ATP Parigi-Bercy: Djokovic elimina Rune in tre ore di battaglia e vendica la finale del 2022

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ATP Parigi-Bercy: Djokovic elimina Rune in tre ore di battaglia e vendica la finale del 2022

Novak Djokovic e Holger Rune giocano un gran match: ha la meglio il serbo dopo tre ore di tanto tennis, un po’ di fischi e qualche polemica

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Novak Djokovic – ATP Parigi-Bercy 2023 (foto via Twitter @atptour)
 

[1] N. Djokovic b. [6] H. Rune 7-5 6(3)-7 6-4

Rivincita doveva essere e rivincita è stata; ma Novak Djokovic ha faticato molto ancora una volta prima di avere la meglio su Holger Rune, guadagnarsi in poco meno di tre ore la settantaseiesima semifinale “mille” (eguagliato Nadal) e avvicinarsi sempre di più al numero uno di fine anno. Oltre a Rune, si è messo in mezzo il pubblico, che ancora una volta questa settimana ha partecipato calorosamente al match, in maniera a tratti intrusiva.

Di fronte al suo ex coach Boris Becker, a talenti come Fabrice Santoro e Mansour Bahrami, il match si consuma nel grandissimo equilibrio di un Djokovic ancora straordinario (e le incognite c’erano, vista la sua condizione fisica) e di un Rune finalmente ritrovato ad altissimi livelli dopo mesi di appannamento. Il danese perde il primo set alla prima palla break concessa; nel secondo parziale, la sua percentuale di prime cresce esponenzialmente e, annullato un match point sul 4-5, la sua tattica aggressiva paga e gli permette, dopo un tiebreak sontuoso ed un set estenuante, di prendersi il secondo parziale.

Allora Djokovic spegne e riaccende il computer: al ritorno in campo dopo sette minuti di pausa nello spogliatoio, il serbo prende in mano il match e chiude 6-4 poco prima che scocchino le tre ore. Nole è sempre più vicino alla prima posizione mondiale, mentre Rune rimane a un passo dalla qualificazione a Torino: deve sperare che De Minaur perda nell’ultimo quarto di finale del torneo contro Andrey Rublev. Il vincente di questa sfida affronterà proprio Djokovic.

IL MATCH

Holger Rune è uno dei pochi giocatori degli ultimi vent’anni a poter vantare un record positivo contro Novak Djokovic, insieme a gente come Marat Safin ed Andy Roddick: il danese è avanti 2-1: dopo la vittoria di Djokovic allo US Open 2021, Rune si è imposto proprio qui, a Parigi Bercy, nella bellissima finale del 2022, e poi di nuovo a Roma, nel maggio scorso. Quella – eccezion fatta per la finale di Wimbledon – rimane l’ultima sconfitta del serbo nel circuito. Entrambi i giocatori, tuttavia arrivano alla partita con alcune incognite: Rune non è certo nella stessa forma di dodici mesi fa, essendo appena uscito da una fine estate e un inizio autunno difficili, fra problemi alla schiena e tante sconfitte. Djokovic, invece, viene da una maratona con Griekspoor (con polemica col pubblico annessa) e in questa settimana è stato “più in bagno che in campo”.

Il primo set dura 55 equilibrati minuti: fin da subito, Rune prova a prendere il controllo dello scambio, a mostrarsi aggressivo; tenta alcune discese a rete, quasi sempre in maniera assennata. Sul tre pari un primo tentennamento di Djokovic: un doppio fallo permette a Rune, un pacchetto di caramelle haribo in panchina, di avvicinarsi sul 30-30. Djokovic, ça va sans dire, ne esce da campione, portandosi in breve, aiutato dal servizio vincente, sul 4-3.

L’unico scossone al filo su cui cammina la partita prova a darlo il pubblico, disturbando Djokovic quando si trova a chiudere uno smash. Il serbo fulmina con sguardo ferino la sua “vittima” e poi ritorna a giocare come se niente fosse (anzi, ancora più determinato, se possibile, ma questo è un concetto che le folle di tutto il mondo faticano a comprendere). Anche Novak avrebbe una chance interessante, sul 5-4 in suo favore, ma paga i tre diritti sbagliati nel game, permettendo all’avversario di salire 5-5. Quando tutto sembra tendere verso il tiebreak, il dodicesimo gioco vede entrambi alzare di molto il livello (grande volée di Rune, tagliente dritto in controtempo di Djokovic): dopo quasi un’ora di gioco, il serbo ottiene la prima palla break della partita, e nonostante il suo rovescio al volo termini sulla riga, a Nole basta e avanza una chance per portarsi a casa, col consueto cinismo, il primo parziale. Quando Djokovic torna a sedere al cambio campo, e l’Accor Arena si illumina di fischi e “buu” nei suoi confronti, le percentuali di entrambi i giocatori al servizio sono basse, ma i punti persi dal serbo nei suoi turni di battuta sono solo cinque.

“Su la palla!”, intima in italiano l’angolo di Djokovic al suo Campione. Djokovic ha effettivamente qualche problema col servizio, in apertura di secondo set: sull’1-1, commette quattro errori (fra cui un doppio fallo) e concede un improvviso break a Rune. “Stay sharp” gli rammenta allora Becker dall’angolo, ma anche il danese fallisce la prova del servizio e sciupa in un attimo il vantaggio accumulato. Da quel momento il match torna in equilibrio: entrambi tengono il servizio, nonostante entrambi fatichino molto, in certe circostanze. In particolare, Djokovic soffre il tentativo di blitzkrieg di Holger, che si mostra aggressivo e preciso in risposta. Nel frattempo, la sua percentuale di prime cresce: dal 53 per cento del primo set all’ottanta del secondo.

Sul 4-4, un altro assedio di Rune respinto coraggiosamente da Djokovic: un passante sul 30-30, un invito al pubblico a sostenere la sua lotta (accolto in maniera variegata, fra clamore e fischi) e infine un urlaccio per salire 5 a 4. Nel game successivo Rune fa un po’ il Djokovic: dopo essere passato sotto 15-30, trova la parità ai limiti del regolamento, chiamando un occhio di falco dopo aver colpito e aver constatato che la sua palla fosse lunga (o perlomeno su questo recrimina a lungo Djokovic). Dopo la polemica con l’arbitro, il serbo torna in campo e ottiene, con meticolosa attenzione, il suddetto match point. A Rune viene tuttavia in aiuto il servizio, e dopo un altro paio di deuce una battuta vincente permette al danese di salvarsi e raggiungere il numero uno del mondo sul 5-5.

Si giunge dunque al tiebreak, con Rune che ha vinto complessivamente sei punti più del suo avversario. Il danese parte subito con un minibreak, involandosi 3-0 in una serie di sette punti consecutivi. Djokovic ci mette del suo: un doppio fallo, un brutto errore di diritto e in breve Rune ottiene quattro set point consecutivi. Al secondo, un gran passante lascia Rune svuotato ma ancora in piedi: ha annullato un match point e ora se la gioca al terzo set. È stato bravo, Rune, a mettere pressione a Djokovic, entrando con i piedi dentro al campo. Holger ha sfruttato anche le poche prime del serbo (49 per cento) che vince, quando serve, soltanto un punto su due.

Il ventenne chiama subito il fisioterapista lamentando una carenza di sali; Djokovic invece si reca negli spogliatoi, e questa mossa provoca dei prevedibili fischi da parte del pubblico di Bercy. Djokovic si fa attendere: passano quattro, cinque, sei minuti…al settimo il serbo si ripresenta in campo col ghigno polemico con cui l’aveva abbandonato. Rune ha avuto senza dubbio molto tempo per pensare.

Al rientro, Rune accusa il calo di tensione: un lob straordinario, centellinato sotto gli occhi di Mansour Bahrami, porta a Djokovic un break che da quel momento lo porta a condurre e comandare. Rune prova a sua volta a spezzare il ritmo, chiamando il fisioterapista a fasciargli un dito da cui perde sangue – impiegandoci 6 minuti – ma il serbo rimane in controllo nonostante i punti belli provengano da una parte e dall’altra. Mentre Rune si rifocilla con delle inusuali (perlomeno in rapporto all’alimentazione del suo avversario) caramelle haribo, coach Becker gli rammenta di rimanere attaccato, pronto a rientrare in partita quando (e se) ne avrà l’opportunità.

Djokovic sale 5-3 dedicando il game point a qualcheduno fra quelli che fra le tribune proseguono imperterriti a prenderlo di mira. Ora il serbo serve per il match: un suo errore in lunghezza anima Rune e l’Accor Arena; il decimo ace suggella il 15-15; una schermaglia a rete avvicina il serbo al traguardo; settanta minuti dopo la prima palla match di Djokovic Rune è costretto a lasciarsi crollare a terra dopo uno scambio estenuante; il secondo match point è infine quello buono: in due ore e 54 minuti, Rune è costretto ad abdicare al titolo di Parigi Bercy. In linea di successione c’è sempre Novak Djokovic.

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