siamo rivali certo, ma abbiamo avuto belle parole l’uno per l’altro sul campo.

Credo sia molto importante essere gentili e rispettoso in quei momenti, al di là del risultato; tu vuoi vincere chiaramente, tu competi fieramente, ma devi avere parole di rispetto per il tuo rivale, perché sai cosa ha passato per essere lì e cosa sta vivendo. E sai che è stata dura.

Danilo Gori

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