Rafa Nadal e Carlos Alcaraz hanno condiviso per la prima volta nelle loro carriere una conferenza stampa, quella tenutasi di fronte a sette giornalisti spagnoli scelti da Netflix per presentare l’esibizione che si svolgerà nella nottata italiana alla Michelob Ultra Arena di Las Vegas. Vestito completamente di nero di fianco al suo giovane erede, la leggenda di Manacor ha risposto alle molte domande della stampa presente in sala, soffermandosi sui temi salienti riguardanti la sua carriera a pochi giorni dall’esordio a Indian Wells (Rafa debutterà nella sessione serale di giovedì 7 marzo).
Non sorprende che l’argomento principe, considerati lo stop di quasi un anno tra l’inverno del 2023 e quello del 2024, la rinuncia all’Australian Open e, non ultima, l’età, sia stato quello relativo al suo stato fisico. “Dire come io stia adesso rappresenta un azzardo anche per me. Sicuramente ho passato momenti peggiori, ma non colpisco una pallina dal torneo di Brisbane, avrei bisogno di testarmi” ha esordito Nadal come riportato da Marca. “Se sono qui a parlare con voi è già una discreta notizia. Al di là dei risultati che avrei sperato di ottenere, un paio di settimane fa i miei obiettivi erano giocare questa esibizione e giocare Indian Wells, diciamo che sono vicino a realizzarli. Non so a che livello sarò in California, ma ammetto che al momento è la cosa meno importante. Posso andare lì e allenarmi per un bel po’ di giorni con dei professionisti, e anche solo questo mi aiuterà. L’unica cosa che davvero mi auguro è di uscire da Indian Wells illeso e in una condizione fisica migliore di quella con cui sono arrivato, in modo da preparare al meglio la stagione su terra su cui punto moltissimo. Se sarà la mia ultima? Non ho ancora davvero deciso”.
Rafa afferma di non aver avuto un buon avvicinamento a Indian Wells, a differenza della preparazione svolta in vista di Brisbane, giudicata molto buona. “Stavo giocando bene, avevo un discreto feeling” ha masticato amaro il ventidue volte campione Slam. “Il problema non è stato tanto non aver potuto giocare l’Open d’Australia, ma l’essermi dovuto fermare ancora una volta. Se avessi potuto completare la stagione in Australia e poi giocare a Doha, che poi sarebbe stato il calendario originale, adesso sarei pronto, o quasi. Quando sei avanti con l’età se ti fermi il corpo ci mette molto più tempo a rimettersi in moto, mentre la continuità ti permette di sopportare i carichi. Inoltre, dopo ogni stop aumenta enormemente il rischio di infortuni. Non è più un’esclusiva questione di tennis”.
Non si può non parlare della stagione sulla terra battuta e, se Rafa si dice concentrato su Indian Wells, non nasconde che “mi piacerebbe giocare a Monte Carlo. E poi, a questo punto della mia carriera, devo capire come sto in ogni momento, le sensazioni che provo e dove più mi piacerebbe giocare. Voglio fare le cose che voglio davvero per essere felice”.
Non si può naturalmente evitare l’argomento dei saluti finali. “Questo non è un addio, altrimenti direi che non giocherò più. È un punto importante e non lo voglio dire perché non ne sono sicuro al 100 percento. All’inizio non pensavo al ritiro perché avrebbe significato esserci più vicino. Mi piacerebbe dare l’addio quando ancora sono competitivo e mi diverto in campo. Questo però lo dirà il tempo. Ci sono momenti complitati da gestire. Due settimane fa, quando non ho potuto giocare a Doha, è stato un altro colpo duro. Ma ora sono qui e voglio darmi l’opportunità di godermela ancora per un po’”.
Nadal non ha evidentemente avuto modo di frequentare troppo Alcaraz nel circuito, ma gli riserva parole di apprezzamento che valgono anche come avvertimento per il futuro: “Carlos ha una giovinezza che ti dà molte cose e questo è ciò che conta di più. Ha un’energia, una passione e una fiducia che ti aiutano ad affrontare i momenti importanti con poca paura. Le paure si sviluppano negli anni o almeno quella è stata la mia esperienza. Quando inizi, tutto è nuovo e hai vissuto poche cose brutte. Con il passare degli anni ti capitano cose brutte e, anche se provi a dimenticarle, le tieni sempre in un angolo. Alcaraz è aria fresca per il tennis ed è un giocatore speciale perché per la sua età è uno dei più completi che abbia mai visto”.
Tocca poi a Carlos dire la sua: “È sempre bello giocare con Rafa. Ci siamo affrontati tre volte, due belle battaglie e la prima è meglio non ricordarla [2021, 6-1 6-2 per Nadal a Madrid]. È una buona preparazione per Indian Wells per vedere cosa dobbiamo migliorare, qual è il nostro livello e continuare a imparare da questo adesso. È un privilegio averlo intorno”.
Dopo il trionfo a Wimbledon, il ventenne spagnolo non ha più dato l’impressione di replicare quel livello e quella continuità, ma lui non è d’accordo con questa analisi: “Lo swing nordamericano dopo Wimbledon non è stato affatto male. La gente pensa che se non vinci titoli sia brutto, ma non è così. Ho fatto i quarti a Toronto, la finale a Cincinnati con Djokovic e la semifinale allo US Open. Quello che certamente si sarebbe potuto migliorare è da settembre, non abbassare il livello e la concentrazione come ho fatto io. Ne abbiamo parlato, io e Juan Carlos [Ferrero] e ce ne siamo occupati. Quest’anno ho iniziato con buone sensazioni in Australia, poi a Buenos Aires non ho dato il meglio e Rio è stata una cosa inaspettata ma che può succedere [l’nfortunio alla caviglia che lo aveva costretto al ritiro contro Monteiro]. Non vedo fallimento e frustrazione in quello che è successo dopo Wimbledon. Devo imparare da quelle esperienze e da quei momenti”. E conclude assicurando che la caviglia sta bene.
(ha collaborato Michelangelo Sottili)