Una stagione dai due volti per Carlos Alcaraz: perfetto o quasi fino a Wimbledon, torneo che lo ha visto affermarsi come nuovo re sull’erba. Senza trofei vinti e con sei partite perse dall’erba a oggi. Con questo ruolino di marcia lo spagnolo, che comunque è stato l’unico che quest’anno è riuscito a battere Novak Djokovic in un torneo dello Slam, arriva a Torino.. E infatti i due si contenderanno la prima posizione del ranking mondiale proprio sotto la Mole, dove gioca per la prima volta dopo aver dovuto saltare l’edizione del 2022 per infortunio. Intervistato da Stefano Semeraro per la Stampa, il murciano ha fatto un resoconto sulla sua stagione e sui suoi obbiettivi futuri.
LA VITTORIA DELLA VITA – Sul finale di stagione Carlos ha le idee piuttosto chiare: meglio il numero 1 o vincere le Finals di Torino? “Se devo scegliere dico vincere le Atp Finals, ma le due cose vanno di pari passo: se otterrò un buon risultato a Torino ho buone possibilità di tornare numero uno. Le Finals sono un grande torneo che nel 2022 purtroppo mi sono perso. Ho molta voglia di esserci, di darmi una chance“. Comunque sia la vittoria a Wimbledon resta la copertina della sua stagione 2023, una vittoria che ti cambia la vita. “Sì, dal punto di vista sportivo totalmente. Anche per chi non sa nulla di tennis, è il torneo che conta di più. Come persona sono sempre lo stesso: io e il mio team abbiamo chiaro il percorso che dobbiamo seguire, il tipo di persona che voglio essere“.
Tra le tante partite giocate da Alcaraz quest’anno, indelebili restano le sue sfide con Sinner. I due hanno giocato contro otto volte, quattro successi a testa, gli ultimi due a favore di Jannik. Cosa stupisce di più in lui? “La capacità di importi un ritmo altissimo durante tutta la partita. Vincere un punto contro Jannik oggi è una cosa molto complicata… Ha un diritto incredibile, un rovescio incredibile, tutti i suoi colpi sono perfetti, o quasi. È uno dei tennisti più completi in circolazione“.
All’attuale numero 2 del mondo capita mai di giocare un colpo pensando più al pubblico che al punteggio? “Un punto è un punto, sia che lo vinci con un colpo normale sia che ti inventi una meraviglia. Però è vero che quando riesco a fare qualcosa di diverso al pubblico piace. Alla fine – prosegue Alcaraz – dobbiamo mettere dentro il tennis un po’ di intrattenimento, per catturare l’attenzione del maggior numero di persone possibili, fare in modo che si appassionino. A me qualche volta riesce naturalmente, e l’entusiasmo della gente, il boato, mi danno ancora più energia”.
OBBIETTIVO OLIMPIADI – Capitolo Djokovic: come si pensa Alcaraz a 36 anni? A livello dell’attuale serbo? “Non lo so. Curo tutti i dettagli per ottenere il massimo dalla mia carriera, e mi piacerebbe arrivare alla sua età battendomi per vincere i grandi tornei, con una forma fisica migliore di tanti avversari che di anni ne hanno 24 o 25. Novak è davvero incredibile”. L’anno prossimo ci sono le Olimpiadi – per il tennis si giocano al Roland Garros – e Alcaraz non nasconde il suo desiderio di poterle giocare in doppio con Nadal. “Giocare a fianco di Rafa sarebbe un sogno. Speriamo di essere entrambi in forma in quel periodo. Fin da piccolo ho sempre desiderato partecipare ai Giochi. Rappresentare il proprio paese è una cosa che piace a tutti, credo. Spero di arrivarci nelle migliori condizioni possibili per portare una medaglia alla Spagna”.
Sulla mancata qualificazione della Spagna a Malaga, dove sono in programma le Final 8 di Coppa Davis , Carlos la pensa così: “Mi piacerebbe assaporare l’essenza della Coppa Davis, che oggi, con il nuovo formato, si è un po’ perduta. Come ha detto lei, si giocano le Finali a Malaga e la squadra di casa non si è qualificata: in molti incontri lo stadio non sarà pieno, o addirittura semivuoto, come è capitato anche nei gironi. Davvero una pena. Bisogna cambiare, tornare a giocare in stadi esauriti, con la pressione particolare che ti dà la coppa. Speriamo succeda in fretta”. Che rapporto ha Alcaraz con il denaro? “Ovviamente è importante. Però non è quello che mi fa decidere se giocare un torneo o l’altro. Con il mio team sono concentrato sul tennis, che è la mia passione. La questione economica la tengo un po’ in disparte”
IL RECORD DA BATTERE – I record che hanno stabilito Federer, Nadal e Djokovic sono battibili? “Niente è impossibile. Tutto si può migliorare nella vita. Arriverà prima o poi, non so quando, qualcuno che li batterà. Di certo quei tre grandi hanno cambiato il modo di guardare al tennis, sia per gli spettatori sia per noi giocatori. Averli come riferimento è positivo per tutti“. Quando gli viene chiesto quale sia il record a cui più aspira non ha dubbi.
“Il più complicato credo sia vincere tante volte lo stesso Slam, come ha fatto Rafa al Roland Garros: quattordici volte! Per quanto mi riguarda mi piacerebbe superare il numero di settimane da numero uno. Anche mantenere lo stesso livello di eccellenza per tanti anni è un’impresa enorme”. Dietro a quel sorriso ci sarà qualcosa che lo fa arrabbiare? “Nella vita come in campo, non riuscire a migliorare. Sapere che sto facendo male una cosa e non poter cambiare la situazione. Per me è la cosa più frustrante”.
LA SCONFITTA PIU’ UTILE – Ripensando alla stagione ormai al termine, qual è la partita che è servita più da lezione, che gli ha insegnato di più? “Quella con Djokovic al Roland Garros (una sconfitta netta, dopo la quale aveva ammesso di non sentirsi ancora al livello del serbo, ndr). La tengo molto presente”. Quando vinse gli Us Open a 19 anni il suo coach, Juan Carlos Ferrero, sosteneva che Carlitos era appena al 60 per cento del suo potenziale. E oggi a che percentuale stiamo? “Sto migliorando, del resto ho vent’anni, sarebbe strano il contrario. Diciamo al 70? Forse al 75 per cento? Ma il tennis è in continua evoluzione e tu devi adattarti ed evolverti con lui”.
In chiusura si parla un po’ della vita lontano dal tennis, come si diverte Alcaraz fuori dal campo? “Sto in famiglia e con gli amici, perché con il tennis viaggio tanto. E poi mi entusiasma il golf: vado sul green appena posso“. Come Djokovic e Sinner: chi vince? “Novak l’ho visto in azione, credo che abbiamo più o meno lo stesso livello. Jannik invece a golf lo batto, ne sono sicuro, anche se ancora non ci siamo incontrati”.