Australian Open: no, il tabellone di Sinner non era facile

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Australian Open: no, il tabellone di Sinner non era facile

Van De Zandschulp, De Jong, Baez, Khachanov, Rublev: il numero quattro del mondo non ha affrontato avversari di basso livello, è lui a fare la differenza

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Jannik Sinner - Australian Open 2024 (Foto Twitter @AustralianOpen)
 

Jannik Sinner ha raggiunto la semifinale dell’Australian Open senza perdere nemmeno un set. Si tratta del primo italiano che ce la fa a Melbourne (Matteo Berrettini, nel 2022, aveva smarrito per strada sette parziali). Inoltre, è il terzo italiano di sempre a giungere al penultimo atto di uno Slam con un percorso immacolato, in precedenza c’erano riusciti Beppe Merlo al Roland Garros 1955 e Corrado Barazzutti all’US Open 1977.

Pertanto, nell’attesa di vederlo affrontare in semifinale Novak Djokovic, è aperto il dibattito sulla difficoltà del percorso affrontato. È stato fortunato Jannik a incrociare avversari malleabili? Si può perfino dire che Djokovic è il primo test probante del torneo? A nostro parere assolutamente no. A ben guardare, Jannik ha affrontato avversari che a loro modo potevano rivelarsi complicati. Botic Van De Zandschulp al primo turno era un ostacolo potenzialmente scomodo: n.22 del mondo nel 2022, ha all’attivo un quarto di finale allo US Open. Non esattamente il miglior primo turno possibile specie per chi arrivava da zero partite giocate in stagione prima dell’Australian Open. Al secondo turno c’è stato l’altro tulipano Jesper De Jong; si tratta sì di un giocatore due-tre categorie sotto a Jannik, ma affrontare un qualificato al secondo turno, dunque un giocatore con quattro partite vinte alle spalle, non è mai una passeggiata, o può non esserlo solo se si è un top player. Al terzo turno c’è stato Sebastian Baez: d’accordo, c’erano teste di serie più insidiose, ma l’argentino ha comunque vinto tre titoli ATP 250 nel 2023, di cui uno sul cemento a Winston-Salem. Si tratta di uno di quei giocatori che, come si suol dire, vanno battuti.

Avanzando nel torneo, agli ottavi c’è stato Khachanov, uno che all’Australian Open aveva fatto semifinale solo un anno fa, replicando il risultato raccolto allo US Open 2022. Insomma, si tratta di uno che, se il circuito si giocasse interamente sul cemento, sarebbe probabilmente fisso tra i primi dieci del mondo. Ai quarti di finale Sinner ha poi domato Rublev. Vero, Andrey sembra essere affetto dalla “maledizione dei quarti Slam”, avendo perso nei Last 8 per dieci volte. Però se si contestualizzano le sconfitte si scopre che esse sono arrivate sempre e solo contro giocatori più forti di lui e le uniche due occasioni in cui si poteva chiedere qualcosa di più al russo sono state quelle contro Cilic al Roland Garros 2022 e Tiafoe allo US Open 2022.

Insomma, la tesi è la seguente: non sono stati avversari di basso livello quelli affrontati da Sinner, ma è lui ad aver raggiunto ormai un livello tale per cui, se sta bene, a poterlo battere sono in pochissimi. Per come è riuscito a completare il suo gioco, per la consapevolezza di sé che emerge soprattutto nei punti chiave (26 palle break su 28 salvate) e per una certa aura di invincibilità che si è costruito con i risultati e che gli avversari sembrano avvertire quando scendono in campo contro di lui.

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