Australian Open: Sogno o son desto? N.5, n.1, n.3 li ha sconfitti tutti. Sinner spaziale. Ci manca solo che batta... anche Nadal in finale a Parigi

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Australian Open: Sogno o son desto? N.5, n.1, n.3 li ha sconfitti tutti. Sinner spaziale. Ci manca solo che batta… anche Nadal in finale a Parigi

Un tabellone irto di ostacoli fin dal primo turno. Una rimonta formidabile. Ci ha fatto vivere emozioni pazzesche, indimenticabili. Gliene saro’ grato per tutta la vita. Ora gioca da n.1 del mondo. Vincerà altri Slam, ma quanti. Federer non c’è più, Nadal quasi, Djokovic ha anni contati. Alcaraz c’è, ma poi?

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Il seguito del video è presente sulla sezione dedicata all’Australian Open 2024 del sito di Intesa Sanpaolo, partner di Ubitennis.

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Se avessi dovuto scrivere lo script per un film sul tennis e su un tennista italiano che vince finalmente uno Slam dopo quasi mezzo secolo – quando si dice 48 anni quasi non ci si fa caso, sembra un numero qualsiasi –non sarei riuscito a immaginarlo più avvincente, più ricco di suspence, più…straziante all’inizio, più bello e commovente alla fine.

Si sa che sono soprattutto le persone più anziane quelle inclini a commuoversi e io di certo anziano lo sono, tanto è vero che mi ricordo – certamente malato di tennis fin da bambino – di aver visto Nicola Pietrangeli in TV e in bianco e nero vincere sul sudafricano Vermaak (che confesso non conoscevo e non era un grande) nel ’59 e poi sul cileno Ayala nel ’60 provando quelle prime grandi emozioni insieme a mio padre (che conosceva bene Pietrangeli e tutti gli azzurri di Davis) che mi avrebbero lasciato il segno  per tutto il resto della mia vita.

Ho passato intere estati, negli anni Sessanta e sulla scia di quelle imprese di Pietrangeli, a giocare a tennis contro il muro di un garage coperto a metà in campagna, vicino a Arezzo, in cima al passo della Libbia, con una matita nera avevo disegnato il nastro della rete che andava sempre superata, scrivendo il tabellone di Wimbledon, giocando un colpo con il nome di un tennista e il successivo con il nome dell’altro, e facendo a voce alta la croanca del match. Batte Pietrangeli, risponde Laver di rovescio e attacca, Pietrangeli lo passa di rovescio…e via dicendo. Ore e ore. Mia madre mi pregava nei pomeriggi di lasciarla riposare perché le palle risuonavano, anzi rimbombavano sul muro, sotto alla sua finestra. Wimbledon, tutti match tre su 5, duravano tutto un mese. Vincevano sempre i giocatori di grandissimo nome. Facevo attaccare gli attaccanti, difendere i difensori, ognuno giocava secondo le proprie caratteristiche tecniche. Newcombe serviva fortissimo, Rosewall non sbagliava un rovescio, Gonzalez una volee.

Ve l’ho detto che ero malato di tennis. Quando mio padre direttore di banca alla Commerciale Italiana mi chiese se volevo entrare in banca, quando ormai il tennis mi era entrato nella pelle, l’avevo giocato decentemente senza eccellere e nel frattempo mi ero laureato, dissi di no, che volevo fare il giornalista dopo che Rino Tommasi mi aveva messo su quella strada, con la sua rivista Tennis Club e avevo avuto anche la fortunata ventura di conoscere un mito del giornalismo come Gianni Clerici che mi aveva spinto, io fiorentino, a comprare tutti i giorni il quotidiano milanese Il Giorno nella speranza di trovarci un suo pezzo. Mangiavo anche pane e Gazzetta a colazione per leggere Tommasi.

Vabbè, la faccio breve adesso. Il 13 giugno 1976 ero in tribuna a Parigi, l’ho scritto anche ieri , e non dimenticherò mai quelle emozioni, quel giorno, quella commozione e, vabbè, adesso non voglio stufarvi, anche le lacrime.

Oggi, seppure a casa, ma davanti a una grande tv a colori – eh sì, i tempi cambiano – mega schermo e dispositivi vari per seguire in diretta il match in tv, in leggera differita su Ipad Discovery Plus (così avevo più di un replay se per caso nello scrivermi punto su punto nel mio 170mo blocnotes dedicato agli Slam mi perdevo qualcosa), con davanti il telefonino per poter fare un commento Instagram alla fine di ogni set – se non siete ancora diventati followers di Ubitennis Instagram non sapete che cosa vi siete perduti ha ha ha (intanto stanno crescendo alla grande e ora grazie a Sinner cresceranno ancora!) – ho sofferto come un cane per due set, ho cacciato un urlo che mia moglie si è spaventata quando Jannik ha fatto il break sul 5-4 per vincere il terzo set (ma bravissimo Jannik a vincere tutti i primi 4 game di servizio del terzo set perdendo 4 punti in tutto e ancora più a salvare sul 4 pari 40-40 una situazione complicatissima).

E poi ho ripreso fiducia, fino a che il penultimo spasimo di sofferenza l’ho avvertito sul 3 pari del quarto set e palla break per Medvedev. Se va avanti 4-3 e servizio è finita, mi sono detto. Macchè! Jannik ha messo a segno l’ace n.10, poco dopo l’11, e quinto set.

Basta così, la cronaca non ve la faccio più. Ma quando Jannik si è sdraiato a terra dopo l’ultimo dritto vincete, beh avrei voluto buttarmici anch’io, se non avessi avuto un minimo di ritegno. Avevo anche due ospiti a casa, non così appassionati di tennis per la prima ora  e mezzo dl match, appassionatissimi poi e quasi più scatenati di me.

Insomma, Jannik in questo torneo ha battuto il n.5 del mondo, il n.1 che in Australia non perdeva mai, il n.3 che gli stava davanti 2 set a zero e sembrava un marziano. E gli ha fatto fare, povero Medvedev, la stessa fine che gli aveva fatto fare il fenomeno Nadal 2 anni fa sempre in Australia.

Un Medvedev che nell’arco della sua carriera aveva perso solo 2 volte dopo essere stato avanti due set a zero. Una a Parigi con Herbert nel 2019, ma lui sulla terra rossa fino a quest’anno (Roma) non aveva mai dato grandi prove di essere un campione e , appunto, con Nadal due gennaio fa.

Vai a vedere i record e scopri che solo in 7 finali di Slam era accaduto quanto è successo oggi: (5 al roland garros)

Nadal con Medvedev AO 2022

Djokovic con  Tsitsipas al Roland Garros 2021

Thiem con Zverev 2020 US open

Gaudio con Coria Roland Garros  2004

Agassi con Medvedev 1999 a Parigi  (chiamarsi Medvedev non porta bene! Una interruzione per pioggia salvo Agassi!)

Lendl McEnroe 1984 a Parigi: fu quella una delle 3 sconfitte di Mac su 85 incontri del suo leggendario 1984: le altre  con Vijay Amritraj negli USA e con lo svedese Sundstrom nella finale di Davis a Goteborg.

Il 6 luglio 2003 Roger Federer batte Mark Philippoussis nella finale di Wimbledon in tre set col punteggio di 7-6 6-2 7-6 e vince il suo primo titolo del Grande Slam all’età di (quasi) 22 anni…22 anni come Jannik che giocava in Australia il 17mo Slam. E sapete quale Slam fu quello che vinse Roger Federer a Wimbledon? Il suo n.17! Se non è un presagio per la futura grandezza di Sinner allora che cosa è?

Non sto dicendo che Sinner sarà competitivo fino a 37 anni come Federer, Nadal e Djokovic, né che vincerà anche lui 20-22 o 24  Slam, ma Sinner nei prossimi anni non avrà probabilmente gli avversari che quei tre hanno avuto…Qualche altro Slam penso proprio, dopo quello che ho visto oggi, che lo vincerà. Si sbrighi per favore, ho una certa età.

D’altra parte in 5 mesi lui ha vinto uno Slame una Coppa Davis, ha battuto 3 volte su 4 il n.1 del mondo, 4 volte di fila il n.3, vinto un Masters 1000, fatto finale alle ATP finals di Torino, vinto un paio di ATP 500.

Che cosa può fare di più e di meglio  Sinner adesso?

Beh ci manca solo che arrivi in finale al Roland Garros e lì batta un Rafa Nadal tornato lui e poi siamo a dama. E io posso andare in pensione…tanto Ubitennis ormai è lanciato quasi come Sinner e non avrà più bisogno di me. Dopo 48 anni di Purgatorio, come ha suggerito un lettore, oggi siamo in Paradiso.

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