Un nuovo servizio contro gli abusi online lanciato dagli organi di governo del tennis. Ma non tutti

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Un nuovo servizio contro gli abusi online lanciato dagli organi di governo del tennis. Ma non tutti

ITF, WTA, AELTC e USTA annunciano il lancio collettivo di Threat Matrix, che controllerà i social media fornendo supporto ai giocatori. All’appello mancano però l’ATP e due Slam: un’altra occasione mancata dagli organi del tennis per agire unitariamente?

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Raccattapalle con palla - US Open 2019 (foto Twitter @usopen)
 

Cominciamo con la buona notizia. L’ITF, la WTA, l’AELTC (il club di Wimbledon) e l’USTA (la federtennis statunitense) hanno lanciato collettivamente un servizio di monitoraggio proattivo con lo scopo di proteggere gli atleti da offese e minacce online. Una buona notizia che, peraltro, evidenzia come il problema sia tuttora presente, con insulti e minacce in rete ormai diventati l’aberrante normalità per molti tennisti (e ci limitiamo a parlare del nostro sport). Ecco allora che i citati organi di governo del tennis hanno annunciato all’unisono l’avvio di Threat Matrix a partire dal 1 gennaio 2024. Si tratta di un servizio sviluppato dall’azienda che opera nel campo dell’AI Signify Group, la cui mission – leggiamo – è “mostrare come intelligenza artificiale e big data possano costruire empatia sociale…”.

Supportato dal team investigativo della Quest e degli specialisti nel trattare minacce “ossessive” della Theseus Risk Management, Threat Matrix controllerà i social media dei tennisti alla ricerca di contenuti offensivi e minacciosi su X (Twitter), Instagram, YouTube e TikTok. Sarà anche fornito un sostegno agli atleti che subiscono tali abusi tramite messaggi diretti. La copertura del servizio includerà i tornei approvati dalle citate organizzazioni e qualunque tennista che gareggi regolarmente nel World Tour dell’ITF, nei tornei WTA, a Wimbledon e allo US Open.

L’adozione di questo servizio comporta il riconoscimento del problema da parte degli organi coinvolti e il loro impegno nel trovare soluzioni, vale a dire proteggere e sostenere gli atleti da traumi psicologici e da minacce che potenzialmente possono travalicare i confini della rete e prendere forma nel mondo reale.

Threat Matrix opera in 35 lingue e, usando una combinazione di intelligenza artificiale e dati open-source monitorerà automaticamente i post sui social media dei tennisti, fornirà una rapida valutazione delle minacce alla sicurezza personale, avvertirà le piattaforme coinvolte per facilitare la rimozione dei contenuti offensivi e sosterrà inoltre le autorità nelle indagini per i casi più gravi. Sarànno inoltre inclusi programmi per aiutare i tennisti a ridurre offese e minacce.

Uno studio commissionato a Threat Matrix, spiega ancora il comunicato, rivela che su un campione di 454 giocatori monitorati (ai quali erano stati inviati un milione e seicentomila post su Twitter e 19.000 su Instagram nel 2022) uno su quattro aveva ricevuto insulti. Ben 438 account erano stati identificati, con dettagli e prove condivisi con le piattaforme e le autorità.

Va rilevato che l’ATP era stata la prima a intervenire con un’iniziativa simile, addirittura nel 2018, affidandosi ai servizi di Theseus, proprio una delle aziende di supporto al nuovo programma, e la WTA si era presto accodata. Non che ciò abbia risolto il problema e Matteo Berrettini è stato uno dei tanti ad aver subito attacchi personali. Non va inoltre dimenticato che durante l’edizione 2023 il Roland Garros aveva offerto ai tennisti una protezione contro questo tipo di abusi. Anch’essa basata sull’intelligenza artificiale, il servizio chiamato Bodyguard era in grado di moderare i commenti ai post “social” dei tennisti in tempo reale. Per quanto riguarda invece lo Slam di Melbourne, già durante l’edizione del 2017 Tennis Australia aveva detto di controllare i post online senza però ulteriori specificazioni. Ricordiamo che proprio in occasione dell’Happy Slam dello scorso gennaio l’ex tennista e ora commentatrice per Channel Nine Jelena Dokic era stata oggetto di insulti e attacchi – body shaming e pure accuse di aver ingigantito le offese.

In ogni caso, lasciano perplessi le mancate adesioni a questo nuovo programma da parte dell’ATP, del Roland Garros e dell’Australian Open, gli altre tre organi che governano il tennis, quasi a sottolineare un’unità impossibile anche per questioni che riguardano il benessere degli atleti e quindi la salute dello sport stesso.

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