La PTPA, Professional Tennis Players Association, fondata da Novak Djokovic e Vasek Pospisil nel 2020 secondo l’esclusiva pubblicata da Reuters – agenzia di stampa britannica con sede a Londra – avrebbe lanciato un nuovo programma volto a dare il proprio contributo all’interno delle dinamiche relative agli sforzi profusi nell’ottica di rafforzare il welfare tennistico. Il progetto, denominato ufficialmente MedNet, sarà immediatamente operativo e perciò fin da subito disponibile per gli atleti della racchetta: in sostanza consiste nel collegare i tennisti ad una rete globale di specialisti medici per garantire loro un servizio continuativo di cure.
Dunque, tutti i giocatori del circuito avranno accesso diretto 24 ore su ventiquattro a competenze mediche gratuite fornite dall’associazione scissionista nell’ambito di un ideale piano strategico più grande che si pone come obiettivo quello di raggiungere un equilibrio, un livellamento della competizione tennistica quantomeno per quanto concerne il settore sanitario.
Riflettendo accuratamente sulla questione, ci si accorge che si tratterebbe – qualora entrasse effettivamente in vigore a pieno regime – di una svolta epocale per il mondo del tennis: in quanto, a differenza di molti altri sport, ogni tennista è un professionista indipendente dal contesto in cui svolge la propria professione e di conseguenza è “costretto” a badare a se stesso in materia di assistenza sanitaria potendo contare unicamente sui mezzi economici a sua disposizione senza alcun “sussidio sociale proveniente dalla bolla del Tour tennistico”, oltre chiaramente ai servizi di base che ogni torneo deve garantire.
E’ naturale quindi che coloro che si trovano al vertice del movimento, che si spingono sempre in fondo agli eventi più importanti accaparrandosi le fette più cospicue dei montepremi, che fanno maggiormente gola agli sponsors, sono indubbiamente “avvantaggiati” sul piano del recupero fisico, delle prevenzione e del rientro alle competizioni dopo un lungo infortunio o una chirurgia. Quante volte abbiamo sentito parlare del famigerato “rimorchio” serbo con tanto di equipe medica e criosauna a suo completo servizio. Ovviamente tali vantaggi sono in un certo senso meritati perché comunque effetto (almeno in parte) dei risultati ottenuti sul campo.
La testimonianza di Dominic Thiem
Da quando ha iniziato a spargersi la voce di questa nuova introduzione riformatrice, sono subito arrivate anche le prime approvazioni da parte di coloro che beneficerebbero di tale novità. Un illustre rappresentante della categoria come il campione Slam Dominic Thiem ha dichiarato che questo tipo di supporto medico era ciò di cui avrebbe avuto bisogno nel 2021, quando di fatto l’infortunio al polso ha posto fine alla sua carriera ad altissimi livelli: “In quel periodo ho dovuto arrangiarmi da solo e se non hai mai avuto un infortunio del genere prima, è sempre difficile affrontarlo e gestirlo in ogni sua fase dal recupero sino alla modulazione dei carichi di lavoro. E’ questo avviene perché non è così immediato avere contatti con i migliori medici in circolazione in quella specifica situazione clinica. Ciononostante, io sono comunque stato molto fortunato poiché grazie a diverse conoscenze intermediarie sono riuscito ad entrare in contatto con uno specialista del settore. Inoltre ho avuto anche la fortuna di avere al mio fianco un partner come Red Bull che mi ha fornito un supporto eccellente. Ma solo pochi hanno queste possibilità, molti giocatori non le hanno. Perciò l’equipe medica che verrà fornita dalla PTPA sarà certamente di grande aiuto per noi tennisti“.
La decisione finale di promuovere un’iniziativa che in pratica assumerà i connotati di una “specie” di tessera sanitaria tennistica, è stata presa al termine di un periodo di costante dialogo che la PTPA ha avuto con i giocatori per 18 mesi: alla cui conclusione le problematiche più frequenti emerse dal riscontro con coloro che vanno in campo sono state quelle riguardanti la logistica, e più in generale gli spostamenti che bisogna effettuare durante una stagione, e per l’appunto il problema relativo all’assenza di assistenza sanitaria.
Il servizio gratuito MedNet sarà supervisionato dal neo Direttore Medico dell’associazione Robby Sikka, e darà l’opportunità di una linea diretta per i consulti aperta oltre che per tutte le ore della giornata anche per 7 giorni su 7. Sarà disponibile per tutto l’anno, consentendo così ai giocatori di potersi fare avanti con le loro preoccupazioni fisiche richiedendo ulteriori pareri rispetto a quelli che ricevono dai ‘camici bianchi’ presenti normalmente nei vari appuntamenti del Tour ATP.
Nei casi invece di infortuni specifici o di natura più grave, Sikka indirizzerà il tennista in questione verso uno specialista inserito nella rete a sua disposizione in base al problema accusato e si assicurerà di far ottenere rapidamente la prenotazione di una visita per velocizzare l’intero processo di ripresa agonistica.
“Si tratta di rendere il giocatore numero uno, numero 10 e numero 200 uguali nelle opportunità di accesso alle cure mediche“
Il Direttore della PTPA Ahmad Nassar (in carica dal 2022) ha affermato che il principale aspetto positivo che viene garantito dal programma di welfare immesso nel sistema tennistico è di consentire ai giocatori di mantenere intatta una connessione costante con professionisti del settore medico in possesso di comprovata esperienza in determinate aree specialistiche: “Si tratta di rendere il giocatore numero uno, numero 10 e numero 200 uguali nelle opportunità di accesso alle cure mediche. Per come è strutturato adesso il sistema nel momento in cui un giocatore si dovesse far male al polso durante un torneo, avrebbe accesso ad un consulto con un medico sul posto per ricevere un trattamento immediato. Dopodiché però, finito il torneo e rientrato a casa, il giocatore è solo: non rivedrà quel medico fino all’anno successivo e potrà consultarlo nuovamente soltanto se deciderà di ripartecipare all’evento in questione. Perciò è costretto a chiedere aiuto ai suoi agenti o ad alcuni colleghi, sperando che qualcuno di loro abbia subito un infortunio simile. Il programma che proponiamo mira invece ad evitare che il tennista si ritrovi a dipendere da consigli, dritte e aneddoti passati poiché ogni situazione clinica è diversa e soprattutto un determinato percorso di cure intrapreso per un giocatore non significa necessariamente che funzionerà altrettanto bene per un altro. Anzi, il rischio è quello di peggiorare ulteriormente l’entità del problema. Per cui, MedNet fornirà risorse e dati in grado di aiutare i giocatori nella scelta del cammino medico da intraprendere“.
D’altra parte la cura personalizzata degli infortuni è sempre stata di vitale importanza, le esigenze di un giovane giocatore non saranno mai simili – per esempio – a quelle di un veterano come Rafa Nadal che nella sua carriera ha dovuto combattere contro svariate frenate fisiche o fastidi cronici.
“Ogni persona ha il proprio algoritmo e necessita di un’attenzione particolare ed un interesse personale che quindi dev’essere unico e non replicabile. Quando sei un medico, un paziente è soltanto un’altra persona che visiti. Al contrario, ciò che PTPA vuole fare è conoscere nel dettaglio ogni giocatore e la sua situazione medica“.
Ultima voce del coro ad esprimersi sulla vicenda è stata quella del Vicedirettore Esecutivo della PTPA Romain Rosenberg: il quale ha affermato che il programma sarà totalmente gestito mediante i fondi che la PTPA genera, attraverso le sue iniziative commerciali, e mira a integrare gli sforzi già in azione dei vari organi di governance.
“Non siamo qui per sostituire un organo o metterci in competizione con esso. Quello che ci poniamo, è cercare di migliorarci ogni giorno in tutto ciò che facciamo. E da questo punto di vista, uno dei nostri obiettivi programmatici è ottenere dei risultati nettamente migliori se confrontati con la situazione attuale in materia di assistenza sanitaria fornita agli atleti, che devono sempre essere il nostro primo pensiero essendo i protagonisti di questo sport e che perciò dobbiamo cercare di proteggere al meglio che possiamo. I ‘fuoriclasse’ del circuito hanno naturalmente accesso ad un certo livello di cure che per altri non è possibile, ma la realtà è che anche Novak Djokovic e Jannik Sinner non hanno tutti gli specialisti di cui hanno bisogno a portata di mano. Pensate quindi quando a subire un infortunio magari non così frequente e consueto fossero giocatori che militano nelle zone basse della classifica, che non avendo le risorse economiche e le conoscenze per affidarsi ai migliori del settore sono costretti a chiedere un consulto a medici locali dovendo così rinunciare allo stesso livello di consulenza di cui godono i migliori tennisti del mondo. Il nostro intento, dunque, è livellare il campo di gioco in campo sanitario“.