Australian Open
Australian Open: Djokodiecivic, la corona di Melbourne è ancora di Nole. Tsitsipas deve rimandare la prima gioia Slam
Vola in doppia cifra come Nadal al Roland Garros e si riprende il trono del ranking mondiale. Tutto ciò vale il decimo trionfo nel proprio regno per Novak Djokovic. Stefanos Tsitsipas non sfrutta un set point nel secondo, rivelandosi non all’altezza nei momenti cruciali

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[4] N. Djokovic b. [3] S. Tsitsipas 6-3 7-6(4) 7-6(5)
Sono 22 titoli Slam in carriera, primato ottenuto alla 33esima finale. Novak Djokovic aggancia Rafa Nadal nell’albo d’oro dei più vincenti nelle prove Majors scrivendo l’ennesimo capitolo di questa diarchia in cima al pallottoliere dei record, e divenendo proprio assieme al maiorchino il secondo nella storia – compreso il tennis femminile – ad aggiudicarsi la doppia cifra di successi in un singolo evento del Grande Slam. Un duplice aggancio allo spagnolo che significa decimo trionfo in altrettante finali disputate a Melbourne Park, quindici anni e 48 ore dopo il primo sigillo maturato il 27 gennaio 2008 contro Jo-Wilfried Tsonga. In assoluto per il serbo si tratta del 93° trofeo della carriera alla 132esima finale. Da lunedì, dunque Djokodiecivic tornerà in cima alla classifica mondiale. Deve invece rimandare la prima gioia Slam e la conseguente “prima volta” sul trono ATP Stefanos Tsitsipas, alla seconda finale Major dopo quella persa sempre per mano di Nole al Roland Garros 2021. La leggenda di Belgrado ha fatto valere la sua inarrivabile capacità di esprimere il meglio del proprio repertorio nei momenti cruciali della sfida, dove al contrario è mancato l’airone ellenico.
Il vero frangente di rottura del match si è però consumato sul finire del secondo set, quando il 24enne ateniese ha avuto a disposizione un set point nel decimo game. Un’occasione frutto di una parte di partita nella quale il Re del torneo aveva smarrito la bussola emotiva, prima di raccogliere gli ingenti regali del rivale più giovane di undici anni nei due tie-break successivi. Ciò che si può imputare maggiormente alla prestazione di Stefanos è di essersi sciolto quando si sono realmente decise le sorti dello scontro, ma anche di non aver messo eccessivamente sotto pressione il serbo mediante un costante attacco in controtempo della rete. Ovvero la vera chiava di volta del confronto, che è stata tuttavia depotenziata già sul nascere per via di una gestione differente e dagli opposti risultati della battuta tra i due protagonisti. E se poi ci si mette una prova sotto gli standard necessari a questo livello pure in risposta, contro il solito Robo Nole si spiega il perché di una conclusione in tre set.
Visto che poi quando si arriva al dunque, quando la palla scotta veramente, vengono fuori gli occhi felini della tigre della Malesia. Quelli spiritati di un uomo, un campione, in grado a volte quasi di trasformarsi in un eroe della Marvel che difatti non perde da cinque anni sulla Rod Laver Arena – dai quarti del 2018 contro Chung – con una striscia di 28 successi in fila. Mentre una sconfitta contro un Top Ten addirittura non la subisce dal KO – sempre in quarti – con Stan The Man Wawrinka nel 2014. Piccola curiosità statistica, era accaduto solamente in altre due circostanze in Era Open che a giocarsi l’ultimo atto dell’Australian Open fossero la terza e la quarta testa di serie, nel’88 quando a trionfare fu Mats Wilander su Pat Cash e nel 2005 con vittoria di Marat Safin ai danni dell’idolo di casa Lleyton Hewitt.
IL MATCH – Il sorteggio viene vinto da Djokovic, che sceglie di servire. Il campione serbo mette subito in mostra i grandi miglioramenti compiuti nella seconda parte di carriera nel fondamentale d’inizio gioco, in particolar modo sulla seconda grazie ad un efficacie kick. A testimonianza poi di un eccezionale rendimento avuto da parte della battuta di Novak nel torneo, ci sono da costatare i 49 ace messi a referto prima di questa finale.
Al contrario, deve immediatamente soffrire nel suo primo turno di servizio Tsitsipas. Il 35enne di Belgrado lo inchioda fin dal primo quindici sulla diagonale sinistra allungando lo scambio in attesa di raccogliere l’inevitabile errore greco. Certamente sarà fondamentale per Stefanos, se vuole avere realmente chance di vittoria, riuscire ad essere molto incisivo in risposta quando il 21 volte campione Slam non potrà contare sulla propria prima. Ma come detto, si ritrova già al debutto della sua battuta nella sfida a dover rincorrere dal 15-40. Il 24enne di Atene estraendo però finalmente dal cilindro il proprio dirompente servizio, rimonta sventando le prime occasioni di break a disposizione del cannibale balcanico. Tuttavia nonostante lo strappo non sia maturato, vengono già fuori a partire dagli albori dell’incontro le enormi qualità della ribattuta di Nole.
La sensazione è infatti quella che Djokovic sia in pieno controllo delle dinamiche e dell’inerzia dello scontro. L’ex n. 1, inoltre, continua ad essere perfetto in battuta e difatti con quattro prime in altrettanti punti si aggiudica rapidamente il game del 2-1. Contestualmente, invece, proseguono le grandi difficoltà in battuta di Tsitsipas che questa volta non può evitare l’allungo di RoboNole. D’altronde quando ci si trova al cospetto della miglior ribattuta di tutti i tempi e si serve una sola prima sui sei punti del game in questione con tanto di doppio fallo, è praticamente fatale che si verifichi la seguente percezione: non avvertire mai, in nessun caso, di possedere anche soltanto per un effimero attimo la gestione tattica della partita.
Il nove volte vincitore dell’Happy Slam, da parte sua, non cenna a desistere dal procedere imperterrito con il piede sull’acceleratore a ritmo di un indomabile rullo compressore. La sua prestazione è finora essenzialmente priva di difetti, mostrando la sua solita magistrale copertura del campo oltre che una versione deluxe dei suoi fondamentali d’inizio punto: servizio e risposta.
Per quanto riguarda Tsitsi, per ora non si sono mai viste delle verticalizzazioni con conseguente presa della rete. Ebbene attaccare in controtempo è la vera arma sulla quale deve provare a contare la tds n. 3 per raggiungere il tanto agognato primo Major della carriera – anche se ciò significa esporsi ai chirurgici passanti serbi. Altrimenti per forza di cose gli scambi si prolungano eccessivamente, divenendo così il terreno di caccia preferito del classe ’87 di Belgrado. Banalmente se ci si mette a fare a pallate da fondo, la straordinaria consistenza di Djokovic abbinata alla sua intrinseca abilità nel difendersi e ribaltare al momento giusto l’inerzia del punto non lascerebbe scampo al più giovane rivale. Chiaramente però per poter mettere a punto questo piano tattico, il n. 4 ATP deve essere sostenuto da una grande performance della battuta, così da tenere il punto su una durata breve. Tutto questo è mancato, ciononostante il servizio di Stefanos è certamente cresciuto nella seconda parte del set, ma questo non può bastare. Deve anche essere in grado di variare opportunamente traiettorie ed effetti, spingere a tutta il servizio sempre e comunque può rivelarsi solo controproducente. Quando poi si approccia alla sfida con un evidente stato di pressione e quindi con troppa rigidità non potendo essere fluido come si dovrebbe – o vorrebbe, la prima entra di meno e di conseguenza crollano anche le certezze in termini di fiducia e consapevolezza dei propri mezzi.
Dopo lo scossone palesatosi nel quarto gioco, l’alternanza dei servizi non subisce più alcun momento di rottura e così Novak può intascarsi il set inaugurale per 6-3 in 36 minuti. In questa frazione d’apertura a certificare l’ imperforabilità del servizio serbo – pur aiutato da una ribattuta greca non all’altezza di una finale Slam – c’è un dato che svetta su tutti gli altri: il 94% di punti vinti con la prima, 17 su 18. Il greco si è al massimo inerpicato a 30, ma lo ha fatto in un solo turno di risposta e peraltro quando era già sotto 40-0.
I numeri in battuta del figlio di Apostolos sono via via andati migliorando, ma in una sfida del genere non può permettersi svarioni come quello avvenuto sul 2-1.
Un altro aspetto che senza dubbio si è potuto osservare pienamente nel primo parziale è la netta differenza nella gestione della modulazione della battuta: da una parte l’esperienza e la sagacia tattica nel saper ricercare sempre angoli mortiferi e diversi, soprattutto nei primi punti dei propri turni di servizio che sono poi quelli che indirizzano il game stesso; dall’altra decisamente più velocità impressa ma che tradisce meno lucidità ed intelligenza nel captare il momento della partita. Altra chiave tattica imprescindibile per Tsitsipas è quella di dover necessariamente salire come spessore e livello in risposta, a volte anche ricorrendo più spesso alla soluzione bloccata sul proprio monomane per far quantomeno partire lo scambio.
Perché è già di per se complesso per il greco, con Novak che sovente gli imprime costante pressione impedendogli di mettere i piedi in campo e giostrare il punto avendo l’iniziativa sulla racchetta. Infatti la risposta anticipata, uno dei cavalli di battaglia durante tutto il torneo dell’ateniese, non sta funzionando minimamente.
In apertura di secondo set si intravedono passi in avanti da parte di Stefanos, che ora riesce a sporcare maggiormente le sue traiettorie da fondo con più lift. In questo scenario anche il rovescio sale di livello, dimostrando più solidità nel reggere lo scambio sulla direttrice e di tanto in tanto stampandosi vincente sul lungolinea. Avrebbe addirittura la potenziale opportunità di costruirsi la possibilità per prendere la testa del parziale: sul 2-2, 15-30. Qui però il n. 4 del mondo non prende a pieni mani la chance cercando di essere lui il giocatore in campo a determinare le sorti, mostrando una passività che non si addice a questo frangente della gara. Perciò il polipo balcanico ritrova la prima dei giorni migliori e continua a guidare l’incontro. A questo punto, dopo non essersi dimostrato all’altezza per potersi sganciare nel punteggio, Tsitsi rischia di frantumarsi definitivamente con due turni di servizio consecutivi decisi ad oltranza. Ma in qualche modo ne viene fuori incolume, ecco che infatti qui si manifesta il vero e proprio turning point della sfida. Sul 3-3, 30-30 Djokovic in uno scatto sulla sinistra in open-stance per recuperare un’accelerazione del greco perde gli appoggi e finisce sdraiato sulla RLA. Per sua fortuna lascia andare la racchetta in tempo, per cui nessun danno fisico rilevante sulla coscia sinistra incerottata. Tuttavia alcuni strascichi psicologici, questo casuale avvenimento li porta in dote. Improvvisamente infatti Nole inizia ad innervosirsi tormentando il povero Ivanisevic nel suo box, reo di aver suggerito una discesa sul rovescio ellenico al quale ha fatto seguito un passante sulla riga. Dunque smarrisce concentrazione e attenzione, e questo inevitabilmente dà ulteriore fiducia al suo avversario che torna ad avere un importantissimo 15-30 sul 4-4 con il serbo in battuta, ma ancora una volta Stefanos manca la ghiotta occasione per inerpicarsi a palla break a causa di un paio di sanguinosi errori a rete: un back di approccio ed una volée di rovescio per quanto non semplicissima.
Ma il calo emotivo di Novak non pare cessare, anzi per certi versi cresce a dismisura. Ora il belgradese è vittima di un perenne stato di ansia e pressione, continua ad inveire contro Goran e tutto il suo team. Nervosismo totale che costringe la quarta forza del tabellone a dover fronteggiare un set point sul 4-5, 30-40. La classe delle leggende, però, lo sappiamo si manifesta quando sembrerebbe più difficile farlo. Dopo che erano diversi minuti in cui faticava ad essere incisivo da fondo, in cui aveva perso anche un pò di metri sul campo e addirittura nei quali aveva anche sbagliato un rovescio lungolinea in avanzamento – che perde in lunghezza una volta ogni 15 partite -; rialza il livello del suo tennis proprio sul set ball: scambio da 15 colpi dove ritrova profondità prima di chiudere il punto con un dritto winner.
Chiamato a servire una seconda volta per restare nel set, l’ex n. 1 non trema nuovamente. Si arriva dunque al tie-break. Il game decisivo si rivela però il festival dell’orrore, con Nole che dopo aver ripulito la testa dai fantasmi della parte centrale del secondo set – scaturiti anche da un pubblico che a dirla alla Djokovic, si sta dimostrando troppo caciarone – vola velocemente sul 4-1. Ma è un vantaggio prodotto più dai gratuiti del greco che da effettivi meriti del n. 5 al mondo. Tuttavia il 35enne dell’est Europa torna a regalare qualcosa e complici due doppi falli rimette tutto in equilibrio. Stefanos però ancora una volta nel momento in cui conta per davvero esprimere il proprio miglior tennis, si esibisce in una fucina di erroracci. Perdipiù dei cinque che difatto confezionano la seconda frazione per il giocatore più esperto in campo, quattro per Tsitsi arrivano con il suo colpo migliore. Così il serbo mette nel fienile personale anche la seconda partita: 7-6(4) dopo oltre un’ora e dieci. Tie-break portato a casa da Djokovic facendo registrare un unico vincente e ben due doppi falli.
Si conclude quindi una frazione decisamente dimenticabile sul piano tecnico, infarcita di gratuiti, ma enormemente stimolante da un punto di vista della “cabeza” con svariati scossoni emotivi e di nervosismo reciproco. Ma alla fine siamo dove dovevamo essere, il Re del feudo di Melbourne avanti di due set. Per Tsitsi ora si fa veramente dura, considerando che Nole ha perso una solta volta in carriera con un simile vantaggio sul groppone: ai quarti del Roland Garros 2010 contro l’austriaco Jurgen Melzer. Un miracolo servirebbe al Dio greco, ma deve decisamente cambiare marcia. Perché, quando in una finale dell’Open d’Australia si è al cospetto del recordman di trionfi della storia; se si vuole provare ad invertire le pagine degli annali non ci si può permettere di disputare un tie-break commettendo una caterva di marchiani e sanguinosi errori con il proprio colpo migliore.
Si riparte con il tezro set dopo la pausa negli spogliatoi di Djokovic, con il serbo che ha un fisiologico calo in seguito ad un parziale durissimo e che ha richiesto tanto dispendio in termini di energie mentali. Primo break nel match a favore dell’ellenico, tuttavia la tds n. 4 ritrova immediatamente la bussola e piazza il contro-break. Nonostante la repentina reazione di RoboNovak, ancora qualche regalo di Tsitsipas. Bisogna però sottolineare come si è avuta la percezione che fosse unicamente uno strappo momentaneo, infatti in questo caso Novak non si è per nulla fatto prendere dalla frenesia o dal panico ma anzi ha dimostrato una calma olimpica a testimonianza della propria sicurezza: ovvero gli sarebbe bastato rimettersi focus dentro il match per agguantare il rivale nello score e così effettivamente è stato.
A questo punto, si assiste un frangente di stasi dell’incontro come se i due protagonisti in campo stessero anche un pò rifiatando dopo le innumerevoli spese energetiche sia fisiche che di testa. Dopo il vicendevole scambio di favori ad aprire il set, i servizi di rivelano inossidabili con soli cinque punti vinti dalla risposta (tre dal serbo, due dal greco) e ben quattro game vinti a zero per giungere al 5-4 a favore di Djokovic. Un set che tuttavia, pur viaggiando su una velocità di crociera sicuramente più imponente rispetto al parziale precedente, almeno regala qualche principio di variazione in più: smorzate da ambo le metà campo, e che forse da lato Tsitsipas dovevano essere esplorate maggiormente per cercare di sorprendere scostandosi dallo spartito principale. Così come doveva essere sondata di più l’opzione del back per rallentare il ritmo e darsi la possibilità di attuare la mezza luna attorno alla palla ed eseguire lo sventaglio del dritto con più efficacia.
Le battute non placano la loro ira, con Novak che addirittura vince quattordici punti in fila sul proprio servizio. Stefanos rischia di abdicare definitivamente al ritmo soffocante del serbo servendo per prolungare la contesa sul 4-5, ma in qualche modo dal 30-30 si salva. Perciò sarà ancora tie-break dirimente, con la sequela di quindici al servizio di Novak che recita 20 in fila. E purtroppo per il greco – e per il match – l’epilogo è il medesimo di quello andato in scena nel secondo set. Dopo una frazione di alto livello, in cui entrambi si erano espressi contemporaneamente su ottimi standard, ancora una volta quando conta l’airone ateniese spegne fragorosamente l’interruttore del suo tennis esibendosi in steccate e gratuiti grossolani. Allora sul 5-0, ci pensa il pubblico a fornire l’ultima ciambella salvifica al 24enne in campo disturbando palesemente Novak nell’esecuzione bimane. Come successo nel gioco decisivo del secondo, Stef si rifà sotto ma alla fine deve cedere al terzo championship point. Djokovic chiude al secondo tentativo in battuta con un set finale dalla durata pedissequa al secondo (1h11‘): 7-6(5) al termine di tre ore esatte di sfida.
Melbourne è ancora regno serbo, lo è per la decima volta.
Dichiarazioni a caldo dei due protagonisti durante la cerimonia di premiazione
Stefanos Tsitsipas: “Quello che hai ottenuto fino ad oggi è tutto nei numeri. Congratulazioni, non solo a te ma anche alla tua famiglia che ti ha sempre incoraggiato. Credo inoltre che siamo cresciuti in maniera simile, è stata una strada straordinaria. Ammiro tutto quello che hai fatto per lo sport, perché mi rende un giocatore migliore. Ho avuto il privilegio di giocare tante partite difficili, devo dire ancora una volta che Novak fa uscire il meglio da me. Lavoro da tutta una vita per crearmi opportunità come questa. Sei semplicemente fortissimo, uno dei migliori di sempre. Anzi devo dire il più grande tra tutti quelli che hanno preso una racchetta in mano. Non l’ho mai fatto. Voglio ringraziarti per aver spinto tutti i giocatori ha dare ancora di più e reso migliore la qualità del tennis. Non è facile perdere un’altra finale Slam. Però sono pronto a lavorare ancora più duramente. Ringrazio il mio team, sempre al mio fianco in questo viaggio che stiamo percorrendo insieme. Sono felice di avere vicino a me, persone che hanno i miei stessi obbiettivi, che mi incoraggiano e che hanno le mie stesse ambizioni. Sono molto privilegiato a fare questo sport, e poterlo chiamare lavoro. Dovrei ringraziare anche i tifosi greci che mi fanno sentire a casa tutte le volte. Tornare in Australia mi fa sempre venire in mente tante belle cose, i raccattapalle, ma anche i fotografi, lo staff, tutte le persone coinvolte con il torneo e con Tennis Australia. Il vostro lavoro non è semplice, abbiamo grande rispetto per voi anche se a volte non lo mostriamo. Ma vi assicuro che lo apprezziamo. Grazie a tutti, spero di rivedervi il prossimo anno“.
Novak Djokovic: “Buonasera a tutti. Prima cosa, Stefanos le tue parole mi hanno toccato. Sei stato molto gentile, molto rispettoso. L’ho apprezzo molto. In campo siamo feroci, a prescindere da chi sia dall’altra parte della rete e questo non significa che non dobbiamo dimostrare rispetto. E ci rendiamo conto anche degli sforzi, io ti faccio quindi le mie congratulazioni per un bellissimo torneo. Questa sera è stata una splendida battaglia. Hai ancora tanto tempo davanti a me, molto più di me. Non sarò l’ultima opportunità che avrai di vincere uno Slam. Mi congratulo con la tua famiglia, con il tuo team. So quanto tempo passate per cercare di renderti un miglior giocatore, ma anche una migliore persona in campo e fuori. Sei uno dei giocatori più professionali che ci sono sul Tour e credo tu sia una delle persone sicuramente più interessanti. Vorrei anche dire una cosa riguardo alla Grecia e alla Serbia, siamo ovviamente due Paesi non particolarmente grandi. Non abbiamo una grande tradizione nel tennis, non troppi giocatori nella storia hanno raggiunto i nostri stessi risultati. Quindi il messaggio per tutti i bambini in giro per il mondo, che magari stanno seguendo questo momento e sognano di essere qui al nostro posto; io vi dico: ‘Sognate in grande perché tutto è possibile, e non lasciate che nessuno vi tolga questa voglia di sognare. Non hai importanza da dove provieni, più svantaggi hai da bambino e più sfide devi affrontare; più forte sarai. Io e Stefanos lo dimostriamo. Innaffiate i vostri sogni come bagnate i fiori, trovate quelle persone possono sognare con voi perché potete farcela. Che viaggio per me, per la mia famiglia, per il mio team. So da dove ho iniziato e dove sono arrivato, non do nulla per scontato. Sono consapevole che a volte dovete tollerare l’aspetto peggiore del mio carattere sia in campo sia fuori. Apprezzo la vostra pazienza e i vostri incoraggiamenti. Perché ridi Goran – risata generale –. Non so se mi perdonerete mai per tutto quello che vi faccio passare. Ma devo ripeterlo più e più volte, questo trofeo è vostro quanto mio. Perciò, grazie. Siete e sarete sempre nel mio cuore. E’ stato uno dei tornei più complicati per me, considerando le circostanze. Non avevo giocato qui lo scorso anno, sono ritornato quest’anno. Voglio ringraziare tutte le persone che mi hanno fatto sentire a mio agio tornando in Australia, a Melbourne. C’è un motivo se io ho sempre giocato il mio miglior tennis in Australia, su questo campo davanti a leggende come Rod Laver che ringrazio per essere ancora qui questa sera. Mi do dei pizzicotti per rendermi conto di quello che sto facendo, so che sto andando avanti da un po’ ma devo dire questa cosa. Sola la mia famiglia e la mia squadra sa quello che ho passato nelle ultime cinque settimane. E per questo credo sia la vittoria più bella della mia vita considerando tutto quello che ho dovuto sopportare. Ringrazio l’organizzazione quotidiana fenomenale, i volontari, tutte le persone che fanno parte di questo evento. Craig – Tiley, ndr – è stato di grande aiuto, non solo quest’anno ma sempre e so che dà il massimo per farci sentire a nostro agio. So che c’è stato un nuovo record battuto di spettatori, che ci sono tantissime persone che stanno seguendo il match in tv. E’ uno degli eventi migliori al mondo e speriamo di vederci il prossimo anno”.
ATP
Numeri: il dominio di Djokovic nel tennis maschile dal 2011 ad oggi
Dalle settimane trascorse al numero uno al confronto contro gli altri grandi: Ferruccio Roberti raccoglie alcuni dati che testimoniano chi sia stato il più grande di quest’era tennistica

62 – Il numero percentuale delle settimane trascorse come 1 ATP da Novak Djokovic dal 4 luglio 2011 -giorno successivo alla prima vittoria di Wimbledon che lo proiettò sulla cima del ranking – a oggi. Una cifra di per sé impressionante che probabilmente sarebbe potuta essere ancora più significativa se il serbo non avesse saltato la seconda parte del 2017 e se l’anno scorso non avesse scelto di mettersi nelle condizioni di non poter partecipare a due Slam e quattro Masters 1000 (e a Wimbledon i punti fossero stati assegnati).
Altri numeri aiutano a comprendere meglio quanto fatto dal serbo dalla seconda metà del 2011 ad oggi: dal luglio di dodici anni fa ha vinto 19 dei 42 Slam (il 45,2%) e 29 dei 75 (38,6%) Masters 1000 a cui ha preso parte. In questo stesso periodo ha vinto 190 dei 245 (77.6%) match disputati contro colleghi nella top ten e, più in generale, si è imposto in 670 dei 768 incontri disputati (l’87,2%, una percentuale che sale al 89.3 considerando solo le partite non giocate sulla terra rossa). Della prima top 20 che lo vide al numero 1 sono rimasti sul circuito Nadal, Murray, Monfils, Gasquet e Wawrinka, mentre in quella attuale solo l’immenso campione maiorchino e Carreno Busta erano già tennisti professionisti nel momento in cui Djokovic salì per la prima volta al numero 1 del mondo.
Non per fare inutili paragoni tra campioni che hanno avuto ciascuno la loro fantastica parabola, ma per comprendere meglio questo approfondimento sul periodo che parte da quando Nole è diventato numero 1, si può osservare come solo Nadal, di un anno più grande di Djokovic, ha avuto numeri in qualche modo paragonabili al serbo. In questo lasso temporale Rafa ha comunque vinto dodici Slam e diciassette Masters 1000, occupando la prima posizione del ranking ATP per 107 settimane, ma perdendo 18 dei 31 scontri diretti giocati con Novak e sconfiggendolo solo 2 delle 14 volte in cui lo ha affrontato lontano dalla terra battuta. Ancora più pesante lo score con l’altro leggendario “big three”, Roger Federer: nato quasi sei anni prima di Djokovic, compiva di lì a un mese 30 anni la prima volta che Nole diventava numero 1 e ha inevitabilmente pagato la differenza d’età. Ad ogni modo, l’immenso campione svizzero nel periodo che stiamo analizzando ha vinto 4 Slam e 11 Masters 1000, è stato numero 1 ATP per 25 settimane complessive e contro Nole ha vinto 9 delle 27 volte in cui si sono confrontati.
Quando domenica scorsa ha sconfitto in finale degli Australian Open Stefanos Tsitsipas il serbo aveva 35 anni 8 mesi e 6 giorni, ma non è un record: sei volte è accaduto che tennisti più anziani del serbo vincessero uno Slam (il primato assoluto è di Ken Rosewall, che vinse gli Australian Open del 1972 avendo compiuto da poco più di un mese i 37 anni). Così come non è un record di longevità il ritorno al numero 1 del ranking ATP da parte di Djokovic: Roger Federer nel giugno 2018 lo è stato a meno di due mesi dal compiere 37 anni. Quel che impressiona di Nole è piuttosto come a quasi 36 anni riesca ad avere non solo elevatissimi picchi di rendimento -non impossibili ai campioni come lui- ma anche di continuità, una caratteristica molto più rara per gli over 35 negli sport professionistici. A tal riguardo basti pensare che sconfiggendo Tsitsipas pochi giorni fa il serbo ha vinto 38 degli ultimi 40 incontri giocati (e tutti gli 11 match nei quali ha sfidato colleghi nella top 10).
Par | Tit. | Fin. | Part. Gioc. | Part. Vin. | Part. Per. | % Vitt. | % set vinti | % game vinti | % t.b. vinti | |
Australian Open | 18 | 10 | 0 | 97 | 89 | 8 | 91.8 | 82.9 | 62.3 | 63.8 |
Roland Garros | 18 | 2 | 4 | 101 | 85 | 16 | 84.2 | 77.1 | 60.2 | 55.9 |
Wimbledon | 17 | 7 | 1 | 96 | 86 | 10 | 89.6 | 78.7 | 58.6 | 67.2 |
US Open | 16 | 3 | 6 | 94 | 81 | 13 | 86.2 | 76.0 | 60.0 | 61.4 |
Indian Wells | 14 | 5 | 1 | 59 | 50 | 9 | 84.7 | 76.3 | 59.7 | 69.6 |
Miami | 13 | 6 | 1 | 51 | 44 | 7 | 86.3 | 82.1 | 61.6 | 83.3 |
Monte Carlo | 15 | 2 | 2 | 48 | 35 | 13 | 72.9 | 67.0 | 58.0 | 80.0 |
Madrid | 12 | 3 | 0 | 39 | 30 | 9 | 76.9 | 69.6 | 56.0 | 50.0 |
Roma | 16 | 6 | 6 | 74 | 64 | 10 | 86.5 | 76.0 | 59.6 | 63.2 |
Montreal/ Toronto | 11 | 4 | 1 | 44 | 37 | 7 | 84.1 | 79.4 | 58.0 | 73.3 |
Cincinnati | 14 | 2 | 5 | 52 | 40 | 12 | 76.9 | 71.1 | 56.3 | 61.1 |
Shanghai | 9 | 4 | 0 | 39 | 34 | 5 | 87.2 | 81.4 | 61.4 | 71.4 |
Parigi Bercy | 16 | 6 | 3 | 54 | 45 | 9 | 83.3 | 74.2 | 58.3 | 70 |
O2 Arena (ATP Finals) | 11 | 4 | 2 | 46 | 34 | 12 | 73.9 | 68.3 | 56.5 | 70.6 |
Dubai | 12 | 5 | 1 | 50 | 43 | 7 | 86.0 | 78.4 | 59.8 | 69.2 |
Non c’è un centrale che ha fatto la storia recente del tennis a non aver conosciuto le vittorie di Novak Djokovic, unico tennista ad aver conquistato almeno due volte tutti gli Slam, tutti i Masters 1000 (e le ATP Finals). Il decimo successo agli Australian Open, torneo che in assoluto ha vinto più di tutti, fa supporre che con ogni probabilità la Rod Laver Arena sia il campo dove si giocherebbe la sua partita della vita. Più per ricapitolare qualche numero della sua carriera a beneficio dei lettori che per ricavare un dato oggettivo (nel susseguirsi delle edizioni di uno stesso torneo cambiano in parte le condizioni di gioco, basti pensare ad esempio alle modifiche apportate alla superficie e/o alle palline), sono andato a recuperare alcune sue statistiche nei tornei più importanti del circuito e in quelli nei quali ha giocato un elevato numero di match, come Dubai. Dalla tabella in cui sono raccolti i dati arriva la conferma che in effetti gli Australian Open sono il torneo in cui Djokovic ha il più alto rendimento e non solo perché è quello a cui ha preso parte più volte (18, così come al Roland Garros). A Melbourne il serbo vanta la miglior percentuale di vittorie rispetto ai match giocati (91.8%) e di set vinti rispetto a quelli disputati (82.9%). Ovviamente, non sorprende che un sette volte vincitore di Wimbledon abbia numeri eccellenti anche sui campi di Church Road, mentre un pochino stupisce che gli Internazionali d’Italia – dove vanta un ottimo score con sei successi e altrettante finali – siano il torneo sul rosso dove si esprime meglio e in assoluto uno dei migliori per il suo rendimento. In ogni caso numeri incredibili: solo a Monte Carlo, Madrid e Cincinnati (la O2 Arena dove si giocavano le Finals è un discorso a parte, vista l’altissima caratura degli avversari) non ha vinto almeno l’80% delle partite. Not too bad…
Australian Open
Gli outfit dell’Australian Open: trionfa il mix insolito di colori, ma anche il tocco di fresca eleganza
Dal mélange dei colori sgargianti alla tinta unita, fino al tocco classico e un po’ vintage, ecco le mise indossate all’Australian Open

Un Australian Open esplosivo in campo, in tutti i sensi. Il tennis quasi ingiocabile di Novak Djokovic e la potenza devastante di Aryna Sabalenka hanno sbaragliato gli avversari. Non solo. I due campioni di Melbourne Park vincono anche con i loro outfit. Per freschezza ed eleganza quello di Novak, per vistosità, energia psichedelica e originalità quello di Aryna. Tuttavia, la bielorussa stravince anche per come ha scelto di presentarsi nel consueto shooting fotografico con il trofeo, splendida in un abito rosa, romantico e un po’ vintage. C’è però anche chi non ha brillato, né in campo né con la mise, come nel caso della n. 1 del mondo Iga Swiatek. Ma, del resto, come ha detto la stessa Iga in una conferenza stampa, non si può vincere sempre. O come per Stefanos Tsitsipas che, nonostante abbia disputato un torneo pressoché perfetto fino alla finale, nella partita della vita il suo tennis diventa un po’ scialbo e banale, perdendo energia e brillantezza, all’immagine del completo indossato in questi Australian Open.
Nike – Frances Tiafoe, Aryna Sabalenka


Il completo con il quale Frances Tiafoe è sceso in campo a Melbourne ha fatto il giro del web: canotta e pantaloncini con un’unica fantasia maculata e variopinta che lo faceva sembrare uscito da un festival di Rio piuttosto che dallo spogliatoio di un torneo dello Slam. Un look da Tiafoe: nel senso che per non sembrare ridicolo devi avere i suoi bicipiti e la sua “abbronzatura”. Questo completo non era altro che una sintesi di una collezione di Nike che definire vistosa e colorata è dir poco. Ma d’altronde è l’happy slam, giusto? Quindi perché non osare? E in effetti il brand del baffo ha osato tanto. La stessa fantasia l’abbiamo potuta ammirare nel vestito di Sabalenka, alla quale, bisogna dirlo, i colori sgargianti stanno bene e danno quasi risalto al suo carattere tenace. I longilinei e pallidi Sinner e Korda hanno indossato con meno disinvoltura le magliette dal taglio largo e dalle tonalità vivaci (blu cobalto con pantaloncini lilla per l’azzurro e giallo canarino per il figlio di Petr) di Nike. Una collezione accattivante ma non per tutti insomma. (Valerio Vignoli)
Adidas – Stefanos Tsitsipas, Elena Rybakina


Il caso ha voluto che Adidas a Melbourne vestisse i due giocatori, Elena Rybakina e Stefanos Tsitsipas, arrivati a un passo dalla vittoria. La scelta di Adidas per la collazione dedicata agli Australian Open è ricaduta su un mélange di colori accesi mischiati tra loro in sorta di pennellate di tonalità diverse. Così i pantaloncini di Stefanos e il gonnellino di Elena erano un mix variopinto abbinato per Tsitsipas a una semplice maglia bianca e per Rybakina a una canotta nera. Vista la particolare scelta cromatica del pantalone e della gonna sicuramente meglio il contrasto con un colore scuro che l’accostamento al bianco. Outfit femminile ben riuscito, meno quindi quello maschile dove Adidas avrebbe potuto osare maggiormente anche nella scelta della t-shirt. (Chiara Gheza)
Asics – Iga Swiatek

Minimal e un po’ scontato l’outfit di Iga Swiatek. Per l’edizione 2023 dello slam down under, Asics ha puntato su un abbinamento di canotta e shorts dal color lilla appena accennato; in particolare, la canotta reca leggerissime “pennellate” di un giallo sbiadito. Ne risulta un completo, sì, fresco, che ben si addice al clima torrido australiano ma, forse, un po’ troppo anonimo. Anche se la n. 1 del mondo a Melbourne quest’anno non ha brillato (ha perso agli ottavi dalla futura finalista Rybakina), forse avrebbe meritato una mise di maggiore personalità. (Laura Guidobaldi)
New Balance – Coco Gauff e Tommy Paul


Semplice ma comunque efficace la collezione presentata da New Balance per questi Australian Open, indossata dai due principali testimonial del brand, Tommy Paul e Coco Gauff (anche Ben Shelton ha usato vestiti di questo brand ma non è ufficialmente sponsorizzato). Tutta incentrata sull’accostamento di bianco e nero, accompagnato da colori estivi come pesca e arancione. Per certi versi ricordava l’iconica collezione Nike del 2017, anno di una epica finale tra Federer e Nadal. Ma torniamo al presente. T-shirt girocollo per la sorpresa del tabellone maschile Paul, con bordino con motivo a contrasto e bande orizzontali multicolore. Non male i pantaloncini pesca come idea peccato che la tonalità era troppo tenue e sul bianco si notasse troppo poco la differenza. Canotta bianca aderente con buchi laterali e gonna senza troppi fronzoli per Gauff. A dare un po’ di vivacità la fascia arancioni e le sue scarpe personalizzate. Tutto ben fatto ma New Balance ci aveva abituato a completi più sorprendenti e d’impatto per la giovane tennista afroamericana. (Valerio Vignoli)
Yonex – Caroline Garcia, Casper Ruud


Molto grintoso il vestito della Yonex indossato da Caroline Garcia. La francese, che ha chiuso il 2022 con il grande trionfo alle WTA Finals, è scesa in campo a Melbourne con tutta la sua grinta e grandi aspettative anche se, alla fine, la sua corsa è stata fermata agli ottavi di finale da una delle sorprese del torneo, Magda Linette. Ma la grinta e lo slancio in Caroline non mancano mai e l’outfit dell’Australian Open li esprime al massimo: un vestito semplice, dritto, total black ma con un leggero effetto marmorizzato; la parte superiore, una canotta, reca un solo tocco di bianco sul colletto a polo, sul logo del brand e i nomi degli sponsor. Solo i polsini sono diversi, di colore lilla. Un abito non molto fantasioso, certo, ma di grande personalità e adatto al fisico slanciato e atletico di Caroline. Il nero tita unita invece viene spezzato per l’outfit di Casper Ruud. Il bel campione norvegese, che in questi giorni sta brillando sulla copertina di Vogue Scandinavia, in abbinamento alla polo nera ha sfoggiato degli shorts dello stesso color lilla dei polsini di Caroline. Un accostamento un po’ insolito per Ruud che solitamente veste in modo molto classico. Il colore pastello illumina anche le sue scarpe nere, sulla punta e sul tallone. Scelta originale e inaspettata. (Laura Guidobaldi)
Castore – Andy Murray

Uno dei protagonisti di questa edizione degli Australian Open è sicuramente Sir Andy Murray. Lo scozzese, seppur uscito al terzo turno, ha dimostrato di avere un cuore immenso nei match maratona vinti contro Berrettini prima e Kokkinakis poi. Andy è vestito dal marchio britannico Castore Sportswear che per lui ha disegnato un completo classico e molto elegante. Pantaloncino verde scuro e t-shirt bianca con una riga verde che l’attraversa in obliquo. Il logo del brand, un paio di ali spiegate, ben in vista sia sulla maglia che sui polsini bianchi che sul cappellino anch’esso candido. Murray a Melbourne spicca quindi non solo per la tenacia sportiva, ma anche per l’eleganza senza tempo del suo outfit. (Chiara Gheza)
Lacoste – Novak Djokovic


Novak Djokovic non ha sbagliato un colpo in Australia. Nemmeno in fatto di vestiti. Il completo a lui riservato da Lacoste per questa edizione del primo Slam stagionale era moderno e riconoscibile ma al contempo classico e non eccessivo. Abbandonato il verde smeraldo per l’azzurro con dettagli in arancione. Niente più motivi minimalisti in favore di una sorta di bandiera a scacchi sventolante che va a ricoprire l’intera polo: in un tono su tono nella versione serale e in azzurro che sfuma verso l’arancione nella versione diurna, forse la più riuscita delle due, anche perché stacca meglio con il pantaloncino azzurro. Solite scarpe colorate, pure quelle con l’abbinamento di colori reso celebre dai New York Knicks nel Basket di oltreoceano. Il tocco del campione è arrivato però al termine della finale, con la giacca con il numero 22 composto da una serie di piccoli coccodrilli. E, visto il dominio mostrato da Djokovic in campo. in quel di Parigi farebbero meglio a prepararne altre con il numero 23, 24, 25… (Valerio Vignoli)
Lacoste – Daniil Medvedev

Il personal branding è ormai ampiamente utilizzato dai giocatori di tennis per promuovere se stessi e la loro immagine. Basti pensare all’iconico “RF” di Federer, per il quale lo svizzero ha litigato con Nike, o alla stilizzazione delle corna di un toro di Nadal. Di recente pure Sinner ha lanciato il suo marchio, raffigurante una volpe. Con l’inizio del 2023 è venuto il turno di Medvedev. Il suo logo, pensato insieme a Lacoste, rappresenta la sua passione per i videogiochi e ricorda i quattro tasti di una playstation, con le sue iniziali nelle icone di sinistra e destra. Ci si poteva mettere più fantasia insomma. Il suo outfit dimostra però che per quanto riguarda i vestiti il brand del coccodrillo dà ancora dei punti a tanti. Una maglietta rosso fuoco (colore ideale sul blu del cemento australiano) con un colletto a v molto particolare, che fa un effetto finta polo, con una riga bianca a contrasto. Maniche in tessuto traforato, pantaloncini bianchi (e neri) e scarpe bianche. Essenziale e rifinito nei dettagli. In puro stile Lacoste insomma. (Valerio Vignoli)
Hugo Boss – Matteo Berrettini

Non è certo uno Slam fortunato per Matteo Berrettini che esce al primo turno per mano di Andy Murray. Peccato per il marchio Hugo Boss che ha trovato nel giocatore italiano un modello perfetto. Anche a Melbourne Matteo si è distinto infatti per classe ed eleganza con un accostamento di colori adatto a ogni occasione: maglietta bianca e pantaloncino nero. Il tocco modaiolo è stato regalato dalla borsa con la quale Berrettini entrava in campo, sulle stesse tonalità del completo ma dal taglio geometrico ed essenziale. La parola “BOSS” ben in vista sul lato della stessa. Come sempre Matteo promosso per quanto riguarda il lato fashion del tennis. (Chiara Gheza)
Giomila – Camila Giorgi

I completini Giomila, il brand ideato dalla stessa Camila e da sua madre, sono sempre un successo. Peccato che tale formula vincente spesso non accompagni anche i risultati in campo e, in Australia, dopo un buon inizio, la tennista di Macerata è stata travolta al terzo turno da Belinda Bencic. Comunque, in fatto di outfit, Camila ha davvero poche rivali. A Melbourne ha sfoggiato un abbagliante completo rosa fucsia che le stava benissimo. Semplice, in tinta unita (c’era anche la variante nel colore beige, più delicata), il completo mette in luce la silhouette perfetta dell’azzurra, simboleggiando tutta l’energia e l’esplosività del tennis della Giorgi. La canotta, lineare e senza frondoli, accompagna il gonnellino altrettanto semplice ma leggermente mosso e leggero. Un completo semplice e frizzante al tempo stesso, che si addice perfettamente al celeste dei campi di Melbourne Park. (Laura Guidobaldi)
DK One – Jelena Ostapenko

Nei commenti dei precedenti articoli in molti ci hanno fatto notare l’assenza di Jelena Ostapenko, i cui completi, griffati DK One, marchio lettone di solo abbigliamento femminile, non sono passati inosservati di recente. E stavolta abbiamo deciso di rimediare a questa nostra negligenza, anche per celebrare il primo quarto di finale in Australia della tennista baltica. A Melbourne la Ostapenko si è presentata con un outfit un po’ slegato: il taglio retrò sottolineato dall’ mplissimo colletto a polo e dalla gonna a pieghe sormontata da una fascia cozzava con l’abbinamento di colori molto sgargianti come corallo e blu elettrico. Un look sicuramente meno azzardato di quello visto al Roland Garros, un patchwork improbabile di maniche in simil pizzo, fantasia piede de poule e dettagli viola. Ma anche meno identificativo. E a questo punto da Ostapenko ci aspettiamo sempre tanto. Vediamo se riuscirà nuovamente ad alzare l’asticella a Parigi, il suo slam preferito. (Valerio Vignoli)
Lo shooting fotografico della campionessa Aryna Sabalenka

Aryna Sabalenka non trionfa solo in campo conquistando il tanto agognato primo titolo slam ma è vincente anche nella scelta della mise in occasione del tradizionale shooting fotografico con il trofeo. Aryna è uno splendore in un modello romantico, color rosa antico in tinta unita, lungo a tre quarti, semplice ma arricchito quanto basta da decorazioni floreali dello stesso tessuto dell’abito, applicati ai bordi delle mezze maniche e sul collo alto, quasi a formare un collier di fiori. Questi recano un tocco di vivacità anche sulla parte laterale destra del vestito. Lo arricchiscono quanto basta, senza scadere nel kitch, anzi. E poi l’acconciatura, una meraviglia. I capelli sono raccolti in uno chignon dietro la nuca e leggermente appiattito, in stile Ottocento, molto molto raffinato. Insomma, se in campo Sabalenka sa essere una veria furia di potenza e aggressività, nel festeggiamento del giorno più bello della sua carriera, ha scelto di privilegiare grazia, eleganza e romanticismo. (Laura Guidobaldi)
Australian Open
AO Donne, Steve Flink: “Sabalenka ha fatto grandi progressi, sono un po’ preoccupato per Iga Swiatek” [VIDEO ESCLUSIVO]
Il giornalista e Hall of Famer risponde al direttore sul tennis femminile: “Nei prossimi due-tre anni vedremo la migliore Coco Gauff”

0:04 Ubaldo: parlando del torneo femminile, credo si possa dire che, anche se non molti si aspettavano una nuova sconfitta negli ottavi di finale di Iga Swiatek, abbiamo avuto una delle più belle finali degli ultimi anni a livello Slam. Tra Sabalenka e Rybakina abbiamo avuto del buon tennis con pochi break, cosa che accade spesso nel singolare femminile. Abbiamo avuto una finale tra la numero 2 del mondo e una numero 10 che con i duemila punti del successo a Wimbledon sarebbe una top five.
1:09 Flink: Ubaldo sono arrabbiato con te!
1:13 Ubaldo: come mai? (sorride)
1:16 Flink: mi hai tolto le parole di bocca! Sono d’accordo, è stata una splendida finale, e come hai detto tu, è stata una sfida tra due ottime battitrici. Nel primo set Sabalenka ha ceduto il servizio sul quattro pari, e quindi ha perso il il set; ma poi non ha più perso la battuta, e ha vinto con un break per set. Aryna ha messo in campo diciassette ace e solo sette doppi falli, dati molto buoni per lei. Inoltre, il livello di gioco è stato alto, condotto da entrambe in maniera aggressiva. Entrambe hanno giocato molto bene da fondo, soprattutto Sabalenka; non potrei essere più d’accordo sul fatto che questa finale spicca tra quelle giocate nei Major durante l’ultimo biennio. Per come è stata giocata, perché è stata combattuta. Rybakina ha dimostrato che la sua vittoria a Wimbledon non è arrivata per caso, e Sabalenka finalmente c’è l’ha fatta.
L’ho vista più calma, più composta; persino quando ha servito un doppio fallo sul match point nell’ultimo game, non si è disunita. È rimasta concentrata su quello che doveva fare, ha preso un bel respiro e ha chiuso il match; sta crescendo come giocatrice e agonisticamente. Rybakina ha un bel temperamento; possiede un delle migliori prime palle del circuito, e deve migliorare forse la seconda nel kick, altrimenti le migliori ne trarranno vantaggio e lei potrebbe vacillare un attimo, ma aver giocato due finali Slam nell’ultimo anno con una vittoria e per lei incoraggiante. Sabalenka è sempre stata frenetica, sovraeccitata durante i match importanti; questo è un momento fondamentale per lei, non credi Ubaldo? Non dico che vincerà tutti gli Slam, ma ora crede di più in sé stessa.
3:36 Ubaldo: sì, ho visto Sabalenka perdere al Roland Garros da Camila Giorgi; ha commesso tantissimi doppi errori, proprio senza testa, senza voler offendere. E ora, come tu dicevi, aver vinto uno Slam dopo aver perso tre semifinali, le darà una grande fiducia. senz’altro potrà anche migliorare la seconda palla, se consideriamo che ha giocato nella finale un colpo molto piatto; un effetto in kick le permetterebbe di risparmiare qualche doppio fallo.
4:50 Flink: non è stato così male, certo può migliorare. Ha iniziato con un doppio fallo, e ne ha fatto uno sul match point, ma servire solo 7 doppi errori in tre set relativamente lunghi non è male, soprattutto se consideriamo che ha servito 17 ace.
Deve migliorare il kick sulla seconda, ma gioca già bene lo slice; sta migliorando, lo scorso anno ne faceva anche venti a match.
5:35 Ubaldo: se non ricordo male lo scorso anno ha servito 428 doppi errori: una media di 8 a match. Ma alcuni match sono finiti 62 61, quindi era come iniziare da 0-15 ogni turno di servizio!
6:03 Flink: sì Ubaldo, ma non credo che lo vedremo più così. Lei migliorerà ancora, anche negli altri aspetti del gioco. Un particolare a suo favore nella finale è che ha difeso meglio, ha colpito meglio da fondocampo. Puoi fare più cose di Rybakina da entrambe le parti del campo. È davvero completa, sa colpire sopra il capo, sa volleare.
6:48 Ubaldo: dal momento che ama prendere dei rischi, forse la terra battuta è la superficie più pericolosa. Se non riesci a chiudere nei primi quattro scambi, allora più provi più rischi di sbagliare. Comunque come dicevi tu è completa e gioca bene sia dritto che rovescio, mentre il dritto di Rybakina non è tra i migliori.
dal punto di vista di un americano, e stata più brutta la sconfitta di Pegula o di Gauff?
7:40 Flink: Pegula ha avuto un ottimo inizio d’anno; ha battuto Iga Swiatek e in tanti si aspettavano facesse grandi cose; per Coco dobbiamo sempre ricordarci che è giovanissima, quindi una sconfitta è comprensibile. la gente si dimentica la sua età e crede che abbia 25 anni solo perché è nel grande tennis da almeno cinque. Quindi è stata più deludente Pegula.
8:18 Ubaldo: in termini di potenziale chi vedi meglio tra le due?
8:29 Flink: Gauff. Nel lungo periodo; lavorerà molto e migliorerà la seconda palla e il dritto, mentre il rovescio è già ottimo adesso. Ha uno splendido atteggiamento sul campo, sa stare calma. Il suo dritto è traballante, e la sua seconda palla. Le ci vorranno due o tre anni. Pegula può andare meglio quest’anno, ma nei prossimi cinque anni scelgo Coco.
9:21 Ubaldo: parlando di delusioni, Iga Swiatek ha perso 64 64 da Rybakina, mentre Ons Jabeur ha ceduto a Vondrousova 61 57 61, risultato deludente per una numero 2 del seeding.
9:52 Flint: delusione perché abbiamo visto Jabeur perdere la finale di Wimbledon da Rybakina e la finale degli US Open da Swiatek, e quindi ci aspettavamo di più da lei. Nel suo puzzle ci sono così tanti pezzi; colpi bellissimi, il servizio la palla corta. Se non è ispirata accadono cose come quelle in Australia. Ma non sono preoccupato per lei, saprà rifarsi più avanti nella stagione.
Riguardo Swiatek, l’anno scorso ha vinto 37 match di fila fino a Wimbledon. durante la sua striscia vincente ha trionfato a Parigi. Poi ha vinto gli US Open. Non credo la vedremo dominare in questo modo; certo vincerà ancora altri Slam e rimarrà a lungo tra le prime tre o quattro del ranking. Per la consistenza del suo gioco. Ma punto di più su Rybakina. Iga si affida molto al suo gioco in difesa; prova ad essere più aggressiva, cosa che le serve per restare al top, ma non è a suo agio. È stata così convincente a Miami e Indian Wells, e poi a Parigi.
Quest’anno per lei sarà in altalena; potrebbe rimanere numero 1 del mondo, ma non rimarrei scioccato se alla fine della stagione fosse terza o quarta. Sono curioso di vedere cosa combinerà quest’anno; non ha vinto agli US open e adesso ha cominciato l’anno con questa caduta. Sono un po’ preoccupato per lei.
11:56 Ubaldo: penso che non sia facile continuare a vincere per chi non ha nel dritto il proprio colpo migliore. Tu puoi avere il miglior rovescio del mondo; guarda Djokovic. Lui ha probabilmente il miglior rovescio del mondo, specialmente il lungolinea e la risposta, ma i vincenti più importanti li ottiene con il dritto. È anche il limite di Rybakina, che ha un gran rovescio ma un dritto da migliorare.
Steffi Graf invece aveva un rovescio non tra i migliori, ma giocava un dritto straordinario; è difficile dominare a lungo senza un gran dritto.
13:23 Flink: sono d’accordo. L’anno scorso Swiatek ah ha migliorato il colpo e ha giocato diversi vincenti…
13:36 Ubaldo: sulla terra forse, dove hai più tempo per colpire.
13:47 Flint: no, anche agli US Open, ma sono d’accordo su quanto dici sulla terra battuta. Il dritto è importante un po’ per tutte; Rybakina ha un ottimo servizio e quindi può compensare in un game con tre punti diretti. Swiatek ha un servizio buono, non un grande servizio, e quindi non può ricavarci gli stessi punti.
Hai parlato di Steffi: il suo rovescio non era una grande arma, ma sapeva tenere lo slice molto basso per poi riuscire a colpire con il dritto, e lo sapeva fare in maniera meravigliosa.
Il dritto di Swiatek è la chiave; avrà bisogno di migliorarlo del 10-20%.
14:48 Ubaldo: grazie mille Flint, abbiamo spaziato su diversi argomenti di questi Australian Open. Un’ultima cosa: chi vincerà i singolari al Roland Garros?
15:10 Flint: tra le donne dico Swiatek, che gioca sulla sua superficie preferita, dove ha vinto due volte negli ultimi tre anni. Tra gli uomini forse ti aspetti che io dica Nadal per il suo quindicesimo trofeo. Ma non è al meglio, e in Australia si è infortunato ancora, contro McDonald. Penso che Djokovic potrà fare il colpo. Se Nadal sta bene può farcela. Cosa ne dici Ubaldo?
16:02 Ubaldo: che non è più il miglior Rafa; non lo vediamo al meglio da almeno sei mesi. Il favorito sarà Djokovic, anche se è difficile dirlo quattro mesi prima.
16:34 Flint: se Rafa non torna in condizione, Djokovic sarà il favorito. Inoltre, se nemmeno quest’anno potrà giocare negli Stati Uniti, ne trarrà giovamento dal punto di vista fisico, perché si presenterà fresco per la stagione sulla terra battuta.
17:12 Ubaldo: si ritroveranno a Montecarlo.
17:17 Flint: sì, non farà troppa differenza se Djokovic salta due tornei sul duro. Lui è determinato, ha vinto il suo secondo Roland Garros due anni fa e l’anno scorso ha perso nei quarti da Nadal. E’ dura batterlo, anche sulla terra rossa. È il secondo giocatore del mondo sulla terra battuta.
17:41 Ubaldo: grazie Flint, ottimo amico grande collega e… altri complimenti te li farò in privato!
Danilo Gori