La regione con più squadre partecipanti alla Serie A1 maschile è la Toscana. Una territorio dove si respira la passione per il tennis, e tra i tanti circoli che animano la terra che ha dato i natali a Dante, Michelangelo e Leonardo, ce n’è uno che, nel 2023, ha fatto il suo esordio nel massimo campionato FITP. Stiamo parlando del Tennis Club Bisenzio.
Un circolo il cui racconto è strettamente legato al territorio. Tutto parte da una fabbrica storica, una delle più importanti della città di Prato, chiamata “il Fabbricone”, che agli inizi degli anni ‘40 contava 700-800 dipendenti. A beneficio loro e delle loro famiglie fu deciso di creare un dopolavoro, un punto di ritrovo che offriva tra le varie attività anche quelle sportive. Nel 1978, in seguito alla crisi di tutto il complesso industriale, si è realizzata l’indipendenza dell’attività sportiva dalla fabbrica. Così il Circolo Tennis Il Fabbricone divenne il TC Bisenzio, un nome che richiama il fiume che ne costeggia i locali.
Della stagione del circolo neopromosso in Serie A1 abbiamo parlato, durante la fase a gironi, con il Presidente Sandro Becagli e il direttore sportivo Stefano Bonechi.
D: Buongiorno ad entrambi. Questo è il primo anno in Serie A1 del TC Bisenzio. Promozione arrivata al termine di una cavalcata vincente nei playoff lo scorso anno. Una grande soddisfazione soprattutto per i ragazzi, dato che la vostra rosa è composta principalmente da giocatori del vivaio. Potete parlarci delle emozioni che derivano da questa prima volta?
SANDRO BECAGLI: “La cavalcata è stata incredibile ed emozionante, proprio in virtù del fatto che è stata fatta con i ragazzi del vivaio. Io devo dare onore e merito per quanto fatto soprattutto al Direttore Sportivo, che è stato lungimirante nel tempo, e anche al Consiglio Direttivo che ha creduto nel progetto. Un grazie anche a chi mi ha preceduto, anche perché ad un certo punto, viste le dimensioni del circolo, avevamo quasi pensato di interrompere l’attività agonistica per i costi e le difficoltà connesse.
Ci abbiamo comunque creduto ed è stato incredibile come questi ragazzi siano riusciti a ottenere questo risultato, salendo ogni anno di un livello [ogni anno una promozione dalla serie C, ndr] sino ad arrivare addirittura in Serie A1. Ci siamo arrivati anche in maniera rocambolesca, dopo partite al limite del pensabile e con scene che col tennis avevano poco a che fare.
Emozioni fortissime, quasi incredulità per un circolo come il nostro con possibilità piuttosto limitate dal punto di vista delle strutture (4 campi e 148 soci, ndr). Noi siamo un circolo importante e storico, ma che si basa sulla passione e su poche risorse finanziarie. Mi aspetto sempre che quando vengono in trasferta a giocare da noi ci chiedano, a mo’ di battuta, questi sono i campi di allenamento, dove si trova il circolo per giocare?.
Per affrontare la Serie A1 abbiamo dovuto trovare delle risorse esterne. A livello tecnico, purtroppo, non abbiamo potuto fare affidamento su nessuno dei tre stranieri presenti in rosa per una serie di vicissitudini. Abbiamo puntato sui nostri ragazzi che ci hanno abituato, in questa cavalcata, a esprimere delle prestazioni straordinarie, a volte al di sopra delle loro potenzialità. Questo percorso di crescita ci aiuta anche a fare da traino a tutta la scuola tennis e a trasmettere loro l’entusiasmo che deriva da questa competizione. Abbiamo registrato un seguito importante. Quando siamo andati in trasferta a Torino lo scorso anno si sono meravigliati di come fossimo agguerriti e in tantissimi, un numero superiore a quello dei loro tifosi. Una dimostrazione del fatto che la passione, l’impegno e l’entusiasmo portano a dei risultati incredibili”.
D: Quello che emerge è che per un circolo come il vostro quello che fa la differenza è la passione. Qual è il livello di connessione tra circolo e squadra? Quanto sono coinvolti i ragazzi della scuola tennis?
STEFANO BONECHI: “Il nostro ambiente è come una famiglia. Questo è un progetto che deriva da circa 23 anni di lavoro. Nel nostro circolo è nata una filosofia che si basa sulla preparazione di ragazzi che hanno sì del talento, ma anche passione e predisposizione per stare in un ambiente come il nostro. Perché qui è tutto vissuto come in una famiglia. I giocatori della Serie A1 sono ragazzi che giornalmente e settimanalmente i soci vedono nel circolo. Tutti i ragazzi della scuola tennis e in particolare quelli dell’agonistica posso considerarli come dei figli. Li ho visti arrivare qui come bambini e ora sono uomini adulti. La nostra formazione è composta da tanti giocatori del vivaio. Sono giocatori che vengono dal minitennis e sono arrivati in A1. Questo è il progetto del circolo: creare un ambiente familiare dove si può fare sport e si possono raggiungere alti livelli”.
SANDRO BECAGLI: “Da attuale Presidente e da Consigliere negli anni passati posso dire che questa è stata la chiave di volta che ci ha permesso di arrivare al successo. Da parte della dirigenza è stato fondamentale l’aver creduto al progetto che tutti gli anni ci è stato sottoposto da Stefano, come direttore sportivo. Abbiamo avuto la fortuna, tra alti e bassi, di riuscire a trovare nel tempo uno staff adeguato, andando tutti gli anni a migliorarlo fino ad arrivare, visti i risultati, al top.
I ringraziamenti vanno anche a Jacopo Stefanini che dirige tutto il gruppo da un punto di vista tecnico, e ai suoi collaboratori. Staff che ha permesso di fare un salto di qualità anche dal punto di vista tecnico. La chiave è stata proprio quella dell’amalgama. Il senso di famiglia e il senso di appartenenza rappresentano ciò che ci ha contraddistinto rispetto agli altri circoli che abbiamo avuto il piacere di visitare. Questa passione è arrivata forte anche alla classe dirigente. Non sempre è scontato che chi dirige o gestisce un circolo abbia questo tipo di passione, perché deve combattere con la parte burocratica e quella amministrativa. Ha il delicato ruolo di dover gestire. Far combaciare le due cose non è così semplice. Se non c’è la passione si può creare un cortocircuito, e in passato ha rischiato di esserci, che non ci avrebbe permesso di avere queste soddisfazioni oggi“.
D: Una rosa composta principalmente da giocatori cresciuti in casa. Per affrontare campionati così complicati serve a volte inserire giocatori esterni. Che caratteristiche considerate nella scelta dei giocatori?
STEFANO BONECHI: “Tutti i giocatori che sono stati selezionati al di fuori del nostro gruppo della scuola avevano sempre un unico comune denominatore ovvero quello di fornire esperienze e qualità umane che servissero ai nostri ragazzi. Tanti circoli fanno la squadra per raggiungere la vittoria finale. Noi l’abbiamo sempre fatta secondo altri principi. Abbiamo sempre creduto che fare queste esperienze a squadre servissero ad aumentare il livello del settore agonistico. Questo perché difficilmente puoi raggiungere un certo livello individualmente se non hai grandi doti ma puoi raggiungerlo a livello di squadra. E su questa idea ci siamo basati per decidere i ragazzi che andavamo a prendere. Abbiamo sempre cercato persone che potessero contribuire sotto questi aspetti. Anche quest’anno abbiamo cercato giocatori stranieri che non avessero esperienza in Italia. Lo scorso anno Llamas e Paulson hanno dato il loro contributo per la promozione, soprattutto il secondo. Purtroppo per noi quest’anno hanno puntato sulle competizioni internazionali. Giocheremo solo con i nostri giocatori. Tuttavia, penso che troveremo le risorse necessarie a stimolare quella voglia, quella passione e quel senso d’appartenenza che ci farà combattere fino all’ultima palla per rimanere in Serie A1. Tutti danno per scontata la nostra retrocessione, ma son convinto che daremo del filo dal torcere anche a chi ci toccherà nel playout. Quasi sicuramente ci potrebbe essere anche qualche derby e i derby sono molto imprevedibili (dal sorteggio è, infatti, arrivato un derby per la salvezza contro il TC Pistoia)”.
D: Tematica costi. La Serie A1 ha un impatto rilevante sui bilanci. Quanto è importante per voi la presenza dello sponsor Manteco, un’eccellenza a livello mondiale nel campo del tessile? E quanto sono importanti, in generale, gli sponsor nel bilancio di una stagione? Si potrebbe fare qualcosa per migliorare la situazione a livello generale?
SANDRO BECAGLI:” È importante a tutti i livelli, soprattutto per un circolo di piccole dimensioni come il nostro. Ci siamo battuti sia io sia Stefano per cercare sponsorizzazioni ad alto livello. Tra mille difficoltà abbiamo trovato una un’azienda importantissima a livello mondiale come Manteco. Questo ci dà la forza di pensare positivo in prospettiva futura. Oltre alla sponsorizzazione abbiamo trovato un’azienda che, grazie alle persone che comunque frequentavano già il circolo in maniera indiretta, ha toccato con mano la nostra passione, una cosa che non si aspettavano. Quindi li abbiamo coinvolti e si sono appassionati a loro volta. Questo ci ha messi in sintonia perfetta e ci fa pensare che se riusciremo a fare impresa di salvarci, o anche se non ci riuscissimo, sarà una partnership che durerà nel tempo e quindi da sviluppare. Vogliamo costruire insieme a loro un progetto futuro anche a questi livelli”.
STEFANO BONECHI: “Il nostro budget di spesa della Serie A1 corrisponde a quello di una giornata per un circolo importante. Io tengo a sottolineare che l’impostazione di questo campionato potrebbe essere diversa. Le risorse che noi cerchiamo di reperire tramite gli sponsor e cose varie vengono destinate poi all’attività sportiva. Servono anche aiutare i nostri ragazzi a fare nuove esperienze, a giocare partite, a disputare tornei, a portare l’accompagnamento dei nostri maestri e preparatori in giro.
Certamente nessun circolo guadagna da questo torneo, se non i contributi per le trasferte che sono irrisori. Basterebbe pochissimo per creare circolo virtuoso, soprattutto per i giocatori italiani più giovani. La Serie A1 potrebbe essere davvero fonte importante per la loro crescita e per la loro attività, mettendo anche delle regole diverse. Il discorso del vivaio può essere ed è stato interessante, almeno per noi. Occorre però la disponibilità da parte della Federazione a mettersi davanti a un tavolo e studiare una nuova formula. L’interesse è di tutti, anche perché ne beneficerebbe anche la Federazione in termine di rilevanza dato che contribuirebbe alla crescita dei giocatori”.
D: La regola del vivaio ha permesso comunque alle società più piccole di competere con i più grandi, non avallando la logica del chi più spende, più vince. Sembra però mancare a livello federale la visione d’insieme e a questa competizione la giusta visibilità.
SANDRO BECAGLI:” Sicuramente la scarsa visibilità rende molto più complicato, soprattutto per i circoli più piccoli, la ricerca di sponsor importanti. Stiamo parlando delle prime 16 squadre d’Italia che fanno una competizione ad altissimi livelli. Tuttavia, non si riesce nei fatti a dimostrarlo con la visibilità; quindi, diventa un gioco contorto. Un circolo che raggiunge la Serie A, dal più piccolo al più al grande, sicuramente ci rimette a livello economico.
La maggiore visibilità andrebbe a esaltare lo sport ai massimi livelli, sopratutto a livello nazionale. Per andare oltre bisogna passare ai tornei ATP e in Serie A1 giocano tennisti che li disputano questi tornei. Il livello tecnico e di gioco è molto simile ma qui c’è la passione dietro. Complessivamente c’è qualcosa che non quadra. È normale che tutti vogliano vedere giocare i top player, ma se si facesse un marketing specifico e si rendesse questa competizione più visibile e comprensibile, ecco che, probabilmente, verrebbe seguita maggiormente e le si renderebbe giustizia”.
D: Adesso testa alla post season per cercare di proseguire questo sogno.
SANDRO BECAGLI: “Posso dire di aver avuto la fortuna di vivere questa avventura, di aver dato il mio contributo ed essere riusciti a raggiungere questo traguardo. Per un circolo come il nostro era un traguardo difficile da immaginare. Abbiamo raggiunto la Serie A1 tramite sacrifici. Ce lo siamo meritati. Inizialmente parlavano di miracolo. Andando nel concreto però non è corretto parlare di miracolo. È un successo ottenuto tramite il lavoro, la programmazione, il sacrificio e un percorso della durata di oltre 20 anni. Anche se noi siamo stati i primi a meravigliarci, si parla di un risultato che arriva da lontano. Adesso cerchiamo di trovare le risorse per rimanerci, augurandoci un enorme in bocca al lupo”
STEFANO BONECHI: “Io ci tengo a ribadire la nostra filosofia di scuola tennis e il fatto che il vivaio è composto da giocatori nati e cresciuti qui. Una cosa a cui teniamo tantissimo. Due anni fa il nostro slogan era tutti toscani, tutti del Fabbricone. Questo perché avevamo la squadra completamente composta da ragazzi che si allenavano nel nostro circolo. Immaginate la soddisfazione di avere una squadra completamente dai ragazzi del circolo. È il massimo a cui si può ambire”.