Cahill e il 2024 di Sinner: "E' pronto per vincere uno Slam. Le Olimpiadi un'avventura di crescita umana"

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Cahill e il 2024 di Sinner: “E’ pronto per vincere uno Slam. Le Olimpiadi un’avventura di crescita umana”

Intervistato dal Corriere della Sera, il coach ha anche spiegato la scelta di iniziare la stagione direttamente a Melbourne: “Vogliamo proteggere mente e corpo di Jannik”

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Darren Cahill - Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)
 

Da un lato un 2023 di enormi progressi e soddisfazioni. Dall’altro il 2024, incerto come qualsiasi futuro ma atteso e preparato per proseguire nella direzione intrapresa. A cavallo tra questi due fuochi, il super coach / il talent – o forse più semplicemente e correttamente, la guida esperta – di Sinner, Darren Cahill, è stato intervistato da Gaia Piccardi per il Corriere della Sera. L’australiano, parte integrante del team che segue Jannik da luglio 2022, ha ripercorso i momenti cruciali della stagione conclusa ma soprattutto ha presentato l’anno che verrà. Da parte sua nessuna pretesa predittiva – sia chiaro – ma l’occhio analitico di chi, insieme agli altri membri del team, ha già percorso il 2024 in termini di programmazione, obiettivi, migliorie tecniche da apportare e step fisici da compiere.

Il tutto a partire da una delle fasi più delicate della stagione: l’inizio, con la preparazione e i carichi di lavoro da una parte e un appuntamento già topico come l’Australian Open dall’altra. Abbiamo valutato di non stressare Jannik con un torneo prima di Melbourne per proteggere la sua mente e il suo corpo. È la strategia – aggiunge Cahill – che ho usato con Agassi nei cinque anni in cui l’ho allenato. La Coppa Davis ha fatto la differenza: la stagione chiusa il 26 novembre. Con gioia ma più in là di quanto pensassimo. Così ha più margine di recupero e lo sci di questi giorni in Alto Adige, con moderazione, fa parte integrante del benessere del ragazzo. Ripartire fresco sarà determinante”.

Una scelta coerente con l’approccio quasi scientifico per cui il team di Sinner si è fin qui contraddistinto nella programmazione degli impegni e dei periodi di riposo del giocatore nato a San Candido, con decisioni a volte anche impopolari: “[Quella di saltare il girone di Davis è stata] una decisione ponderata, usata per portare Jannik al picco a Vienna, Torino e Malaga. Rifaremo scelte simili, nel suo interesse: ha 22 anni, non vogliamo romperlo. Il mio ruolo di membro più esperto nel team è proprio quello di consigliarlo al meglio”. Per quanto riguarda il 2024, “vogliamo gli stessi problemi da risolvere – dice Cahill – giocare tanto per vincere tanto, stabilizzandosi al top. Sarà ai quattro Slam, ai 9 Master 1000, alla Davis e all’Olimpiade. Non c’è molto margine di manovra nella programmazione, magari cambieranno i dettagli: giocherà Madrid e non Barcellona. Gli Atp 250? Non è escluso: sono utili per gestire la pressione da favorito. Ogni torneo è una lezione da cui imparare, e Jannik è una spugna”.

L’allenatore australiano ha spiegato che è stato Sinner stesso a spingere per inserire nel calendario della prossima stagione l’appuntamento olimpico: “L’abbiamo assecondato volentieri. Rappresentare il proprio Paese […] facendo parte di una squadra nazionale: un’esperienza speciale. Si porterà via un’avventura umana importante, di grande crescita, come è successo in Davis”. E a proposito della memorabile settimana di Malaga, Cahill ha aggiunto: “Non l’ho mai visto gioioso come in quei giorni. Ricordate quando si è messo a ridere con Sonego dopo aver preso una pallata in testa nel doppio? Ecco, quello è il vero Jannik”.

Ripercorrendo a ritroso il 2023, l’australiano ha poi individuato i momenti nodali della stagione, le partite chiave che hanno poi permesso a Jannik di arrivare a disputare (e vincere) i match di cartello, quelli di cui la gente si ricorda: “Dal mio punto di vista, una che non direste mai: la vittoria su Tsitsipas al secondo turno di Rotterdam. Ci aveva perso due anni di fila all’Australian Open e a Roma nel 2022. Lì Jannik ha imparato ad essere un tennista più intelligente, da quel momento è decollata la stagione: semi a Indian Wells, finale a Miami. Il break mentale ce l’ha avuto a Toronto, dove non ha sconfitto top players ma ha saputo diventare favorito strada facendo, assorbendo una pressione crescente. A Pechino con Medvedev, mai battuto prima, ha fatto un altro passo avanti: è uscito dalla comfort zone. Quello è stato il suo capolavoro, più di Djokovic a Torino e Malaga. Con Medvedev è una partita a scacchi, devi diventare acqua e adattarti al russo. Senza quella consapevolezza, non sarebbero arrivati i successi sul numero uno del mondo”.

Non poteva poi mancare la domanda su quello che, almeno da un punto di vista esterno e non tecnico, sarà l’obiettivo principe del 2024 di Sinner: conquistare un titolo Slam. “È pronto a vincere un Major, già in Australia. Il fisico di Jannik è una priorità per il team: la base c’era già grazie al lavoro con Piatti, metterà su più massa procedendo per piccoli passi. Vanno protetti legamenti, giunture, ossa. Ora si fida molto di più del suo corpo, ha meno dolori, si conosce meglio”.

Dulcis in fundo, Cahill ha detto la sua su quale sia stato l’innesco del fenomeno Sinner, ormai ampiamente diffuso oltre i confini nazionali come dimostrato dai voti dei tifosi per il premio di “ATP Fan’s Favourite of the Year”: “Lo stile italiano, vincente nel mondo. È facile amare Jannik perché la gente si riconosce in lui, nel suo sorriso gentile, nel suo tennis potente ma non impossibile. Piace la sua vulnerabilità, l’idea di accessibilità che trasmette. È lo stesso kid che si divertiva sulla neve, ora lo fa su un campo. Sinner è l’Italia: tutti adoriamo il vostro Paese”.

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