Intervista a Berrettini: "L'amore non è una colpa. Gli insulti fanno male" (Rossi). Mal di tennis (Semeraro). Sprint Alcaraz. I rischi di Fritz (Bertellino)

Rassegna stampa

Intervista a Berrettini: “L’amore non è una colpa. Gli insulti fanno male” (Rossi). Mal di tennis (Semeraro). Sprint Alcaraz. I rischi di Fritz (Bertellino)

La rassegna stampa di lunedì 13 marzo 2023

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Intervista a Berrettini: “L’amore non è una colpa. Gli insulti fanno male” (Paolo Rossi, La Repubblica)

Lo vorrebbero processare. Anzi, la sentenza di colpevolezza per Matteo Berrettini sarebbe già stata emessa. Ma il finalista di Wimbledon, fuori al primo turno a Indian Wells, respinge ogni addebito: la crisi non c’è. Berrettini, cosa vogliono da lei? «Me lo sono chiesto, e una risposta credo di averla: più diventi esposto – neanche famoso – e diventi bersaglio di attacchi, soprattutto se le cose non vanno come vorresti, o come la gente vorrebbe». Hanno ragione gli accusatori? «Personalmente non ho alcun dubbio rispetto a quello che sto facendo: non sento di aver preso una strada diversa dal tennis. Sono lo stesso ragazzo di sempre». Però l’accusa è: non vince più. «Ma non è così per tutti i lavori, le carriere? Ci sono momenti in cui si lavora di meno. Inseguo solo i miei sogni e la mia carriera». E l’epoca degli haters sui social. «Si può gettare odio in maniera troppo facile. Eppure allo specchio vedo un ragazzo che vive con tranquillità: sono educato, non ho mai insultato nessuno, mai una parola fuori posto in nessun commento». Eppure è colpevole anche del suo nuovo amore, Melissa Satta. «Noi ci siamo trovati… ma stiamo parlando di un fatto privato, molto positivo e di cui sono felice. Io sono riservato e amo la privacy (anche se poi ho fatto entrare Netflix nel mio quotidiano), e sapevo che scegliendo una persona dello spettacolo i riflettori sarebbero stati accesi. Pere’, è sempre come uno vuole vederla, no? Non è una colpa se siamo seguiti e ci fanno le foto. Sto avendo una relazione sentimentale come tutti gli altri ragazzi della mia età. Normale. E anche qui mi spiace che una cosa totalmente positiva, che è un sentimento poi, venga girata come una distrazione professionale. Posso dire? È irrispettoso parlarne così, mi spiace che venga letta così. Fortunatamente non da tutti».

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L’anno scorso è toccato a Sinner, adesso a lei e Musetti: non è che c’era gente che aspettava solo questo momento? «Ma non succede in tutti gli sport? Non è che si sale sempre in termini di prestazioni. Siamo umani: ci sono le emozioni, la stanchezza, gli incidenti. Manca un pochino di equilibrio. Capisco che ci siamo abituati ai Federer-Djokovic-Nadal che hanno dominato il tennis facendo sembrare normale essere n. 1 per 10 anni, invece non lo è». E riguardo a lei? «Io parlo col mio team e non vedo preoccupazione, ma un momento in cui bisogna lavorare e stare sul pezzo. Dico, e sfido chiunque, ad avere i miei incidenti e poi portare a casa risultati. So di avere la stoffa giusta per andare avanti».

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Immaginava fosse così il tennis? «Mi sembra poco tempo fa che cominciavo e giocavo il primo torneo. Penso alla finale di Wimbledon: sono quasi due anni e sembra ieri. Il tennis è un viaggio bello, ma intenso con poco tempo per godersi quello che uno ha fatto. Forse, lo dico a posteriori, quand’ero più piccolo avrei voluto conoscere come gestire meglio gli extra: contratti, media, programmazione. Da ragazzino pensi solo al campo. Sapere che dopo un grandissimo risultato me ne sarebbe stato chiesto un altro… è che nel tennis il punto d’arrivo non c’è. Funziona che devi avere un piano, ma poi anche saper adattarti. Improvvisare. Perché se sei troppo rigido poi ti spezzi». Come si passa data finale di Wimbledon al presente? «Non c’è una formula magica. Alla fine quello che faccio è per me e per le persone che mi sono vicine. La fama è un plus. Anche se talvolta destabilizza perché se voglio cenare devo trovare soluzioni per avere un minimo di intimità. Penso che le questioni personali vadano rispettate, non disturbate. Ma nessuno può prepararti a questo, la soluzione è che ti devi immergere nella dimensione e provare a gestirla». Dunque, qual è il messaggio di Matteo Berrettini? «Mi piace lasciare questo messaggio di normalità: mi sveglio la mattina con le stesse paure, l’ansia e gli stessi pensieri di qualsiasi altro 27enne, italiano e del mondo. Quindi dico: cerchiamo di giudicarci meno, io ci provo in primis». E magari pensare alla salute… «Gli infortuni… Mi chiedo se sto sbagliando qualcosa, ma la verità è che mi spingo sempre al limite, e il tennis è sport molto stressante per il fisico e la mente. Ora cerco di vivere con uno stato di angoscia minore, meno teso e meno rigido in campo e più rilassato nel quotidiano».

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Mal di tennis (Stefano Semeraro, La Stampa)

Fratelli, dove siete? Il tennis è lo sport del diavolo, per trovare la strada giusta bisogna evitare tentazioni ed inganni, la regola vale anche per Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti, dispersi fra troppo sconfitte e il West dopo il promettente inizio comune in United Cup. Al termine della deprimente sconfitta contro Taro Daniel a Indian Wells – 50 errori gratuiti dicasi 50 «The Hammer» ha fornito una risposta che sa di pessimismo, se non cosmico, astrofisico: «Sono finito in un buco nero».

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Alla radice di mesi opachi – sconfitta con Murray in Australia, ritiro ad Acapulco, inciampo in California – ci sono (pre) occupazioni più serie, che riguardano la tenuta in campo, non in discoteca. E che migrano dal corpo alla mente, mondi interdipendenti come predica da sempre il coach di Matteo, Vincenzo Santopadre. Così può capitare che il timore di un infortunio – per chi ne ha già patiti mille – sia esso stesso un infortunio: il ritiro (frettoloso? preventivo?) di Acapulco contro Rune ne è un segnale.

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L’orizzonte degli eventi di Lorenzo il Magnifico non è troppo dissimile. Secondo coach Tartarini la prima, shoccante sconfitta contro il figurante Varillas in Sudamerica ha terremotato le (già non saldissime) certezze di Musetti, il resto l’hanno fatto le palle pesanti, il freddo imprevisto, l’arredo classico di malumori che tormenta i tennisti in crisi. Aggiungeteci un grammo di jella: il matchpoint sprecato da Matteo a Melbourne con Murray, i colpi di Musetti che slittano contro Mannarino. «Ho solo bisogno di un po’ di c…o!», dice Lorenzo.

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E Berrettini, dopo aver perso con Daniel nonostante un set vinto 6-0: «Non so neppure io come cazzarola ho fatto a sbagliare tanto. Ma penso al 2019, una delle mie migliori stagioni, iniziata allo stesso modo». Il vecchio saggio Paolo Bertolucci suggerisce l’ingaggio di un supercoach, come furono Edberg per Federer, Becker per Djokovic. Santopadre e Tartarini sono tecnici intelligenti e inclusivi, se il problema è un nuovo punto di vista sapranno allargare il cerchio; a tenere a bada l’ansiogeno richiamo delle Atp Finals casalinghe per ora ci pensa Jannik Sinner, agli altri due moschettieri serve soprattutto un fisico integro e una mente sgombra da paure più o meno reali, dall’obbligo di essere sempre all’altezza di attese (e contratti) non banali. Si chiama mal di tennis, bellezze.

Sprint Alcaraz. I rischi di Fritz (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Masters 1000 di Indian Wells con spunti molto interessanti. Ha fatto il suo esordio Carlos Alcaraz, lo scorso anno in semifinale, e impegnato in stagione nella riconquista della prima piazza del ranking, vista l’assenza forzata di Novak Djokovic. ll 19enne murciano, dopo il bye iniziale, ha regolato in due veloci set l’australiano Kokkinakis, proveniente dalle qualificazioni. Ora è atteso dall’olandese Griekspoor per proseguire il cammino nel torneo. Delicata anche la posizione del campione uscente, Taylor Fritz, al quale scadranno i punti pesanti conquistati lo scorso anno.

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Per una volta l’ex numero 1 del mondo Andy Murray non ha faticato per salire allo step successivo di una rassegna, battendo in due rapide frazioni il lucky loser moldavo Radu Albot. Il prossimo confronto sarà in “famiglia” con il connazionale Jack Draper uscito vittorioso da un altro derby britannico con Daniel Evans. “Prima” vincente anche per il canadese Felix Auger Aliassime, testa di serie numero 8 ed esentato dal turno iniziale con un bye,

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Non si è fermata la corsa di Stan Wawrinka, uno dei più esperti del tabellone dall’alto dei suoi 37 anni, che si è concesso il lusso di stoppare il giovane serbo Kecmanovic. Ieri a sorpresa è uscito il n° 3 del draw, Casper Ruud, per mano del cileno Garin. Nel WTA 1000 ha fatto proprio esordio la numero 1 italiana Martina Trevisan. Dopo un periodo non eccezionale, in quanto a prestazioni e risultati, la toscana ha centrato il 3′ turno battendo la statunitense Madison Brengle in rimonta e dopo più di 2 ore e 15 minuti di tenace battaglia sportiva. Il terzo incomodo è stato íl vento che entrambe le giocatrici hanno dovuto gestire. Ora è attesa dalla ceca Karolina Muchova, n.76 del ranking ma top 20 nel 2021 (l’anno della semifinale agli Australian Open e dei quarti a Wimbledon), reduce dai quarti nel WTA 1000 di Dubai.

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