WTA Madrid: Trevisan lotta, ma alla fine la spunta Pegula

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WTA Madrid: Trevisan lotta, ma alla fine la spunta Pegula

Bellissima prestazione di Martina Trevisan, che fa match pari con la n. 3 del mondo e finalista lo scorso anno Jessica Pegula, cedendo 6-3 al terzo dopo oltre due ore di gioco

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[3] J. Pegula b. [18] M. Trevisan 6-3 2-6 6-3

Dal nostro inviato a Madrid

Non ce l’ha fatta Martina Trevisan a sovvertire il pronostico contro la n. 3 del mondo Jessica Pegula. Ma la 29enne toscana è uscita dal campo a testa altissima, dopo aver lottato per oltre due ore assolutamente alla pari con la n. 3 del mondo, arrendendosi solo nel finale alla maggior potenza della coetanea di Buffalo e ad un po’ di stanchezza. Ha veramente poco da rimproverarsi l’azzurra, che ha giocato un match tatticamente encomiabile, cercando di essere costantemente aggressiva con il dritto mancino per non consentire all’americana di prendere il sopravvento con la maggiore potenza dei propri fondamentali. E ad un certo punto il piano tattico di Martina aveva mandato veramente un po’ in confusione la finalista 2022. La n. 20 del ranking era infatti riuscita a rimontare da un set ed un break sotto, tenendo il match in equilibrio fino al tre pari del terzo, con addirittura la sensazione dalle tribune che la statunitense riuscisse a restare a galla sopratutto grazie al servizio, che le consentiva di portare a casa qualche punto facile, mentre Martina doveva sudarseli tutti. Ma proprio in quel momento – più o meno allo scoccare delle due ore di gioco – c’è stato il piccolo calo dell’italiana (ci dirà nel dopo partita che era anche tornato a farsi sentire il fastidio all’adduttore che l’aveva costretta al ritiro a Stoccarda), che ha permesso alla campionessa 2022 di prendere il largo. Ma per Martina, veramente, solo complimenti (è anche venuta a rispondere alle nostre domande dopo il match: non è da tutti, ve lo assicuriamo) e la consapevolezza di potersela giocare praticamente con tutte su questa superficie.

LA CRONACA –  Partita per pochi intimi quella dell’Arantxa Sanchez Stadium, fino a poco prima pieno zeppo per il match tra Garin e Fritz, con le tribune che si erano svuotate dei tanti tifosi del cileno delusi per la sconfitta del loro connazionale. Oltre probabilmente per il fatto che in contemporanea iniziava sul Centrale il match di Tsitsipas con Baez e sul campo n. 3 quello tra Norrie e Zhang. Rimanevano circa 200 persone, in maggioranza – lo scopriremo più avanti – venuti a tifare per Martina (c’era solo una bandiera statunitense sugli spalti davanti a noi, ma non hanno mai dato particolare supporto alla connazionale).

Trevisan partiva con le idee molto chiare: essere aggressiva col dritto mancine, pure in risposta e anche rischiando qualcosa, pur di impedire alla tennista stelle e striscie di prendere l’iniziativa da fondo e farle fare il tergicristallo fino allo sfinimento. Il piano sembra  funzionare molto bene, dato che era proprio la tennista toscana ad avere la prima palla break, che Pegula annullava con un ace. La n. 3 del mondo aveva infatti dalla sua anche una prima di servizio che superava con costanza i 180 km/h e che la toglieva ogni tanto dagli impicci. Lo spavento faceva alzare il livello alla 29enne tennista di Buffalo, che otteneva il break subito dopo, complice una Trevisan che calava un attimo di intensità, commettendo un paio di errori inusuali per lei. I due punti che portavano poi Pegula sul 30-15 parevano indicare che il set era ormai targato USA. Invece l’italiana si ribellava, aggrediva di nuovo l’avversaria e le strappava a sua volta la battuta. Ora gli scambi intensi erano molto intensi e le due – agonisticamente parlando – se le davano di santa ragione. La sensazione pero era che Pegula a quelle velocità e a quella intensità viaggiasse tutto sommato abbastanza comoda, mentre invece Trevisan rischiava di andare fuori giri per stare al passo. “Non trovo la palla” si lamentava l’azzurra dopo l’ennesimo colpo di Pegula che atterrava vicino alla riga e che non riusciva a gestire: sfumava così la palla del 4 pari e subito dopo la n. 20 del ranking era costretta a cedere di nuovo il servizio. Pegula ritrovava il cannone alla battuta e chiudeva 6-3.

Trevisan provava a rinfrescarsi le idee con il toilet break e a quel punto, ma non subito, lo faceva anche Pegula. Il gioco così riprendeva dopo ben cinque minuti ed il primo game del set era catastrofico per i colori azzurri: una prima su sei, due doppi falli ed era subito break a favore di Pegula, che piazzava poi due vincenti per il 30-0 che sembravano il segnale che la partita avesse preso una brutta china per l’azzurra. E invece, come accaduto nel sesto gioco del primo set, il dritto di Martina tornava a fare danni nella difesa USA: Pegula si disuniva, la situazione si ribaltava e con un parziale di 12 punti a 2 era l’azzurra ad andare avanti di un break. Un paio di errori dell’italiana soffocavano però l’entusiamo che stava montando sugli spalti e consentivano alla n. 3 del seeding di riprendersi il brerak. Ma Pegula era in evidente confusione adesso, anche la prima non viaggiava più ed un urletto di stizza su un doppio fallo rendeva evidente la sua frustrazione. Soprattutto non riusciva ad evitare negli scambi di incocciare sul dritto dell’azzurra, che continuava a farle molto male. Arrivava così il terzo break di fila, il quinto in sei game. Il set di decideva nel game successivo, il settimo, che era una battaglia di 16 punti. “Non ce la posso fare” commentava Martina sull’ennesima parità ottenuta da Pegula. Il pubblico reagiva e la sosteneva con un “Non mollare”. E l’azzurra non mollava, anzi, dopo un’altra parità saliva 5-2 e poi strappava ad una Pegula sconfortata il quarto servizio di fila. 6-2 Trevisan, si andava al terzo.

Il parziale decisivo iniziava sotto il segno dell’equilibrio, anche se la sensazione dalle tribune, era che tra le due quella più in fiducia da fondo in quel momento fosse la tennista italiana. Pegula si teneva a galla con il servizio, che dopo i disastri del secondo set (33% di punti vinti con la prima, addirittura 11%con la seconda) era tornato a darle qualche punto facile. E dopo un’ora e mezza di gioco abbondante, la cosa era essenziale. Lo dimostrava il fatto che Martina purtroppo questa facilità non l’aveva e doveva lottare su ogni punto. E arrivava cos’ il piccolo fisiologico calo che costava il break del 3-2 Pegula. Trevisan durante la pausa era avvicinata dai fisioterapisti, che però se ne andavano poco dopo senza farle alcun trattamento (“Mi hanno dato solo un antidolorifico per il fastidio all’adduttore” ci spiegherà poi). L’azzurra trovava ancora la forza di riagganciare l’avversaria, sfruttando la  quarta palla break e rivolgendo un sorriso agli spettatori dietro di noi che adesso si facevano sentire e la sostenevano ad ogni punto. Ma dopo due ore di gioco la palla di Trevisan iniziava ormai ad atterrare sempre più di frequente un buon metro prima di quanto facesse sino a poco prima, consentendo a Pegula di tornare a comandare lo scambio da fondo. Martina nel settimo gioco risaliva da 0-30 e sul 30 pari provava a mescolare le carte: putroppo lo schiaffo al volo sull’attacco in controtempo usciva, con la tennista toscana che si lamentava di essere stata disturbata dai riflettori. Il doppio fallo successivo rappresentava il segnale di resa. Pegula teneva il servizio a zero e poi strappava nuovamente la battuta all’italiana, chiudendo al secondo match point con il punteggio di 6-3. La finalista uscente affronterà ora nei quarti di finale Kudermetova, che ha superato Kasatkina 7-6 al terzo.  

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