La giovinezza di Sinner e la forza della squadra. La saggezza di Mattarella, gli obiettivi di Binaghi. Che giornata per il tennis

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La giovinezza di Sinner e la forza della squadra. La saggezza di Mattarella, gli obiettivi di Binaghi. Che giornata per il tennis

Un incontro storico quello tenutosi al Quirinale. Sorrisi, auguri e speranze per il futuro. Da Sinner all’Italia passando per Berrettini

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Sergio Mattarella e la Nazionale Italiana di Coppa Davis credits Sposito/FITP
 

Da Roma, il nostro inviato

Un’aria ufficiale, com’è giusto che sia, pervadeva l’1 febbraio 2024 il Piazzale del Quirinale e i corridoi del Palazzo. Era però un’aria non pesante, un’aria di festa e gravida di attesa. Lo dimostravano i capannelli di persone dall’altro lato della strada, lo dimostravano la folla di giornalisti all’ingresso e soprattutto una piacevole serenità sui volti di tutti gli addetti ai lavori. In fondo si trattava di un’occasione di quelle belle, che non capitano tutti i giorni. L’incontro della miglior combinazione di tennisti italiani dell’ultimo mezzo secolo con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel bellissimo Salone degli Specchi all’interno del Palazzo del Quirinale, alla presenza del presidente del Coni Giovanni Malagò e del Ministro allo Sport Andrea Abodi.

Sonego, Bolelli, Arnaldi e Volandri al Quirinale credits Sposito/FITP

Il sorriso dei ragazzi

Tra le tante belle parole e gli interventi ricchi di contenuti sono alcuni frame a spiccare più di altri. Primo fra tutti il sorriso e la naturalezza di chi quella Coppa Davis che faceva bella mostra di sé davanti a tutti, a due passi dalla postazione del microfono, ha fatto in modo che fosse lì. Jannik Sinner, Matteo Arnaldi, Lorenzo Sonego e Simone Bolelli vi sono seduti proprio di fronte, nel lato destro della sala; sul lato sinistro ci sono gli altri protagonisti, fuori e dentro al campo, della cavalcata: Filippo Volandri, Matteo Berrettini, Lorenzo Musetti e Andrea Vavassori, insieme al capitano della prima vittoria Nicola Pietrangeli.

Tutti loro scherzano, si fanno cenni d’assenso e si scambiano occhiate cariche di affetto e complicità. Ma soprattutto, come fossero alla premiazione del campionato Under 12 sorridono con tranquillità, a loro agio anche in giacca e cravatta, sotto gli occhi di tutto il Paese. In maniera composta ma calda, come mostra Sinner consegnando il (gradito) regalo della squadra a Sergio Mattarella: la sua racchetta, personalizzata per il Presidente, con il fiocco tricolore.

Il compito di un padre…

Potrebbe essere padre di tutti di loro, nel caso di alcuni anche nonno, Sergio Mattarella. Che ha mostrato ancora una volta grande umanità e un’estrema vicinanza a quelli che ad oggi sono senza alcun dubbio cittadini emeriti, che hanno contribuito a ridare lustro all’Italia a livello internazionale, a ridare onore al tennis qui nel Bel Paese. A resuscitare uno spirito patriottico che con le imprese sportive rivive, specie in volti giovani, puliti come i ragazzi che hanno trionfato a Malaga.

E Mattarella, che sa scegliere le sue parole, ne è ben consapevole: “Da quel 26 novembre sono trascorsi oltre due mesi, ma non si è attenuato l’entusiasmo suscitato nei concittadini. Tutti hanno seguito le vostre tappe, l’ho fatto anch’io, nei limiti del possibile. Quarantasette anni sono un lungo periodo. Vi ringrazio non solo per la vittoria, ma anche per quel che avete fatto vedere in quei giorni, affiancando a un valore sportivo, anche un grande valore umano“. E no, sottolineare il valore umano che si è riusciti sprigionare da una vittoria di squadra in uno sport individuale, non è mai una banalità. Parole di chi sa cos’è il valore, ed è consapevole che neanche il più grande talento sportivo può andare avanti senza spirito di sacrificio e di comunità.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (al centro di spalle) riceve in dono dal Presidente FITP Angelo BInaghi (sinistra) e da Jannik Sinner (destra) gli omaggi della squadra italiana (foto Ubitennis)

…e la semplicità di un figlio

Il figliol prodigo, Jannik. Il solo giocatore a prendere la parola, uno dei più giovani in sala. Visibilmente emozionato, con uno sguardo giocoso ma fiero, di chi pian piano inizia a capire la grandezza di cosa ha fatto. Non contano tanto le parole pronunciate oggi dal n.4 al mondo, sempre intelligenti e puntuali, mai fuori posto. A contare è l’incipit, specie da un punto di vista espressivo, del suo discorso. “Signor presidente…“, con la risata strozzata in gola, la frase non terminata e gli occhi abbassati di scatto con il sorriso a mezza bocca come quando il professore a scuola rimproverava.

E ha sorriso anche Mattarella con complicità, con affetto Binaghi, mentre erano molto più espliciti Bolelli, Arnaldi e Sonego. Soprattutto quest’ultimo, ben calzante nei panni da inquilino dell’ultimo banco, rideva provocando la reazione di Jannik. Mostrata senza imbarazzo, senza filtri, con il garbo delle sue dichiarazioni: “Dobbiamo ringraziare non solo le persone che sono qui ma anche tutti quelli che ci guardano da casa. Ci sono le Olimpiadi, ognuno di noi proverà a fare il proprio meglio anche lì. Il futuro nessuno lo conosce, ma ce la metteremo tutta“. Perché il compasso di Sinner, e di questa nazionale, ancora non ha finito di tracciare il primo cerchio.

Dove tutto è iniziato…

A onor del vero, alcuni dei presenti avevano già fatto visita al presidente Mattarella in precedenza. Era l’afosa estate del 2021 quando Matteo Berrettini e Angelo Binaghi si recarono al Quirinale con il piatto che premia il secondo classificato di Wimbledon. Andarono via con la promessa di tornare da vincitori. Così è stato per Binaghi, lo è stato indirettamente per Matteo, presente giustamente considerando il sostegno alla squadra da fuori. Percepibile la gioia sul suo viso, ma anche una punta di rammarico, consapevole di quanto il destino abbia preteso e avidamente arraffato dalla sua carriera. Sinner, come nella conferenza alla fede FITP, ha citato e ringraziato Berrettini. I fan presenti nel piazzale del Quirinale hanno riservato applausi al romano, assediato anche dalla stampa. A cui si è rivolto con il solito sorriso di chi sa gestire i riflettori anche quando non li vorrebbe.

Perché il primo febbraio 2024 è stata la giornata della Davis, di Sinner e dei campioni, del discorso di Mattarella e degli auguri di Malagò. Ma è stata anche quella del primo giocatore italiano in finale a Wimbledon, di colui che ha sfondato porte che avevano iniziato ad aprire Fognini e Cecchinato. Spesso a testa bassa, sempre pronto ad applaudire, felice come avesse vinto lui. Un vero campione, come Jannik, gonfio di gioia e orgoglio per i suoi amici e il suo Paese. E quello che ha dichiarato nello spiazzale ne è esempio lampante: “Sinner ha fatto un miracolo, userò questa energia anche per il mio tennis. Mi fa piacere quanto ha detto, siamo diversi ma simili, rincorriamo un sogno uguale. Sto meglio, non ancora al 100%. Purtroppo non abbiamo ancora giocato, ma sono contento. Sinner ha portato uno Slam, ma da Fognini e Cecchinato era partito il rinascimento del tennis“. Jannik e Matteo, gemelli diversi, campioni simili, stessa (per nostra fortuna) nazione.

Pietrangeli, Volandri, Musetti, Berrettini e Vavassori. credits Sposito/FITP

…e dove finirà?

Una risposta che oggi non possiamo trovare, ma che lanciandoci in una passeggiata tra le varie dichiarazioni possiamo cercare e…augurarci. “Ce la metteremo tutta perché questa splendida giornata possa diventare una meravigliosa consuetudine nei prossimi anni” ha ribadito sia all’interno del Quirinale che successivamente ai microfoni televisivi il presidente FITP Angelo Binaghi. I risultati danno ragione al suo ottimismo, l’età media bassa ancor di più. Ma non è questo il giorno di fare pronostici. Recuperando parole di qualcuno che qualche buon verso ce lo ha lasciato, ed è fiorentino come Ubaldo Scanagatta : “quanto è bella giovinezza, che si fugge tuttavia. Chi vuol essere lieto sia, del doman non v’è certezza“.

Perché alle volte non basta una vita per scordare un attimo. E questi attimi, questo giorno in cui il tennis ha varcato da ospite da onore e non da comparsa le porte del Quirinale, in cui il Presidente della Repubblica con tatto e grande rispetto ha dato del “lei” all’uomo del momento, è uno di quelli che neanche due vite basterebbero a cancellare. Coppa Davis, Australian Open, Sinner, Arnaldi e Sonego, Bolelli e Vavassori, Musetti e Berrettini: una bandiera tricolore che sventola, un popolo che torna ad unirsi, uno sport che torna a ruggire. Dal Quirinale per oggi, solo per oggi (e ne siamo sicuri, è una trasmissione che rivedremo in futuro, stesso posto, attori simili) è tutto.

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