Aryna Sabelenka è leggera, sorride, soddisfatta. “Ho giocato alla grande, un’ottima partenza“, ma si vede che non è solo la partita vinta 6-3 6-1 in un’ora contro Panna Udvardy a renderla raggiante. La bielorussa è semplicemente felice di essere a Wimbledon e non è piaggeria, la ragazza non bluffa. È tornata sui prati più famosi del mondo, Aryna, quelli della semifinale del 2021, dopo il ban comminato dal Circolo più chic della galassia ai tennisti russi e bielorussi nel 2022. Per Sabalenka è una ferita ancora aperta: “Lo scorso anno non sono riuscita a guardare un singolo match, mi faceva troppo male. Adesso che sono qui mi pare di dare il giusto peso alle partite: l’importante è esserci, e godersi l’atmosfera unica“.
Il suo esordio è stato convincente, e considerati gli annessi e connessi emotivi che hanno accompagnato il ritorno di Aryna sul grass, è perfino insolente ricordare lo scarso pedigree della rivale, l’ungherese Panna Udvardy, un solo match in stagione sull’erba (perso nelle quali di Eastbourne contro Ana Bogdan) e 0/7 in carriera nelle sfide alle colleghe top 50. Perché la lente di ingrandimento andava puntata su di lei, sulla campionessa in carica dell’Open d’Australia. Alla fine, l’atterraggio sul prato è stato morbido e anzi rincuorante: 8 ace, l’81% di punti con la prima palla in campo, 29 vincenti, le uniche due palle break concesse salvate. Va bene l’avversario, ma la partenza è stata col botto e Sabalenka non potrà che adattarsi sempre meglio alle sempre peculiari condizioni. “Migliorare la prestazione, adeguarsi a campi e palline, si può, me lo auguro, sono convinta che progredirò in questo senso. Ma preferisco essere già bene o male pronta dal primo turno, partire forte, perché questo significa risparmiare energie che torneranno utili nei momenti decisivi del torneo“.
Saranno settimane torride, a prescindere dalle condizioni meteo al solito insondabili. Aryna può a buona ragione considerarsi aggregata al ristretto gruppo delle favorite per vincere il torneo, e le agenzie di scommesse, che non amano perdere denaro e che in linea di massima la collocano al terzo posto nella graduatoria delle aspiranti regine dietro a Iga Swiatek ed Elena Rybakina, confortano le sue aspettative. Oltra a ciò, ci sarebbe eventualmente in palio il numero uno del mondo, raggiungibile qualora Aryna arrivasse in finale e Swiatek non confermasse i recenti progressi mostrati sui prati. Insomma, ce n’è abbastanza per abbuffarsi di ambizioni, e, perché no, dopo avere rotto il ghiaccio all’Open d’Australia, per provare lo spericolato stimolo di fare l’accoppiata con Wimbledon e ricalcare, anche se in senso inverso, il percorso tracciato da una ex numero uno che manca un po’ a tutti, la meravigliosa Ash Barty, recentemente diventata madre del piccolo Hayden. Parlando di Ash, il volto di Sabalenka lascia trasparire una sincera ammirazione, e forse anche un pizzico di nostalgia. “È stata una giocatrice fantastica, mi mancano le nostre sfide. Rispetto enormemente la sua decisione di smettere, di cambiare vita, di costruire una famiglia. Ma so anche che un giorno potrà decidere di tornare e, se lo farà, lo farà al meglio perché ha un talento davvero fuori dal comune“.
Intanto tocca a lei, Aryna, una delle poche fortunate ad aver chiuso nella giornata preposta un primo turno funestato dal maltempo: a proposito di centellinare le energie, un vantaggino rispetto a molte rivali, anche nei confronti della prossima, che potrebbe essere Camila Giorgi. Una sfida tra artiglierie pesantissime ma anche tra stili e vezzi estetici, considerata l’inclinazione da maison di Camila e le sovversive novità stilistiche esibite in campo da Sabelenka dopo la tenue ma comunque rivoluzionaria riforma sui costumi concessa dall’apparato dirigente di Wimbledon. “Amo il bianco dei Championships e vorrei che continuassimo tutti a vestirci così, ma sui dettagli qualcosa si può concedere. Io mi sono concessa gli shorts verdi, che peraltro sui prati penso stiano divinamente“. Varvara Gracheva permettendo, ci divertiremo.