Sinner: “Quando sono giù di morale penso che l’importante è stare bene”
Il momento dove tutto è cambiato, la rimonta con Medvedev all’Australian Open e le emozioni provate in quell’istante. “Era un sollievo perché il mio sogno era vincere un grande Slam. Ho lavorato tanto, un’ottima preparazione. In quel momento lì mi sono sentito libero. Volevo condividere il titolo con le persone che mi sono state vicino. Momento speciale, la pressione va via, i giorni dopo realizzi“.
Una delle peculiarità di Sinner sono i suoi discorsi dopo le premiazioni, mai banali e soprattutto anche molto profondi. “Quando vinci qualcosa hai la possibilità di ringraziare le persone che ti hanno sempre aiutato. In Australia era il mio primo grande titolo e volevo dedicarlo ai miei genitori. Per loro non è stato facile lasciarmi andare via a 13 anni. Mi piace condividere le vittorie con le persone che amo. Vedo tanti sportivi che hanno la pressione dei loro genitori da quando sono piccoli. Invece no, dovresti solo divertirti“.
È sempre difficile far conciliare la vita fuori e dentro dal campo, specialmente quando arrivi a un certo livello. “Io quest’anno ho capito tante cose, ero in una situazione delicata e difficile prima degli US Open e ho fatto fatica a capire tante cose. Ma a un certo punto mi sono svegliato e ho capito che tutto è abbastanza irrilevante. Tutto ti può buttare giù, ma l’importate è che si stia bene. Mia zia però non stava bene e lei è stata fondamentale per me. Quando una persona che ami sta male, il lavoro è relativo, c’è sempre questo pensiero dentro di te“.
Sinner è riuscito a comprendere il vero valore dello sport, capire che in fondo, nella vita di tutti i giorni, ci sono cose anche più importanti a cui pensare. “Posso fare quello che amo, è partito come un hobby e adesso è il mio lavoro, ma mi sento sempre un ragazzino quando gioco. Mi sento fortunato e quindi ho visto le cose dall’alto e mi sono reso conto di altro. Alcune volte è difficile giocare a tennis, ma ci sono cose ben peggiori“.
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