Il tennis estremo di Giorgi: questioni tecnico-tattiche
Ma accanto agli aspetti strutturali, determinati dalla conformazione fisica, ci sono gli aspetti tecnico-tattici; forse quelli che più hanno fatto discutere. Specie dopo le sconfitte, molti osservatori (a cominciare da tanti lettori di Ubitennis) la accusavano di praticare un tennis scriteriato, senza variazioni o alternative. Ma davvero Camila avrebbe potuto, o dovuto, agire diversamente?
Dal mio punto di vista ho sempre faticato a capire cosa si pretendesse da lei. Forse che a giocatrici come Kvitova, Sharapova, Goerges o Vandeweghe quando le cose non andavano bene si chiedeva di modificare la loro impostazione strategica? Non ricordo di averlo mai letto. Eppure questo a Giorgi non veniva concesso: bastava un match perso, ed ecco che la si accusava di essere una giocatrice testarda, senza logica (e mi fermo qui per educazione).
La mia interpretazione è un po’ diversa, e parte da alcune constatazioni tecniche. Giorgi è stata una giocatrice che sapeva eseguire piuttosto bene alcuni colpi al rimbalzo (dritto e rovescio in topspin su tutti, con il picco di eccellenza nel rovescio) ma che non disponeva di un arsenale del tutto completo. Di conseguenza temo che se avesse provato a cambiare gioco, le sue chance di vittoria sarebbero probabilmente diminuite, perché avrebbe dovuto fare ricorso a colpi dal rendimento inferiore.
Entriamo un po’ nel dettaglio. Per cominciare le è mancata la palla corta, che in certe condizioni è un’ottima soluzione, soprattutto per le giocatrici di attacco. Infatti quando l’avversaria è costretta in difesa e arretra perdendo campo, “il manuale” dice che è più efficace chiudere il punto con il drop-shot invece che con l’ennesima accelerazione a tutto braccio. E chi per esempio ha seguito il recentissimo match di Roma tra Sabalenka e Svitolina ne ha avuto la riprova.
Purtroppo però il drop-shot richiede una naturale sensibilità di mano, una dote che si fatica a imparare. E se Camila non l’aveva, difficilmente avrebbe potuto ricorrere al colpo con buone percentuali di riuscita. In soldoni: se tu quella esecuzione non la “senti”, è meglio che non la utilizzi, anche se il manuale del bravo tennista suggerisce il contrario.
Ma nel repertorio di Giorgi sono mancate anche certe soluzioni difensive che magari, nel caso di una attaccante, possono aiutare a vincere pochi punti, ma che nel bilancio finale di una partita possono comunque fare la differenza. Mi riferisco ai back di dritto e di rovescio. Ecco, su questo sono meno assolutorio. Se consideriamo che Camila partiva da una mobilità mediamente superiore alle altre colleghe super-attaccanti (rimando come riferimento ai nomi citati prima), considero una occasione mancata la sua scarsa capacità di costruirsi nel tempo un repertorio difensivo su cui contare. E se forse era pretendere troppo che sviluppasse uno slice di rovescio fluido e sicuro, a mio avviso non sarebbe stato impossibile dotarsi almeno dei due colpi-base choppati.
Altro atto di accusa tattico: la famigerata dichiarazione di non curarsi delle avversarie, e non studiare le loro caratteristiche. Confesso che non sono mai riuscito a decidere come valutare la cosa: era una affermazione reale o piuttosto un espediente inventato per i giornalisti, chiudendo così sul nascere ogni richiesta di parlare delle altre tenniste? Non ricordo di aver visto suoi match con scelte di gioco assurde (del tipo: insistere sul colpo più forte dell’avversaria). Ma se davvero nella preparazione delle partite ha rinunciato a tener conto delle avversarie, la considererei una grave mancanza; e anche uno spreco, visto il tempo e l’impegno che ogni atleta professionista profonde in allenamento per cercare di ottenere il massimo in partita.
Per completare l’argomento, sarebbe però ingeneroso sostenere che sia stata una giocatrice assolutamente rigida e immutabile nel tempo. Almeno in un ambito di gioco l’evoluzione è stata evidente: nella seconda metà della carriera ha cercato di verticalizzare di più il suo tennis, cercando più spesso l’avanzamento. Sicuramente il suo miglior risultato Slam, Wimbledon 2018, è stato il frutto di quella versione di Giorgi. Una giocatrice che si presentava con più frequenza a rete, e che tutto sommato se la cavava discretamente nei colpi di volo: non era un fenomeno nelle volèe smorzate, ma non era affatto male negli smash e in generale nella reattività che la velocità dei passanti odierni richiede.
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