Qualcuno una volta mi ha detto: “Il tennis fa parte di ciò che sei, ma non lasciare che il tennis ti definisca”. Penso che sia quello che molti di noi fanno, e io lo faccio sicuramente; La mia identità è profondamente intrecciata con lo sport. Mi sentivo come se non sapessi davvero cosa fare. La gente mi ha chiesto: ‘Oh, come passavi il tempo libero?’ E rispondevo, ‘Onestamente, non lo so davvero’. Volevo solo giocare a tennis.
È quello che sono. È la mia identità. Sono Jenny Brady, ma sono anche Jenny Brady, la tennista, perché credo che sia tutto ciò che conosciamo. Ti viene instillato fin dalla tenera età e ogni singolo giorno solo per diventare un’atleta professionista – ovviamente, devi avere disciplina ed essere rigorosa con il tuo allenamento e tutte quelle cose. Ma penso che ci sia anche spazio per godersi la vita e non solo concentrarsi sul tennis, cosa che penso facciano molte di noi tenniste perché è uno sport così individuale. Quindi non c’è una vera via di fuga.
Quando ho subito un intervento chirurgico al ginocchio a marzo 2022, la mia intenzione era di tornare in campo sei settimane dopo. Questo ovviamente non è accaduto, ed è stato tutto molto più complicato. È stato molto complesso perché si trattava di due infortuni, non di concentrarsi su una cosa sola.
Inoltre, più tempo sei fuori, e più tempo ci vuole per rientrare perché sono arrivata a un punto in cui ho perso tutta la mia massa muscolare. Probabilmente ho perso 10 chili. Sei così fuori forma, sebbene guardandoti non lo si direbbe, dopo appena dieci minuti sul campo da tennis sei morta. Devi ricostruire tutto il tuo tono muscolare. Ma allo stesso tempo, non posso neppure andare a fare giri di pista o ripetute perché devo essere consapevole degli infortuni che ho avuto.
Anche solo guardando avanti, probabilmente non passerò molto tempo a correre. Risparmierò tutte le forze per il campo da tennis perché voglio massimizzarle il più possibile. Ci sono alcune cose che mi piacerebbe fare dal punto di vista dell’allenamento, ma potrei non essere mai più in grado di farle, il che mi va anche bene finché so di essere in grado di giocare e competere. Quindi ci sono cose a cui devi adattarti e che ti portano ad agire in maniera oculata.
Una delle persone che ho contattato durante quel periodo per avere un consiglio è stata Daria Gavrilova. Ho parlato con lei saltuariamente nell’ultimo anno e mezzo, forse. Ha avuto degli infortuni pazzeschi, al crociato anteriore, al tendine d’Achille, e le chiedevo, ‘Che diavolo, come faccio a sapere quando sarò in grado di giocare? Come faccio a saperlo?’
Questo è stato nel periodo immediatamente precedente all’Open di Francia di quest’anno perché avevo intenzione di parteciparvi e poi ho avuto un altro problema che non aveva niente a che fare con gli altri infortuni che avevo avuto e mi sono detta, ‘Giocherò mai di nuovo?’ Ho cercato di avere la sua opinione in merito. Mi ha dato consigli e mi ha detto: ‘Sarai tu a saperlo quando sarai pronta. Non hai bisogno di un fisioterapista o di un allenatore o di un allenatore o di superare qualche test in palestra per capire che sei pronta a giocare di nuovo. Lo saprai tu nel tuo intimo profondo”.
È stato divertente perché forse due settimane o una settimana prima di Granby, il torneo da 100.000 $ in cui avevo programmato il mio rientro, mi stavo allenando e ho avuto un paio di settimane buone, e poi un giorno mi sono sentita tipo, ‘Santo cielo, sono pronta’. E ho capito ‘Wow, questo è ciò di cui Dasha stava parlando’. Quindi è stata quella sensazione istintiva ‘Sono pronta a partire, sono pronta a competere, posso giocare una partita e tornare in campo il giorno dopo e fidarmi del mio corpo, sapere che è in grado di giocare di nuovo’. Quindi penso che sia stato molto, molto utile.
Un bel gruppo di persone, onestamente, continuava a farsi sentire, e ala fine ho tagliato fuori un bel po’ di persone solo perché la situazione si protraeva da così tanto tempo e iniziavo a sentirmi un po’ una fallita perché le persone dicevano, ‘Wow, come è possibile che tu senta ancora dolore?’ Ero tipo, ‘Non lo so, non ho le risposte. Se avessi le risposte, pensi davvero che sarei ancora in questa posizione?”
Guardando indietro, penso sicuramente che il sovrallenamento giochi un ruolo importante in molti degli infortuni a cui assistiamo nel circuito. Il tennis è così fisico. La quantità di allenamento a cui ci sottoponiamo probabilmente non è necessaria. Penso che più invecchi, meno lo fai, e poi ti rendi conto, beh, immagino che non avessi davvero bisogno di allenarmi due volte al giorno e fare due sessioni di palestra. Forse non le senti quando hai 16, 17, 18 anni fino ai 20, o giù di lì.
Ma verso i 25, inizi a sentirle. Ti svegli e pensi: ‘Wow, cos’è quel dolore? Non l’ho mai avuto prima’. Quindi tutto quell’allenamento ha un prezzo, ed è il tuo corpo a pagarlo. Penso che allenarsi in modo intelligente sia molto meglio che allenarsi e basta e dedicarvi così tante ore. Preferisco metterci un’intensità super alta per un tempo più breve, ed è così che mi allenerò da ora in poi. Niente più sessioni da tre ore per me; un allenamento di due ore è il massimo che farò in campo e stop. Forse ogni tanto farò due sessioni, ma si tratta più di cercare di massimizzare e porre le basi per una longevità maggiore invece di bruciarsi e cercare di fare troppo.
Per quanto riguarda i miei infortuni, penso che ci sarà sempre del dolore, ma ora è diverso. Penso che in generale, per quanto riguarda il tuo corpo a questo livello, che non ci sarà mai un giorno in cui ne sarai totalmente libera da qualche. Penso che a questo punto, si tratti solo di gestire. Se mi sveglio e dico: ‘Wow, oggi fa davvero male,’ allora farò una giornata leggera o addirittura mi prenderò un giorno libero. A volte andiamo fuori di testa se non ci alleniamo ogni singolo giorno, eppure non penso che dimenticheremo come si colpisce una pallina da tennis. Non ho giocato per due anni e in realtà mi sento abbastanza decente, dal punto di vista del tennis. Ci sono un sacco di cose in cui ho bisogno di migliorare e prendere un po’ di fiducia e accumulare partite nonché aggiustare piccole cose legate al mio gioco, ma non dimentichiamo come colpire una pallina da tennis.
Per quanto riguarda il dolore, sono in grado di andare in campo e competere e non preoccuparmi di come mi sentirò il giorno dopo. Quindi questo mi basta.
Il tennis è davvero unico nel senso di quanto velocemente le cose cambiano; è un tritacarne. Non sai mai quando è la tua ultima partita. Penso che competere e divertirmi ogni volta che entro in campo sarà il modo in cui guarderò le cose.
È estremamente incoraggiante vedere giocatrici come Marketa Vondrousova e Karolina Muchova rientrare da infortuni difficili e fare così bene negli Slam. Soprattutto per il fatto che sono giocatrici con cui ho giocato in passato. È difficile confrontarsi, ma allo stesso tempo, devi in un certo senso confrontarti un po’. Ma è davvero rassicurante, ed è incredibile vedere che entrambe stanno ottenendo dei risultati sorprendenti.
Penso che questo mi dia ancor più energia, e spero anch’io di ritrovarmi l’anno prossimo, in questo stesso periodo, con dei buoni risultati.
Traduzione di Kingsley Elliot Kaye