“Mi piace molto Jannik come persona e come giocatore… È un giocatore incredibile e vincerà ancora molto. Ma nel sorteggio c’erano altri nomi che non avevano ancora giocato il primo turno. Come Matteo Berrettini, che qui a Wimbledon ha già giocato in finale, o come me”. Sono state queste le parole di Alex Zverev in occasione della conferenza stampa tenutasi alla fine del match di secondo turno vinta dal tedesco contro il giapponese Yosuke Watanuki per 6-4 5-7 6-2 6-2. Parole che sui media sportivi hanno per lo più assunto le fattezze di “pungolature”, quando non di vere e proprie polemiche, nei confronti del giocatore italiano.
Fermo restando il disaccordo espresso chiaramente dal tedesco sulle decisioni prese solo ed esclusivamente dall’organizzazione di Wimbledon, non filtra alcun tipo di polemica da parte di Alex, invece, nei confronti di Jannik, per il quale ha avuto solo parole d’apprezzamento.
A precisare come le parole dell’attuale numero 21 ATP fossero in polemica non certo con l’Azzurro, ma con “quelli che stanno in alto” nello Slam inglese, ancora le parole di Zverev che ha spiegato il proprio punto di vista: “Non so se Jannik dovesse essere piazzato su un campo coperto – ha spiegato riferendosi al fatto che Sinner ha giocato contro Schwartzman sul Court 1 – per il secondo turno, ci sono stati altri nomi che hanno ottenuto più risultati nel tennis di Jannik. Penso che avessero diverse opzioni”. Si è quindi creata una situazione paradossale per cui mercoledì sera Sinner era già al terzo turno mentre Sascha e altri giocatori dovevano ancora giocare il loro primo turno.
Quindi, di fatto, una non polemica, quella di Zverev, quantomeno nei confronti del giovane italiano numero 8 del ranking, bensì, questa sì!, una frecciata verso l’organizzazione del torneo inglese, rea, a suo modo di vedere, di aver privilegiato l’italiano – ma sarebbe potuto essere chiunque! – facendolo giocare per due volte al coperto. Una polemica che, alla fine, non è parsa nulla di più che una sorta di “presunta accusa di lesa maestà”, compiuta nei confronti suoi e di qualche altro collega considerato più “titolato” di Sinner.
Matteo Trombacco