L’esordio al Rolex Montecarlo Masters di Andy Murray non è andato come sperato. Certo l’avversario – Alex De Minaur – non era dei più semplici, anche se probabilmente l’ex n°1 del mondo sperava di raccogliere più dei quattro giochi maturati nel 6-1 6-3 finale. L’ultima presenza a Montecarlo dello scozzese risaliva al 2017, quando venne sconfitto agli ottavi da Albert Ramos (che lo battè 7-5 al terzo), e allargando lo sguardo alle sue ultimi stagioni sulla terra rossa si vede come quello contro l’australiano era soltanto il quarto match sul rosso dal 2017.
La disabitudine al mattone tritato era quindi ampiamente preventivabile, anche se Murray non usa mezzi termini per descrivere la sua sconfitta: “È stata una partita orrenda, una delle più brutte della mia carriera“. Si può condensare in questa frase l’umore cupo di Sir Andy, che in una breve intervista al The Herald non ha usato mezzi termini.
“Non c’è stato niente di buono nel mio match contro De Minaur, anche se non so esattamente a che cosa sia dovuto. Non ho giocato bene nemmeno a Miami, ma questa partita è stata anche peggio“. Lo scozzese è piuttosto convinto che nessuno dei suoi colpi abbia funzionato: “Ho servito male e non ho giocato bene né con il dritto né con il rovescio. Anche in risposta avrei potuto fare molto di più, così come nella selezione dei colpi. Ho avuto un paio di partite simili nella mia carriera, ma non mi ero mai sentito così in campo“.
Nonostante non avesse praticamente mai più messo piede sul rosso negli ultimi sei anni, il due volte vincitore di Wimbledon era comunque ottimista per l’arrivo della parte di stagione sulla terra: “Ero particolarmente fiducioso, anche in allenamento mi muovevo bene. Avevo ricevuto buone risposte dal mio corpo negli ultimi dieci giorni, sebbene non giocassi su questa superficie da tempo. Per carità, non è che avessi grandi aspettative, non credevo che avrei giocato un tennis fantastico. Questa sconfitta, tuttavia, è demoralizzante“.
Nei pensieri del britannico ora campeggia un dubbio esistenziale: continuare o no a giocare sulla terra? “L’anno scorso io e il mio team abbiamo valutato la possibilità di giocare qualche Challenger sul veloce in questo periodo dell’anno, però in base alle regole che ci sono, ad esempio, non posso giocare in Asia durante Madrid o Roma. Non ci sono alternative, la questione è semplicemente scegliere se competere durante la stagione sulla terra oppure no. Dovrò pensare molto bene insieme al mio team a che cosa farò nei prossimi mesi, se continuare sul rosso o allenarmi diversamente”.