ATP Miami: Sinner annienta Medvedev e vola in finale. Secondo posto nel ranking più vicino [VIDEO]

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ATP Miami: Sinner annienta Medvedev e vola in finale. Secondo posto nel ranking più vicino [VIDEO]

Bastano 69 minuti a Jannik Sinner per ottenere la quinta vittoria consecutiva su Daniil Medvedev. Prestazione memorabile per l’azzurro che accede alla 17esima finale della carriera

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Jannik Sinner - Miami 2024 (foto Miami Open/Hard Rock Stadium)
 

[2] J. Sinner b. [3] D. Medvedev 6-1 6-2

Esattamente un anno fa Daniil Medvedev vinceva la finale di Miami e si confermava la bestia nera di Sinner battendolo per la sesta volta su sei. Sembrava il tipico giocatore a cui è difficile adattare il proprio stile di gioco per metterlo in difficoltà. Quanto fatto da Jannik nel giro di questi 365 giorni è la dimostrazione che nel tennis non esistono verità assolute e incontrovertibili perché l’avversario tabù è diventato lo spettatore di una supremazia assoluta.

È stata questa infatti la (non) storia di un match che ha avuto un unico protagonista dal primo all’ultimo punto, senza passaggi a vuoto e senza alcuno spazio lasciato a uno sfidante annientato tennisticamente ma anche e forse soprattutto psicologicamente. La bestia nera ha perso 6-1 6-2 in appena 69 minuti di gioco, dirigendosi a testa bassa verso la rete dopo il match point. Medvedev non era mai stato sconfitto cinque volte consecutivamente dallo stesso avversario: il conteggio degli head to head lo vede ancora avanti, ma nella pratica i ruoli si sono invertiti.

Si era detto di partenze a rilento e di un Sinner non particolarmente brillante nel corso di queste settimane tra Indian Wells e Miami. Beh, oggi non si è visto niente del genere, ma anzi il pubblico dell’Hard Rock Stadium – Serena Williams compresa – ha potuto apprezzare una versione di Jannik su livelli uguali se non addirittura superiori a quelli dell’Australian Open: preciso e incisivo al servizio, pungente con il dritto in cross e chirurgico con il rovescio lungolinea per uscire dalla diagonale sinistra.

Non potrà quindi che essere lui il favorito nella finale di domenica, che sia contro Zverev (con cui è però dietro negli scontri diretti) o Dimitrov: sarà la 17esima della sua carriera, la quarta in un Master 1000 e la terza a Miami (su quattro partecipazioni). Alzando il trofeo diventerebbe solamente il quinto a fare doppietta Australian Open–Miami Open e scavalcherebbe Alcaraz nel ranking. Intanto è già l’unico under23 della storia di questo torneo a raggiungere tre finali. Si è scritto fin troppo: parla il campo.

Primo set – Un’altra partenza diesel per Sinner? Non proprio: due break e poi 6-1 in 33 minuti

60 giorni dopo Melbourne, Sinner e Medvedev tornano a condividere il campo e lo fanno all’Hard Rock Stadium dove i due si sono affrontati nella finale della scorsa edizione del Miami Open by Itaù, vinta dal russo. Ricordi dolceamari per entrambi quindi, ma per rilevanza, modalità e tempistiche nella memoria non può che prevalere il trionfo di Jannik in Australia.

L’azzurro inaugura il match con un ace ma è costretto a giocare già un punto delicato sul 15-30, per di più con la seconda. Daniil tiene i piedi molto vicini alla linea di fondocampo e stressa la diagonale di rovescio ma Sinner trova il modo per uscirne ed archivia senza danni il primo turno di battuta. Situazione simile per Medvedev nel secondo game, ma con un’importante differenza: il numero 4 del mondo incappa in un paio di gratuiti (tra cui anche un doppio fallo) e deve così concedere le prime palle break della partita. Sulle prime due “San Servizio” risponde presente all’appello, ma sulla terza Jannik riesce a far partire lo scambio e, appena ne ha la possibilità, sale sulla palla con il dritto e lo “strettino” vale il 2-0.

Non c’è tempo per rifiatare però. Daniil tiene il ritmo molto alto e il rovescio lungolinea gli frutta due occasioni per il controbreak. La prima di servizio aiuta anche Sinner, ma Medvedev ha comunque la palla per chiudere il game in suo favore: con i piedi ampiamente dentro il campo, il russo può colpire di dritto dopo aver costretto sulla difensiva l’avversario ma, al contrario di quanto aveva fatto Jannik prima, sbaglia e si lascia sfuggire una ghiotta opportunità. Appena un minuto dopo è infatti 3-0.

Il numero 3 del mondo sa che deve sfruttare al massimo questa fase del match, anche e soprattutto per non mettere in partita l’avversario. Così anche il secondo turno di battuta si trasforma in un incubo per Medvedev che, oltretutto, adesso trova poche prime e pochi punti diretti con il servizio. Sinner fa la differenza con il rovescio lungolinea con cui si tira fuori dalla diagonale dandosi poi la possibilità di fare male con il dritto. E poi ci sono i gratuiti del russo, ancora falloso con il dritto.

Così arrivano, una alla volta, altre quattro palle break: Daniil si salva sulle prime tre con la giusta aggressività, ma la quarta è quella buona per Jannik che inverte l’andamento dello scambio con quel rovescio di cui si è detto poco sopra. Il set finisce sostanzialmente qui: gli ultimi tre game servono infatti solamente a fissare il punteggio sul 6-1 dopo appena 33 minuti di gioco.

Secondo set – Break a zero in apertura e Medvedev non rientra più in partita

Se nella parte conclusiva del secondo set della finale di Melbourne Sinner aveva provato a fare, citando Vagnozzi, “qualcosa di diverso” sebbene in una situazione di punteggio irrecuperabile, Medvedev ha totalmente lasciato andare gli ultimi punti di un primo set perso dopo il secondo break. E la differenza di conseguenze si vede tutta: Daniil si mostra subito nervoso al primo punto perso e nel frattempo Jannik entra in god mode in risposta. Dopo un gran cross di dritto, giocato con la leggerezza di chi è a dir poco in fiducia, l’azzurro piazza una risposta di rovescio vincente che fa ammattire Medvedev: il break questa volta è a zero e ha già tutta l’aria di essere il colpo di grazia sulle velleità del russo.

Cervara prova a farsi sentire per tenere in partita il suo giocatore e in qualche modo ci riesce. Dopo il doppio fallo in apertura di terzo game, che suscita anche qualche fischio da parte del pubblico, Daniil trova infatti la concentrazione per impedire la fuga dell’avversario e muove il punteggio. Il numero 4 del mondo prova così a sfruttare questo accenno di lucidità per un tentativo di controbreak. L’occasione per riaprire il match in effetti arriva ma Sinner ne esce da campione, impeccabile con il dritto e con il servizio.

Archiviato questo passaggio delicato, non c’è più molto da dire: nel game successivo Medvedev traduce la sua frustrazione in scelte affrettate e avventate e Jannik ci sguazza tra un passante vincente e un lob ben calibrato. Il secondo break, allora, è tutt’altro che sorprendente: il match, praticamente mai iniziato, si è irrimediabilmente concluso sulla palla break non sfruttata dal russo. Bene per Sinner, meno per il pubblico che questa volta – sul 5-1 – fischia in maniera più decisa Medvedev dopo due schiaffi al volo sparacchiati ben oltre la linea di fondocampo. Il moscovita riesce quantomeno a conquistare il game del 2-5 e gioca bene anche in risposta, ma l’italiano recupera dallo 0-30 con grande calma e soffoca sul nascere qualsiasi tentativo di rimonta dell’avversario. Dopo soli 69 minuti di gioco si concludono il dominio assoluto di Sinner e l’incubo di Medvedev.

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