La numero uno del seeding e del mondo Iga Swiatek ha rilasciato mercoledì alcune dichiarazioni soffermandosi, sollecitata da una domanda, anche sulla questione prize-money. Prima di tutto ha fatto riferimento alle sue condizioni e a cosa si aspetta di trovare a Madrid in termini di ambiente.
“Sinceramente ho approcciato oggi i campi, mi sono presa due giorni di pausa. Non posso dire molto ma sarà un po’ più dura abituarsi alle condizioni, dal momento che sto passando da all’indoor all’outdoor”.
D. Quando parli delle condizioni a cosa ti riferisci? A questioni che riguardano la tua preparazione atletica o più ai rimbalzi e a come la pallina esce dalla racchetta?
“Mi riferisco più al secondo aspetto soprattutto qua dove siamo in altura e la pallina corre più velocemente. A Stoccarda abbiamo giocato con le palle del Roland Garros e il mio obiettivo era di colpire il più forte possibile perché sono pesanti. Qui sono più leggere. Mi ci vorranno un paio di giorni per essere a posto”.
D. In merito ai premi, tu hai vinto a Stoccarda 100.000 dollari, mentre Carlos Alcaraz a Barcellona ne ha vinti quasi 500.000. Cosa ne pensi? Cosa dovrebbe fare il tennis per sistemare questa situazione?
“Beh” – prosegue Iga – “puoi immaginare la mia opinione. Il tennis è uno degli sport dove più si parla di uguaglianza. Penso che si possa fare molto per arrivare a montepremi uguali tra tornei maschili e femminili dello stesso livello. Negli Slam è già così, è una buona cosa ma sarebbe bello se la WTA si concentrasse su questo punto. In fondo facciamo lo stesso lavoro dei nostri colleghi maschi e guardare il tennis femminile dà le stesse emozioni e a volte anche di più, perché noi siamo donne diamo maggiormente spazio alle nostre emozioni”. E sorride mentre lo dice.
Swiatek fa riferimento alla sua poca esperienza ma in realtà dimostra di conoscere bene le condizioni ambientali e più squisitamente tecniche dei tornei che ha vinto l’anno scorso. “Sinceramente” – conclude – “non mi ricordo come abbia gestito il passaggio tra i diversi tornei sulla terra; sicuramente se lo ricorda il mio coach. Il cambiamento più grosso è a Stoccarda perché si arriva dal veloce e bisogna pensare soprattutto a muovere l’avversario essendo più difficile ritrovare la posizione. A Roma è più difficile farlo perché ogni cosa è più lenta e devi avere molta pazienza. Gli scambi sono più lunghi. È la seconda volta che gioco a Madrid quindi non ho molta esperienza, credo però che la cosa più importante sarà gestire l’altitudine”.