US Open: Djokovic è il solito muro, Gojo al tappeto. Per Nole ai quarti ci sarà Fritz

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US Open: Djokovic è il solito muro, Gojo al tappeto. Per Nole ai quarti ci sarà Fritz

Tredicesima volta ai quarti di finale di New York per Novak Djokovic: il serbo gestisce con grande maestria i momenti di sofferenza. Adesso l’ostacolo Taylor Fritz contro cui è avanti 7-0 nei precedenti

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Novak Djokovic - US Open 2023 (Twitter @atptour)
Novak Djokovic - US Open 2023 (Twitter @atptour)
 

[2] N. Djokovic b. [Q] B. Gojo 6-2 7-5 6-4

Quando si fronteggiano da una parte un tennista che va a caccia della 358esima vittoria in un tabellone principale Slam, l’85esima allo US Open, e dall’altra invece un atleta della racchetta che con quest’edizione del Major newyorchese ha raggiunto quota 32 partite disputate a livello di main-draw nel circuito maggiore; viene normale pensare ad una sfida senza storia considerato l’enorme divario di esperienza. Se inoltre l’incarnazione della maturità tennistica alla soglia delle 37 candeline è raffigurata da un uomo capace di laurearsi per 23 volte vincitore di un torneo del Grande Slam e che fa di nome Novak Djokovic, beh è naturale che il compito per il meno avvezzo a questi palcoscenici sia decisamente la rappresentazione della scalata dell’Everest. Tuttavia il qualificato croato Borna Gojo, che gli appassionati italici hanno imparato a conoscere a spese dell’Ital-Davis, è giocatore dotato di caratteristiche tecniche che qualora fosse nella giornata sì come tutti i battitori per antonomasia potrebbe creare qualche grattacapo anche trovandosi di fronte la rispostona serba.

E per un set, il secondo, ed in parte anche nel terzo l’equilibrio di ammirare una partita definibile tale vi è stato eccome: soprattutto grazie ad un versione bionda del Borna numero 2 del tennis croato che dopo aver subito un’autentica rullata, nella seconda frazione ha messo in pratica il piano tattico che avrebbe dovuto far vedere sin dall’inizio: tirare frigoriferi senza troppi rimuginamenti e chiedere tanto alla seconda di servizio, anche se questo ha fatto sì ha di dover mettere in conto la bellezza di 8 doppi falli. Il vero problema è stato tuttavia che cinque di questi siano stati tutti concentrati nel momento di maggiore folgore tennistico del 25enne di Spalato, formatosi a livello collegiale alla Wake Forest University di Winston Salem in Carolina del Nord – sede che ospita anche l’omonimo ‘250’ – quando ha servito per consolidare il break (l’unico del suo match) sul 2-0 in avvio di secondo parziale.

Nole da par suo pur mostrando eccezionale continuità al servizio, ha vissuto una seconda partita piuttosto travagliata a causa di un eccessivo nervosismo e di un ballerino lancio di palla al servizio ciononostante è sempre uscito fuori dalle crepe della sua partita in maniera brillante sotto l’aspetto mentale. Infine, aspetto non secondario, all’interno di una serata umidissima il campione balcanico ha dimostrato di avere recuperato alla grandissima sul piano fisico dopo la maratona contro il connazionale Djere.

Dunque 6-2 7-5 6-4 in quasi due ore e mezzo di gioco che valgono all’uomo in missione classe 1987, i 13esimi quarti di finale all’Open degli Stati Uniti.

Alla fine ha comunque poco da recriminarsi il n. 105 ATP, che difatti ha chiuso la partita con un saldo in perfetta parità tra vincenti e non forzati (40-40) mentre per Nole ci sono stati 26 winners e solo 12 unforced. Nel rush conclusivo, poi, il croato ha anche pagato le inevitabili scorie fisiche che lo vedevano giocare con la partita odierna il suo settimo match nel torneo: è infatti partito dalle quali, riuscendo addirittura ad intascarsi 14 set in fila dopo aver perso il primo in assoluto disputato nel primo turno del tabellone cadetto – curiosamente – contro un altro serbo come Hamad Medjedovic.

Al terzo turno ha inoltre sconfitto il mancino ceco Jiri Vesely, tennista che nelle ultime stagioni aveva generato non pochi inciampi al cannibale Djoker. Basti infatti pensare che l’ultimo KO di Nole contro un avversario fuori dai primi 100 ATP lo ha raccolto proprio contro Jiri a Dubai 2022. Mentre l’ultimo a livello Slam, nonché l’unico in 274 incontri al cospetto di rivali classificati oltre la Top 100, contro l’uzbeko Denis Istomin al secondo turno dell’Australian Open 2017.

Ora ai quarti per il n. 2 del tabellone ci sarà la tds n. 9 Taylor Fritz, 7-0 nei precedenti per il 36enne di Belgrado: uno soltanto a livello Major, terzo turno di Melbourne 2021 con successo per 6-2 al quinto in favore del serbo dopo che il tre volte vincitore a Flushing Meadows aveva vinto i primi due parziali. L’ultimo incrocio invece a livello generale andato in scena seguendo l’ordine cronologico è recentissimo: meno di un mese fa ai quarti del ‘1000’ di Cincinnati, 6-0 6-4 Serbia anche in questo come in Australia Novak avrebbe poi trionfato nell’evento.

Primo Set: il Mostro Djokovic è semplicemente il solito muro di gomma, prima frazione totalmente a senso unico

Il tennista croato approccia al suo primo ottavo di finale a livello Slam con un dato statistico curioso, è il primo giocatore nel torneo per percentuale di trasformazione con la seconda di servizio: pari al 68%. Chiaramente, vien da sé che nella sfida odierna la risposta che si troverà ad affrontare sarà indubbiamente un ostacolo ben più ripido da scalare rispetto alle ribattute fronteggiate finora nelle partite precedenti.

Nel primissimo game del match, difatti, subito problemi in battuta per Gojo: il 25enne di Spalato è costretto, neanche tanto visto che sostanzialmente rappresenta il suo consueto stile di gioco, ad esprimere un tennis ad alto ritmo e coefficiente di rischio.

Se da un lato Borna deve necessariamente spingere a tutta ogni colpo da fondo, dall’altra invece Novak cercherà di allungare il più possibile lo scambio evitando di dare eccessiva intensità al palleggio su cui si potrebbe ben appoggiare il n. 105 ATP.

Ed il 36enne di Belgrado entra dentro il match come meglio non poteva, inizia studiando il rivale non esagerando con la velocità delle accelerazioni ma limitandosi a contenere le sbracciate del n. 2 di Croazia. Il cannibale serbo parte anche utilizzando parecchio lo slice di rovescio per rallentare lo scambio e far sì che sia l’avversario a dover gioco forza spingere. Non a caso pronti via ed il qualificato balcanico letteralmente fa e disfa, commettendo prima un paio di errori di misura con il dritto che lanciano la tds n. 2 del tabellone sul 15-40 per poi successivamente recuperare sino alla parità ai vantaggi mediante il primo vincente dal lato destro ed una splendida palla corta in uscita dal servizio: ecco pur non essendo elemento peculiare del tennis di Gojo, il drop-shot potrebbe essere una strada da percorrere per cercare di mischiare le carte e sorprendere talvolta il 23 volte campione Slam.

Come è naturale che sia, altra chiave di volta essenziale dell’incontro sarà la capacità del croato di generare punti diretti con il fondamentale d’inizio gioco per impedire che Djokovic lo invischi in ragnatele da cui sarebbe difficile districarsi. Tornando al gioco inaugurale della partita, dopo aver cancellato le prime tre palle break grazie anche al primo ace a 117 Km orari, alla quarta chance offerta a Novak il quarto dritto che plana via di Borna concede immediatamente il break a freddo al virtuale n. 1 mondiale.

Oltre alla solita corposità della risposta del 3 volte vincitore dello US Open, il Djoker ha mostrato fin dai primi scampoli di partita un servizio tirato a lucido ed in grado di produrre una continuità a livello di efficacia imbarazzante per quanta solidità garantisce al tennis di colui che si è laureato per 6 volte Maestro delle Finals.

Inoltre la medaglia di bronzo a Pechino 2008, dopo aver fatto intravedere nei primi istanti di sfida le marce ridotte nell’intenzionalità della spinta da fondo campo ha deciso di modificare leggermente strategia mettendo sovente i piedi sul rettangolo di gioco nel momento in cui l’altro serve la seconda: facendo così pagare costantemente dazio all’ex n. 102 ATP, in quelle situazioni in cui non entra, la mancanza della prima. Gradualmente la macinante versione robotica del belgradese inizia a soffocare spazio e tempo vitali all’uscita dalla battuta spalatina, impedendo sempre e comunque al classe ’98 di potersi anche soltanto un minimo preparare la prima esecuzione dopo il servizio.

Rapidamente Djokovic sale sul 5-1 con doppio break di vantaggio e un parziale totale che vede il classe ’87 aver concesso solamente due punti al servizio – entrambi concentrati nel sesto game -. Altro dato emblematico che dà l’idea del dominio assoluto sinora messo in campo dal Mostro serbo è quello che recita come tutti e quattro i turni di servizio croati disputati fino a questo punto si siano prolungati ad oltranza: solamente sul 5-1, Borna riesce ad uscire indenne dai vantaggi senza concedere palla break. Poco male però per il muro invalicabile, che sul 5-2 vincendo a zero il terzo game di battuta sui quattro della frazione pone fine ad un set totalmente a senso unico: 6-2 in 41 minuti che poteva essere tranquillamente un sonoro bagel.

Come solo i grandi campioni sanno fare, Novak ha aspettato il parziale aggredendo solamente quando ce n’è stato bisogno: assumendo inizialmente una posizione sul campo più arretrata dove ha unicamente – si fa per dire – ridotto il proprio gioco ad una comunque eccezionale fase di contrattacco, ha pian piano aumentato i giri del motore aprendo meravigliosamente gli angoli acuti e andando a chiudere chirurgicamente il punto in avanti.

Secondo Set: Gojo gioca al proprio limite, Nole si innervosisce e incontra problemi con il lancio di palla ma alla fine colpisce nel momento propizio

Approcciando alla seconda frazione, infine, non bisogna sottovalutare un ulteriore fattore cruciale: le condizioni di adattamento alla sfida, sicuramente il croato è molto meno abituato rispetto a Nole nel giocare di sera con le luci artificiali e in un palcoscenico prestigioso come l’ Arthur Ashe, di cui il biondo Borna non è proprio un habitué. Specialmente in questa serata, particolarmente umida: si fosse giocata di giorno, ovviamente la battuta croata avrebbe potuto avere un’incisività superiore.

Da un punto di vista invece tattico, il 25enne croato dovrebbe provare a prendere maggiormente la rete attraverso l’attacco in controtempo: fisiologicamente per poter compiere tale scenario strategico, il qualificato di Spalato necessita però di possedere una performante tenuta del servizio che gli permetta di mettere in campo una superiore spavalderia. Un’attitudine che si pensava Gojo potesse far vedere fin dall’inizio, soprattutto nel rischiare qualcosina in più sulla seconda, al contrario ha preferito lavorala di più ma questo ha facilitato la reattività nell’impatto della risposta serba.

A fine primo set, il croato si è toccato ripetutamente le gambe come se fossero irrigidite dalla tensione. Appena tuttavia si è sciolto, liberatosi pienamente della pressione emotiva, l’esecuzione in spinta delle proprie accelerazioni ha cominciato ad inquadrare con più costanza le linee nemiche: i vincenti di conseguenza sono aumentati e così si è intascato il primo gioco del secondo set al servizio, il primo della partita senza che si prolungasse ai vantaggi ed il secondo in assoluto. Questa ritrovata efficienza nelle esecuzioni, porta in dote a Borna anche la possibilità di breakkare per la prima volta nel match Djokovic, il quale alla prima chance concessa nell’intera partita cede la battuta: 2-0 Croazia.

D’improvviso la pazzesca elasticità di Nole e la sua impagabile abilità nell’anticipo intuitivo, fanno spazio al nervosismo impellente del 35enne di Belgrado che sembra quasi non voglia accettare la dirittura d’arrivo sulle righe dei violenti scaldabagni spalatini. A questo punto, però ci pensa Gojo a dare un aiutino al campione: contro-break immediato a causa di ben cinque doppi falli del croato.

Nonostante il punteggio si sia nuovamente equilibrato, grandi plausi per l’uomo Davis balcanico – l’Italia di Volandri lo rammenta eccome – che sta sportellando adesso con superba produttività: crescendo la competitività del ragazzone croato, è parimenti aumentata la qualità generale della partita al netto di qualche doppio errore di troppo o di alcuni gratuiti che hanno fatto capolino.

Ora si sta assistendo a bracci di ferro di buonissimo livello, naturalmente Borna deve a tutti costi evitare di farsi imbrigliare sulle diagonali – specie quella rovescia – perché altrimenti farebbe soltanto il gioco di Robo Nole. Difatti, il serbo ha dimostrato – francamente non c’erano tanti dubbi – di aver perfettamente recuperato dalla rimonta da maratoneta contro Djere: nella conquista degli scambi, come d’altra parte è d’obbligo considerate le caratteristiche tecniche dei protagonisti, consumatosi all’interno di un’arco di palleggio dai 5 agli 8 colpi Novak è nettamente avanti.

Dunque, almeno in questa seconda frazione c’è partita tuttavia resta impressionante il divario che vi è fra i due nella modalità di tenuta dei game di servizio: imperioso e disarmante il tennista seguito da Goran Ivanisevic che continua a vincere i round di battuta con una facilità a dir poco frustante per il rivale, in media i servizi serbi durano all’incirca un paio di minuti, quelli croati oltre i cinque.

Nella seconda parte del set, nel frattempo, i fondamentali d’inizio gioco si irrobustiscono ancora di più: a tal punto che si assiste ad una striscia di 24 punti a 4 per le battute nel confronto con le rispettive risposte che trascinano lo score sul 5-5: addirittura, dal 3-3 al 4-4 va in scena un filotto di 14 quindici consecutivi in favore dei servizi.

Nonostante non abbia più concesso break point dal secondo game, dove ha sinora subito l’unico break della sua partita, il n. 2 ATP sta incontrando qualche problema di troppo in questo secondo set sul lancio di palla. Dall’angolo, gli viene indicato reiteratamente di verticalizzare maggiormente tale gesto tecnico: le difficoltà nell’esecuzione del lancio costringono il serbo a soffrire tanto in questo specifico frangente di gara sulla seconda di servizio, sta scegliendo con continuità la traiettoria al corpo ma non riesce a trovare la giusta profondità permettendo un’entrata ancor più performante dei drittoni croati.

Tuttavia stiamo pur sempre parlando di Novak Djokovic e così dopo essersi ritrovato in ben due circostanze a due punti dal perdere il set – servendo sul 5-4, è stato sia 15-30 sia 30-30 -, dipingendo con il bimane e difendendosi a spada tratta grazie all’uso del chop fa sì che egli, il predatore più spietato della Savana tennistica, possa concretizzare l’acuto che azzanna e agonizza la preda inerme.

Cioè break valevole per il 6-5, ritornato avanti di un break e scrollatosi perciò di dosso il rivale dopo una frazione decisamente condotta ad armi pari, Nole ha anche accresciuto la propria resa in battuta – tornata predominante come nel primo set – liberandosi mentalmente delle scorie accumulate e mettendo quindi in pratica la sua inarrivabile abilità di resettare i momenti no sapendo reggere quando le cose non vanno come vorrebbe per poi incidere quando l’attimo è propizio. 7-5 in 56 minuti Serbia, ad un solo set dai quarti il 3 volte campione dello US Open.

Terzo Set: Djoker gestisce con autorità gli ultimi conigli estratti dal cilindro spalatino per poi rompere definitivamente gli argini

Nella seconda frazione, Gojo è andato a tutta dando completo sfoggio della propria cilindrata: alla lunga però il 36enne di Belgrado ha prima resistito, e successivamente ha provocato il deragliamento del motore spalatino.

Ora diviene praticamente improbo, utopistico, il ribaltone croato dato che il cannibale dieci volte campione Major in Australia può presentante un primato senza uguali nei match in carriera nei quali ha conquistato i primi due set: ha perso soltanto in un’occasione, 13 anni fa al Roland Garros 2010 contro l’austriaco Jurgen Melzer, nelle altre 273 circostanze ha mastodonticamente sempre ottenuto il successo.

La sensazione in questo avvio di terzo parziale è che sia solo questione di tempo prima dello strappo decisivo, anche perché sulla scia del finale di secondo set Djokovic sta sostenendo di nuovo con grande efficacia turni di servizio da antonomasia in cui mostra tutta la propria autorità e maturità tennistica. Nel terzo game, difatti, il 25enne formatosi tennisticamente a livello collegiale alla Wake Forest University di Winston Salem è costretto a cancellare già il primo break point del set.

Borna comunque prova dare tutto quello che ha, legnando splendidamente di dritto come ha fatto nel secondo. Ciononostante, sarà arduo scalfire la consistenza serba: un numero ne fa capire la prestazione odierna da questo punto di vista, solamente 3 non forzati dal lato destro in tutta la partita.

Il recente vincitore di Cincinnati, ai cambi di campo in questo momento si sta rifocillando sovente rimpinguando la sua dose di potassio per fare il pieno delle energie in vista del rush conclusivo. Nel frattempo continua a tessere in maniera ineccepibile il suo forcing ragionato, che porta a boccheggiare il più giovane avversario al termine degli spostamenti laterali: obiettivo che Nole ha fin da inizio, muoverlo il più possibile per arginare l’eventualità che possa colpire con gli appoggi ben stabili.

Si arriva presto al momento della verità, sul 3-2 Gojo pesca due conigli bimani dal cilindro e Nole si ritrova in una situazione delicata al servizio: ecco che però, come sempre, quando la palla scotta sale in cattedra; dal 30-30 due prime vincenti a frantumare sul nascere le speranze di break croato.

L’odore del sangue è inconfondibile, Novak si avvinghia alla giugulare e – guarda un po’ – nel settimo game fa straripare definitivamente gli argini. Consolida in nonchalance e si inerpica sul 5-3, nonostante un altro pericoloso 30-30 in battuta frutto delle manate destrimani del 25enne spalatino.

Il capolinea è vicino, però di prima di appore il sigillo sulla qualificazione ai quarti, spronato da Marco Panichi, Djokovic fa vedere anche qualche magia a rete e dimostra di andare veramente di fretta: non vuole lasciare per strada neppure le briciole, Borna sale 30-0 e 40-30 ma il serbo lo trascina ai vantaggi e si guadagna il primo match ball.

Gojo trova la prima esterna nel momento del bisogno, tuttavia oramai è palese come le fondamenta croate stiano per crollare fragorosamente: l’umidità della serata newyorchese abbinata alle sei partite disputate nel torneo, che con questa fan sette, ha sostanzialmente bloccato la rapidità dei piedi spalatini. Sul 5-4, infatti, Nole non è foriero di regali: chiude i conti alla battuta per 6-4 in 49 minuti, al terzo match point complessivo.

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