Fabbiano entra a far parte dello staff del Piatti Tennis Center

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Fabbiano entra a far parte dello staff del Piatti Tennis Center

Dopo gli ingressi di Luca Vanni e Gianluigi Quinzi, anche Thomas Fabbiano entra nel team dell’Accademia di Bordighera

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Thomas Fabbiano - Challenger Torino 2022 (foto Ubitennis)
Thomas Fabbiano - Challenger Torino 2022 (foto Ubitennis)
 

Nuova ‘acquisizione’ per il Piatti Tennis Center, l’Accademia con sede a Bordighera in Liguria e diretta dal 65enne tecnico comasco Riccardo Piatti, lo staff tecnico del centro si avvale di un nuovo illustre membro, Thomas Fabbiano.

Il 34enne pugliese, nativo di San Giorgio Ionico, si è ritirato poco meno di un anno fa: appendendo la racchetta la chiodo dopo aver già trascorso diversi mesi ai box – e lontano dalle competizioni, precisamente da luglio 2023 – per l’operazione al gomito destro. Un tempo “morto” tennisticamente, che di fatto gli ha permesso di prendere dimestichezza in anticipo con la vita post carriera da atleta. L’ex n. 70 ATP è solo l’ultimo di una serie di prestigiosi innesti portati a casa dalla squadra tecnica di Piatti: difatti prima di Thomas, si erano registrati gli ingressi di altri due ex tennisti azzurri come Luca Vanni e Gianluigi Quinzi.

Adesso, dunque, dopo la collaborazione come coach part time del biennio 2018-2019, Fabbiano diviene a tutti gli effetti capo allenatore e il suo compito sarà quello di seguire nel quotidiano alcuni dei giovani dell’Accademia svolgendo un lavoro puramente da campo per 20 settimane all’anno: per continuare a formarsi e progredire nell’apprendimento delle competenze specifiche richieste dalla nuova veste.

Il rapporto con Piatti è di lunga data, i due si conoscono fin da quando il tarantino era solamente un bambino. Thomas ha così commentato l’avvio di questa nuova avventura: “Sono felice di iniziare questo nuovo capitolo della mia vita, oltre ad essere molto determinato nel cercare di imparare questo mestiere al meglio delle mie possibilità per provare a svolgerlo nel migliore dei modi. Saper insegnare non ha nulla a che vedere con l’aver giocato ad alti livelli. Parto dal basso e lo devo fare in punta di piedi, e lo farò anche perché questa è la mia indole. L’Accademia è un ambiente nuovo per me, ma la struttura è già rodata e può contare su diversi professionisti che la vivono da tantissimi anni. Ci saranno perciò loro a darmi una mano per conoscere meglio gli allievi, per apprendere il metodo di lavoro e le dinamiche che ci sono dietro. Io posso solamente tentare di guadagnarmi la loro fiducia quotidianamente, così come di tutti i ragazzi cercando di avere credibilità ai loro occhi“.

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