Tutti conoscono il 34enne Benoit Paire, il suo talento cristallino troppo spesso zavorrato dai suoi sbalzi d’umore. Nel 2016 aveva conquistato con pieno merito la posizione n.18 nella classifica mondiale, incantando con la leggerezza del suo tocco e la genialità delle sue invenzioni. Ancora nel 2019 portava a casa due titoli ATP (Marrakech e Lione) e poi il buio. Lui dice per colpa del Covid, ed effettivamente l’ultimo squillo fu ad Auckland dove il 18 gennaio 2020 raggiunse la finale perdendo una partita tiratissima dal connazionale Ugo Humbert. Poi è una discesa senza freni, con sceneggiate e dichiarazioni che hanno un grande successo solo su YouTube.
Ovviamente anche la classifica ne risente in maniera pesante tanto che Benoit è costretto a cercare rifugio nel circuito Challenger dove sembra trovare una dimensione umanamente più rilassante. Noi l’incontrammo proprio al Challenger di Francavilla al Mare lo scorso mese di maggio e scambiammo con lui due battute, ricavandone l’impressione di una persona squisita, affabile e cortese. Come cortese riuscì ad essere anche in campo come ad esempio nel match contro il nostro Giorgio Tabacco che portò a casa dopo aver annullato diversi match point. Tanto che arrivò a giocarsi la finale, poi persa, contro Alejandro Tabilo.
È dunque con un certo sgomento che lunedì abbiamo assistito a quanto successo al Challenger di Malaga dove il nostro sfortunato eroe affrontava nel primo turno lo spagnolo Pedro Martinez (n.116 ATP e ottava testa di serie del torneo). Già ci sorprende presentandosi in campo con un inedito smanicato, in sostituzione della solita maglietta col colletto rialzato, ci sorprende meno il suo inizio decisamente svogliato, ma è una cosa che, per così dire, rientra nelle sue corde.
Fatto sta che Benoit in un attimo si ritrova sotto 0-3 e quando un colpo sghembo dello spagnolo non viene chiamato out (come probabilmente era) al nativo di Avignone crolla il mondo addosso: getta la racchetta mentre cerca un improbabile segno sul cemento andaluso. L’arbitro può far evidentemente poco visto che il fattaccio è avvenuto nel punto lontano, ma ancor meno può fare Benoit per controllare i propri nervi. Inizia infatti a sbagliare apposta ogni colpo, scagliando la pallina fuori di metri, oppure restando immobile in maniera ostentata lasciando il punto all’avversario. Il tutto intercalato da qualche genialata delle sue, come a dimostrare che se solo volesse…
Lo spettacolo è tristissimo, con Martinez in evidente imbarazzo e l’arbitro impotente (o semi-impotente, visto che potrebbe dargli un’ammonizione per tanking, cioé ‘rinunciare a una partita prima che finisca quando non sei infortunato, malato o in qualche modo compromesso’ come capitato in passato a Kyrgios). Fortuna che gli spettatori sono pochissimi, diciamo una ventina, e non parliamo dei venti di manzoniana memoria. Fino a che, sotto 6-0 4-2, è lo stesso tennista francese che si stanca, dà la mano a tutti e probabilmente si scusa con l’avversario mentre si avvia agli spogliatoi.
In tutto sono stati 44 minuti di un’agonia che speravamo di non rivedere più. Che Benoit abbia bisogno di aiuto è evidente, come lui stesso ha detto a fine match: “Periodo un bel po’ complicato. Non mi sento bene a livello mentale quando mi trovo a calcare un campo da tennis. Ora tocca a me trovare soluzioni per tornare a divertirmi di nuovo”. Da aggiungere resta ben poco, se non che forse al posto di questi match sarebbe meglio optare per il ritiro definitivo.