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Sinner parte lanciato e punta il mirino verso Alcaraz: “Lo raggiungerò” (Crivelli). Alcaraz sarà dominatore? Forse no (Nizegorodcew). Tra ucraine e russe-bielorusse la tensione è a mille (Giammò). Sinner parte piano. Djere lo risveglia e viene spazzato via (Azzolini)
La rassegna stampa di sabato 25 marzo 2023
Sinner parte lanciato e punta il mirino verso Alcaraz: “Lo raggiungerò” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
[…] Il maestro. Intanto a Miami, nel Masters 1000 che due anni fa gli regalò la finale fin qui più prestigiosa della carriera (persa contro Hurkacz), la Volpe Rossa debutta al secondo turno concedendo appena cinque game al numero 58 del mondo Djere, spingendo sull’acceleratore dopo il piccolo spavento del break del 4-3 per l’altro nel primo set: da lì infilerà 6 game consecutivi, prima di un altro lieve calo (da 3-0 a 3-2 nel secondo set) subito anestetizzato dal break decisivo che gli schiude le pone della sfida di domani con il vincente tra Struff e Dimitrov, prima dell’eventuale ottavo con Rublev. Considerando il cambiamento di condizioni, cioè il campo più veloce e l’umidità più opprimente rispetto alla California, un’uscita soddisfacente: «Sto cercando di migliorarmi in ogni fase e l’unica cosa che posso controllare è quella di essere felice della posizione in cui sono. Ovviamente non sono appagato e i voglio sempre di più. So che se gioco il mio miglior tennis riesco a competere con migliori ed è un grande stimolo per me. È tutta mentale la partita che sto disputando, e da inizio stagione la sto vincendo». Ma i pensieri, inutile negarlo, vanno sempre là, a quella rivalità che può marcare un’epoca: «Da Alcaraz imparo molto, penso che mi renda un giocatore migliore. Mi spinge al limite, ed è quello che provo a fare con lui. Ora lui è a un livello un po’ più alto del mio, l’anno scorso ha avuto una stagione incredibile, è tomato numero uno del mondo. Punto a raggiungere quel che ha ottenuto, so che potenzialmente posso farcela, ma devo lavorare duro». Bravo Lollo Oggi in Florida tocca finalmente a Berrettini (contro McDonald, all’angolo ci sarà anche la Satta) e a Musetti (con l’ostico Lehecka, vincitore delle Next Gen) e tornerà In campo Sonego contro Evans dopo la convincente vittoria contro Thiem. L’austriaco, è vero, sembra non uscire più dalla decadenza post infortunio. pero Lollo era reduce da sei sconfitte consecutive nei Masters 1000 ed è stato lucido nell’annullare un set point all’ex Dominator nel primo parziale prima di giocare un secondo set perfetto: «Volevo essere il più aggressivo possibile, in risposta e negli scambi. Sto cercando di giocare più vicino alla riga di fondo quest’anno. II mio team mi aiuta molto, in questo sport bisogna avere pazienza e investire ogni giorno, aspettando che arrivi il momento buono. Ho tante persone che lavorano per me, sappiamo gli obiettivi, siamo tutti d’accordo su cosa dobbiamo lavorare e lavoriamo su quello. Poi i frutti arriveranno più avanti, se arriveranno, però sono convinto di quello che sto facendo». Forse è finalmente scattato il clic mentale che può riportarlo a respirare l’aria di vertice: «Essere istintivo è un po’ la mia caratteristica, ma cerco sempre di applicare quello che faccio negli allenamenti. Sono contento di tutte le prestazioni di quest’anno, secondo me ho aumentato il mio livello, anche se magari I risultati ancora non lo dicono». Perciò, è tempo di smentirli.
Alcaraz sarà dominatore? Forse no (Alessandro Nizegorodcew, Il Corriere dello Sport)
“Carlos Alcaraz batterà tutti i record nei tornei dello Slam, vincerà più di Nadal, Djokovic e Federe”. Questa frase, declinata in maniera più o meno ottimistica, è diventata un tormentone del circus tennistico dopo ogni successo del fenomeno (perché di questo si tratta) spagnolo. Spesso però si viene condizionati troppo dal presente e, per la fretta di prevedere il futuro, si finisce per esagerare nelle valutazioni. Alcaraz vincerà tanto? È pressoché certo. Dominerà incontrastato per 3-4 lustri? Non è affatto detto, anche se la doppia cifra di titoli Slam non e nemmeno quotata. […] CORSI E RICORSI. Nel 2007, quando Roger Federer era l’indiscusso numero 1 al mondo e già vincitore a 26 annidi ben 11 titoli Slam, si parlava frequentemente di quanto lo svizzero avrebbe ancora dominato il circuito. «Vincerà almeno 30 Slam», si diceva. Nadal, in quel momento già plurivincitore al Roland Garros, non sembrava poter impensierire Federer sulle altre supefici, mentre Djokovic avrebbe conquistato il suo primo Major in Australia nell’anno successivo. D’un tratto si passa dal dominio incontrastato all’epoca dei Fab 3 (o Fab 4, includendo anche Murray) e la musica cambia. [..]. ETA’. L’età gioca a favore dello spagnolo, ma va considerato che i suoi futuri antagonisti potrebbero essere oggi all’asilo o addirittura non ancora nati. Non è un caso che sino all’avvento di Alcaraz si pensava ad un’epoca in cui i vincitori Slam si sarebbero alternati dal giorno alla notte come nel circuito femminile. Nel tennis il vento cambia in fretta e potrebbe variare, nuovamente, nei prossimi anni. I BIG. Novak Djokovic non ha alcuna intenzione di abdicare e, nonostante i 36 anni da compiere a maggio, è in una forma psico-fisica eccellente. La scelta di non vaccinarsi, e ìl conseguente divieto a partecipare a determinati tornei (come Indian Wells e Miami), ha negato al grande pubblico di assistere alle sfide tra Alcaraz e il serbo (tranne quella di Madrid 2022, vinta dopo oltre tre di battaglia dallo spagnolo). Nole è ancora il pericolo numero uno, e l’impressione è che possa esserlo per altre 2/3 stagioni. Nadal è un punto interrogativo, ma la miglior versione di Medvedev, Zverev (che lo ha battuto al Roland Garros 2022 prima di disintegrarsi la caviglia), Auger-Aliassime, Rune e Sinner può rappresentare, chi su una superficie e chi su un’altra, un grande pericolo. AZZURRI. Jannik Sinner è tra i giovani il tennista che più di tutti può e potrà mettere in difficoltà Alcaraz. Nelle ultime quattro sfide il bilancio è di 2-2, con l’azzurro che ha però avuto match point e set point non sfruttati, tra New York e Indian Wells. Alcaraz non riesce mai a dominare Sinner come accade con altri avversari d’alto livello. La sensazione è che Jannik abbia maggiori margini di miglioramento sia a livello tecnico che, soprattutto, fisico. Lorenzo Musetti ha già dimostrato nella finale dell’ATP di Amburgo 2022 di poter sconfigger Alcaraz con una prestazione tecnicamente impeccabile e correndo molto. Anche Berrettini, in grande giornata con servizio e dritto, può tentare l’impresa. MARGINI. Dal punto di vista fisico Alcaraz è già formato: esplosivo, potente, reattivo. Un mix perfetto tra Nadal e Djokovic. Tecnicamente è molto completo, anche se sul rovescio, soprattutto in risposta, i margini sono considerevoli. Mentalmente appare inscalfibile e impenetrabile, ma nessuno è insensibile allo “‘sport del diavolo” e alle sue dinamiche psicologiche. Alcaraz è un giocatore eccezionale e diventerà un campione assoluto e indimenticabile di questo sport, ma è molto presto per definirlo un dominatore
Tra ucraine e russe-bielorusse la tensione è a mille (Roland Giammò, Il Corriere dello Sport)
Se negli spogliatoi, e sono parole della bielorussa Aryna Sabalenka di tre giorni fa, non ho mai respirato così tanto odio» come nell’ultimo anno, in campo non accenna a calare la tensione che durante tutto il mese di marzo ha caratterizzato gli incontri disputati tra le tenniste ucraine e quelle russe e bielorusse. L’ultimo episodio si è verificato la scorsa notte al termine del match tra Marta Kostyuk e Anastasia Potapova, vinto da quest’ultima: a differenza di quanto accaduto ad Austin venti giorni fa, quando Kostyuk si impose in finale contro la russa Gracheva, con le due protagoniste concordi nel volersi reciprocamente ignorare a rete a fine match, stavolta non c’è stato bisogno neanche d’un cenno d’intesa per capire che voglia di salutarsi non ce n’era prima di tornare ai rispettivi angoli. Anche per Potapova non si è trattato di una prima volta. A Indian Wells la russa fu ammonita dalla WTA per essere entrata in campo nel suo match di primo turno contro l’americana Pegula indossando una maglia dello Spartak Mosca, comportamento giudicato «non accettabile né appropriato» dai vertici del tennis femminile. Un torneo, quello califomiano, dove la tensione culminò nel ritiro dell’ucraina Lesia Tsurenko a poche ore dal match contro Sabalenka, da lei motivata con un attacco di panico innescato dalle parole dette dal Ceo della WTA, Steve Simon, secondo cui «se i tennisti russi e bielorussi lo fanno (sostengono la guerra, Ndr), questa è solo la loro opinione e non deve farmi arrabbiare». ANlMI. […] Da Miami è stata proprio Kostyuk a rivelare come la richiesta di un incontro inoltrata giorni fa dalle tenniste ucraine ai vertici del tennis femminile non abbia ancora ricevuto risposta: «Nessuna risposta, niente, solo silenzio». Sui temi dell’incontro, Kostyuk ha preferito invece mantenere il riserbo: «Una volta avviata la conversazione ne potremo parlare, farlo prima non credo sia una buona idea». Se interessi e ragion pratica parrebbero ormai aver indotto Wimbledon a riammettere russi e bielorussi alla prossima edizione del torneo, un anno non è bastato alla WTA per trovare la formula di una convivenza ormai sempre più forzata. La vaghezza con cui segue il reiterarsi di episodi simili, suggerisce che sia ancora lontana dall’averla intuita.
Sinner parte piano. Djere lo risveglia e viene spazzato via (Daniele Azzolini, Tuttosport)
[…] All’alba del torneo (Miami), Sinner dà l’impressione di essersi appena svegliato. Sarà il contrasto dei colori tra la maglietta amaranto e i pantaloncini verdi, che tanto fa pensare a uno che si sia infilato sotto le lenzuola con le prime cane trovate nel cassetto, saranno i dolorini che spuntano qui e là appena tiratosi su, uno al ginocchio rimesso a posto con un’esibita sberla sulla zona indolenzita, sarà che anche Djere ha l’aria di uno che preferiva continuare a fare ciò che stava facendo prima di entrare sul campo, è stato necessario aspettare i primi sei game per convenire che la partita fosse ufficialmente in corso. Lì, il serbo un po’ ungherese, ha approfittato di uno sbadiglio di Sinner per sgraffignare un break non previsto, e ha finito per commettere un errore. Ha dato fuoco alle polveri. Avesse lasciato fluire il match, forse sarebbe giunto al tie break senza colpo ferire, e soprattutto senza obbligare Sinner a reagire. È stato come servirgli il buon giorno con un buon caffè. Jannik ha risposto infittendo i colpi. Giocava senza servizio e d’improvviso ha ritrovato. Si è ripreso il break, ha pareggiato i conti (4-4) e si è staccato con un nuovo break al decimo gioco (6-4) per poi procedere a velocità incomprensibile per Djere fino al 3-0 nella seconda frazione. In una giornata che non ha offerto spunti particolari per entusiasmarsi, il fatto di aver condotto Djere a non saper più che cosa fare va a merito di Sinner. Nel secondo set, il serbo si è di nuovo fatto avanti, è risalito al 3-2, e ha costretto Sinner a ripartire. Il match è finito lì. Diciassettesima vittoria della stagione per l’italiano. Vale il secondo turno contro Struff o Dimitrov. Mentalità vincente, si dice così. Certo Sinner ne ha più di Djere, a questo punto della propria crescita. Ma ha anche più colpi, e tecnica. E più fisico. Mi piacerebbe che fosse dato al tennis quel che è del tennis… […] La vicenda cui fare riferimento è quella di Dominic Thiem, numero 3 appena due stagioni fa, poi sprofondato in un abisso di difficoltà dal quale sta cercando di riemergere (oggi è n. 106) senza troppo concedersi alla foga che sarebbe logico aspettarsi da chi abbia urgenza di risalire. Le sue sconfitte ormai vengono attribuite alla testa che non c’è più, e può darsi sia così. Ma potrebbero avere anche motivazioni diverse. Non riesce più a spingere la palla come faceva, per esempio, visto che ha subito un’operazione al polso dovuta proprio al tennis prodotto. Oppure, non gli va più di farlo, perché da numero tre del mondo si sentiva infelice, e ora che gioca con tanta pressione in meno è l’uomo più contento del mondo. Chissà… Negli anni Settanta il tennis obbligava a studiare gli avversari per poterli battere, dato che non c’era modo di farlo a suon di ceffoni… Ma quel tennis, mi dicono, era meno mentale di quello odierno. E sia. Mente per mente, anche Lorenzo Sonego aveva i suoi buoni motivi di preoccupazione a intrecciarsi con Dominic (lo chiamavano Dominator ricordate?) in avvio di un torneo che il torinese spera gli restituisca qualche punto in classifica insieme a un po’ della fiducia persa. Thiem è sempre stato un buon colpitore, e lo è anche oggi, che gli vada o meno di esserlo. Sonego ha più variabili da disporre sul campo, e Thiem di sicuro qualche possibilità in meno rispetto a una volta. Le difficoltà sul dritto incrociato, tra i suoi colpi migliori un tempo, sono sotto gli occhi, evidentemente è un colpo che lo obbliga a forzare una parte del proprio fisico in un modo che lui avverte pericoloso. Ci ha provato, ha rinunciato, e ha permesso a Sonego di prendere il sopravvento con il proprio drittoo, che è di suo quanto mai contundente. Su queste trame, un primo set giocato inizialmente alla pari, ha assunto contorni diversi, ma Thiem è riuscito a tenere fino al tie break, dove i buoni propositi non sono bastati. Servivano anche risorse fisiche e lucidità. Sonego è andato avanti 4-2, ma ha concesso un mini break su una volée più spiaccicata che lavorata ed è stato costretto a cancellare un set point all’avversario. Con due dritti strampalati Thiem ha dato una mano, per proseguire poi nel “copio dissolvi” del secondo set, mostrando quanto sia ancora in ritardo di preparazione. Sonego ha ringraziato. E ponto per Daniel Evans, britannico di buon tennis, ma spesso nervosetto. Anzi, velenosetto. Sonny l’ha già battuto (Vienna, 2020). Può farlo di nuovo.
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Roland Garros, il capitano azzurro Garbin: ” Bilancio positivo, ci vuole pazienza, in Italia si matura più tardi”
Tathiana Garbin fa il bilancio del torneo delle azzurre. Bene Cocciaretto ed Errani, dispiacere e preoccupazione per gli infortuni di Trevisan e Giorgi. Le finali di novembre e il futuro del tennis italiano

da Parigi, il nostro inviato
Il capitano di Billie Jean King Cup azzurro Tathiana Garbin ha incontrato la stampa italiana per un bilancio del torneo delle italiane con un occhio alle finali di Fed Cup di novembre che vedranno l’Italia affrontare Germania e Francia nel girone di qualificazione.
Il primo commento è per Elisabetta Cocciaretto che ha da poco perso la sua partita di terzo turno contro Bernarda Pera. “ E’ arrivata a Parigi già con qualche problema fisico, ma credo che abbia avuto tantissime chance anche oggi, le è mancata un po’ di esperienza. Sono partite difficili da un punto di vista mentale, da un punto di vista del gioco, sta esprimendo un livello altissimo come si è visto anche nel match contro Kvitova”.
Il bilancio del torneo delle azzurre è comunque positivo per Garbin. “ Abbiamo avuto un sorteggio molto duro, Svitolina, Kvitova, Jabeur. Dobbiamo essere contenti, stanno crescendo anche le juniores, ne abbiamo portate tre in tabellone ed è una cosa molto importante, stiamo facendo un bel lavoro al centro tecnico giovanile, ma c’è da avere pazienza”.
Le abbiamo chiesto un’opinione su Sara Errani e sul suo ritorno ad alti livelli: “ E’ un esempio di come la passione ti possa portare, nonostante l’età, a competere e a porti degli obiettivi sempre più alti. Non ì facile ripartire quando sei stata ai vertici, non è da tutti”.
Abbiamo sollecitato il Capitano sulle potenzialità delle Juniores azzurre considerando che la sedicenne Andreeva oggi ha giocato il terzo turno strappando un set a Gauff. “ Beh a Il Cairo la Uggesi l’ha battuta in finale, giocando un match perfetto mentre la russa ha giocato male, però c’è spazio. Certo, lei è una ragazza precoce e già matura, noi abbiamo una cultura diversa, maturiamo più tardi. Non bisogna avere fretta, bisogna avere rispetto delle ragazze facendole crescere in modo giusto. Abbiamo visto ragazze come la Anisimova che arrivano presto ma poi non riescono a reggere la pressione. E’ importante crescere prima la persona e poi la tennista. D’altra parte la nostra generazione ha dimostrato che i migliori risultati li abbiamo raggiunti intorno ai trenta anni.
Se è vero che non bisogna avere fretta, va però fatto notare come la prossima numero uno d’Italia, Elisabetta Cocciaretto, ha solo ventidue anni. “Non è mai successo così giovane infatti, ed è sicuramente una buona notizia”.
Per quanto riguarda la nazionale, il Capitano ha gli occhi puntati sull’obiettivo di novembre. “ Seguirò le ragazze il più possibile nei tornei, sono molto fortunata perché ho un gruppo molto competitivo, sono tutte molto forti sul cemento a differenza di un po’ di tempo fa quando arrivai a ricoprire questo ruolo e sul cemento facevamo fatica”
Il nostro Vanni Gibertini ha sottoposto a Tathiana una riflessione sul fisico più minuto delle italiane rispetto a quello di molte tenniste di vertice e se nelle selezioni alla base del movimento ci sia un criterio riferito all’altezza come ad esempio è avvenuto negli anni scorsi nella pallavolo. “Partiamo dal presupposto che la media nazionale nostra è più bassa della media europea, ma questo significa che le nostre sono ancora più brave a sopperire con la tecnica a questo gap. E’ chiaro che ci sono delle ragazze giovanissime che hanno un’altezza maggiore, ma il bacino d’utenza è quello e dobbiamo lavorare con quello che abbiamo a disposizione, formandole tecnicamente. In ogni caso più piccole vuol dire brevilinee e più veloci”.
In chiusura, abbiamo chiesto un pronostico su chi vincerà il torneo femminile del Roland Garros:“ Mi piace molto come gioca Jabeur, ma credo che la favorita sia Swiatek che sta giocando ad un livello altissimo”.
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Roland Garros: Cocciaretto non al meglio, ko con Pera in due set
Elisabetta Cocciaretto si arrende a Bernarda Pera e ad un problema fisico. L’americana avanza agli ottavi di finale di uno slam per la prima volta in carriera

da Parigi il nostro inviato
B. Pera b. E. Cocciaretto 6-4 7-6(2)
Finisce al terzo turno l’avventura parigina di Elisabetta Cocciaretto, eliminata in due set dall’americana Bernarda Pera. Sotto un sole cocente l’azzurra, entrata in campo con un tape al ginocchio sinistro, è stata limitata da un problema fisico alla coscia destra, fasciata anch’essa sul 4-3 del primo set. Elisabetta si consola con il best ranking che avrà alla fine del torneo ( dovrebbe essere numero 40 del mondo e numero 1 d’Italia, ma la notizia, come ci ha detto nei giorni scorsi, la lascia indifferente) e con una consapevolezza di un livello importante ormai raggiunto anche sui palcoscenici più prestigiosi. L’americana raggiunge per la prima volta gli ottavi di finale in un major e attende la vincitrice del match tra Jabeur e Danilovic.
LA PARTITA
È una grande chance per entrambe le giocatrici che non hanno mai giocato un ottavo di finale in un torneo dello Slam. Elisabetta e Bernarda si sono incontrate tre volte, con Pera che ha vinto l’unico precedente sulla terra di Budapest lo scorso anno ed Elisabetta che ha vinto a Hobart in gennaio annullando due match point (il terzo è un match di quali a San Diego vinto dall’americana).
Sotto il solo cocente del campo numero 7 si comprende subito che il servizio non sarà un fattore determinante, sebbene nelle classifiche Wta Elisabetta sia al secondo posto per i punti fatti con la seconda di servizio. I primi due game finiscono ai vantaggi e i successivi quattro sono break.
La mancina croata ma naturalizzata statuniteste dal 2013 (come ha raccontato il nostro Ilvio Vidovich) ha un peso di palla decisamente maggiore di Elisabetta che però è brava a contrattaccare trovando spesso angoli molto stretti.
Un doppio fallo di Pera (quinto break di fila) porta avanti Cocciaretto (4-3) che però al cambio campo chiede un M.T.O.: l’evidente fasciatura al ginocchio sinistro fa presupporre che il problema sia lì anche se l’azzurra esce dal campo per recarsi begli spogliatoi. Al ritorno invece presenta una ancor più evidente fasciatura alla coscia destra. Speriamo bene.
Il terzo doppio fallo di Elisabetta le fa perdere la pazienza e si dà una racchettata sullo stinco: benedetta ragazza, non ti bastano tutti gli acciacchi che hai?
Arriva il sesto break di fila, tanto per gradire, mentre l’afa si fa opprimente.
Purtroppo la serie di servizi nefasti termina nel nono gioco con l’americana che riesce a spostare Cocciaretto e si porta sul 5-4 mettendo l’azzurra nella difficile situazione di salvare il set dopo aver perso gli ultimi tre game al servizio.
Ed infatti la nuova numero uno d’Italia scivola subito 0-30, il diritto successivo pizzica la riga con Pera che contesta la chiamata, risale sul 30-30 ma il quarto doppio fallo del match offre all’americana il set point: arriva il quinto doppio fallo e il primo set vola via dopo 49 minuti.
Elisabetta esce di nuovo dal campo, stavolta per il toilette-break. Va detto che non sembra una partita di terra battuta, entrambe giocano molto piatto e senza dare rotazione alla palla e non si vede una palla corta a pagarla oro.
Per fortuna l’americana non è il massimo della continuità e con due diritti lunghi di circa un metro consente all’azzurra di partire avanti (siamo a sette break negli ultimi otto game). La marchigiana finalmente riesce a tenere un servizio, sempre con la gentile complicità della fallosa ex croata, e mette la testa avanti (2-0). L’emozione dura poco però, altri due doppi falli (evidentemente Elisabetta avrà qualche problema fisico nel caricare il servizio) riportano l’avversaria in parità.
È una brutta partita. Tanti errori, tanta tensione frutto evidentemente dell’importanza della posta in palio e, per quanto riguarda Cocciaretto, anche per la consapevolezza di non potersela giocare al meglio delle proprie possibilità. E l’improvviso caldo sicuramente non aiuta (al cambio campo Elisabetta si pone il salsicciotto con il ghiaccio sul collo).
I break si susseguono al punto da perderne il conto (altri 5 consecutivi) e siamo quattro pari anche nel secondo set.
Come nel primo set, purtroppo, Pera riesce a mettere 3 prime in campo nel nono gioco e a indurre Elisabetta all’errore con il forcing dal fondo, così ponendosi nella condizione di “ricevere per il match”.
Stavolta però Elisabetta è molto brava e riesce ad impattare sul 5-5.
Anche l’americana tiene il servizio per una volta senza patemi e l’azzurra si ritrova sul 6-5 a tentare l’approdo al tiebreak della salvezza. L’americana gioca molto bene i primi punti e si porta due volte a due punti dal match. Un pizzico di fortuna premia l’audacia di Elisabetta con una riga pizzicata e un diritto fuori di un niente dell’americana e si arriva al jeu decisif.
L’equilibrio si spezza sul 2-2 con due errori gravi di Cocciaretto e un vincente di Pera che la portano sul 5-2. Un rovescio a campo aperto condanna Elisabetta offrendo quattro match point consecutivi all’americana. Purtroppo basta il primo, il rovescio di Elisabetta vola via e con esso anche il sogno di avere un’italiana agli ottavi del Roland Garros.
Peccato, resta il rimpianto per l’occasione persa e per non essere riusciti a giocarsela nelle migliori condizioni. Resta comunque ottimo il torneo della marchigiana, che ha battuto la prima top10 in carriera e, come detto, tra due lunedì sarà la nuova numero uno d’Italia.
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Roland Garros: Gauff ferma la corsa di Andreeva, Swiatek distribuisce ciambelle
Iga è spaventosa e mette a segno il terzo e il quarto 6-0 di questo suo Roland Garros. Dura solo un set il match tra Coco Gauff e Mirra Andreeva

[1] I. Swiatek b. Xinyu Wang 6-0 6-0
Non è mai facile commentare match senza storia. Il compito diventa ancora più complicato quando la lotta impari assume la forma del bagel (una ciambella tipica – guarda caso – anche della cucina polacca), se non addirittura del doppio bagel come in questo caso. Iga Swiatek ha infatti inflitto una sconfitta severissima e difficilmente dimenticabile a Xinyu Wang, archiviando la pratica in appena 51 minuti di gioco. La cinese, numero 80 del mondo e reduce da due buone vittorie contro Bouzkova e Peterson, non è mai riuscita a guadagnarsi una palla game e ha vissuto davvero un match da incubo, ben sintetizzato da alcuni numeri come i soli 8 punti vinti al servizio e i 22 errori gratuiti (a fronte di appena tre vincenti). Iga, autrice di una prestazione senza alcuna sbavatura, è andata dritta sulla sua strada fino in fondo mettendo da parte qualsiasi pietà per l’avversaria.
Per Iga è il quarto 6-0 6-0 della carriera (il secondo nelle ultime tre settimane dopo quello rifilato a Pavlyuchenkova a Roma). Da quando la polacca è entrata nel circuito WTA sono ora 52 i set conclusi con un bagel a suo favore e 11 di questi sono arrivati al Roland Garros (quattro in questa edizione dopo quelli a Bucsa e Liu). Numeri impressionanti che confermano la forza di questa giocatrice, specie a Parigi. Se fin qui il cammino della numero 1 è stato assolutamente incontrastato, il prossimo turno potrebbe però rappresentare una prima prova interessante: in caso di vittoria contro Tsurenko, dall’altra parte della rete ci sarebbe infatti una campionessa Slam come Bianca Andreescu. Anche lei, però, è presente nell’elenco delle giocatrici ad aver subìto un 6-0 da Swiatek (a Roma l’anno scorso).
Primo set – Lo si nota subito: non c’è partita
Non sembra Xinyu Wang la giocatrice in grado di impensierire il percorso di Iga Swiatek. Dopo un primo game di assestamento da parte della polacca, la cinese va infatti subito in difficoltà al servizio. Se dalla parte del dritto Wang colpisce bene anche se spesso va sopra ritmo, sulla diagonale di rovescio non c’è partita e Iga mette la palla dove vuole. Il primo break arriva poi con un lob di rovescio mal valutato dalla numero 80 del mondo. La polacca non ha problemi in battuta mentre la sofferenza è costante per la cinese che, tra l’altro, mette poche prime in campo ed è quindi puntualmente in affanno sin dal colpo in uscita dal servizio. Il ritmo imposto dalla prima giocatrice del ranking WTA non è sostenibile per Wang che subisce un altro break anche nel quarto gioco.
Dopo appena 21 minuti di gioco Iga è già sul 5-0 e non sembra avere intenzione di regalare niente. Il rovescio della polacca è esente da errori, mentre dall’altra parte del campo i gratuiti abbondano. La cinese prova in qualche modo a evitare il bagel e annulla un paio di set point di cui uno con un ace, ma il rovescio e lo stesso servizio (con un doppio fallo) la tradiscono.
Secondo set – Swiatek non vuole perdere tempo e non regala letteralmente nulla
Swiatek non si rilassa nemmeno in apertura di secondo parziale e anzi si carica per rimanere concentrata. Wang, invece, non riesce a sbloccarsi: la cinese, infatti, si sente obbligata a giocare ogni volta il colpo perfetto per mettere in difficoltà l’avversaria ma così facendo resta intrappolata in una spirale di errori che le costa il primo break anche in questo set. Disperata, la 21enne di Shenzen inizia a provare qualche soluzione alternativa alzando la palla in risposta o cercando la rete ma lo fa senza convinzione e, probabilmente, anche senza i giusti mezzi tecnici a disposizione. Il punteggio è severissimo: arriva infatti anche il secondo break e dopo quattro game Wang ha portato a casa solamente un quindici nel set.
Il pubblico prova a incoraggiare Xinyu che, sotto 4-0, riesce a portare Swiatek ai vantaggi, ma Iga ha sempre il punto nelle sue mani e quando può colpire con calma dal centro del campo per la cinese sono dolori. Nemmeno questo è il game giusto per muovere il punteggio e così, dopo nemmeno 50 minuti di gioco, Wang deve servire per evitare il doppio bagel: la numero 80 del mondo sale sul 30-0 ma la polacca continua a fare il suo gioco e finisce per rimontare e prendersi anche questo gioco. Dopo 51 minuti quantomeno finisce l’incubo della cinese: è 6-0 6-0.
[6] C. Gauff b. [3] M. Andreeva 6-7(5) 6-1 6-1 (da Parigi, Vanni Gibertini)

Sabato di grande folla nel 16° arrondissement di Parigi, con la settima giornata del Roland Garros a cui si sono aggiunte le partite del Paris Rugby all’attiguo Stade Philippe Bouin e l’ultima giornata del campionato francese per il Paris Saint Germain al Parco dei Principi. Decine di strade sostanzialmente blindate per questi tre eventi sportivi che hanno portato più di 100.000 persone nella zona sud ovest della capitale francese, a ridosso del Bois de Boulogne.
Una delle partite più attese della giornata era lo scontro di terzo turno tra la giovanissima russa Mirra Andreeva, 16 anni compiuti da poco, e la statunitense Coco Gauff, ex bambina prodigio e ora a 19 anni compiuti ormai residente fissa della Top 10.
Il match che ha intrattenuto gli spettatori del Suzanne Lenglen nel primo pomeriggio dell’ennesima giornata di sole di questo torneo (finora nemmeno una goccia, e le previsioni per il resto del torneo sono piuttosto buone) ha probabilmente tradito le attese: tanti errori gratuiti, da una parte e dall’altra (26 per Gauff, ben 38 per Andreeva), e andamento largamente a senso unico dal primo set in poi, quando Gauff ha fatto valere la propria maggiore esperienza.
Entrambe le protagoniste hanno iniziato la partita molto tesa, estremamente guardinghe e consapevoli della pericolosità dell’avversaria. Andreeva cercava di sorprendere spesso Gauff con il lungolinea in contropiede, mentre quest’ultima cercava di aprirsi gli angoli per gli affondi incrociati in modo tale da sfruttare le difficoltà della russa negli spostamenti laterali soprattutto dalla parte sinistra.
Andreeva non riusciva a consolidare una situazione di 4-2 40-15 subendo il ritorno di Gauff che andava a servire per il match sul 5-4 ma non riusciva a chiudere il set nonostante il 30-0. Si arrivava al tie-break, probabilmente la fase più bella del match, nel quale si andava avanti punto a punto fino al 3-3, quando due errori di Gauff (uno dei quali un pessimo drop shot di rovescio) e un bel diritto di Andreeva mandavano la russa a tre set point. Sul primo Mirra metteva fuori un diritto; il secondo veniva annullato da Gauff; ma sul terzo Andreeva trovava un bel contropiede e siglava il 7-5 con un bel diritto dopo 61 minuti di gioco.
Il match di fatto finiva poco dopo, quando sull’1-1 Gauff infilava un parziale di 11 game a 1 risultando praticamente intoccabile sui suoi servizi e approfittando del nervosismo della sua avversaria, che nel tie-break del primo set aveva preso un’ammonizione per aver tirato una palla in tribuna verso la zona degli ospiti Emirates anche se fortunatamente nessuno era stato colpito.
In poco più di un’ora Gauff ha incamerato il secondo e il terzo set con il punteggio di 6-1, conquistando gli ottavi di finale in uno Slam per la ottava volta in carriera e la terza consecutiva al Roland Garros. Al prossimo turno affronterà la vincente dell’incontro tra Anna Karolina Schmiedlova (n. 100 WTA) e la qualificata americana Kayla Day (n. 138 WTA). Nessun precedente con la connazionale Day, mentre contro Schmiedlova ha vinto molto nettamente l’unico scontro diretto, lo scorso anno sulla terra di Madrid.