“Ad essere sincero non ho partecipato agli ultimi meetings“ – ha esordito il russo, autoindicatosi come “non un grande membro del Council”. Se c’è qualcosa che però ha rivelato Rublev è che si sta “lavorando su palline e schedule“, due temi particolarmente a cuore dei giocatori negli ultimi tempi. Le lamentele sui social stanno diventando sempre più frequenti, passando talvolta anche direttamente ai fatti, come in occasione del ritiro di Sinner da Parigi Bercy. “L’idea è che se si comincia alle 11 del mattino non si possano mettere più di 5 partite in una giornata sullo stesso campo, mentre a Bercy ce n’erano sei” – ha raccontato il n°5 del mondo. “Negli Slam questa situazione è un po’ più semplice da gestire, perché anche se finisci tardi hai il giorno libero per recuperare. Nei Masters1000, invece, spesso il day off non c’è, quindi diventa più complicato”. Poi sul caso Sinner ha aggiunto: “Non è bello che un giocatore e una persona incredibile come Jannik, che vorresti sempre veder giocare, non possa farlo perché finisce tardi. Lo comprendo perfettamente: i giocatori più importanti, che sono anche quelli che possono avvicinare più gente al tennis, dovrebbero essere trattati meglio”.
Per quanto concerne l’annosa questione delle palle da gioco, invece, con massima sincerità Andrey ha ammesso. “Credo ci stiano lavorando, ma non saprei dirvi granché a riguardo, non ho prestato molta attenzione!“. Belli anche gli scambi di battute con il connazionale Medvedev, con cui si conoscono da quando sono bambini: “è bello essere a Torino insieme, non è la prima volta che entrambi giochiamo le Finals, ma è sempre bello condividere questi momenti con lui. Anche se gli anni passano, sembra che restiamo sempre gli stessi ragazzi di 11 anni!” – ha chiosato Rublev.