[3] D. Medvedev b. M. Fucsovics 4-6 6-3 6-4 6-4 (cronaca di Cipriano Colonna)
Daniil Medvedev forse ci ha ingannati tutti con una partenza a rallentatore che, anche se effettiva conseguenza di una versione immaginifica di Marton Fucsovics, è stata quasi ostentata come se il russo fosse conscio che alla lunga fisicamente avrebbe avuto il sopravvento.
Si potrebbe riassumente così l’incontro di 3°T, che ha aperto il programma del Day 6 sul Court 1 di Wimbledon 2023, dal quale è uscito vittorioso in rimonta Daniil Medvedev. La testa di serie n. 3 si è infatti imposta per 4-6 6-3 6-4 6-4 in poco più di tre ore di gioco su Marton Fuscovics, autore di una partita – al netto dei problemi atletici riscontrati – brillante sul piano qualitativo del tennis espresso.
Per il 27enne moscovita si tratta dei secondi ottavi londinesi dopo quelli del 2021, sua ultima partecipazione al torneo vista l’esclusione dello scorso anno e dove si arrese ad Hubert Hurkacz in un match che senza l’interruzione per pioggia gli avrebbe quasi certamente permesso di raggiungere i quarti nell’unico Slam in cui non gli ha ancora ottenuti, che portano il bilancio personale in carriera su erba a 48 vittorie su 69 incontri disputati.
Finalmente, dunque, un acuto Major nel 2023 per l’ex campione 2021 dello US Open che finora vantava come miglior traguardo Slam della stagione lo scarno terzo turno ottenuto a Melbourne.
Per il 31enne magiaro, invece, si spezza il sogno di ripetere il percorso di due anni fa dove si spinse sino quarti – prima di arrendersi a Djokovic – e anche l’obiettivo di porre fine alla striscia di Ko contro Top 10 che con quello maturato quest’oggi si assesta a 15 di fila: ha trionfato solamente 3 volte su 27 confronti diretti. Un’affermazione quella di Medvedev, che non può non rappresentare una grande iniezione di fiducia per il prosieguo del proprio torneo considerando l’elevata qualità su questi campi dell’avversario battuto nonché il suo recente stato di forma – Marton è stato semifinalista a Stoccarda, battendo Shapovalov e Fritz, nel percorso di avvicinamento a Church Road in un’edizione di SW19 nella quale racimola la terza sconfitta subita per mano di un Top 20 in altrettanti Slam del 2023 dopo Sinner in Australia e Djokovic a Parigi.
Prima di questi Championships si erano affrontati 4 volte (3-1 a favore dell’ex n. 1), l’ultima delle quali al primo round del Roland Garros 2020 con successo dell’ex n. 31 ATP in quattro set.
In ottavi, per il russo ci sarà Jiri Lehecka.
Primo Set: Medvedev poco cinico, Fucsovics invece sfrutta le sue chances e poi incanta
La sfida sul piano tattico si prospetta interessantissima fin dai primi spunti offerti dal confronto tecnico russo-magiaro che inaugura il programma odierno del Court 1. Dalla prospettiva analitica della lettura delle dinamiche della partita, i rispettivi primi turni di servizio sono già emblematici del canovaccio che andrà a consumarsi: il primo round in battuta vede Medvedev disimpegnarsi con il fondamentale d’inizio gioco, Daniil sblocca subito il personale score a 30 dimostrando come – quantomeno nei propri game di servizio – l’esito dipenda solo da se stesso, forte di una robusta prima di servizio tra le migliori del circuito a cui va seguire immediatamente una soluzione definitiva che è esemplificativa della maggiore aggressività richiesta alla tds n. 3 in fase di uscita dalla battuta – rispetto alle sue consuetudini sulle altre superfici – per poter essere competitivo ai massimi livelli anche sull’erba visto che tecnicamente ne avrebbe tutte le possibilità.
Al contrario, il primo servizio di Fucsovics vede andare in scena una serie continuativa di scambi che invece non si erano per nulla palesati nel game del moscovita: l’ex n.1 ATP, inoltre, almeno in questi primi scorci di gioco tiene brillantemente anche quei punti che si decidono a suon di affettate con lo slice di rovescio mostrando un ottimo cambio in lungolinea con il taglio da sinistra, e difatti ecco che il quattro volte finalista Slam si procura prontamente due palle break consecutive. Tuttavia, Marton è entrato in campo con l’atteggiamento di cui necessita un tennista per provare a superare un ostacolo arduo come l’orso russo: coadiuvato da un’eccezionale personalità il quartofinalista di Wimbledon 2021 si proietta in avanti, affidandosi ad uno stato di coraggio non indifferente per sorprendere così il più quotato avversario con chirurgici serve&volley sulla seconda di servizio che culminano in meravigliosi ricami volanti. Perciò, il n. 67 al mondo rimonta il 15-40, cancellando i due break point, e ai vantaggi riesce a non dare subito il fianco a Daniil.
E sappiamo come sui prati, basti anche un solo punto che prenda una direzione oppure quella diametralmente inversa per indirizzare irrimediabilmente la contesa: infatti, in un amen, dal potenziale 2-0 Medvedev, invece ci si ritrova 2-1 e servizio Fuscovics.
Questo perché il classe ’92 di Nyiregyhaza sta mettendo in pratica in maniera splendida il proprio piano partita, appena ne ha l’occasione – ovvero la seconda russa – non ci pensa su due volte e aggredisce con grande determinazione la ribattuta: appoggi abbondantemente in campo per sottrare spazio e tempo vitale al 27enne di Mosca nella preparazione del primo colpo dopo il servizio. Il risultato è il break ungherese che sfrutta contrariamente al rivale il 15-40 per poi consolidare senza titubanze: 3-1.
A questo punto, la prestazione di Marton innalza ancora di più i connotati di qualità altissima del suo tennis: da qui fino alla conclusione del set, Fucsovics domina in lungo e largo facendo tutto alla perfezione. In risposta, oltre alla già descritta eccezionale propositività alterna sapientemente effetti e traiettorie diverse facendo ampio uso della risposta bloccata che non fornisce a Daniil il tanto agognato ritmo: in particolare Med sembra stia soffrendo parecchio la risposta profonda e centrale, che è in grado di non dare un angolo di lettura, trovandolo spesso e volentieri in ritardo.
Ma soprattutto, contro uno dei migliori ribattitori del circuito, l’ungherese sta disputando incessantemente game di servizio da cineteca: serve alla grande, con il dritto subito a sostenerlo attraverso soluzioni vincenti di alto profilo oppure avviando il suo gioco di tagli e tocchi prodigiosi in avanzamento che mandano totalmente in tilt il terzo favorito del draw, il quale aveva cominciato anche piuttosto positivamente nel rendimento sul terreno di scontro a lui meno favorevole: cioè un tennis meno di spinta fondocampocentrica, ma contraddistinto quasi totalmente dall’utilizzo costante delle variazioni.
Per cui Medvedev si ritrova ancora in difficoltà in battuta, nel quinto game, per sua fortuna ai vantaggi ne viene fuori rimanendo in scia. Dopodiché non ci sono più scossoni di genere, si giunge al momento della verità ma la speranza di riaprire la contesa per il russo si infrange senza ulteriori elucubrazioni: Fuscovics sigilla un parziale inaugurale da antonomasia, in cui ha messo in mostra in toto il manuale dello specialista erbivoro.
Una bellezza in tutte le sue sfaccettature, l’ex n. 31 del ranking, che ha fatto vedere come si dovrebbe giocare su questa superficie: alla maggiore adattabilità all’erba, rispetto al campione dello US Open 2021, ha poi aggiunto altre caratteristiche imprescindibili del proprio repertorio come un’efficacissima capacità di risolvere lo scambio anche mediante siluri filanti. De facto, sono nettamente superiori i meriti dettati dalla sfavillante versione magiara piuttosto che effettivi demeriti del russo che certamente non si è espresso al massimo ma che comunque è stato protagonista finora di un incontro tutto sommato più che sufficiente considerando gli evidenti limiti che possiede tutt’ora sul verde.
Perciò 6-4 Ungheria, in 39 minuti: colpo del set, una parabolica volée in tuffo di dritto di Marton che ha riportato abbondantemente la lancetta indietro nel tempo rimembrando i tempi che furono di un certo Boris Becker.
Numeri spaventosamente brillanti per il recente semifinalista di Stoccarda con i fondamentali che danno il via allo scambio: 68% di prime in campo, 79% di trasformazione e un invidiabile 67% di efficacia sulla seconda. Anche in risposta non è da meno: – secondo un coefficiente rilevato dal torneo che tiene conto della profondità, dello spin, dell’ampiezza e degli angoli ha ottenuto come valutazione con questo fondamentale 7.8, parametro altissimo per i canoni richiesti – un giganteggiante 70% di realizzazione ribattendo la seconda palla moscovita e dulcis in fundo la bellezza di 10 punti vinti su 13 discese in avanti. Daniil da parte sua ha servito comunque il 70% di prime, mettendone a segno il 74%; dove tuttavia ha realmente sofferto è stata chiaramente la seconda: un insufficiente 30%. Computo totale di vincenti e non forzati, 11/9 il bilancio per il magiaro, 8/10 Medvedev, con il resoconto dei punti complessivi che recita 34 a 27 in favore di Marton.
Secondo Set: Daniil prende il sopravvento, crollo fisico di Marton
Le sensazioni di inizio seconda frazione appaiono ripercorrere pedissequamente quanto visto nella prima partita, che si è chiusa con un unico break di vantaggio per il campione junior 2009 di Church Road ma che a livello tecnico ha mostrato un divario ben più ampio. Il 67 ATP, difatti, non cenna a calare dalla sua perfezione tennistica in ogni zona del rettangolo e in tutti le fasi di gioco: questo poiché, le accelerazioni ed in generale la pressione impressa con conseguente abilità in controtempo di presa della rete da parte del magiaro non placano la loro alta frequenza. Marton, tuttavia, manca su alcune cartucce di cinismo nei primi due game di risposta del secondo parziale permettendo al russo di salvarsi sempre ai vantaggi, il grande rammarico per l’underdog della vigilia si materializza sulla palla break – la prima dell’intero set – del 30-40 nel terzo gioco. Ora cosa potrebbe mai accadere? Facile, succede quello che si è verificato nel primo set ma a parti invertite: stavolta è il russo a usufruire di un pericolo sventato e successivamente abile a far pagare dazio il contraccolpo mentale del rivale. Daniil strappa per la prima volta nel match il servizio all’ungherese: 3-1. Ancora una volta, però, i grossi rimpianti di Marton sono nuovamente riscontrabili in risposta dove il due volte finalista dello US Open si salva ad oltranza annullando il secondo – ed ultimo – break point del set: 4-1 Russia. Ma è sul 30-30 che si è manifestato il vero turning point – a posteriori – di tutta la partita: è la primissima situazione della partita in cui va in scena uno scambio logorante, 34 colpi e qui il felino Med inizia a tessere realmente la sua tela micidiale.
Da qui in avanti, ovviamente, il finale conclusivo del set verrà determinato dal servizio moscovita. Due comunque i macro cambiamenti che hanno modificato, in brevissime tempistiche, l’andamento inerziale del match: in primis fisiologicamente Marton è sceso un pochettino sia dal punto di vista delle energie fisiche sia sul piano tecnico, il che era prevedibilissimo che accadesse altrimenti non staremmo parlando di un Top 70 che in carriera ha sfiorato al massimo la Top 30; ma di un Top 10 fisso per anni e anni se avesse avuto la capacità di mantenere con proficua continuità questo incandescente livello di tennis. Seconda variazione sul tema, una pesantezza maggiore abbinata anche ad una velocità di crociera decisamente più importante dei colpi dell’allievo di Cervara. Ciò rende molto più complesso, nello spartito strategico, per il 31enne portarsi a casa il quindici: ora infatti il punto si allunga maggiormente ed è quindi obbligato boccheggiando ad estrarre dal cilindro perle miracolose di difficilissima replica. Dopo 40 minuti di durata, ecco che arriva la matematica certezza: 6-3 Russia a pareggiare i conti.
Un calo di rendimento vertiginoso nella seconda parte del parziale per l’ungherese, specie con la seconda di servizio – è passato dal 67% al 44% di realizzazione – ma anche alla fin fine con la prima: dal 68% di presenza al 57%.
Terzo Set: la prima di servizio russa è invalicabile, tuttavia solo applausi per un eroico Fuscovics
Il livello qualitativo generale del match – per la verità praticamente sempre molto alto – però riprende immediatamente i fili interrotti nella tranche finale del set appena andato in archivio. Tuttavia non prima di una falsa partenza nella frazione di Marton, che di fatto gli costerà l’intero set, con il break a freddo di Medvedev. Dopodiché i servizi non concedono più nulla sino all’ottavo game, dove sul 5-3 il russo è costretto ai vantaggi da una versione di Fucsovics rivitalizzata da una dose provvidenziale di integratori.
Ma ora c’è il campione vero in campo, quel Daniil che impedì a Djokovic di completare il Grande Slam, e dunque nei punti che scottano la prima gli regala sempre punti diretti: impennata imperiosa da questo punto di vista per il russo che fino ad allora avevo balbettato in battuta alternando frangenti dove funzionava senza imperfezioni ad altri dove latitava in pericolosità ed efficienza.
Comunque al di là di di tale aspetto, spettacolo pirotecnico goduriosissimo: i due protagonisti mettono in scena un quadro artistico dal tasso qualitativo con picchi toccati forse assimilabili solamente a quelli del primo parziale: probabilmente in questo parziale si è vista ancora più bellezza, degli scambi di pittino con smorzate e contro carezze – nei quali il russo non ha per nulla sfigurato – che ci stanno regalando uno degli incontri più avvincenti e completi sotto il profilo della tecnica manuale di tutto il torneo. L’acme si materializza proprio nel game finale, il decimo, dove il magiaro è anche piuttosto sfortunato per via di una doppia chiamata arbitrale – seppur corretta a livello di regolamento – che inficia lo score: Mede sale difatti sul 40-0 prima di chiudere al terzo set point (il quarto in totale, ne aveva avuto in ribattuta nel gioco precedente). Alla fine, il servizio è il plus russo e Marton paga il peccato originale prima della momentanea rinascita fisica, dopo un frangente in cui ha dovuto necessariamente rimpinguare il serbatoio, e conseguentemente mentale. Una frazione che Fucsovics dunque perde 6-4 in 50 minuti pur avendo siglato ben 16 winners a dimostrazione dell’eccelsa qualità della sfida.
Quarto Set: Medvedev sale di livello, Fucsovics problemi alla caviglia
L’ex n. 1 mondiale sta dando la percezione di essersi quasi volontariamente fatto sopraffare in avvio, salvo in seguito diventare imperforabile sotto l’aspetto difensivo riuscendo così ad aumentare la durata media del palleggio per far emergere il grande gap fisico e aerobico a suo favore. Mentre nel primo set Fuscovics era capace, perché ancora pimpante fisicamente, di scalfire l’arcigna fase di contrattacco russa; ora il contesto è cambiato radicalmente: a partire dalla seconda frazione il livello di Daniil è talmente cresciuto progressivamente da ribaltare le sorti dell’incontro, fornendogli pure quella libertà necessaria per giocare più sciolto in quei ranghi del comparto di gioco a lui più avversi come i drop-shot.
Medvedev adesso copre anche meglio il campo, il dritto in corsa è mortifero – mentre prima ci arrivava quasi esclusivamente con il chop quando doveva difendersi -, i passanti letalmente precisi: il povero ungherese è eroico, si ribella con quello che può per cercare di far sì che la partita abbia ancora un suo perché. Ma fisicamente non ne ha più, è costretto anche ad un MTO per un problema alla caviglia destra in apertura di quarto set.
Il 31enne magiaro si abbarbica alla propria tempra per rimanere in scia, uscendo indenne dai vantaggi del quinto gioco, ciononostante – come nel terzo parziale – è il break nelle fasi inziali (in questa circostanza sull’1-1 dopo l’intervento del fisio) a decidere definitivamente il match garantendo a Daniil la comoda situazione di controllare le operazioni senza dover neppur pigiare più di tanto il piede sull’acceleratore.
Marton allora decide per il forcing finale avanti tutta, lascia andare i colpi irrazionalmente e si guadagna un’isperata palla break sul 4-3 ma Daniil è pronto ad anestetizzare con il devastante servizio qualsiasi pericolo nell’ultima scorribanda magiara del match.
Solo applausi, però, per questo Fucsovics in veste scintillante fino alla fine: annulla meravigliosamente due match point con autentiche prodezze e fa il suo accorciando 4-5.
E’ l’ultimissimo sussulto di un incontro veramente piacevole da gustarsi: tuttavia per il magiaro il match si conclude con l’amaro in bocca di quello che sarebbe potuto essere, perché è Medvedev a prendersi gli ottavi con un altro 6-4 – il secondo per lui, il terzo nella partita – al termine di 3h01 di una sfida assolutamente entusiasmante.
Da notare come a differenza di quanto avvenisse quando l’ungherese aveva ancora benzina in corpo, man mano che i minuti trascorrevano l’ex 31 ATP non era più in grado di reggere la diagonale sinistra – sulla quale invece inizialmente grazie al rovescio tagliato Marton riusciva ad avere la meglio pur incocciando da quella parte con il fantasmagorico bimane russo che non a caso ha concluso il match con un numero inusuale di errori, 20 – e cercava di uscirne il prima possibile anche per via della maggiora penetrazione dei rovesci di Medvedev.
Cipriano Colonna