Matteo Berrettini va oltre Alcaraz: "Torneo splendido e inaspettato"

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Matteo Berrettini va oltre Alcaraz: “Torneo splendido e inaspettato”

Sconfitto con onore dal numero 1 negli ottavi di Wimbledon, Matteo ha tutte le ragioni per essere felice: “Se sto bene i risultati arrivano”

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La prospettiva più rincuorante è annidata in fondo al tono di voce utilizzato da Matteo Berrettini nel commentare insieme ai giornalisti la sconfitta negli ottavi di Wimbledon contro Carlos Alcaraz. Temperato da una comprensibile dose di ottimismo, ci mancherebbe altro, ma un fondo di tenue tristezza fa capolino. Non essere del tutto soddisfatti, a meno che non si vinca il torneo, è la base del campione. Non essere del tutto soddisfatti dopo aver perso a testa alta contro il numero uno del mondo, avendo peraltro giocato e vinto le precedenti tre partite senza mai cedere il servizio in fondo a lunghi mesi di incubo sportivo, è sintomo di fede. Matteo, che nelle ultime settimane, complici guai fisici assortiti e tentativi di rientro non proprio rassicuranti, deve aver pensato l’inconfessabile, adesso ci crede.

D: Hai perso la partita, ma lasci Wimbledon con il morale decisamente più alto rispetto a dieci giorni fa?

Matteo Berrettini: Sono fiero di questi dieci giorni. Poi chiaramente se qualcuno tirerà le somme tra qualche mese o anno dirà “ha fatto quarto turno”, ma considerando il livello che ho espresso e dov’ero solo qualche settimana fa non posso che essere orgoglioso. Ero in un limbo, sarebbe stato facile fermarsi, rinunciare e guardare da fuori. Era tutto sbagliato: non avevo convinzione, fiducia, certezze, fisicamente ero a pezzi. Ho scelto la strada più difficile; ho deciso di accelerare. In un certo senso sono sorpreso anch’io di come ho giocato qui a Wimbledon, sono molto contento.

D: All’inizio del secondo set sei caduto scivolando sull’erba, pensi che la cosa abbia avuto conseguenze nel prosieguo della partita?

Matteo Berrettini: Direi di no, ho sentito come un “clac” quando ho toccato terra con l’anca sinistra, ma non ho sentito nessun tipo di dolore. Tra l’altro in quel game ho anche avuto palla break, ero contro vento e sarebbe stato un buon momento per allungare e andare via nel secondo, ma lui (Carlos NdR) ha alzato il livello e ha giocato meglio di me. Non ho certamente perso per colpa del capitombolo.

D (Luca Baldissera): C’è stato un momento nel terzo set, quando lui è andato 0-40 nel terzo gioco, in cui lui è salito ulteriormente o magari tu hai avuto una fase di appannamento? Perché fino a quel momento vi stavate veramente massacrando, giocando a un livello altissimo.

Matteo Berrettini: Forse c’è stato un momento all’inizio del terzo in cui mi sono distratto un attimo, ci sono stati un paio di colpi strani e lui mi è andato via, peccato perché mi ero rimesso in carreggiata e stavo giocando bene. Probabilmente se non avessi giocato contro uno come Carlos quel piccolo passaggio a vuoto non avrebbe avuto conseguenze, ma contro i campioni è così. E c’è da aggiungere un’altra cosa: ero sicuramente felice di giocare, però sentivo che stavo arrivando nelle fasi salienti del torneo, quindi mi è venuta un po’ di smania e ho gestito le cose meno bene di quanto avevo fatto fini qui. Detto questo lui ha meritato, per come ha risposto, come ha servito, come ha giocato i punti importanti. Ci sono stati attimi in cui dentro di me pensavo di poter fare molto meglio, ma in generale penso di aver giocato una partita di alto livello.

D (Luca Baldissera): Peraltro non hai perso il servizio per undici set di fila, è un piccolo record?

Matteo Berrettini: Ho vinto una volta a Gstaad senza perdere il servizio, anche la prima volta in cui ho vinto a Stoccarda. Non so quanti set siano lì. Mi dite dieci? Allora sì, è il mio record.

D: Rispondendo alle domande in inglese hai detto che il dritto ha funzionato a sprazzi. Pensi che ciò sia dovuto alla pressione? E poi: hai delle idee definite riguardo alla tua programmazione da qui in avanti o ci penserai tra qualche giorno dopo un po’ di riposo?

Matteo Berrettini: Per quanto riguarda le difficoltà dalla parte del dritto hanno inciso più fattori. Innanzitutto l’avversario, che insieme a Djokovic è il miglior difensore del circuito. Poi l’adattamento alla superficie: quest’anno non avevo praticamente mai giocato sull’erba e questo non ha aiutato spostamenti, appoggi, la preparazione dei colpi. Il programma dei prossimi mesi? Difficile ipotizzarlo a caldo, anche perché l’idea era quella di venire qui e vedere come sarebbe andata a finire. Secondo me è andata bene, forse sopra le aspettative. Per il futuro posso solo augurarmi di stare bene, perché se sto bene i risultati arrivano, credo di averlo dimostrato.

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