Tuttavia fuori dal campo, il n. 1 del mondo ha dichiarato nella conferenza stampa post gara di essere rimasto abbastanza irritato dalla vicenda in questione: “Non ho ancora completato il test, devono prelevarmi il sangue. Un uomo, sta nel mio angolo, mi segue per ore e poi accadono queste situazioni. Ho avuto con lui una discussione perché in vent’anni di carriera non mi era mai capitata una circostanza del genere, non mi era mai successo prima“.
“Ho ricevuto la notifica un’ora e mezza prima della partita. Ho la mia routine da svolgere prima di un match, non posso distrarmi. Dover pensare al prelievo del sangue, al campione di urina… Una decisione veramente illogica” ha proseguito il 36enne di Belgrado, rincarando la dose.
Il campione balcanico ha infine chiosato affermando quale aspetto regolamentare della vicenda secondo la sua visione dovrebbe essere rivisto: “Quando ho parlato con il rappresentante dell’agenzia antidoping, mi è stato detto che il motivo per cui il tutto non si è svolto dopo la fine del match era quello di dare la possibilità alla nostra squadra di riposare. Ma io ho ricordato loro che non saremmo scesi nuovamente in campo il giorno successivo. Sono sempre stato un sostenitore dei controlli antidoping, ma non quando vengono fatti prima di un incontro. Che cosa sarebbe cambiato farlo dopo? Finita la partita, io ci sarei stato. Mi si metta alla prova. Ora ho un esame del sangue da effettuare, ma spero vivamente che rivedranno questa situazione“.