Chi ha ragione?
Si sono volutamente omessi argomenti che potrebbero essere portati pro e contro questa esibizione ma che non hanno nulla a che fare con l’Arabia Saudita. Un montepremi a sei zeri (anche se magari inferiore a quello attualmente in palio a Riyadh) sarebbe controverso ovunque si giocasse, anche se evidentemente i soldi “sporchi di scarsi diritti umani” creano più problemi.
Il fatto che “si giochi già abbastanza” e non ci sia bisogno di una esibizione a metà ottobre è indipendente dall’ubicazione dell’esibizione stessa, per cui non ha senso discuterne.
Come già detto, non è possibile stabilire chi ha ragione o chi ha torto, si tratta di una posizione che dipende molto dalla sensibilità personale. Chi ha sintetizzato bene la questione è probabilmente Casper Ruud, che intervistato durante lo Stockholm Open ha parlato della questione Arabia Saudita.
“Non ho ricevuto un’offerta per partecipare al Six Kings Slam, ma ho avuto offerte [dall’Arabia Saudita] in passato e ho scelto di rifiutarle. Ovviamente si tratta di un Paese molto controverso sotto parecchi aspetti, ma ci sono altri Paesi che sono altrettanto controversi, come la Cina, e andiamo a giocare là ogni anno.
Naturalmente hanno molto denaro, e anche se quello che sto per dire verrà descritto come “sportswashing”, il loro nuovo leader Salman ha intenzione di investire parecchio nello sport e magari cambiare il Paese, forse rendendolo più simile ai Paesi occidentali, per cui magari la presenza di noi atleti potrebbe in qualche modo aiutare il cambiamento. So che posso sembrare estremamente naive nel dire queste cose, ma se non si comincia mai da nessuna parte, nulla cambierà mai.
Quindi fino a questo momento ho deciso di non andare, ma mi pare inevitabile che prima o poi finiranno per ospitare qualche torneo importante, come già ora hanno le NextGen Finals, quindi vediamo che cosa ci porterà il futuro”.
Certamente una valutazione molto bilanciata, quella di Ruud, che comunque lascia aperti alcuni dubbi in alcuni passaggi, come per esempio alcuni dei crimini di cui è accusato il principe saudita al comando del Paese (in primis l’uccisione del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi) che potrebbero gettare qualche ombra sulle sue intenzioni di modernizzare il Paese. Tuttavia si tratta di una presa di coscienza molto informata di una realtà di fatto che indubbiamente fa onore all’intelligenza di Ruud: c’è bisogno come l’aria di queste opinioni ragionate, un po’ meno degli strali moralizzatori di chi pontifica dall’alto del proprio cavallo bianco.