Oggi il tabellone e c’è Giannessi contro Zeppieri (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
In attesa di conoscere i tabelloni principali degli US Open […] fioccano le sorprese nelle qualificazioni in corso sui campi in cemento di Flushing Meadows. Dopo la repentina uscita di scena dello spagnolo Jaume Munar (n.1 del seeding cadetto) eliminato dal francese Enzo Couacaud, l’esordio nel torneo cadetto è stato infatti fatale anche a David Goffin e Cristian Garin. Dal 2012 alla passata edizione aveva sempre giocato nel main draw nella Grande Mela il 32enne belga, però l’ex n.7 del mondo e con 6 trofei in bacheca, capace di raggiungere gli ottavi in questo torneo dal 2017 al 2020 e i quarti almeno in un’occasione negli altri Major, attualmente n.96 del ranking e quinta testa di serie delle “quali”, ha trovato semaforo rosso di fronte all’austriaco Dennis Novak (n.187 Atp). Stessa sorte anche per il 27enne cileno (n.91), secondo favorito delle qualificazioni, meno di due anni fa arrivato alla 17a poltrona mondiale, caduto sotto i colpi del francese Titouan Droguet (n.172). Ritorno vincente all’USTA Billie Jean King National Tennis Center, invece, per Kevin Anderson, rientrato il mese scorso nel tour dopo il ritiro nel 2022 raggiungendo i quarti sull’erba di Newport. Il 37enne sudafricano, finalista dell’edizione 2017 ed ex n.5 del mondo, con 12 ace ha superato l’ucraino Oleksii Krutykh: prossimo esame il ceco Tomas Machac. In campo oggi per il 2° turno […] almeno cinque italiani […]: il derby tricolore fra Alessandro Giannessi e Giulio Zeppieri, poi Federico Gaio e Raul Brancaccio più Lucrezia Stefanini. Intanto, proprio in concomitanza con l’inizio dei match a New York, dove dodici mesi fa si stava preparando per “evolversi lontano dal tennis”, Serena Williams è diventata mamma per la seconda volta. Quasi sei anni dopo la nascita della primogenita Alexis Olympia, la 41 enne campionessa americana […] ha dato alla luce la piccola Adira River; dando la notizia sui social con un “benvenuto mio bellissimo angelo“. II marito Alexis Ohanian affida la sua gioia ad Instagram: «Sono grato di annunciare che la nostra casa è piena d’amore: una neonata felice e sana con una mamma felice e sana. Grazie a tutto lo straordinario staff medico che si è preso cura di mia moglie e di nostra figlia».
Tennis, circuito challenger. Città di Como con 5 azzurri (Silvio De Sanctis, Il Giorno – Milano Metropoli)
Sono cinque gli azzurri attualmente iscritti al tabellone principale del 17° challenger Atp Città di Como, al via domenica con le qualificazioni. Si tratta di Francesco Passaro (sconfitto dal tedesco Cedrik Marcel Stebe nella finale della passata edizione), Franco Agamenone, Riccardo Bonadio, Flavio Cobolli e Matteo Gigante. Una lista destinata a essere aggiornata, in quanto si stanno svolgendo in questi giorni le qualificazioni degli US Open e, mentre i primi tre sono già stati eliminati e quindi certi di rientrare in Italia per giocare, Cobolli e Gigante sono ancora in corsa. Lo stesso discorso vale per la pattuglia straniera, con l’argentino Federico Coria […] e il brasiliano Thiago Seyboth Wild […] tuttora impegnati, mentre Thiago Monteiro ha già lasciato la compagnia ed è pronto a viaggiare verso il Lario. Buone chance di entrare in tabellone anche per Andrea Pellegrino, Stefano Travaglia ed Edoardo Lavagno, anche se per questi ultimi due vale il discorso relativo agli US Open. Gli organizzatori cercheranno di convincere anche Luciano Darderi ad approdare a Como, mentre i giocatori di casa Lorenzo Rottoli e i cugini Federico e Andrea Arnaboldi potrebbero godere di wild card. Fra i protagonisti più attesi c’è il ventiduenne croato Duje Ajdukovic.
La scommessa – La tormentata relazione tra padri e figli nello sport (Cesare Lanza, La Verità)
Nello sport mi hanno sempre affascinato e incuriosito le relazioni […] tormentate dei padri che allenano i propri figli. La storia del re del salto in alto Gianmarco Tamberi, che dopo l’oro europeo e olimpico ha appena vinto anche quello mondiale, ne è un esempio classico. Gimbo ha dedicato la medaglia al papà Marco, suo coach prima di una separazione burrascosa: «E’ da tanto che non ci parliamo. Ma quello che ho vinto è anche grazie al percorso fatto insieme. Quando mi sono separato da lui ho avuto paura, ma le cose non funzionavano più». L’ex campione dei 110 ostacoli Eddy Ottoz, che ha allenato suo figlio Laurent, sostiene che prima o poi il padre-tecnico tende a prendersi i meriti del figlio, e anche se non lo fa arriva sempre il punto di rottura, perché il giovane leone per affermarsi deve costringere il vecchio a farsi da parte. Ma molti non ci riescono: penso, nel tennis, alla nostra Camita Giorgi, tecnicamente fortissima ma talento inespresso, schiacciata da un padre a dir poco ingombrante, persino quando gioca. Onnipresenti anche i genitori del greco Stefanos Tsitsipas, la cui crescita da due anni si è arrestata: non è facile licenziare il proprio padre, ma Stefanos l’ha appena fatto. Chissà se riuscirà a tenere a distanza anche la madre, che nei cambi campo gli si avvicina per dispensare consigli […], facendo arrabbiare lui, ma divertire molto noi spettatori. Già solo sulla famiglia Tsitsipas ci farei una serie. Perché sono dinamiche relazionali che interessano tutti, anche chi non ama lo sport. Il successo mondiale della biografia Open, di Andre Agassi, è li a dimostrarlo.
Dove può arrivare Jannik Sinner? (Paolo Bertolucci, Oggi)
A 22 anni appena compiuti, Jannik Sinner ha recentemente vinto il primo Masters 1000 di Toronto. Presumo il primo Masters di una lunga serie […], perché per avanzare in classifica è importante conquistare tornei simili e avere una certa continuità. Attualmente è sesto al mondo: diventare numero 5, poi 4, poi 3, non è così semplice: tra una posizione e l’altra ci sono molti punti di differenza, c’è una montagna da scalare. Sono convinto che Jannik Sinner entrerà nei primi tre al mondo, ma non prima della fine del 2024. Ha ancora bisogno di un anno per migliorare sotto l’aspetto fisico – per abituarsi a reggere nei lunghi match e per fare più esperienza. Ma anche per saper reggere la pressione che pesa sui primi in classifica, che entrano in campo da favoriti e non vogliono deludere le aspettative. Dalla sua parte, Jannik Sinner è molto forte mentalmente. È un ragazzo serio e maturo, che ha ben chiari i passi da fare e gli obiettivi da raggiungere: ha scelto più volte di modificare il proprio team per arrivare sempre più in alto. Dovrà poi continuare a lavorare sotto l’aspetto tecnico: i miglioramenti si notano di settimana in settimana perché si impara in continuazione. Basti pensare che Rafael Nadal e Novak Djokovic hanno immesso nuovi aspetti tecnici anche sopra i 30 anni. Sinner ha nella risposta al servizio e nel rovescio i colpi migliori, e può trovare più continuità con il diritto, oltre a migliorare il servizio e i colpi al volo.
Passione e tecnica per formare giovani tennisti – Crescere tennisti. Prima la passione poi la tecnica (Carlo Annovazzi, La Repubblica di Milano)
L’epoca della Squadra, ovvero di Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli, meravigliosamente raccontata da Domenico Procacci, è ancora lontana come successi ma mai come in questi ultimi due anni il tennis ha avuto un boom giovanile. C’è il tutto esaurito nelle scuole tennis, è difficile trovare un’ora libera a Milano tra autunno e inverno, quando si gioca al coperto e i campi diminuiscono, la concorrenza interna […] del padel non ha nuociuto, al contrario sembra aver ricompattato lo sport delle racchette contro la concorrenza. Sempre più giovani, che però vanno formati, istruiti, guidati. Renato Vavassori è responsabile di un progetto che racchiude le scuole tennis di Milanosport, dell’Harbour, dell’Ambrosiano, di Milano 2 oltre al centro tecnico di Palazzolo sull’Oglio. Il suo è un osservatorio privilegiato per capire come avvicinare i ragazzi e non farli più andar via. «Io credo che si debba essere bravi a far capire il concetto vero di sport e di tennis. Il linguaggio è importante, il tennis è sport e non passatempo. E lo sport presuppone continuità, sviluppo tecnico, fisico, mentale». Vavassori crede molto nella formazione. «Umana, morale prima ancora che tecnica. In questo, il tennis aiuta perché ha una enorme capacità formativa. Lo dico sempre ai genitori: è un’occasione importante per i vostri figli perché con il tennis possono capire le regole della vita». Già, i genitori. «Allenare i ragazzi oggi significa anche allenare i genitori. Io sono convinto dell’importanza del contatto, del confronto, far capire loro i valori che stanno dietro al nostro sport, al nostro lavoro». Che cosa chiede ai suoi maestri che sono una sessantina distribuiti nei vari centri? «Prima di tutto di essere formatori, abbiamo introdotto un codice etico, unici tra i privati, proprio per questo. Noi dobbiamo prima di tutto aiutare a crescere i ragazzi, nell’ordine prima la persona, poi l’atleta e quindi il tennista». La Vavassori Academy ha una metodologia di lavoro unica per tutti. «All’inizio, quando i ragazzi arrivano nelle nostre scuole e creiamo i gruppi, dividiamo il lavoro in metà parte tecnica e metà parte fisica e la tecnica a sua volta divisa equamente tra colpi al volo e colpi da fondo così da formare il ragazzo in toto. Poi dai 14,15 anni si incomincia a completare il bagaglio tecnico». Il compito più delicato? «Togliere l’approccio amatoriale quando ti trovi di fronte un ragazzino portato al gioco. Come detto prima, fargli capire che è sport e che vanno seguiti i passaggi fondamentali. In questo la Federazione sta aiutando, ha colmato un vuoto tra gli otto e i dieci anni, quando giocavo io c’era solo la Lambertenghi come avvicinamento all’agonismo, adesso ci sono invece gare utili nel percorso formativo». Maurizio Riva ha anni e anni di esperienza sul campo, prima da giocatore e poi da maestro – coach, l’ultimo milanese a giocare in Coppa Davis, Giorgio Galimberti, aveva lui come guida. «Rispetto a qualche anno fa il tennis è diventato più esasperato, la parte fisica diventa decisiva, se non mantieni l’intensità per ore e ore non arrivi. Da un punto di vista puramente tecnico era meglio anni fa, adesso la componente atletica è percentualmente più importante a livello agonistico». Quello che non cambia è l’approccio con i giovani. «La prima cosa è la passione e noi maestri per primi dobbiamo mantenerla sempre intatta per trasmetterla ai ragazzi. Che lo percepiscono subito se stai mentendo, mi è capitato di vedere maestri stanchi, senza più entusiasmo e i piccoli se ne accorgono. Passione, tranquillità, divertimento. Sono le tre regole fondamentali per me all’inizio». Se poi le conservi anche in seguito, allora hai molte possibilità di diventare tennista. Con i suoi compagni di sempre, Barbara Rossi soprattutto e Matteo Volante, Riva si è appena trasferito a Arese, centro San Giovanni Sport ora Tennis Academy. «Un’età per cominciare? Sei, sette anni. Come crescerli? Curando il gesto tecnico, possono giocare anche tutti i giorni ma facendo attenzione a non forzarli troppo, poi facendogli capire l’agonismo controllando il numero di partite, non dei tornei». A che età si capisce se uno è portato? «Beh, da subito, da come si muove, dall’attitudine. Ma per capire se un ragazzo può diventare tennista bisogna aspettare i quindici, sedici anni, quando c’è il confronto con le distrazioni della crescita». Partite, confronti. Inevitabili, le sconfitte. Che lasciano i segni quando si è ragazzi. «E anche questo fa parte del nostro ruolo, far comprendere fin dall’inizio che lo sport è vittoria e sconfitta, che la partita è una verifica di quello che hai fatto prima».