Da Berlino, il nostro inviato
Solo un anno fa Flavio Cobolli era fuori dai primi 100 e giocava i Challenger nelle settimane di Coppa Davis e Laver Cup. Un anno dopo non è eccessivo dire che la sua vita sia totalmente cambiata, dopo l’esordio di livello e la prima vittoria con la maglia azzurra, e ora la convocazione in Laver Cup. Come alternate, certo, ma comunque arriva forte di essere a un soffio dai primi 30 e soprattutto con i migliori giocatori del mondo.
“Dopo il rientro dall’America mi sono preso qualche giorno di ferie per così dire“, sorride entusiasta l’azzurro, “ero a casa e mi è arrivata la prima convocazione in Davis, dove credo di aver fatto una buona settimana. Tante prime volte quest’anno, sono molto contento, e adesso è arrivata l’opportunità di essere qui con tutti i migliori del tennis e con tutte le migliori leggende. Sono onorato di essere a questo evento anche se come alternate. Non sono venuto per forza per giocare una partita, ma per vivermi l’esperienza e quello che questi grandi giocatori hanno dato a questo sport, crescere come giocatore e come persona“.
Una competizione speciale, in cui per una volta si può fare gruppo tutti insieme, in un ambiente rilassato e confidenziale. In cui bisogna chiaramente inserirsi: “Ho detto subito ai ragazzi che non mi sentivo a mio agio in questo contesto con loro, che fino all’anno scorso vedevo in TV ogni settimana. Adesso mi ritrovo qui, e magari stringergli la mano, avere una piccola conversazione o anche dirsi solo buongiorno al mattino quando andiamo a fare colazione tutti insieme per me è magnifico. Sono onorato veramente, grazie anche a loro per avermi fatto subito sentire uno di loro come se non fossi un tennista emergente ma uno già navigato. Anche ieri alla cena, e nelle cene che abbiamo fatto insieme con la squadra sono state molto carine. Mi hanno fatto molte domande, mi hanno reso partecipe di un qualcosa che potrei non aver vissuto come loro. Li ringrazio, ora sono qui a fargli il tifo“.
Una situazione soltanto nove mesi fa assolutamente impensabile, divenuta ora realtà grazie a una stagione vissuta al massimo. Con tanti picchi in vari tornei, nessuno dei quali ha però una preminenza sugli altri secondo l’azzurro: “Dico sempre che non è stata una partita specifica. Più la preparazione che ho fatto da Ferrero mi ha aiutato ad iniziare bene l’anno, mi ha dato qualcosa in più. Poi nella ‘sfiga’ di non essere entrato nel main draw in Australia, rimanendo fuori di uno, così come in altri cinque tornei di fila a inizio stagione, sia arrivato il cambiamento, lo step successivo. Vincendo tante partite nelle qualificazioni, poi guadagnandomi i miei posti in main draw e qualche bella vittoria dopo essermi qualificato“.
Innegabilmente però, per un giocatore come lui legatissimo alla nazionale, capace di emozionarsi davvero con i colori azzurri, il finale di stagione porta verso un obiettivo ben preciso. “Darò tutto in questo finale di stagione per cercare di meritare un posto nella nazionale“, afferma convinto Flavio, “è una cosa a cui tengo molto, come tutti noi. Sicuramente ci saranno belle battaglie tra di noi (ride) per conquistarci questi ultimi posti. Perché comunque i primi due sono già occupati, credo. Lotterò per avere un posto in nazionale, io do sempre il massimo. Sicuramente è difficile per noi conquistarlo, però siamo un gruppo molto unito, quindi i cinque che andranno a Malaga faranno anche la parte per quelli che staranno a casa“.
Spesso dopo una stagione così impattante la parte più difficile diventa poi confermarsi. E a questo 2024 che 2025 seguirà? Cobolli, con la maturità che lo contraddistingue, non banale per un ragazzo della sua età, ha le idee chiare per il prossimo anno: “Una cosa che non mi piace è pormi obiettivi. Ci sono ovviamente, ma non voglio renderli importanti. Spero in un mio miglioramento continuo, di rimanere a questi livelli, di prendermi quello per cui gioco a tennis, e spero di meritarmi cose ancora più grandi di quelle che sto facendo ora. Quindi continuerò a lavorare, e sono sicuro che lavorando bene i risultati arriveranno da soli”.
E a chiudere queste belle dichiarazioni un sorriso largo, rilassato, prima di tornare con i giocatori più forti del pianeta. Di tutte le cose che ha detto, Flavio ha sbagliato solo su una: deve sentirsi a proprio agio con i migliori, perché il punto da raggiungere, e che non è così lontano, è proprio quello. D’altronde porsi obiettivi non gli piace, ma porsi limiti non fa neanche lontanamente parte del suo vocabolario.