Dal nostro inviato a Bologna
Per il risultato finale di Olanda-Brasile (2-1 per gli orange) e per la grande prestazione di Griekspoor, sarebbe forzato definire Fonseca il miglior giocatore della terza giornata di incontri alla Unipol Arena di Bologna. Di sicuro, però, è quello che più ha attirato l’attenzione degli spettatori neutrali (non tantissimi a dire il vero e principalmente giovani delle scuole tennis) e degli addetti ai lavori. Del resto, anche alla vigilia era così. Italiani a parte, il giocatore più interessante tra i convocati per il girone di Bologna era proprio Joao. Poco importa che sia numero 158 del mondo se la sensazione, nemmeno troppo aleatoria e infatti piuttosto diffusa, è che presto lo vedremo ad altissimo livello. Quanto alto? Beh, magari anche al vertice, per comporre quelli che sarebbero i Big Three 2.0: Alcaraz, Sinner e Fonseca.
Tra Alcaraz e Sinner con la benedizione di Federer e Kuerten
Il 18enne brasiliano, in effetti, non si è mai nascosto e nella conferenza stampa dopo la vittoria di ieri su Van de Zandschulp lo ha ribadito: “il mio sogno è diventare numero 1 del mondo”. Il confronto con i suoi colleghi di poco più grandi, a cui ha fatto da sparring durante le Finals dello scorso anno, è quindi inevitabile. In Brasile lo accostano più a Jannik che a Carlos per le gambe magre. Forse, però, l’esplosività del dritto che prevale sulla solidità da fondocampo ricorda più lo spagnolo. Quel che è certo è che il suo idolo è Federer: “Da bambino guardavo soprattutto lui perché mi impressionava il modo in cui faceva sembrare tutto così facile”. E proprio da Re Roger è arrivata una sorta di benedizione visto che lo svizzero lo ha fatto entrare nella sua agenzia manageriale Team8 e gli affiancato il suo marchio On (sponsor anche di Swiatek e Shelton).
Essendo nato nel 2006, Joao ha potuto vedere solo video e repliche delle imprese del suo connazionale Kuerten, ritiratosi nel 2008. Parlando dei suoi punti di riferimento, però, il 18enne di Rio non si è dimenticato di Guga che si era espresso così sul futuro di Fonseca: “Joao è il tennista che il mondo vuole vedere. È bellissimo guardarlo giocare ed è in grado di portare il tennis brasiliano a un livello mai visto prima”. Le storie dei due non sono paragonabili: famiglia povera e sfortunata quella di Guga (suo padre morì quando aveva 8 anni mentre suo fratello minore era affetto da una paralisi cerebrale), mentre Joao ha sempre potuto contare sull’appoggio economico dei genitori, soci del Country Club di Rio. Un minimo comun denominatore, però, c’è ed è costituito dalle speranze dei tifosi brasiliani che non erano così accese proprio dai tempi di Guga.
La stagione di Joao, la disciplina ferrea e i suoi prossimi obiettivi
Dopo gli ottimi risultati tra gli junior (vittoria in Davis, allo US Open e primato mondiale nel ranking dedicato), in questo 2024 Joao ha iniziato a confrontarsi con i grandi raggiungendo subito traguardi importanti: la prima vittoria ATP a Rio, che è stata anche la prima affermazione di un 2006 nel circuito maggiore, poi i quarti di finale sempre nella città di casa e poche settimane fa anche il primo titolo Challenger a Lexington. Ieri ha aggiunto anche la prima affermazione in Davis dopo aver esordito contro Berrettini mercoledì. Nessun record di precocità, però. Il più giovane a vincere un match nel World Group rimane Michael Chang con poco meno di 17 anni (nel 1989 contro il Paraguay). La vittoria è comunque significativa. Joao, che già aveva impressionato nel secondo set con Berrettini pagando un po’ la sua inesperienza nel tie-break del secondo set, ha infatti battuto un avversario di tutto rispetto come Van de Zandschulp che due settimane fa a New York eliminava Alcaraz.
Il brasiliano sembra imparare in fretta: “Nel circuito si gioca per se stessi e se perdi finisce lì. Qui in Davis se perdi, perdi per il tuo Paese, quindi ho cercato di prendere energie dall’atmosfera, dal tifo del pubblico e dal supporto del team e così oggi avevo sensazioni davvero buone e sono riuscito ad essere super concentrato”. Fonseca è diventato maggiorenne ad agosto (un mese piuttosto “tennistico” visto che, tra gli altri, ci sono nati Laver, Federer, Sinner, Sampras e Wilander), ma per come si comporta in campo e come parla ai microfoni dimostra sicuramente più dei suoi 18 anni. Magari è anche merito della disciplina impostagli dal coach Guilherme Teixeira, un secondo padre per Joao visto che lo allena da quando aveva 12 anni. Una delle regole riguarda l’utilizzo dei social, assolutamente da dimenticare prima e dopo le partite. E meglio non perdere tempo con Instagram: “uso solo WhatsApp e parlo solo con la mia famiglia, con il mio team e qualche amico stretto” – ha raccontato in passato.
“Sta andando tutto molto velocemente nella mia carriera. Devo cercare di concentrarmi sulla mia routine e fare un passo alla volta” – ha detto in conferenza stampa ieri. Pur mantenendo fisso il sogno del numero 1, i prossimi obiettivi sono quindi molto più terreni, ma un lapsus tradisce comunque le sue ambizioni: “Voglio entrare nei primi 10… ehm nei primi 100. Un altro obiettivo per cui sto lavorando è raggiungere i main draw degli Slam il prossimo anno”. Tra qualche mese scopriremo se la sua crescita continuerà senza tregua come è stato fin qui. Intanto, per lui garantisce anche il compagno di squadra Monteiro: “è un astro nascente, sta giocando molto bene. Ogni torneo lo vuole in tabellone. È così giovane che impara molto velocemente. È un vero talento. Se continua a giocare in questo modo sarà molto presto al top. È bello vedere la sua crescita da vicino”. Confermiamo: vederlo giocare dal vivo è uno spettacolo molto piacevole.