Romain Arneodo, la favola del doppista monegasco: dal ritiro nel 2016 alla finale di Montecarlo col Principe Alberto scatenato

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Romain Arneodo, la favola del doppista monegasco: dal ritiro nel 2016 alla finale di Montecarlo col Principe Alberto scatenato

Francese naturalizzato monegasco nel 2013, non è riuscito a far suo il titolo di casa con l’amico Sam Weissborn, preferito come compagno all’ex numero 1 Mahut. Ma Romain ha vinto comunque

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Sam Weissborn e Romain Arnoedo - ATP Montecarlo 2023 (foto Twitter @RolexMCMasters)
 

Nicola Pietrangeli non credeva a suoi occhi. Aveva di fianco il Principe Alberto II di Monaco mentre assisteva alla finale di doppio del Masters 1000 di Montecarlo e probabilmente non lo aveva mai visto così. Il Principe era infatti il primo tifoso – quasi in versione ultras – della coppia Arneodo/Weissborn, poi sconfitta dai più quotati Dodig e Krajicek dopo aver mancato due match point. Il motivo di tanto trasporto nel seguire il match è presto detto: Romain Arneodo è un cittadino monegasco e, ça va sans dire, era la prima volta che un giocatore del Principato giocava una finale nel torneo di casa. L’orgoglio e la passione per questo sport di Alberto II, allora, non potevano essere trattenuti in alcun modo. Sì giacca e cravatta, sì palco d’onore, ma tifo ed esultanze come si fa davanti alla televisione durante una partita della propria squadra del cuore con qualche birra e qualche amico vicino. Il protagonista di questa storia, però, non è il Principe Alberto, ma ovviamente Romain.

L’immagine che tutti si porteranno dietro da questa edizione del torneo è chiaramente quella di Rublev steso sulla terra rossa dopo l’ace che gli ha dato il primo successo 1000 della carriera, quasi incapace di rialzarsi per la troppa voglia di godersi il momento più bello della sua vita tennistica. Il percorso compiuto da Andrey è di quelli che rendono bene l’idea delle difficoltà, delle paure e delle gioie che lo sport può dare. Ma la storia di Arneodo lo fa in maniera ancora più terrena, più vicina a noi che guardiamo. E c’è un’immagine – quella in testa a questo articolo – che la sintetizza al meglio: lui che, nonostante una sconfitta a dir poco bruciante nel match più importante della sua carriera, alza il trofeo riservato ai finalisti come se fosse quello per i vincitori. Del resto, non è assolutamente retorico affermare che Romain abbia vinto.

Un giocatore che si ritira perché ormai il tennis non gli porta più nessun guadagno, ma anzi gli fa perdere dai  10 mila ai 15 mila euro l’anno, e che poi torna in campo quasi per caso e arriva a disputare la finale di uno dei tornei con più storia in questo sport ha vinto in ogni caso, anche se quella finale l’ha persa. Si tratta innanzitutto di aver incassato un assegno da oltre 150 mila euro, ma anche di aver provato emozioni indimenticabili, di aver calcato un palcoscenico fino a pochi giorni fa solo sognato. “Gioco i Challenger, a volte mi sento depresso, mi riprende la tentazione di smettere perché spesso finisco in posti squallidi. Ma ciò che sta accadendo ora, mostra che a un certo punto i sacrifici vengono ripagati” – ha detto Romain all’Equipe.

Nel 2014 con il connazionale Balleret era già andato vicino a questo traguardo, fermandosi ai quarti di finale anche in quell’occasione di fronte a Dodig (in coppia con Melo). Dall’anno prima rappresenta il Principato (Romain è infatti nato a Cannes, Francia). Il cambio di nazionalità non gli aveva comunque portato grandi benefici e così era tornato a casa per fare l’allenatore all’Elite Tennis Center di Jean-René Lisnard. Nel 2017, però, il torneo offrì una wild card a lui e all’amico Hugo Nys – anche lui francese e naturalizzato monegasco nel 2019. Si spinsero fino alla semifinale e la carriera di Romain riprese ossigeno. Insieme hanno anche vinto il titolo a Los Cabos nel 2019.

Prima di questa edizione del 1000 di Montecarlo, Arneodo era numero 89 del mondo nella classifica dei doppisti. Avrebbe dovuto giocare con Mahut, che gli aveva chiesto di fare coppia. Romain, però, gli ha detto di no perché nel frattempo era arrivato nel Principato uno dei suoi amici più stretti nel circuito, l’austriaco Sam Weissborn. Ha preferito lui, numero 105 del mondo, a un cinque volte campione Slam ed ex numero 1 nella specialità come Nicolas, semplicemente “per stare un po’ insieme questa settimana, fargli visitare Montecarlo, solo per divertirci, magari vincere il primo turno, senza ambizioni”. L’obiettivo non era mica arrivare in finale.

L’aggiornamento delle classifiche li ha portati a ridosso delle prime 50 posizioni. Ciò significa che entreranno direttamente nel tabellone principale del Roland Garros. Potranno divertirsi insieme ancora.  

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