Dimitrov trionfa a Brisbane: “A Melbourne senza pressione, mi concentro su me stesso”

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Dimitrov trionfa a Brisbane: “A Melbourne senza pressione, mi concentro su me stesso”

“Ho dovuto modificare il mio stile”. Per il bulgaro primo titolo dalle Finals 2017: “Vincere è bellissimo, ma conta più vedere dov’è il mio livello”

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Grigor Dimitrov - Australian Open 2021 (via Twitter, @AustralianOpen)
 

Grigor Dimitrov e quel tennis di epoca differente, poeta di un gioco tanto elegante, quanto discontinuo nel corso degli anni. Un gioco da ammirare, più che da osservare. Costretto da sempre a giocare con la pressione di un soprannome troppo importante, “Baby Federer” sta finalmente tornando ai propri livelli. Il 2017, anno d’oro della sua carriera con il trionfo alle Finals, il primo (e unico) Master 1000 e la posizione n.3 del ranking mondiale, lasciava presagire un futuro da campione assoluto. Fu, però, solamente un miraggio. Chiuderà il 2018 in 19esima posizione, per poi scendere addirittura 49esimo a metà 2019. La risalita, da allora, è lenta, ma costante. Un rovescio che sembra migliorare di stagione in stagione, permette finalmente di avere confronto anche sulla diagonale bimane.

Con Holger Rune, nella finale dell’ATP 250 di Brisbane, è stata solo la conferma di un tennis salito di livello da qualche mese a questa parte. Un cambio di marcia drastico a fine stagione scorsa, con una finale persa a Parigi Bercy e vittorie contro top 10. Il trionfo a Brisbane arriva da testa di serie numero 2, con la numero 1 in finale, di cui si sbarazza con un netto 7-6(5) 6-4, dopo aver perso un solo set nel corso di tutto il torneo. Numeri preziosissimi, da tenere a mente nel volo verso Melbourne, Slam dove, come detto da lui stesso, gioca senza troppa pressione.

Ecco le sue parole nella conferenza stampa post partita.

D. Grigor, congratulazioni, un mare di emozioni. Davvero un ottimo modo per iniziare l’anno. Raccontaci la tua settimana.

Grigor Dimitrov: “Sì, provo tantissime emozioni su livelli diversi. Penso ovviamente che vincere un titolo per me significhi tantissimo. È passato un po’ di tempo dall’ultima volta, vivere questi momenti è ciò cerco. Giocare contro i migliori giocatori, molto più giovani di me, è un ottimo modo per capire dove sono. È la cosa di cui sono più orgoglioso. Ovviamente, una vittoria è una vittoria, un titolo è un titolo, ma credo che la cosa più importante sia proprio comprendere il mio livello. Penso che questa vittoria sia il miglior modo per ripagare ciò che go fatto negli ultimi 4/5 mesi, sul e fuori campo. Per adesso mi godo il momento, poi tornerò a ragionarci”.

D. Dici, chissà cosa accadrà. Dopo aver giocato una settimana così, dovresti pensare di avere buone possibilità quest’anno a Melbourne.

Grigor Dimitrov: “Penso che la parte migliore di ogni torneo, sia la voglia di vincere. È cosi. Non voglio neanche pensarci, l’ho detto all’inizio, non ho pressione. Penso sia troppo presto per stabilire aspettative così alte su me stesso. Solo perché gioco bene, non significa che vincerò. Ci sono tornei in cui giochi meravigliosamente, eppure non è abbastanza. Ma, come ho già detto, sono molto concentrato sul mio gioco. Presto attenzione a cosa faccio tutti i giorni, a come mi alleno, cosa mangio, cosa faccio, come mi alleno in palestra, al lavoro con il team. Ci sono infinite variabili e, so che sembra strano, ma non penso di star giocando cosi bene. Si tratta più di come giocherò un singolo punto, cosa farò durante la partita e durante un momento difficile. Questa è la parte divertente adesso. Ovviamente credo che facendo bene tutte queste cose, la vittoria arrivi. Si, manca una settimana a Melbourne. Ci saranno tutti, e tutti combatteranno dando il meglio. È un torneo al meglio dei 5 set, è molto diverso ovviamente. Io devo mantenere questo livello, continuare a fare ciò che sto facendo. SI giocherà col tetto, le condizioni saranno un po’ diverse, bisogna adattarsi. Questo è quello su cui mi concentro”.

D. Sembra che dallo Us Open tu sia in una condizione fantastica. Hai cambiato qualcosa? Hai detto che i tuoi genitori sono qua in viaggio con te. È stato soprattutto un cambiamento mentale?

Grigor Dimitrov: “Non lo so, ho cercato di essere il più responsabile possibile. Credo ci siano molti fattori, come ho gia detto, conta come ti prepari anche fuori dal campo. Dopo lo Us Open, mi sono preso una piccola pausa. Ho dovuto rivalutare alcune cose della mia vita. Mi sentivo molto bene fisicamente, pronto per andare fino in fondo nei tornei. Tutto quello che volevo era giocare quante più partite possibili. Ed è ciò che ho fatto. Penso che questo mi abbia dato molta fiducia. Anche il mio corpo è diventato più forte. Mi sono convinto mentalmente che resterò qui per tanto tempo, ho ottenuto ottime vittorie che mi hanno dato la carica a fine anno. Mattone dopo mattone, le cose accadono. Questa è la parte migliore del nostro sport: c’è sempre la settimana dopo. Penso che se fai le cose giuste, costruendo le giuste abitudini, verrai ripagato. Per me venire a Brisbane non è stato diverso, volevo solo venire qui e giocare più partite possibili. È finita così. Naturalmente sono felice. Più che felice, assolutamente. È la ricompensa per tutte le piccole vittorie, il lavoro extra, la dieta che ho seguito, le ripetizioni aggiunte in palestra, le bevande “speciali” che ho bevuto. Ci sono tante piccole cose, e quando riesci a metterle insieme, questa è la ricompensa”.

D. Come confronti il tuo livello attuale con quello del 2017, lo stile, come stai provando a giocare?

Grigor Dimitrov: “Penso di essere una persona totalmente differente, prima di tutto. Mi riesce difficile mettere a confronto. Voglio dire di essere un giocatore migliore adesso. A causa dello stile di tutti gli altri giocatori, ho dovuto modificare anche il mio, cercando il modo di vincere in modi diversi. Penso lo abbiano notato tutti, sto giocando in maniera differente da prima. In campo sto cercando di orientarmi contro una generazione diversa. Ne ho attraversate parecchie, tutte con giocatori diversi. Ho sempre dovuto adattarmi. Come giocatore, se pensi di sapere tutto, non basterà mai. In mille occasioni mi sono dovuto sedere, pensare a come volevo giocare, ai colpi in cui credere, alla tattica da utilizzare. Ancora una volta, serve l’aiuto della squadra. Dovevamo sederci e discutere, ad esempio, se essere più aggressivo, mettere maggior concentrazione sul servizio o sul rovescio. Ci sono tantissimi aspetti del gioco da mantenere ad alto livello. Allora puoi competere. Nulla batte la competizione. Puoi esercitarti quanto vuoi, essere il più forte in là fuori, ma conta solo il campo. La quantità di partite che giochi, le vittorie che hai, ti danno maggior fiducia. Ti aiutano a sostenere le partite più lunghe. Aiuta molto”.

Roman Bongiorno

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